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giovedì 3 dicembre 2020

Cercando Daisuke Jigen

Chi non vorrebbe un amico come Jigen?

"Taciturno, accanito fumatore e bevitore, quando non fuma non manca mai di tenere tra le labbra un mozzicone spento di sigaretta Pall Mall superlong filter, dando il via ad un vero e proprio modo di dire: vengono chiamate "sigarette alla Jigen" tutte quelle che escono spiegazzate dal pacchetto. È anche sospettoso nei confronti delle donne, ma non totalmente immune al loro fascino. Jigen non è particolarmente interessato ai soldi o alle ricchezze, ma al puro gusto della sfida. 

Jigen è un pistolero fenomenale con una mira infallibile e dall'animo gentile; spara "prontamente, efficacemente e apparentemente a caso", senza sbagliare mai.

Estremamente fedele a Lupin, costituisce una sorta di fratello maggiore e partner leale e affidabile per Lupin, accompagnandolo in tutte le sue avventure. Jigen, nonostante la sua facciata seria e irascibile, ha un ironico senso dell'umorismo e si diverte sinceramente a partecipare alle missioni con Lupin e spesso è la voce della ragione per l'incosciente Lupin. Della banda di Lupin, Jigen è quello che meno si preoccupa di uccidere e, sebbene consideri un tabù uccidere donne e bambini, è disposto ad eliminare chiunque sia una grave minaccia per lui.

Il suo genere di musica preferito è la musica classica, ma non disdegna il jazz, passione quest'ultima derivatagli dal fatto che, durante la sua carriera di pistolero, ha vissuto per un certo periodo a New Orleans." ... Cit.

Jigen è un acuto lettore dell'animo umano, sempre attento a se stesso; non tradisce mai la sua indole, non tradisce mai ciò che gli piace fare, anteponendo questo ai soldi o alle ricchezze.
Ciò lo rende estremamente fedele, leale e affidabile, é un leader che completa se stesso, praticamente senza punti deboli e superiore anche a Lupen III nell'arte di maneggiare una pistola.

Ama la scaltrezza e la genialità di Lupen III e ognuno si fa funzione massima all'altro.

Mi piace molto Jigen, persona leale e affidabile, sempre centrato, presente...

Chi non vorrebbe avere un socio, un amico come Jigen?

Debbo confidare che ancora lo cerco e spesso vedo la potenzialità di queste qualità smarrite, dimenticate in molte persone che incontro, anche in selezione; eppure nutro sempre il costante desiderio di trovarne uno.

Vedo quella potenzialità della sfida, del mettersi in gioco, di quella giusta ambizione smarrita in qualche fede, in qualche modello... Dimenticata in qualche scaffale, spenta in una vita investita in modelli culturali non funzionanti e disfunzionali; modelli quali: ricerca dello status, della "ricchezza", della famiglia, della fede, della routine.

Jigen é libero, costantemente sceglie lì dove scorre quel filo impercettibile di amore; amore per l'amicizia, per la sfida, per il piacere.

Dov'é quella scintilla negli occhi, quello sguardo intelligente ed arguto mai pago...
Dov'é quell'ambizione alla riuscita, dov'è quell'innato leader che crea realtà lì dove non c'era nulla rimanendo integro a se stesso e con questo gioco potenzia la propria intelligenza.

Così tendo ad accontentarmi, a tal punto che poi mi chiedo il perché di tante energie profuse nel nulla o quasi...

... Durante la selezione di ieri, ho incontrato un ragazzo di 41 anni, due figli e una vita discretamente funzionante. Mi aveva colpito fin dalla sua lettera di presentazione e al di là delle parole o di quelle che mi raccontava fossero le sue motivazioni, mi domandavo: "Se Jigen si fosse sposato e avesse avuto una famiglia, come sarebbe diventato?" Così mentre non riuscivo quasi più a sentire quello che mi diceva, lo guardavo: fisico appesantito ma, gli occhi erano ancora vivi e poi la barba come Jigen... Sorridevo, tra me e me; forse sarebbe stato proprio così... Forse...

La selezione era rivolta alla ricerca di un responsabile di area; mi piacerebbe lavorare con lui.

Ovviamente so che Jigen è solo un fumetto, però mi piace credere che da qualche parte esista, mi piace pensare che una sera possa sedermi insieme a lui, magari al calore di un fuoco e senza dirci nulla condividere consapendo le reciproche emozioni e poi andare oltre, come solo una volta mi successe; ma quella volta Jigen ero io...

La vita è meravigliosa e così perfetta da non poter essere frutto del caso e poi, il caso è l'ideale fattispecie di quell'esatta circostanza.

