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sabato 5 settembre 2020

Dimensioni

Qualcuno ritiene la fantasia qualcosa di astratto, qualcosa, allo stesso tempo di fantastico ma poco incidente.

Personalmente ritengo non esistere la fantasia come comunemente percepita ed intesa, la fantasia é tale esclusivamente per chi non é in grado di configurarla nel reale suo contesto.

Spesso si definisce fantasia ciò a cui razionalmente non corrisponde un qualcosa di "logico" o  possibile, ma dipende dalla dimensione a cui si appartiene e per meglio specificare, che si subisce.

Ogni cosa prima di essere capita, realizzata o vissuta viene definita fantasia... Qualche anno fa, la realtà dove oggi viviamo era solo fantasia: volare, andare sotto i mari, nello spazio, internet, piccoli apparecchi in cui mettiamo la nostra vita e così via...

Un giorno si vivrà in un mondo e modo che oggi definiremmo di fantasia...

Non conosco la fantasia da qualche anno, ormai.

Nella vita ci sono molte possibilità e molte dimensioni a cui appartenere o da conquistare.

Ci sono tante popolazioni, tante dimensioni in cui si vive.

Ancora esistono scampi di persone che vivono nella foresta o in piccole tribù, esistono cittadini di megalopoli e di piccoli borghi, di particolari credi e religioni, insomma dimensioni dell'esistere.

La vita prevede delle naturali dimensioni, pensiamo a quella del bambino ad esempio, poi alla dimensione adulta in cui, molti, spesso illudendosi, ritengono di poter avere il controllo, la completezza, ritengono di poter accedere, semplicemente per un fatto "anagrafico" a dimensioni quali: l'Amore, la creatività o addirittura l'Essere.

In realtà è semplicemente la mancata evoluzione, ossia si permane, espandendola, nella  dimensione del bambino, con quel senso di "onnipotenza" con il quale un bambino costruisce il suo aereo con una scatola di cartone o un missile per la luna con qualche rotolo di carta igienica e provate a convincerlo che non sia vero.

Il progetto Uomo prevede la metabolizzazione di ogni dimensione, fino al superamento di tutte, fino alla consapevolezza fino al coessere, o per meglio scrivere prevederebbe. 

Purtroppo, per quanto si possa affinare la razionalità e la dialettica, rimane una profonda e diffusa superficialità, ci si accontenta del fenomeno, ci si accontenta degli stereotipi e cui ci hanno educato e con cui noi educheremo, quella che i grandi Saggi hanno semplicemente definito "coazione a ripetere".

Tutti possono usare parole come: Anima, Amore, Liberta, Essere, ecc., ma chi ne ha davvero la conoscenza, chi ne ha davvero la dimensione, chi davvero non ha il dubbio che il suo aereo non sia una scatola di cartone.

Quando guardiamo o parliamo con un bambino, ci sentiamo "grandi", a volte anche sorridiamo, per quella che sembra un'intelligenza semplice, limitata, potremmo dire... E la nostra? Siamo sicuri che sia così evoluta? E se incontrammo una Mente con capacità aventi lo stesso rapporto che la nostra mente ha con quella di un bambino, quanto cercheremmo di "difendere" il nostro aereo di cartone e/o quanto cercheremmo d'imparare?

Probabilmente difenderemmo il nostro aereo, come fa il bambino, non avendo cognizioni tecniche, non avendo scalini dove appoggiare la nostra mente... 

E questo é solo il più semplice dei "problemi". 

Il progetto Uomo prevede la possibilità di poter accedere alla dimensione dell'Essere; é un progress costante e continuo in cui la mante accede a conoscenze via via maggiori, insospettabili; si aprono mondi universi di cui é difficile argomentare e quando si tenta di farlo i più li definisco "fantasia".

Eppure, per quanta strada possa fare la mente, per quanti mondi possa vedere, per quante conoscenze possa avere, essa infine non é sufficiente... C'é come un salto da fare, un ultimo fondamentale salto dove neanche la mente più evoluta può accedere.

É una dimensione dove non ci sono pensieri, non ci sono emozioni é il semplice Essere, semplice fondamentale energia, ancor prima della formalizzazione dell'immagine o dove immagine ed energia sono la stessa cosa.

... Dimensioni...

I più si preoccupano di dove "andranno" dopo la vita, qualcuno risolve con la religione, qualcuno rimanda, altri non sono interessati... Come se ciò fosse importante o avesse un qualche senso e prima della vita dove eravamo?

Se siamo così curiosi o preoccupati di dove andremo, dovremo avere la stessa curiosità di dove eravamo... Procreiamo figli ancor prima di aver "risolto" questi interrogativi, ci preoccupiamo però di preparargli la strada, di vederli realizzati o delle loro cadute in bicicletta e ancor prima di che pannolino o latte comprare.

Stranamente pochi si "preoccupano" di dargli la possibilità di accesso a qualche dimensione che possa approssimarli all'Anima.

Ci preoccupiamo di vederli un giorno laureati o con una buona posizione... Per cosa poi... Per qualche tempo che dovranno passare qui sulla Terra? Ci preoccupiamo di qualche istante rispetto all'eternità.

Se non c'è un senso allora che senso ha? Forse il solo senso di "coprire" quel personale senso di colpa, più o meno velato? O solo sciocco egoismo?

Come se ciò che ci hanno insegnato sia la realizzazione, possa placare quel senso di vuoto, quel senso di superficialità e di approssimazione in cui si vive a cui ci si livella... Dimensioni...

Certo, non tutti sentono allo stesso modo e con la stessa "urgenza" l'esigenza di risolvere la Vita, anzi molti non la sentono proprio ma, in questo caso non é un problema.

La nostra società è basata sulla dimensione dell'avere e sulla corsa a questo, la vita é basata sulla "corsa" all'Essere, l'Anima non é alla fine della vita, l'Anima è la vita, é qui ora.

É solo una semplice questione di dimensioni...

domenica 16 ottobre 2016

Certe notti... Musica!

Ci sono notti in cui cerco un motivo, un motivo per ancora continuare a vivere.

Abbiamo vite così lunghe che rischiamo di annoiarci.

Ogni piacere ha un suo tempo, ogni tempo ha una sua naturale fine.

Quand'ero giovane, avrei voluto cambiare il mondo, oggi, ho capito che il mondo è bello e giusto così. Ho fatto molto, combattuto, vinto, perso, amato... 

Ogni cosa abbia desiderato, raggiunta, perché allora, continuare a combattere, a battersi?

