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domenica 24 aprile 2016

Quando Fb è utile...

La vita è giusta, è perfetta!

Oggi, mentre pubblicavo su Fb le nostre iniziative/opportunità di lavoro che abbiamo in essere, mi sono imbattuto in questo post: 

"Cerco lavoro serio ho 38 anni non sono sposato ne figli..... Astenersi lavori a provvigioni e di rappresentanze."

Ne sono stato colpito, quasi offeso ed è strano; mi sono chiesto il motivo: perché un'annuncio così banale aveva catturato la mia emotività?

Così ho cominciato a guardare... Per capire...

Cosa di me era ancora simile alla sconosciuta persona che aveva pubblicato l'annuncio?

Non ho mai svolto lavori che non siano stati a provvigioni, se non in giovanili esperienze...

Mi sentivo forse offeso?
Percepivo le mie proposte di lavoro come offensive o non degne?
Cosa centrava essere sposato e non avere figli?

Perché una persona (io) che nella vita ha accettato ogni genere di sfida si sentiva toccata?

Già!

Quando c'e' il contatto, vuol dire che qualcosa in noi è simile...

Così mi sono messo alla ricerca di quel punto... E le mie riflessioni sono state:

Cerco lavoro serio,
...non sono sposato ne figli..... (né senza accento, cinque puntini di sospensione)
Astenersi lavori a provvigioni e di rappresentanze.

Poi mi sono messo in ascolto e la realtà è arrivata precisa, esatta, come la vita:

in realtà la persona che aveva pubblicato il post non cercava realmente lavoro e quello che emanava era:

rabbia,
riferimento alla madre,
un figlio unico, viziato, come se il mondo stesse attendendo alla sua venuta.

Possibile che a cinquant'anni ancora m'interessi l'Anima delle persone, ancora vorrei vederle felici? Realizzate?

Ma in fondo, che me ne frega?

Se le persone amano, se ambiscono ad essere schiave, ad essere solo merce di scambio, se non interessa il loro personale divenire, perché dovrebbe interessare a me?

Cinque puntini di sospensione, ne figli (ne, senza accento)...
Ho il prato di casa da tagliare, la piscina da pulire, dei lavori di manutenzione in una società immobiliare; magari potrebbe andare bene per farli ma, sarà capace?

Il post era chiaro su cosa non voleva, ma non diceva nulla sulle sue competenze, su cosa sapeva fare.


Già, abbiamo politici parassiti, governo ladro che non da lavoro, l'economia che va male e poi c'e' la crisi...


Ora é nuovamente tutto in calma;

se senti ancora la voce e la forza del guerriero che è in te,
se per te la libertà ha un prezzo mai troppo alto da pagare,
se non cerchi un lavoro ma, un modo di essere,
un luogo " Dove lavorare e' meno noioso che divertirsi",

mandami una mail, con una tua presentazione:

job@gruppofr.net

domenica 6 marzo 2016

Zona di confort

Questa mattina, nel fare colazione, ho lasciato andare lo sguardo; la posizione privilegiata del luogo permette di vedere, di guardare, fino all'orizzonte ed oltre.

Da Stimigliano chiamata anche "la porta della Sabina", si può vedere serpeggiare il Tevere, questo borgo medievale sembra come ergersi a sentinella; guardiano senza tempo, ha visto genti e avvenimenti di pace e di guerra.


Fuori dalla zona di confort
Uno scorcio, un immagine d'improvviso ha attratto la mia attenzione, come volesse insegnarmi qualcosa e non ho potuto far altro che provare a catturarla.

Ogni elemento sembrava risuonare preciso: balaustra, lampione, vaso con fiori, orizzonte a perdita d'occhio e nuvole.

Uno dei nostri comandanti, quello che reputiamo prioritario (il nostro io cosciente) pone quella balaustra e ritiene che, semplicemente illuminandola o abbellendola con fiori, morali, concetti ed altro, si possa avere una vita appagante, felice, realizzata.