Cercando Daisuke Jigen...

domenica 16 agosto 2020

Pezzi di conoscenza

 Sono disseminati qui e là... Come piccoli segni lungo la strada.

Esiste una conoscenza profonda, vera, reale.

Una conoscenza che non é opinione.

Questa conoscenza cambia, ripristina tutto di se stessi, arriva all'anima, prima variando il campo eterico per poi fare da "taglia fuori" ad ogni altra cosa, non reale, conforme, viva.

Siamo circondati da pezzi di conoscenza e ogni pezzo é integro, completo a se stesso, ogni pezzo ridà il tutto.

La natura si muove solo su questa conoscenza e ogni pezzo dà la possibilità del flusso, costantemente ripropone la possibilità del pieno di noi stessi, della costante rinascita.

Solo ai Saggi é data la possibilità della conoscenza intera, globale, in quanto essi stessi sono essa; i Saggi hanno la capacità di partire da un qualsiasi punto, anche il più apparentemente insignificante e poter vedere e dare l'intero.

I Saggi possono muoversi tra il conosciuto e la Conoscenza, i Saggi costantemente giocano.

Chi comincia ad approssimarsi alla saggezza, vede questi "pezzi di conoscenza", questi sono sempre intorno a noi, sono costantemente dentro noi... Sono luce, sono come piccoli pezzi che, piano piano, nel corso della vita, occupano quel preciso posto, solo quello ed ogni cosa acquisisce significato, ragione di esistere.

Ogni cosa é in pace, fuori gioco, il gioco é già vinto ma, per ogni esistente (ognuno di noi) il gioco é tutto, é la differenza tra esistere ed Essere.

In questi giorni (agosto 2020) ho avuto la possibilità di potermi muovere tra conoscenza e memi, su un aspetto cardine dell'umanità, ogni passo ci approssima alla perfezione (per perfezione intendo la semplice e prevista realizzazione del personale progetto di natura), ci approssima alla saggezza.

Questo mese é stato per me, il vedere in modo cristallino e nella sua interezza, ciò che avevo solo visto a tratti, é stato guadagnare ancora strada.

Molti anni or sono, avevo potuto solo agire su me stesso, nel tagliare il cordone ombelicale per eccellenza, si perché ne abbiamo molti ma, quello principe é quello che la natura avrebbe previsto come il migliore ma, che poi si concretizza e realizza essere fonte della perdita: quello con la madre, sia essa biologica o altro.

La conoscenza, su ciò che comunemente viene definita come diade, non può nulla, persino il Saggio, alla fine deve arrendersi a questa... (In un certo senso).

La diede madre figlio, concepita come massima gioia e finzione, si é degradata fino a diventare culla della macchina, di ciò che riscontriamo costantemente in perdita.

Ad esempio, nella mia piccola esperienza temporale della vita, ho riscontro di ormai quattro generazioni della solita frase: "Ah ai miei tempi, cerano altri valori, oggi non c'é più nulla, tutto é cambiato".

Non é cambiato niente in realtà, solo qualcosa nell'esposto esterno, nella storicità.

"Da sempre" i genitori, intendono come realizzazione per il figlio il raggiungimento di una posizione "sicura", una sistemazione, una laurea un buon impiego, ecc. Si preoccupano (a volte) dell'educazione esterna, non dell'Anima dei figli.

C'era un tempo in cui i genitori e la madre in particolare, si preoccupava di dare la giusta direzione al figlio; giusta, nel senso, della realizzazione del proprio progetto personale, non delle mera compensazione dell'adulto genitore; solo ripetizione, infinita ripetizione senza senso.

Nessuno sa insegnare questo perché ne è privo per lui, perché nessuno di quei pezzi di conoscenza lo o la possono intercettare.

Tre settimane fa, un "ragazzo" mi ha detto: "Tu hai una buona fantasia", ho risposto come potevo, ai suoi memi; ma la risposta Reale sarebbe stata: "La fantasia non esiste", ciò che definisci fantasia è tutta strada che devi percorrere poggiando i piedi su quelle lastre, che definisco "pezzi di conoscenza".

La vita mi si palesa sempre più bella; ho conquistato tanti "Pezzi di conoscenza" ed essi mi danno  l'intero.

Posso vedere una madre e un figlio che amoreggiano, perdendo in questo, se stessi, mentre assaporo un prosecco e ascolto musica.

Certo loro non lo sanno ma, certamente questo non li salverà; la vita è precisa, anzi, perfetta!

Non ammette scuse o cose del genere, del resto non c'é colpa razionale, è semplice ripetizione, semplice catena.

La catena costantemente ricostituisce se stessa, però esistono indomiti cavalieri, continuamente la vita produce leader sani; così per gioco, perché la vita ha già vinto, pone le cause, lo scopo; tutto insomma...