Ogni mattina mi sveglio, mi alzo ed ogni cosa è cambiata, mi godo l'attimo: un abbraccio di mio figlio, ascolto le voci di chi scelgo ogni giorno di amare e ancor prima di svegliarmi, abbraccio il mio amore di sempre...

Lei è l'unica cosa che vorrei portare con me, eppure, credo che non sarà possibile...

Ogni giorno ci sono persone che pubblicizzano la morte di questa o quella persona, su Fb, sui giornali, alla radio; insomma, con ogni mezzo disponibile.

Persone che per lo più hanno vissuto troppo, personaggi più o meno famosi che molti si affrettano a salutare con dispiacere, come li avessero davvero conosciuti.

... Come pensassero: "Se muoiono loro è normale muoia anch'io". :) 

La morte è un attimo che dura per sempre, come la vita, nell'eterna pulsazione, dove persino lo scopo, non ha senso.

Viviamo, esistiamo in questi tempi...

Ogni cosa, ogni stimolo ci porta fuori noi stessi, così trascorre la vita, poi un giorno, improvvisamente vecchi e senza più "altre occasioni" guardiamo con malinconia ai tempi andati, guardiamo i giovani invidiandoli, invidiando il loro tempo...

Vuoto a vuoto.

... Cosa mi tiene ancora qui?

Cosa mi piacerebbe ancora fare?

Mio figlio ormai ha quasi sette anni e comincia a capire la relatività della famiglia, ho avuto la possibilità di chiudere il cerchio della mia vita, non credo di aver lasciato niente d'incompiuto e sto incominciando a ripetere cose già fatte...

Così qualche notte, il desiderio di uscire dal gioco è forte...

Forse mi piacerebbe produrre del buon vino, in una terra vicino al mare, 
forse mi piacerebbe giocare ancora con qualche amico o camminare a piedi scalzi in riva al mare.

Guardare un'altra alba e sentirne il suo odore, mi piacerebbe l'emozione della prima volta...

La mia vita non è stata certo semplice o facile, ma quale vita lo è?

Di certo non siamo liberi, gli esseri umani non lo sono, abbiamo un progetto, abbiamo uno scopo ed il fatto di non conoscerlo o di non esserne coscienti, non cambia ciò che è.

Guardo il mondo, ora che capisco o meglio come mi diceva il "Maestro" ...di ciò che ti sembra di capire.


Arriva un giorno in cui si è pronti, in cui si è fatto tutto ciò che si poteva, in cui il progetto è compiuto (modesto o importante che sia)... 

Si vive di piccoli/grandi miracoli, ogni cosa comunemente considerata straordinaria, diventa norma, ogni cosa diventa piacere, puro e semplice godimento.

Spesso debbo ricordare alla mia mente ogni cosa; essa tende ad assopirsi, la macchina cancella ed annulla la punta vergine, lo spazio libero...

Non esiste lotta tra bene e male, non esiste lotta; ciò che percepisco è solo vibrazione, pulsazione; musica, semplice musica, niente più.

I giovani sono solo campo per vecchi che non hanno mai vissuto.

I giovani non hanno bisogno di parole o insegnamenti ma, solo di esempi: di riuscita (non in senso sociale), di vincita, di senso della vita.

I giovani hanno ancora quella forza vergine refrattaria alle parole... 

Piacere di vedere, di capire, di Essere...

Ricordo ogni giorno alla mia mente, nel mentre godo il piacere, certe notti cerco ancora un motivo per restare, 

certe notti... 

Sono passato in questo mondo e mi è piaciuto...


Ma solo da un certo punto in poi... Lì dove ho iniziato a sentire, ad ascoltare Musica!


venerdì 5 settembre 2014

Anejo 7 anos

Prigioniero del paradiso...

...E poi...

Forse, per questo, il progetto prevede la morte.

La noia, invece, non è prevista...

Quanto si può stare in paradiso?
Quanto senza annoiarsi?

Il bello esiste in quanto divenire, il resto è macchina.

E' un respiro...
E' il giallo intenso di un fiore...
Le mille sfumature di verde, che lo sguardo appena sfiora...
E' la musica...

E' vero, la macchina, non si può combattere, però, ti costringe a tornare te stesso, ti costringe a non usare il cervello, ti obbliga alla mente...

Sono a casa, da sempre...Per quel poco che ci sarò...

Anche questa estate volge al termine...Poi un altro paradiso da creare...

Ovunque sarai, non potrò che essere lì...

Libero o prigioniero... Qual' è la differenza?

Forse, sceglierei di essere prigioniero in paradiso, piuttosto che, libero all'inferno...

Potessi scegliere...

Ci vuole più coraggio a scegliere di esistere o di non essere mai esistito? Ma poi del coraggio, a chi interessa?

Sette anni impiega la Terra per girare intorno al Sole sette volte, anzi, quasi due giorni di più...

Sette anni impiega un rhum ben fatto, per cominciare a diventare buono...

Sette anni, sette secoli, sette millenni...

Sette...

In paradiso, ci sono da un po'...Libero o prigioniero...
Tanto tempo fa, mi sarebbe importato...

Prima di capire che, il paradiso e l'inferno, non sono luoghi ma, ciò che costruisci.
Quando diventano luoghi, sono, allo stesso modo, prigioni.

La musica...Si può solo ascoltare...Se sai ascoltare...
E chi sa ascoltare, sa, che non si ascolta con l'udito...

Di quella musica, siamo una nota e, non siamo liberi di suonarla stonata, se vogliamo far parte di quella melodia...Unica, apparente, scelta che ci è data...

 Anejo 7 anos

mercoledì 13 agosto 2014

Solo un viaggio...Solo tempo...Verso il bello...

Tendiamo al bello.

Così mentre viaggiamo nella Francia, verso nord, attraversando Parigi, fino alla Normandia...
 
Ogni terra racconta la storia di chi ci è passato, ogni luogo trattiene in se le emozioni degli eventi, che hanno visto passare.

La terra digerisce tutto e torna sempre vergine, ma ci sono eventi che hanno bisogno di più tempo.

E si, che ne ha viste di cose la Normandia, tante che, quando l'attraversi, sembrano sovrapporsi l'un l'altra.

Piove; piove spesso qui, al nord della Francia...Le ruote della moto sulla strada, sembrano accarezzarla con la giusta forza, come gioco erotico di due teneri amanti.

La vita scorre, allo stesso modo, con lo stesso erotismo, con la stessa giusta tensione.