Eppure ci sono le nuvole, i dubbi e almeno per qualcuno, grandi orizzonti e potenzialità aperte, persino creatività.

E tutto ciò è appena fuori da ciò che viene definito zona di confort...

Così ci pieghiamo sulle abitudini, sulla quotidianità; routine noiosa, ripetizione di ruoli, semplici programmi di macchina.

Il nostro originario ed individuale progetto, in realtà non prevede nessuna zona di confort perché, si muove su novità continua, di traguardo in traguardo, di azione  in azione, senza fine...


Ieri ero a pranzo con qualche amico; uno di loro, ad un tratto, mi chiede: "Hai visto il film Lo chiamavano Jeeg Robot?" 

... Un film talmente rispondente agli stereotipi che risulta molto difficile non venirne coinvolti.

Così ci si ritrova in una storia che a guardarla bene non presenta nessun vincente, una storia dove tutti i personaggi perdono e il motivo, in tutti, è lo stesso.

Il protagonista, che poi si scopre supereroe, sembra avere quella strana qualità per la quale, chiunque si avvicini a lui, alla fine muore.

Vive senza nessuna ambizione, in un ambiente sporco e trascurato.
Poi c'e' la donna, quella che sarebbe dovuta essere il grande amore, la donna-bambina alla costante ricerca del principe azzurro che la salverà ed ovviamente, finisce per selezionare un rinforzo al suo schema di vita: bambina, bambola, esca, principessa.

E' facile trovarvisi coinvolti perché vi si ritrovano tutti i modelli infantili, tutti quelli che, volenti o nolenti, siamo stati costretti ad accettare e a fare nostri.

A guardare tutti i personaggi, ci si rende conto che sono tutti bambini racchiusi in corpi di adulti, bambini mai evoluti... In fondo, chi non ha mai desiderato, almeno una volta, nella vita, essere un super eroe, essere una principessa o diventare famoso?

Alla fine del film, nessuno vince, nessuno realizza nulla è come se si rimanesse sempre nelle premesse che, un giorno, le cose cambieranno, ma non e' così; le cose non cambiano.

In sostanza, si vive tutta l'esistenza nell'area di confort, a qualcuno spiegano cosa sia l'area di confort (in qualche corso od altro )e magari per un po' ne esce anche, il problema e', che pur sentendosi provvisoriamente meglio fuori dalla propria area di comfort, porta sempre il se stesso identico, porta il proprio "comandante errato".

Non credo che per uscire dall'area di confort bisogna sforzarsi, così come non credo che uscirne produca giovamenti reali e duraturi, al massimo, si amplia la zona di comfort: il problema quindi, non si risolve, semplicemente, si amplifica.

Ritengo che l'unica strada possibile sia quella di rintracciare il proprio originario progetto, quello scritto nella nostra essenza, cosicché quello che pensiamo essere il nostro comandante (il nostro io cosciente), possa andare a scuola, possa imparare, possa diventare servitore fedele, al nostro progetto, alla nostra Anima!

Il fedele servo, seguendo il Maestro, diviene egli stesso maestro... E nel breve attimo della vita, riuscendo ad avere il contatto con ciò che nel nostro sistema definiamo tempo, definiamo eterno, esce dal gioco e lo vince.

Allora la vita e' solo creatività aperta e la zona di confort solo un remoto e labile ricordo...

L'universo che noi conosciamo ha 4 dimensioni ma, fuori di qui, spazio e tempo, non hanno più valore, non esistono.

In fondo il film sembra porre una questione: i supereroi, magari si trovano pure ma, gli Uomini, dove sono?

Ogni tanto la vita autonomamente genera qualche Saggio e questi sono in grado di risvegliare molti uomini, Leader capaci di produrre risultati e generare vita per molti anni dopo di loro; nell'indifferenza dell'eterno, tutto avviene: il gioco e' solo gioco; per noi, invece, e' l'unica possibilità!