L'unico problema é per ciascuno di noi piccoli e momentanei apparenti di questa vita, di cui il più delle volte non ne saremo neanche coscienti.

Questa é la vita: semplice, meravigliosa, perfetta. 

Il progetto in ultima analisi è solo godimento, costante paradiso.

sabato 6 giugno 2020

Giocare in difesa...


La vita, per nascita, mi ha fatto attaccante. 

Primogenito, pieno di responsabilità: fittizie, sociali, familiari... Schemi che ti legano da subito da cui difficilmente ci si libera.

Ho sempre guardato all'azione, possibilmente riuscita, raramente mi sono soffermato sulle sconfitte, sulle delusioni, non c'era tempo; qualcuno, in modo o nell'altro, "dipendeva" da me, dalle mie scelte, dalla mia riuscita o meno.

Nel tempo e con grande fatica ho cominciato a liberami, ho iniziato a sentirmi meno responsabile per quelle persone, per quegli amici a cui, pur avendo insegnato molto, pur avendo dato la possibilità di un'intelligenza diversa, erano caduti, addirittura messi contro da quel "meccanismo" invincibile, ma bypassabile. 

Posso sentire ogni loro emozione e sarebbe "facile" cadere nella loro rabbia o frustrazione, che non possono che attribuire a me ed anche per questo, sono e saranno fuori strada, fuori gioco.

Vorrei dispiacermi perché so che stanno fallendo il loro "progetto" ma, non sento nulla, semplicemente la solita voglia di fare.

Mi é sempre piaciuto giocare in attacco e so farlo... Però, ora che ho giocato i molti ruoli della vita, ora che molte esperienze sono passate, mi piacerebbe giocare, finalmente in difesa.

In fondo quale difensore può conosce meglio gli attaccanti, di chi ha giocato sempre all'attacco. 

Giocare in difesa permette di vedere tutto il campo, permette di avere la massima visione d'insieme, permette il massimo controllo possibile, permette di mettere a frutto ogni esperienza, permette di essere "attore non protagonista", di abbandonare quelle ultime rimembranze di schemi di responsabilità e con un difensore così "non si passa".

Un difensore così é il desiderio di ogni grande attaccante.

Ogni leader (per natura) ha un proprio percorso da fare, una propria storia e progetto da realizzare ma, un leader può decidere di farsi funzione nel rispetto del proprio egoismo, anzi, proprio a maggior funzione di questo.

Una perfetta, invincibile squadra!

Nessuno può "servire" meglio di un leader quando questo si approccia alla "casa" di un altro leader, nessuno!

Noi, esseri umani, siamo semplicemente il riflesso dell'energia, della vita ed é proprio in questo che s'ingenera la possibile interferenza e la perdita della Strada, del proprio individuale progetto.

L'uomo é fatto per la costante creatività, per il costante piacere metabolico; l'Uomo é fatto e realizza il paradiso; nel breve attimo del suo passaggio accarezza l'eternità.

L'anima costruisce la propria casa e l'esistenza gli dona l'incarnazione: attacco e difesa, solo un perfetto gioco di squadra.

Così mentre continuo a giocare in attacco, ho visto la possibilità di poter giocare in difesa... 

Il gioco della vita riserva sempre nuove sorprese ed opportunità, creatività senza limiti o confini; quando, in modo presuntuoso, si crede di aver visto tutto, di aver fatto ogni personale possibile, si apre un altro orizzonte, che sembra infinito, finché non lo si è percorso... Così senza fine...

Siamo solo energia, solo Anima, tutto il resto é semplice piacere.



giovedì 13 febbraio 2020

Tutte le ghiande vincono, qualcuna diventa quercia.

Impossibile non essere rapiti, cosi ho fermato l'auto, arrestato i pensieri e disteso lo sguardo. 

Si paga sempre un prezzo per gli errori commessi, se si è messo in bilancio, se ci si é assunti il rischio, quel costo ha un valore diverso.

Siamo nel flusso della vita, attori inconsapevoli e questa forza, a volte, ci fa sopravalutare ciò che possiamo fare... 

Così ci si accorge che non si può spezzare quell'incantesimo, non si possono rompere quelle catene di una vita trascorsa in stereotipi, in modelli inutili.

La vita é così spietatamente bella che da le chiavi esclusivamente a ciascuno di noi e solo dall'interno di quella piccola prigione (che sembra tutto) é possibile usarle.

Intanto, lo sguardo accarezza l'orizzonte di quel meraviglioso quadro e poi ho tempo, la libertà guadagnata; senza cartellino, senza capi... Posso, ancora una volta, fermare la corsa... In quella solitudine dove non si é mai soli, ancora una volta pago il prezzo di un gioco perfetto di cui per sciocca presunzione, ho creduto di poter, se non cambiare le regole, di poterle almeno un pò "piegare".