Ma come l'erotismo può diventare vuoto, così anche il bello; quando diventa solo spettacolo esteriore, semplice esibizione; si perde la capacità di metabolizzarlo, di saperlo mangiare.
Quando mettiamo più fiori sui balconi, che dentro la casa; quando perdiamo il contatto con le nostre cellule, loro dimenticano noi.

Uno spettacolo dopo l'altro, senza fine. Continuiamo a viaggiare, su quella moto, mangiando chilometri, senza dirci nulla, dicendoci tutto.
Tutto quello che, senza dirci nulla, ci siamo detti in questi trenta anni di distanza.

Non potremo mai colmare quel tempo ormai passato, non potremo avere quella vita, ma cosa importa. 

Siamo qui, ora, non più ragazzi, non più... Come a cercare di rubare al tempo, quel tempo che, non possiamo più avere.

Ora, è il nostro tempo; ora, dopo aver vissuto, siamo arrivati qui.

Che vita ho avuto, da ragazzo volevo essere sempre primo, così come nella giusta natura delle cose, forse, qualche volta, lo sono anche stato, però per il più delle volte, ero li a combattere tra gli ultimi, dove la polvere difficilmente ti fa scorgere tutt'intorno.

Poi, con il tempo, ho capito che non avrei potuto avere posizione migliore, da li potevo vedere tutto l'insieme, potevo persino guardare dietro le quinte.
In fondo a me interessa solo godere la vita, è per goderla, bisogna capirla.

Continuo a combattere li, tra gli ultimi, continuo a viaggiare in moto, a godermi la vita.

Naturalmente tendiamo al bello, ci piace esporlo, mostrarlo, ma se perdiamo la capacità di crearlo, di goderlo, nessun bello è bello.

Piove ancora, anche qui in Bretagna è tempo di riposarsi un po' ... 

Ma solo un po', perché, il viaggio continua... Passano per la mente tutta l'educazione e la cultura errata che ci portiamo dentro, risuonano nelle frasi che, costantemente senti ripetere, come un disco rotto... " Se lo merita proprio...E' una persona per bene, una brava persona...Ha avuto una vita difficile...ecc.ecc."

Sorrido, dentro di me, mentre il rumore del motore e la pressione dell'aria sullo stomaco, tiene sempre accesa la tensione, viva quella sottile paura, che lega la nostra vita a quei pochi centimetri di gomma sulla strada.

La strada corre così veloce, che non si ha il tempo di pensare, devi lasciare che lo sguardo e gli altri sensi seguano la loro intelligenza, la testa è sempre un po' in ritardo, non si può sbagliare.

Gioco erotico, la vita gioca, indifferente a tutto, anche alla morte.

Ancora un altro respiro, una curva ancora...Quanto tempo è passato, quanto tempo per arrivare fin qui, ma ora ci sono...Posso sorridere di tutto, prendere ciò che voglio, senza meritarlo, posso stare tra gli ultimi a godermi la vista, a vivere ogni respiro.

Camminando scalzo, ancora in viaggio...Ancora...!!

 

martedì 21 maggio 2013

20 Maggio 2013... Un guerriero, un capo, un maestro, un saggio...Un Uomo.

Non so, se davvero esiste una lotta tra bene e male.
Non so, tra quale bene e quale male.

Senza alcuna certezza, né morale... 


Ho conosciuto un Uomo, che combatteva da solo...


...E' un giorno triste, di quella tristezza a cui non si può, né si vuole reagire...


"...Mi piace la fiamma della candela, quando si guarda il quel punto, dove si concentra la massima luminosità, è come una finestra, che si apre, che mette in contatto due mondi. E' come fosse una finestra tra l'Essere e esistere..."


Eri, per me, quella fiamma, quel punto più luminoso, che squarciava ogni buio...


...Quella luce, capace di ridare dignità all'essere Umano, a questa Umanità...
    Persino a me stesso...

Hai combattuto da solo...ed hai vinto...


Il seme è gettato, il gioco è compiuto...


Quella fiamma non può spegnersi, né essere spenta, perché, quella fiamma è ora, nell' anima di molti...E' ora; l'Anima di molti!

mercoledì 3 aprile 2013

E' ora di andare!

N.b. Questo blog è semplicemente piacere personale, non vuole dimostrare niente a nessuno, ho il massimo rispetto di tutti e di ogni idea.
Qui ci sono i miei pensieri, niente di più. Interrompete la lettura, se percepite, ciò che leggete, come "violenza"...Oppure, affrontate il viaggio, con umiltà o come piace dire a me: "a piedi scalzi...".



Ma quale differenza ci sia a vivere un giorno, uno o cento anni, non l'ho ancora capito.

Che differenza c'è?

Se la vita si riduce semplicemente all'esistenza, è logico considerare il suicidio, come normale possibilità.
Certo, ci sarebbe la via semplice, della fede in qualche religione.
Gli uomini ne hanno a disposizione più di una.

...Ho fatto tutti i percorsi, ma non mi bastano.

Se esistesse il paradiso, la vita eterna, che senso avrebbe, allora, l'esistenza?

Davvero gli uomini, riescono ad immaginare un Dio, tanto infantile?
Se ti comporterai "bene", avrai la vita eterna!
Davvero noi uomini siamo divenuti così stolti?

...Con questi ameni pensieri, mi accompagno, mentre mangio patatine e senape, in una birreria di Roma.

Molte persone intorno, distraggono i loro pensieri, la loro vita; aspettano. Si, aspettano, come quando sei in attesa, di salire o scendere da un bus.

Chi parla di calcio, chi di lavoro, nel mentre pensano ad altro, facendo finta di niente.

È chiaro, che qualche cosa è intervenuta.

L'Uomo, ha conosciuto epoche diverse, si evolve (forse), ma la sua essenza è sempre li, come se lo stesse aspettando.

Qualcuno sostiene, che l'uomo è l'unico essere su questo pianeta, che può avere un dopo, perché l'unico dotato di coscienza, capace di auto percepirsi.
Allora perché è l'unico che non raggiunge lo scopo?

...Se fai il bravo, ti compro le caramelle!
Come fa ad essere sufficiente questo!
È chiaro che esistono diverse umanità, diverse civiltà.

Per ciò che vedo; ci sono uomini risultato di interazioni con altre civiltà, altri come generati in laboratorio, poi ci sono quelli che tornano da molte centinaia di anni e chi è qui per la prima volta.

Nessuno, però, è esonerato!

A qualcuno è dato vedere i propri nipoti, ad altri vedere le proprie idee diventare realtà.

È se mai esistesse il Salvatore del mondo, avrebbe un senso? Quale?

È poi quale mondo? Questo?
Quello di qualche millennio fa? O quello che verrà tra qualche millennio?

Se ci fosse già stato? Allora che significato avrebbe l'esistenza?


.... ...
Qualche giorno fa, sono stato ad un classico multilevel; più raffinato, in quanto basato sull'emotività/stile di vita.

Cosa avrebbe "registrato", percepito, una persona con sensibilità?
... "La macchina che si approssima all'umano", questo avrebbe registrato.
Sono stato male 4 giorni, male nel senso fisico del termine.

Perché? Proprio per questo! La macchina, che si rende simile alla vita.

In pratica un amica!
Lei, ovviamente, è inconsapevole; gli ho anche detto che tornerò.
E, ora, potrei anche farlo.

In occasioni del genere, ricordo, con quale pochezza vivono gli esseri umani.

Lei è una donna "in gamba", eppure...
I suoi anche l'appoggiano, in questa iniziativa. (Così funziona, di solito :-) )

Lei è abituata a"buttarsi" nelle cose o nelle persone, eppure, sarebbe in gamba.

Mi ha conquistato due anni fa, ma questo non basta. Anche se, ancora non ha capito la differenza, tra essere e sembrare.

Io posso mimetizzarmi e lo faccio!

.... ...

Ancora mi chiedo: se avessi potuto scegliere di non essere...Di non esistere, cosa avrei scelto? Oppure l'ho fatto!

Se non ho scelto io...
Non ne ho la responsabilità.

Quel primo istante, quell'ultimo istante...
Tra questi due istanti si colloca il paradiso! Unico spazio di possibilità.

A piedi scalzi, continuo a camminare; ogni giorno, l'orizzonte si amplia,
capisco sempre di più le semplici, elementari, perfette regole, che non prevedono e non hanno eccezioni. Meravigliosamente, spietatamente perfette!

Sempre di più vedo e poi capisco, quanto l'uomo sia solo libero di poter sbagliare;
no, non siamo liberi, abbiamo un progetto a cui attenerci.

Possiamo usare la creatività, per inventare la strada, ma anche la creatività vera, arriva solo ad un certo punto, quel punto che sarebbe l'inizio, ma che pochi uomini hanno il coraggio e l'umiltà di cercare.

Le patatine sono finite...è ora di andare! 

lunedì 22 ottobre 2012

Non proprio una lettera; a qualche amico.

Ogni tanto, mi chiedo cosa e come sarei se non avessi fatto tutti gli errori che ho commesso.  Mi domando se mai riuscirò lo stesso a rendere storia, ciò che sono.

Che cos'è un errore?

L'errore, almeno per come lo considero io, è semplicemente il momento in cui lasci il posto da conducente ad un qualche complesso.
Istantaneamente l'orizzonte cambia, la mente diviene cieca in un mondo di ombre.
Il problema è che la nostra mente non funziona sempre in modo uguale, ma difficilmente ce ne rendiamo conto.

E' come un repentino rallentamento, da un iper velocità, praticamente, ci si ferma.
Si torna dalla possibilità del divenire, all'esistenza biologica.

L'esistenza biologica è quel sano modo di esistere, quello che è norma di natura, quello che tutti, o quasi, gli animali sperimentano.
Questo stato basico, che l'uomo addirittura fatica a raggiungere e che spesso non riesce a conoscere, è quello che parte da quella normale sanità fisica, quel benessere dove tutto più o meno, funziona. 

Quasi tutto ciò che pensiamo, immaginiamo, compreso ciò che vorremmo, quello che chiamiamo "i nostri sogni", sono frutto di quella parte non sana di noi, che c'inchioda, che ci preclude la possibilità del divenire.

Ho imparato a giocare con qualsiasi idea, con qualsiasi convinzione, ho imparato a giocare con tutto, senza essere nessun gioco.

Posso entrare in ogni esperienza e provare a renderla funzionale al divenire, unico ed ultimo dovere, verso se stessi.

Eppure mi piace masticare la vita, se non avessi commesso tutti gli errori che ho fatto, mi mancherebbe una parte di me, che fatico a portare, ma che mi rende ciò che sono.

E' simpatico, vedere come le persone, gli amici, intorno interpretano ciò che faccio con i loro schemi. Quando gli ho detto che mi sposavo, mi guardavano perplessi.

Ovviamente, non avevo una risposta da dare, da dare ai loro modi mentali, intendo.

Se gli avessi risposto così: " Questa è una cosa molto importante, che non ha molta importanza. Questa ragazza, mi piace così tanto, da voler passare nei sui schemi, da volerne sopportare il prezzo. 
L'obiettivo della vita, non sono i figli, il matrimonio, od una famiglia.

Vedo il mondo in un modo così relativo, dove la cosa più relativa sono io stesso.
Posso e voglio usare ogni cosa, posso avere una o più famiglie, posso anche non averne.

Ho conosciuto persone, donne giovani e donne vicine alla fine del gioco.
Sono stato con loro dentro ogni pensiero, ogni rimpianto, dentro la loro consapevolezza, la paura del tempo che morde, di ogni possibilità ormai conclusa.

Si sente come un bambino imprigionato in un corpo ormai vecchio, un bambino che non può più dare storia a ciò che avrebbe dovuto essere.
Un bambino che ha creduto a ciò che i grandi gli avevano insegnato; tutti insegnamenti, che non solo, non sono serviti a niente, ma sono stati devianti.
Si sente la lucida consapevolezza, del fallimento del copione a cui ci si è pedissequamente attenuti.

Ora alla fine della vita, non si può tornare indietro. Beh! Chi ci è passato, chi l'ha condiviso e convissuto lo sa. 
Io lo so!

Vi auguro, cari amici, che un giorno possiate guardare il mondo con i vostri "veri" occhi, che possiate guardare un'altra persona, non con i vostri schemi, ma dal punto di vista della sua anima.

Vi auguro di avere una pazza e piena vita, perché un giorno, possiate essere sereni; un giorno possiate guardarvi indietro e pensare: è valsa davvero la pena e se non vi guarderete indietro, allora, vorrà dire che avrete avuto il coraggio di seguire il sentiero della vostra anima; vorrà dire che avrete trovato Dio...Non quello che sta in cielo, ovviamente!".


venerdì 31 agosto 2012

A volte

A volte tutto è così chiaro, così semplice...

A volte vedi esattamente, che siamo fatti solo per il piacere e che questo è profondamente connaturato al nostro essere...