... Ma che perfezione sarebbe!

La nostra mente risulterebbe uno spettacolare strumento, se non ne fosse stata alterata l'intrinseca capacità. A causa di ciò, ha perso la sua funzione e si dimostra essere contro il nostro reale avanzamento e vantaggio; distorce la realtà percepita, la cambia a favore della macchina e noi con essa.

Costantemente vedo le persone non soddisfatte o contente di nulla, si lamentano pressoché di tutto, sono in costante e continuo distress e ansia; prendono medicine per dormire, per alzarsi, per calmarsi... Inutile rabbia...

La cosa che mi fa sorridere é che "la colpa" viene attribuita SEMPRE al di fuori di se stessi: al lavoro, a quella persona, a quell'amico, a quel nemico, a quella situazione, a quel marito, a quella donna e così via, senza fine.

É strano però che noi stiamo male e la colpa é di qualcun altro, che la colpa é fuori di noi.

Il meccanismo tende alla nostra distruzione e non di rado vedo che si costruisce e proprio quando si avrebbe la possibilità, della riuscita si compiono azioni autodistruttive.

Dopo aver voluto, lottato, imparato, costruito, si distrugge tutto per incapacità cognitiva e Razionale... Ci si dimentica che se eravamo "perfetti" non avremmo condotto certamente quel tipo di vita, insoddisfacente per noi.

Ci si dimentica della propria storia, da dove veniamo, ci si dimentica chi eravamo e d'un tratto si assurge senza aver dato il tempo alla storicità di divenire, di sedimentare... E intanto la vita passa...

Ne ho avuti di amici, di amori, poi ad un tratto hanno perso quel filo, hanno perso il contatto, la capacità del costante e contino divenire e così si sono smarriti nuovamente, tornati dove erano e spesso, molto peggio.

Come insegnava un Saggio: il cuore sanguina ma, bisogna bere il calice amaro e proseguire. 

Possiamo fare tutto (quasi) ma non corrompere la nostra Anima, il suo perfetto disegno... Così come quel panorama che riempie i miei occhi ed il mio cuore.

Che bello! Il mio posto nel mondo... 

La vita ci apre costantemente nuovi orizzonti se ne siamo all'altezza, ci permette di "vedere", senza un prima o un dopo, ancor prima della mente.

Ci sono persone che possono aprirci un senso, il nostro senso, possono indicarci la strada vera; sono rare, ma averle incontrate e perderle per incapacità, presunzione e scarsa umiltà è ancora peggio di non averle mai incontrate.

Più si é stati "vicini" a questo tipo di persone, più "la caduta" é traumatica; é semplicemente una questione tecnica, niente di più.

Tutto funziona in modo perfetto, esatto... Per quanto ci si sforzi di capire, non è possibile se prima non si é divenuti... Capire significa progress, significa cambiare, significa trasformare la ghianda in quercia.

Solo poche ghiande diventano querce, solo pochi spermatozoi diventano Uomini... 

Esiste un universo dove si é prima di esistere, poi esiste un mondo delle intenzioni, poi c'è uno spazio dove si può intervenire e cambiarle, poi ci sono i sogni... La vita, infine, quella che appare é solo un semplice precipitato, tutto é già avvenuto.

Il buffo é che siamo concentrati esclusivamente su questa parte, l'unica in cui tutto è avvenuto, l'unica in cui non possiamo incidere, l'unica che crediamo importante... Vabbè tanto ci sono le medicine...

Fantastico panorama, meravigliosa vita... Il mio posto nel mondo... 

I miei occhi possono solo vedere la realtà ma, questa é già avvenuta; i miei occhi non possono cambiarla... Posso però cambiare prospettiva, posso cambiare il punto d'osservazione, così crederò di aver fatto qualcosa... Eppure quel panorama era lì da sempre...

Con umiltà, cambiare il punto d'osservazione; Abbiamo già vinto!


domenica 10 novembre 2019

Motherless Brooklyn

Ogni film ben fatto ci svela qualcosa d noi.

C'é una certa precisione in questo film in cui l'aspetto emotivo, l'aspetto non vitale tende a portarci verso verso il negativo, verso la perdita di senso, verso la perdita dello scopo. Tende a portarci fuori di noi.



Certo non posso dire che Moses Randolph (Alec Baldwin) fosse un personaggio perfetto ma, per quello che si vede nel film, certamente il più dotato. Aveva una visione, uno stile e intelligenza.

In qualche modo aveva compreso "il gioco", persino ne aveva potuto cambiare le regole.