A volte pensi o ricordi un amico, un amore, magari uno di quelli che sai non potrai più rivedere, ma anche questo suona come poesia della vita.

A volte percepisci l'aggressione di chi sta intorno, come ora, e ti dispiace, perché sai che sono persone che stanno sbagliando la propria vita.
Del resto l'unica libertà che si ha è quella di sbagliare.

A volte dimentichi che siamo qui in vacanza, che non avremo altre possibilità, possiamo solo preparaci al rientro. Credo sia questo lo scopo della vita e nel mentre ti perfezioni, metabolizzi il bello, il piacere.

A volte, a forza di guardare in basso, non vedi più i colori che sono in alto, sopra la testa.

A volte ascolti persone, che rinunciando alla semplice, naturale e personale responsabilità,  raccontano di un paradiso, che un giorno,forse, potranno avere, che sarebbe li ad attenderle.

A volte continuo ad ascoltarle, nel mentre vivo il paradiso, che è qui, ora.

A volte parlano di Dio, immaginando che la loro mente, i loro pensieri, siano qualcosa di reale, come se questa "impressione" di esistenza, possa andare oltre questa dimensione, possa in qualche modo continuare.

A volte vorresti qualcuno con cui parlare, senza usare le inutili parole, così in modo semplice, da anima ad anima, ma parlano di Dio, usano parole, solo parole.

A volte cerchi di guardare il più lontano possibile, oltre ogni orizzonte, allora chiudo gli occhi, fermo i pensieri, dimentico di avere un corpo e...

A volte...nel mentre mi preparo al rientro.

A volte...

lunedì 19 dicembre 2011

Passaggio a nord ovest

Questa sera avevo desiderio di scrivere un altro capitolo su quello che ho chiamato "Il sogno...ciò che serve per realizzarlo", ma come ogni volta prima di scrivere, faccio un "breve inventario" di me stesso.
Prendo maggiore coscienza delle sensazioni viscerali, cerco di capire se la testa è in grado di seguirle e, dopo aver scelto una fotografia tra quelle selezionate e titolate senza un vero ragionamento, scrivo di getto ciò che sento.
Saranno in tutto 21 capitoli, oggi sarebbe stata la volta del quattordicesimo, se non sbaglio.


Sarebbe stata, perché le sensazioni viscerali che percepisco sono solo simili a solchi tracciati con affilate lame e la testa è così pesante e intorpidita da credere quasi a se stessa, come se potessi credere che i vestiti che indosso o ciò che vedo nello specchio potessi essere io.


Oggi è il 19 dicembre 2011, sono in quello che gli uomini chiamano ospedale, un piccolo bambino dorme di fronte a me, a fatica vedo i tasti del computer poggiato sul carrellino che serve per mangiare quando si è a letto.


Tutto qui è sigillato, finestre, porte e l'aria che forzosamente viene immessa fa vibrare qualche pannello del controsoffitto senza sosta, attraverso i vetri posso vedere, oltre alla cupola della basilica di San Pietro, molte luci colorate ed intermittenti: mi ricordano che tra pochi giorni sarà Natale.


Non so se troverò mai il mio passaggio a nord-ovest, però è l'unico motivo per cui abbia un senso vivere per me.
Riesco a dare un senso a molte cose che vedo, poi mi domando se il senso che gli do sia vero, se davvero ci sia un motivo. 
A me interessa esclusivamente capire, oltre ogni morale, oltre ogni emozione, mi interessa solo quel passaggio, quello a nord-ovest.


Nella stanza dove sono, ci sono due piccoli letti e due poltrone, che di notte fungono da materasso per il genitore che deve rimanere accanto al proprio figlio.
La scorsa notte il piccolo letto affianco a me era occupato da un bambino di 4 anni, che aveva subito un'operazione al cervello con lo scopo di asportare un tumore ed a causa di questa, era divenuto cieco.
Davide, così si chiama.


Un bambino moto vitale, che sembrava per nulla turbato dal fatto di non vedere, camminava per la stanza, correva, giocava.
La madre gli spiegava di me e di Jonathan, allora lui si è avvicinato a noi per poterlo conoscere, ha infilato la sua piccola mano attraverso la spalliera del letto e delicatamente lo ha toccato, esclamando allo stesso tempo "Com'è piccolo!".  Lui è? 
E' proprio vero che tutto è relativo.


La madre, in attesa di un altro figlio ed ormai oltre l'ottavo mese, mi spiegava che la malattia, così chiamava il tumore al cervello di suo figlio, si era fatta di nuovo viva in un'altra zona dopo due anni di chemioterapia, per questo motivo, suo figlio doveva sottoporsi ad altro e difficilissimo intervento.


Chi ha vissuto queste situazioni, sa che non è come parlare con un amico davanti ad un buon piatto di pasta, qui racconti qualcosa al tuo vicino di letto nel tentativo di rendere meno penoso ciò che stai vivendo e questo avviene mentre cerchi di stare attento a tuo figlio, che non cada dal letto o che non si strappi via qualche ago o qualche strana sonda, e tutto questo, mentre infermieri ed infermiere di ogni tipo passano facendo qualcosa in ogni momento. 


Neurochirurgia pediatrica è un reparto molto particolare, chi passa di qui conosce la vita da un punto di vista non comune e purtroppo lo conosco da molto tempo.


Nel frattempo è arrivato il padre, un simpatico muratore ancora non quarantenne, motivato e fortemente deciso a passare la notte con il figlio, ben conscio che potrebbe essere l'ultima.


Ovviamente io, sono il meno organizzato di tutti, non ho portato quasi nulla con me, ne tanto meno qualche gioco, così ché loro avvedutosi di questo non fanno altro che passarmi qualche giocattolo del figlio, stando attenti a che lui, molto geloso, non se ne accorga:  "Tanto non vede.". 


Mi raccontano che loro si comportano con il figlio come se vedesse, in effetti il figlio non sembra cieco, poi il padre mi domanda di che squadra sono e quasi deluso dalla mia risposta di laconica indifferenza, m'informa che se anche il televisore si vede male, questa sera ci saranno due partite, tra cui la Roma che gioca con il Napoli.


In effetti, poco più tardi, approfitto della sua presenza in stanza, mentre guarda con un certo interesse la partita, per scendere un minuto a respirare un po' d'aria; meglio lo smog che quest'aria forzata d'ospedale. 
Così cerco di ritrovare un po' di lucidità lasciando andare lo sguardo sul panorama che dal Gianicolo si gode. Quante volte ho guardato la città da quassù, la stessa città, ma ogni volta un'orizzonte diverso. 
E' proprio così: ciò che guardiamo, ogni cosa, è solo una scusa, un pretesto, in realtà ciò che vediamo è dentro di noi.


Di nuovo in stanza, mi aggiorna del risultato della partita, sorrido dentro di me, mi sdraio come posso nel piccolo letto, abbraccio Jonathan che ogni tanto con quella confusione sussulta un po'.


Nessun pensiero, cerco solo la strada attraverso quelle cupe sensazioni...


Chi ha accompagnato un figlio ancor prima che compisse la sua prima settimana di vita, su un tavolo operatorio e vede il suo sguardo disperato mentre gli premono a forza una mascherina per addormentarlo è una persona a cui non si può più far male, perché anche il dolore più forte ha il senso di una carezza.


Mentre scrivo ogni tanto sento i respiri più profondi di Jonathan, che ormai non  mi crede più quando gli dico di non preoccuparsi, ormai conosce i colori dei camici, però non ha altra scelta che aggrapparsi a me in quell'inutile e disperato tentativo di eluderli, piange, ma appena può, torna a sorridere e a giocare come se niente fosse accaduto.


Sono perfettamente consapevole che l'inferno esiste in terra, l'inferno sono i complessi psicologici umani e ciò che questi generano. 
In un momento tutto è chiaro: zombi attratti da altri zombi. 


Come in un grande circo dove ci sono i clown, gli addestratori, gli acrobati, ecc.; qui ci sono i volontari, le suore, i preti, le donne delle pulizie, gli allievi, ecc.
Ognuno recita un copione, solo per raccogliere briciole di disperazione.


Le persone sono qui, ed anche io, per un preciso motivo, per un preciso errore.
A volte ho la forte percezione di vedere questi errori, di vedere questi esseri, come ombre di un'umanità che non potranno essere e che neanche sospetteranno mai possa esistere.


"Lascia che i morti seppelliscano i propri morti."


Tante cose mi diventano chiare; è un enorme inganno che si paga con sofferenze non descrivibili, ma pur sempre un inganno.


Qualcosa preclude il passaggio a nord-ovest, qualcosa cela la semplice via di ciò che la vita in se tranquillamente prevede; qualcosa di dannatamente forte e che trae forza dalla stessa vita.


Se il gioco, come penso, è perfetto, niente può essere più forte della nostra Anima, ed allora perché spesso questa perde? Alla fine questa non perde mai; esclusivamente noi perdiamo.


Mi torna alla mente l'antica dicotomia tra il bene ed il male; ovviamente il Bene è più forte perché in grado di vita "autonoma", ma spesso vince il male; in quanto, privo di forza in se, trae il suo vigore dal bene stesso.


In quest'ottica la lotta tra il bene ed il male è una falsa dicotomia; personalmente, non credo che esista.
Inizia ad esistere esclusivamente quando il "Bene" comincia a farsi corrompere, quindi, ha già perso; quando la nostra anima permette di farsi condurre da qualche pensiero, quindi, comincia a farsi alterare, a qual punto ha già perso.


E' come se credessimo, guardandoci allo specchio, che noi siamo i nostri vestiti, che noi siamo l'immagine che vediamo riflessa. E' come se credessimo che i nostri pensieri sono noi. E' come se cominciassimo a credere che la nostra Anima possa adeguarsi ai nostri pensieri. 


Eppure molta dell'umanità che conosco è talmente presuntuosa d' immaginare che la propria morale, i propri valori, il proprio credo, possa essere vero ed assoluto, funzionale e magari anche risolutivo.


Io so che nessuna convinzione, nessuna morale, nessun credo è in grado di salvare anche una sola anima; esiste un solo modo, adeguare i pensieri all'Anima e non viceversa,


questo è l'unico modo di trovare quel passaggio a nord-ovest.... 


Sono stanco e mentre qualche bambino ancora piange, un' altra notte all'inferno mi attende, ed io gli andrò incontro nell'unico modo che conosco: a piedi scalzi, da Uomo...


... sono ancora in viaggio.

venerdì 21 ottobre 2011

21 ottobre 2011

2011 ben oltre la data di tutti i film di fantascienza che vedevo, ormai, molti anni fa, eppure eccomi qui.


2011, 21 ottobre


La vita è quello che ti accade mentre sei occupato a fare altri progetti. "John Lennon".


Non sono d'accordo, la vita è ciò che costruisci con la tua ultima e più vera intenzione, anche se non sarai mai in grado di accedervi razionalmente e quindi di esserne cosciente.


Il progetto della vita è semplice, è perfetto.


Un anima, che attraverso un corpo, rende storia l'intenzione, rende storia il progetto; realizzato il progetto, torna  a casa, magari per un altro gioco.


Poi c'e' la piccola mente dell'uomo, così effimera da non poter neanche pensare l'eterno, l'infinito, ma forse a causa di un informazione fallace non più capace di capire che l'unica possibilità che ha di partecipare al gioco è quella di servire la propria anima.


Tutto qui.


Conduciamo vite senza alcun senso, seguiamo convinzioni, copioni, che si trasmettiamo da generazione a generazione, in base alla propria specifica cultura.


La vita ci chiede semplicemente di realizzare il progetto, il nostro individuale progetto, invece noi cominciamo a pensare e a voler realizzare ad un sacco di cose totalmente inutili: famiglia, figli, lavoro, casa, sicurezze, ecc.


Sicurezze di cosa? Usiamo tutta la nostra vita per comprare cose, per possedere.
"Questo terreno è il mio!"  Quel terreno esiste da molto prima che tu venissi al mondo ed esisterà per molto tempo dopo che tu sarai scomparso.


Dobbiamo fare come il salmone, risalire la corrente, la corrente di tutto quello che pensiamo di sapere, di tutte le nostre più radicate convinzioni e certezze, dobbiamo tornare a casa, se vogliamo guadagnarci il piacere della morte, altrimenti ne conosceremo solo l'estrema, inappellabile disperazione, quella che anche il maggior proprietario di terra o di ricchezza al mondo subirà.


Non sono contro nulla, ho massimo rispetto per tutti, anche per le religioni, mi rendo conto che per una gran parte dell'umanità sono necessarie, inoltre penso siano necessarie per mantenere un certo equilibrio; ma so,  che ci sono uomini a cui la religione non è e non può essere sufficiente.


Mi piace scrivere spesso che la libertà non esiste, ovvero siamo solo liberi di sbagliare;  il senso è questo:
noi abbiamo un progetto da realizzare, non abbiamo scelta, possiamo solo scegliere di non realizzarlo facendo altro, cioè, siamo solo liberi di sbagliare.