Non è mai un Grande il pericolo per un un altro Grande, il pericolo per questo tipo di persone sono sempre i "piccoli uomini": giornalisti, figure di second'ordine come Lionel Essrog (Edward Norton) evidenziato nel film con una particolare sindrome. 

Addirittura mi sono sorpreso, durante il film, a fare il tifo per lui ed è quello che avviene nella vita reale, si finisce per fare "il tifo" per chi alla fine ci pugnalerà alle spalle.

Nel film c'é una scena nella quale Moses, attratto dall'intelligenza del suo rivale, cerca di portarlo a se, di dargli una via ma, Lionel é ormai fuorigioco, fuori il gioco della vita.

Forse se il suo mentore Frank Minna (Bruce Willis) avesse scelto un collaboratore diverso non sarebbe morto, di fatto Lionel gira sempre intorno ad eventi "distruttivi" quasi li attirasse. Sembra sempre in cerca di un salvatore/trice, di una "mamma" che possa carezzarlo dietro al collo per calmarlo, così come lui racconta.

In effetti si vede, durante una scena in un jazz club, la figlia del proprietario fare lo stesso gesto e lui da quel momento, sposterà ulteriormente il suo essere "tagliato fuori".

Laura Rose (Gugu Mbatha-Raw) facendo un'analisi introspettiva, rappresenta "il diverso", così la madre, prima di lei e con la quale Moses era "caduto".

Laura Rose da "mamma" protettrice, diventa quella da proteggere, ma nessun personaggio si muove di vita propria, tutti hanno un senso esclusivamente per l'esistenza, per la contrapposizione all'unico leader del film, all'unico che costruiva qualcosa.

Nel film si prefigura la caduta di Moses e se questa fosse poi stata, sarebbe dovuta solo ai suoi errori, che poi si riducono ad uno: aver scelto le persone sbagliate.

Prima la cameriera, madre di Rose, poi il suo uomo di fiducia William (Josh Pais), avrebbe scelto persino Lionel, attratto in qualche modo dalla sua "finta intelligenza". Finta perché non capace di produrre nulla, senza qualcun altro, perché nel film evidenzia una vita "fallita", una vita insignificante per lui e per gli altri; le persone vicino a lui o che avvicina, muoiono o debbono scappare. Non è in grado, posto di fronte a Moses di fare il salto, non é in grado perché arriva impreparato, troppo orgoglioso per discutersi. Il suo complesso, lo ha posto "contro", contro Moses, contro il mondo, contro se stesso... 
É un malato, un fuori "gioco".

Persino la casa al mare gli é stata lasciata in eredità dal suo capo e mentore Frank Minna, lui non ha costruito nulla.

C'è precisone nei personaggi, nei dettagli, interessante il sogno in cui Lionel si vede affondare, abbandonato, senza controllo in una pozzanghera che diventa acqua senza fondo. 

É interessante anche notare gli aspetti familistici di Moses. In qualche modo, tiene legato a se il fratello minore, che incapace di autonoma "grandezza", risulta essere il fulcro, il motore della caduta. Sembra essere il perfetto orchestrante, il grimaldello capace di aprire ogni porta. Un emarginato che, il fratello capace, non ha avuto Il "coraggio" di eliminare dalla propria vita.

Il film si conclude con la scena di Lionel e Rose che abbracciati guardano il mare, fuori dalla casa ricevuta in eredità, sembra avere "un lieto fine: "un malato e la sua "mamma".

Ma cosa faranno per vivere? Per quanto potranno guardare il mare prima di lavorare?
Che lavoro faranno senza i loro rispettivi riferimenti, entrambi uccisi, fatalità...

Moses, fondamentalmente era solo, tutti gli altri "piccoli" personaggi del film, invece si trovano, si cercano, si alleano (giornalisti, malati, sbandati) con un solo ed unico fine; far cadere qualcuno che loro non potranno mai essere. 

I campi da gioco, le strade e i ponti costruiti da Moses sono lì e di loro?


Esistono molti film, nello stesso film... Molti modi di vita, nella stessa vita... Ma una sola possibilità: realizzare il proprio progetto; in fondo, siamo liberi, liberi di sbagliare.


mercoledì 16 novembre 2016

Q.B.

"Io"... Quando ci rapportiamo a noi stessi, quando cerchiamo l'ultimo punto di coscienza di noi...

Chi siamo? Chi sono "io"? Cosa vuol dire?


Anche per pensare al "me" più profondo, mi servo di parole, immagini; racconto a me stesso qualcosa, quando cerco l'essenza di me stesso, ho bisogno, comunque, di un pensiero.


Chi sono? Sono il mio braccio, i miei capelli, le mie cellule, i miei pensieri o cosa?


La mia mente?


E se la mia coscienza, il mio auto percepirmi fosse semplicemente uno schema? Una prigione?


Può la semplice ed elementare mia coscienza fare il salto, può liberarsi e passare dall'esistere all'Essere?


Credo che la funzione ultima, la prioritaria, dell'intelligenza sia questa,

credo sia quella di compiere o cercare di compiere il percorso... 

Cos'è il piacere se non uno stato della mente, ma quale tipo di mente?


Percepiamo, tocchiamo: cose, orizzonti fuori e molto distanti da noi...

Possiamo distendere lo sguardo per chilometri, fino alle stelle,
come se le toccassimo, senza muoverci;

possiamo sentire gli odori, anche psichici;


possiamo vedere cose che debbono ancora avvenire, spingendoci nel futuro;


possiamo interagire con il futuro, sceglierlo e cambiarlo...


Quando "tocchiamo", pensiamo, guardiamo, odoriamo o facciamo contatto, portiamo l'oggetto dentro di noi, noi diventiamo l'oggetto.


Così come l'acqua prende la forma del contenitore, noi prendiamo la forma della nostra "coscienza", (dei nostri pensieri ed emozioni); divenendone, allo stesso tempo, schiavi.


Per lo più, la nostra mente non ci aiuta; siamo talmente stereotipati da non vedere neanche più l'ovvio!



È stato un mese interessante, ho camminato spalla a spalla con la rabbia e l'aggressività peggiore, quella massima possibile, l'ho guardata negli occhi, ho accettato l'idea di poter perdere e che bisogna comunque insistere Q.B.

Qual'è la misura corretta? Quando dire basta?


Ci meritiamo ciò che abbiamo, ciò che cerchiamo, ciò che, in qualche modo, vogliamo.

Spesso capita, che ciò che abbiamo scelto non produca risultati concreti, eppure, continuiamo in una sorta di scelta fideistica.
Seguiamo il gruppo, il branco... Come se il gruppo potesse confortare e dare valore alle nostre scelte, a noi stessi.

A volte abbiamo la fortuna o la bravura d'intercettare qualcuno capace di darci una spinta, capace di farci fare un salto, eppure, quasi sempre non riusciamo ad essere all'altezza del nuovo e più grande "io", così la vecchia struttura ormai rigida e fissa, rimonta, si è impossibilitati ad essere all'altezza del nuovo e più funzionale "io".

Spesso, si arriva a vedere, a vivere quel leader come nemico, ci si rivolta contro di lui: il complesso salvaguardia se stesso.


Il Leader prosegue la sua strada, apporta i correttivi a maggior vantaggio; non ha scelta: quanto è giusto insistere?


Qual'è la misura corretta? Q.B.


Qualche giorno fa, ho scritto queste poche righe perché stavo combattendo una battaglia, che sto ancora combattendo, con la consapevolezza che, comunque vada, probabilmente sarà inutile. 


Allora le domande sono: Quanto insistere?

Quanto combattere?
Quanto rimanere fermi senza indietreggiare?
Quanto sottoporre a stress la propria mente, il proprio corpo?

Quanto...?


Ho solo una risposta: q.b.


Quanto basta!


Domani inizia una nuova sfida per me, un ulteriore nuova sfida... 


Superato il mezzo secolo, ancora una volta, di nuovo in gioco; 

quando parlo e ascolto gli altri, sento frasi e affermazioni tipo: "Ho già dato. No, non sono il tipo. Non fa per me. Non mi piace. Non sono capace. Non mi va."

Non ho mai avuto questa possibilità io, non ho mai potuto fare tali affermazioni ma, ho dovuto insistere, forzare, trovare la strada e se non c'era, costruirla!


Non ho mai chiesto aiuto a nessuno, mai sceso a compromessi, ho pagato ogni centimetro di libertà a caro (e giusto) prezzo.


Non sono scappato, non mi sono nascosto dietro alibi, o facili giustificazioni.


In certe notti restavo insonne, atterrito dalla paura; eppure, quando il sole spuntava o ancor prima, mi alzavo e affrontavo ciò che dovevo.


Ostacoli immensi, ai miei occhi invalicabili, eppure, ero lì ad affrontarli.


Ho messo in gioco tutto molte volte, vincendo spesso, perdendo anche...


Certo che ho vissuto una vita diversa, ma la fortuna non centra nulla e neanche il destino.


Non ho mai calcolato la fatica o l'impegno ma, solo il progetto e l'obiettivo.


Persone così è chiaro che vivano in modo diverso; hanno vite diverse, per il mondo sono "strani" ed è giusto sia così.


Q.B.


Solo q.b., il resto è semplice fuffa...