La vita è perfetta, non prevede prove d'appello, non prevede scuse, ne scusanti; noi decidiamo e scegliamo la nostra vita sempre e comunque.


Sarebbe poco efficiente che la Vita si preoccupasse di stupide marionette con manie di grandezza, avvalorerebbe, sarebbe complice di un errore e questo non è possibile, la perfezione non prevede l'errore.


Oggi hai 18 mesi, 18 mesi fa hai cominciato il tuo rientro a casa, come il salmone!


Non posso prometterti niente, la vita è un viaggio solitario, si viaggia scalzi, è un viaggio talmente bello che devi solo viverlo ed io non posso insegnarti come e non sarebbe giusto.
Posso solo indicarti la direzione, mi auguro di poter vedere i tuoi passi sul tuo sentiero, mi auguro che  continuerò a camminare sul mio; come il salmone...vinci il tuo gioco!


domenica 7 agosto 2011

Addio!

Oggi è una giornata di Sole!


Oggi ho dato l'addio a qualcosa di importante per me e allora come mi piace fare, ho cercato di capire.
Capire cosa? L'unica cosa che per ognuno di noi ha un senso capire, noi stessi; me stesso!


In questo viaggio, ho ripercorso molti ricordi, molte sensazioni, anche dolorose.
E proprio lì, ho cominciato a seguire il sentiero; senza paura, lo guardato e percorso.


Ci sono molti tipi di addio e di emozioni ad essi legati: posso dire addio ad un amore, ad una persona scomparsa, a qualcuno che parte e che non tornerà più, ad un amico, ad un vecchio lavoro.


Qualcuno parla di complesso di separazione, altri di ancestrali paure; per quanto mi riguarda, c'e' un unico tipo di addio: quello in cui decidi dentro te stesso (forse il termine è un po' forte, ma è esattamente ciò che intendo) di uccidere, tagliare quel cordone ombelicale, quell'ultima immagine che ti lega. Ti lega ad un ricordo, ad un'aspettativa irrealizzata, ad un amore strappato a metà, ad una persona cara; in generale qualcosa che ti lega.


Questo è l'unico addio possibile, a volte si sente il bisogno, magari in un amore, di voler comunicare all'altra persona qualcosa, a volte si continua a pensare a tutte le ipotesi in cui sarebbe potuta andare quella situazione, altre volte si continua a pensare a qualcuno che non c'e' più, altre volte ancora si porta dentro l'immagine di qualcuno mitizzandola.


Poi arriva il giorno in cui devi dire addio, perché la vita ha un senso e la devi percorrere tutta, libero.


Ho percorso tutto il sentiero, la sofferenza così forte da togliere il respiro, ma senza paura, lo percorso a piedi scalzi, fino in fondo, in ogni aspetto, fino all'ultima immagine e ho visto che la vita, non prevede la sofferenza o almeno non così come la riscontriamo noi. Conosciamo la sofferenza perché ci indica, ci evidenzia l'errore, ecco, non dobbiamo stare attenti a non soffrire, ma a non commettere errori, perché come mi piace spesso scrivere: la libertà non esiste, ovvero siamo solo liberi di sbagliare.


Addio! 


Oggi è una giornata di Sole!
  

lunedì 25 aprile 2011

Il momento della verità

Ad un certo punto ti accorgi che la vita è passata, una mattina ti svegli e ti chiedi se davvero ne sei stato degno, ti domandi se hai davvero realizzato il tuo potenziale.


Tutta la nostra libertà consiste in questo: realizzare il nostro potenziale oppure no.
Non ci sono altre libertà possibili in questo pianeta, in questo tempo, in questo gioco. Certo ho molta tenerezza di me stesso, quando molto giovane, credevo che essere liberi consisteva nel poter fare ciò che volevi, quando volevi; magari anche in modo trasgressivo. Ma ogni tempo ha le sue regole, i suoi costumi, le sue morali, le sue trasgressioni.


Quanta tenerezza nel capire che non serve rompere o trasgredire, perché anche questo è un comportamento previsto; l'unico sistema è quello di rispettarle tutte, ma renderle relative ed ininfluenti per noi, dentro di noi.


Ma questo non risponde alla domanda. La risposta è semplice: certo che no. 
C'e' un momento, per tutti, nella vita o meglio, alla fine della vita, che mi piace definire "Il momento della verità".


Prima o poi lo affronteremo tutti. 


Alla fine del gioco quando avrai speso, dissipato tutte le infinite possibilità che hai avuto e non puoi averne più neanche una, cosa dirai  a te stesso? 
Domani è un altro giorno? No i giorni sono finiti, caro amico.


Quando pochi respiri ti separano da quel momento, forse, vorrai tornare indietro e chissà forse saresti una persona diversa; forse non saresti capace di odio, forse sorrideresti a tutti, forse apprezzeresti ogni respiro, ogni giornata di sole o di pioggia; ma indietro non puoi tornare e non puoi andare neanche avanti.


Sei solo, è il tuo momento della verità. Solo con te stesso, avrai la consapevolezza di aver vinto o sprecato questa vita o anche solo qualche giorno di essa.

Da diverso tempo non sono più capace di provare rancore, odio per nessuno; neanche di chi si approfitta di me e mi rendo conto che non è difficile.
Ho cominciato a far fatica a capire come possa nelle persone esistere cattiveria o senso di vendetta, comincio a non ricordare più il tempo in cui anche in me albergavano queste emozioni.


Ricordo un saggio, che quando parlava di quel momento lo descriveva con una similitudine:
"E' come quando arrivi all'orgasmo dopo aver fatto l'amore."


Il punto è che se non hai realizzato il tuo potenziale, quel momento è dannazione eterna. 
Tutto qui!


L'unica libertà che abbiamo è questa.


Non pensarci, far finta di essere immortali, non ci farà evitare il nostro momento della verità.
Come ci arriveremo dipenderà da ciò che avremo fatto ogni giorno, da come avremo vissuto, se saremo stati capaci di realizzare il nostro potenziale, di riempire il nostro bicchiere.


Certo non mi riferisco a tutti, ma solo a quelle persone che non demandano la propria intelligenza, la propria responsabilità fuori di se; a quelle persone a cui cose come la speranza , la fede, la provvidenza, non solo non bastano, ma fanno sorridere.


Mi rendo conto che sono strumenti necessari, ma non per tutti.