Quanto basta, con la consapevolezza che, a volte, potrebbe non bastare mai... A volte, non basta mai!


mercoledì 21 settembre 2016

Attitudine alla fortuna, ovvero, un attimo prima del "PAFF"!

La mente tende ad esaltarsi e a dimenticare i momenti difficili dopo un successo, quando tutto va bene e si ha la sensazione che tutto sia semplice.

Per questo motivo, spesso, mi piace scrivere qualcosa quando sono nel pieno della difficoltà, quando la tensione è massima, quando ancora non si conosce l'esito della "battaglia", quando lo "stress" e lo sforzo sono al massimo; come ora!

In questi momenti, la mente è attenta, il piacere usato per rendere al massimo la funzione; è uno stato con cui convivo spesso: bisogna tenere la "chimica cerebrale" entro una soglia di guardia, sopra la quale la mente entra in blocco, come volesse auto cautelarsi.

C'e' un livello, invece, dove sembra che questa possa tenere in controllo una quasi infinita possibilità di opzioni, di strade, una quasi infinita possibilità d'informazioni, sembra come rimanere in una tensione, apparentemente insopportabile ma, dove ad un certo punto, in un certo indeterminato momento... PAFF!!

Come se ad un tratto "il Maestro", "l'Anima", vedesse la strada, ad un tratto il miracolo si possa compiere: ogni cosa, ogni piccolo ed insignificante dettaglio prende il giusto posto e quel caos ingovernabile, proprio sotto al limite di quell'auto blocco chimico-cerebrale, diventa ordine, un altro traguardo si raggiunge, la mente guadagna un ulteriore stadio...

Già, ma ora sono un po' prima di quel "PAFF", quando il caos non è ancora divenuto ordine perfetto, quando ancora "il maestro" non si è rivelato, quando ancora la sconfitta è del tutto possibile.

E' come trovarsi a fronteggiare eserciti più forti in numero e risorse, tu sei lì, ormai la fuga non e' più possibile, così ti raccogli in te stesso a cercare la forza, fino nel nucleo, a svegliare "il Maestro" del tutto indifferente alle tue battaglie, Lui che è per essenza invincibile, immutabile; eppure per esistere nel fenomeno ha bisogno del suo servo "stupido", non evoluto.

Allora, come divertito, dal e nel sua eterno essere... PAFF!!! 

Mette ogni pensiero in riga, da la direzione perfetta, ti indica dove fare pulizia, quel Maestro sei tu, ora hai nelle mani la possibilità di essere invincibile, la possibilità del miracolo...

E' il momento più delicato e ne ho falliti molti nella vita... 

A volte per riprendersi, ci vogliono anni, a volte, non ci si riprende più...

Un attimo prima del "PAFF", un solo attimo prima, quando già conosci le possibili conseguenze della riuscita o del fallimento, quando ancora non sai!

L'attitudine alla fortuna è tutta qui...

Ricordo due o tre momenti di fallimento grave, in uno di questi, molti anni or sono: ero a Milano per avere due risposte, per avere la risposta a due cose importanti, decisive per la mia vita... Tutte e due furono inaspettatamente negative, avevo combattuto al massimo delle mie possibilità e avevo perso...

Come in tutte le occasioni di questo tipo, c'e' sempre "l'amico stupido" che ti cerca in modo ossessivo, magari perché ha avuto un piccolo incidente ed il perito gli ha riconosciuto qualche spicciolo di meno... O cose del genere... Tu sei nella battaglia per vivere o morire e ti chiamano, chiamano e si offendono (per fortuna) per sempre... Se non rispondi...

O viceversa, lo stesso, nell'attimo della vittoria; sono anch'essi previsti dal computer, dalla scacchiera, hanno fallito il gioco, sembrano come zombie alla ricerca di prede...
Ma questa è un'altra storia...


Così nell'attimo prima del PAFF, si gioca tutto, nell'attimo dell'attitudine alla fortuna, si può giocare col Maestro, si può adeguare e perfezionare se stessi...

È un attimo, un periodo complesso, complicato, stressante, subito sotto la soglia del blocco chimico-mentale, quando ancora non si conosce l'esito della battaglia, un attimo prima dello scontro, un attimo prima del momento della verità, un attimo prima del miracolo, un attimo prima della fortuna...

Poco prima dell'alba, se potrai essere lì a goderla, ovviamente!... Un attimo prima del "PAFF"!

martedì 19 luglio 2016

Finché c'è leader...



Chi allena gli allenatori?
Dove trovano ispirazione e coraggio i leader?

E' un luogo "magico"!


Mi riferisco ai reali leader, non a quello che c'insegnano o che si scrive a loro riguardo: teoremi, teorie, massime intriganti, regole, cose da fare e molto altro.