Sarebbe bello che ci fosse sempre qualcuno che pensa a noi, ma si cresce. Il bambino non ha più bisogno dei genitori e grazie a questo comincia a scrivere la propria storia. 


Arrivare al nostro momento della verità con il desiderio di due amanti, con la consapevolezza di aver dato storia ad ogni possibile proprio potenziale, di aver reso la propria vita un capolavoro è impegno costante. 
E' poter rispondere a questa domanda: "Se oggi fosse stato il tuo ultimo mese, il tuo ultimo giorno di vita, cosa avresti fatto?"


In questo modo:  "Quello che ho fatto!" 


Ogni giorno.


Alla fine di ogni alibi, alla fine di ogni possibile, alla fine di ogni scusa: saprai chi davvero sei stato, chi davvero Sei!


Il momento della verità, ci aspetta, ci vuole: paradiso o inferno; è nelle nostre mani.





sabato 2 aprile 2011

Tra sogno e realtà.

Troppo tempo è trascorso,
troppo tempo è passato,

ho attraversato tante di quelle vite che non ne ho più ricordo,
guardo attraverso le grandi vetrate, così tanti aerei in arrivo ed in partenza,
così tante luci, la città illuminata e vasta da non vederne i confini,

in un hotel; sono seduto all'ultimo piano,
New York sembra così silenziosa, la musica in sottofondo,
colonna musicale delle emozioni, che confuse rincorrono i pensieri.

Al centro del mondo, nel mezzo di una grande metropoli,
con tutto quel traffico nel cielo e nelle strade che da qui, sembra appartenere ad un'altra realtà,
posso godermi tutta la solitudine possibile,
fuori dalla storia, nel centro del mondo, tra milioni di persone,
un numero tra i numeri, una profonda e incoraggiante solitudine.

Ascolto la musica, guardo le migliaia di luci che sembrano sospese,
se sparissi, nessuno se ne accorgerebbe; sono a casa, libero.

Accarezzo il mio bicchiere, solo, in mezzo a tante persone.

Troppe vite trascorse per ricordarle tutte, per ricordare lo scopo di ognuna,
troppe vite trascorse per dare uno scopo alla vita attuale; non ho più bisogno di uno scopo,
vivo; questo è lo scopo. Sorrido, la solitudine mi conforta, mi coccola, mi tiene con se, libero; senza uno scopo, senza una meta.

Troppe vite trascorse, migliaia di anni passati a cercare un motivo, se poi serve un motivo;
una vita segue l'altra, ogni vita che vinci, senza fine. La testa si perde, ha paura, vorrebbe riferimenti, ma preferisco la paura, senza riferimenti vaga, e come ogni volta non mi seguirà nella prossima vita.

Ancora una volta nascerò dimenticando tutto, ancora una volta affronterò le stesse domande,
ancora una volta attraverso questo mondo od un altro, ancora una volta strumento, ancora una volta,

la fine di ogni tempo, la fine di ogni gioco, la fine di ogni spazio, di ogni storia,
la mente si perde nel tempo infinito, la testa ha paura di non avere uno scopo, e mentre guardo gli aerei che senza sosta sembrano rincorrersi, do uno scopo ai miei pensieri, come per gioco,
immagino un luogo con tutte le persone care che ho avuto in questa vita, sempre appagato e sereno, il luogo più bello che possa sognare, vicino a Dio, come fosse il paradiso, un luogo dove un giorno potrò andare e fermarmi per sempre,

e questo è lo scopo? Mi chiedo.

Accarezzo il mio bicchiere, ormai quasi vuoto; sento una morsa, al pensiero del sempre, ma poi sorrido sereno, perché non è quello lo scopo, sorrido perché lascio la testa a pensare ciò che vuole,
mentre io mi godo il panorama, la solitudine, la libertà.

Troppe vite trascorse, per credere ancora ai miei pensieri,
ad ogni vita una nuova testa, senza ricordi, senza pensieri, ma troppe vite trascorse,
quasi annoiato, attraverso le grandi finestre guardo questo mondo,
fino alla fine di ogni tempo, oltre il tempo,

crocevia di energia, che sostanzia me in questo momento, niente altro, la testa si perde, ma io mi godo il momento ascolto la musica, libero da ogni pensiero,

troppe vite trascorse, per credere ancora in uno scopo, la mia testa ne ha bisogno, ma io no; sorrido
tranquillo mi godo il silenzio che proviene da fuori, ed il rumore delle luci che in lontananza come tante candele vibrano.

Attraverso ancora un'altra vita, e mi chiedo se riuscirò ad incontrarla ancora,
non ricordo neanche in quale tipo di esistenza fui con lei, ma la ricordo, anzi la percepisco.

Fino alla fine di ogni tempo, in dimensioni dove il tempo non c'era,
troppe vite trascorse, e mi chiedo se in questa vita riuscirò ad incontrarla ancora una volta, ancora con lei,
o quante vite dovrò ancora passare, ma la rincorro attraverso ogni vita,

rincorro i suoi occhi, rincorro il momento in cui tutto si annulla, rincorro il momento in cui tutto si ferma, in cui lo scopo non serve, tutte queste esistenze, per un solo secondo, per un solo momento,

per un unico istante, ancora una volta, ancora sfiorarsi, ragione del tempo,
ancora un istante, ancora una vita, giocare, ballare, essere l'origine e la fine,
l'inizio e lo scopo,
ancora una volta incontrarsi, lasciando i pensieri,
solo emozioni, solo energia, e poi lasciare anche queste, fino all'essenza ultima possibile, e poi oltre quella,

ancora una volta, ancora un momento, ancora un secondo, un'altra esistenza,
ti rincorro da troppe vite,

guardo fuori dalle grandi vetrate, senza uno scopo, senza paura,
libero, ti percepisco, oltre il tempo, oltre lo spazio, attraverso la mia anima sono ancora con te, in quel unico momento, in quell'unica esistenza, dove l'Essere fece festa con noi,

accarezzo il bicchiere, ormai vuoto,
è ora di andare, forse in una di queste esistenze deciderò di non aver mai voluto esistere, forse
ma prima ti cercherò ancora, per quel momento,

quell'unico istante.

E' sempre con me oltre i ricordi, che ogni volta spariscono, oltre ogni vita che ogni volta ricomincia,
e' sempre con me; libero vago,
fuori dalla storia, solo;
in mezzo a milioni di persone.

Pago il conto, è ora di andare,
mi rimetto in cammino...
ancora una volta...

vincere il gioco...
ancora un secondo...
oltre lo scopo, senza lo scopo,

troppo tempo è trascorso
troppo tempo è passato.