Mi riferisco a quelle persone che creano situazioni nuove, lì dove non c'erano e facendo questo, muovono economia, rendono più funzionali le persone che sono coinvolte e partecipi nel progetto.


Danno l'occasione a chi non avrebbe neanche immaginato di averla. Per questo possiamo definirli provvidenziali


I leader vedono in modo diverso, vedono dove gli altri non possono e rendono fruibile a molti ciò che non sarebbe potuto essere per loro.

Per questo motivo, sono funzionali, ovvero, sono funzione per molti.

Pagano un prezzo più alto degli altri ma, la vita attraverso loro, maggiormente si esalta e loro, ne godono di riflesso.


Si e' leader per nascita e poi ci si diventa per continua costante scelta. 


Come lo si riconosce?


Il modo più semplice consiste nel chiudere gli occhi, quando gli si e' sufficientemente vicino, se ne percepisce la forza, arriva come un intenso calore nella zona della pancia e dello stomaco, i pensieri sembrano prendere un loro ordine d'azione, quasi, in modo autonomo. Si è amplificati, potenziati, ma questo è già un punto di arrivo, in caso contrario, 


osservandoli esternamente, si nota che impiegano la maggior parte del loro tempo a "fare", a fare concretamente al contrario dei falsi leader, parlano poco e non sono gratificati dall'avere persone intorno.


Difficilmente li vedrai affannati, eppure, possono gestire una quantità enorme di situazioni, di universi, il loro campo d'azione sembra non essere limitato.



Mentre il mondo viene preso e portato in giro, mentre si cerca d'indurre un clima di terrore, di apparente confusione, dove tutti "vanno dietro", ognuno con la propria ricetta (già scontata, prevista e programmata), i leader sono attenti all'azione, alle persone, perché sanno che ogni cambiamento è possibile soltanto ed esclusivamente passando per l'individualità.


Il cambiamento è possibile solo ed esclusivamente partendo dal singolo: "Se vuoi cambiare il mondo, cambia te stesso." - Gandhi  


Il buffo è che tutti, piuttosto che cambiare se stessi, cercano o vogliono cambiare il mondo: 
guerra o non guerra, clima o non clima, bomba o non bomba, politico o non politico, stato o non stato, immigrati o non immigrati, giornalisti o non giornalisti, matrimoni gay o non matrimoni gay, integrazione o non integrazione; insomma; "la macchina" sembra aver preso il sopravvento sull'Umano.


I leader, sono unico ed ultimo baluardo, senza combattere il sistema, ne inventano costantemente uno nuovo, dando casa a chi come loro, ne sente il bisogno, a chi come loro agisce, fa...


Non è importante essere un piccolo o grande leader, non è importante essere riconosciuti o acclamati dagli altri; ciò che è importante è realizzare, assumendosene la responsabilità, il proprio individuale originario ed originale progetto.


Non si può pretendere un mondo migliore, si può semplicemente costruirlo.


I Leader sono provvidenza per quelle persone intelligenti che sanno riconoscerli, sceglierli e guadagnarli. 

Sono funzione per molti e per la stessa vita; se ne assumono la responsabilità pagandone il prezzo. 


Finché c'è leader c'è speranza... NO, NO.


Finché c'è leader c'e' possibilità!




domenica 20 settembre 2015

Camminando

Oggi mentre camminavo, d'improvviso sono stato colpito da questi alberi... Proprio sul precipizio...

Allora guardando bene...

Uno dei due era praticamente caduto e solo un provvidenziale e forse fortuito ramo di un albero vicino, aveva evitato il suo precipitare giù nel burrone.

Le restanti radici non completamente sradicate, erano state comunque sufficienti alla sua sopravvivenza.

L'albero che lo tratteneva aveva irrobustito proprio quel ramo che tratteneva l'altro caduto e le sue radici, messe a dura prova, anche dall'inatteso carico aggiuntivo, sembravano essere divenute più forti.

Le meravigliose leggi universali della natura:

solo i migliori, i più forti possono realmente e concretamente aiutare e la generosità ed il piacere nel farlo, rende migliori, materialmente anche loro stessi.

Ci sono sempre "alberi forti" e leader che possono aiutare e aiutando, aiutano se stessi, aiutano la vita.

Quel forte e grande albero, di certo, non si aspetta gratitudine né tantomeno apprezzamenti da qualcuno.

Senza pretese, libero, sembra come sfidare il mare e il cielo, come a volergli dire: "Eccomi, sono qui e nessuna tempesta potrà buttarmi giù"
Mentre il mare ed il cielo sembrano, a loro volta, guardarlo con orgoglio e rispetto, riconoscendo in lui, la stessa forza.

Così lui compie la sua vita, la sua quasi invisibile, avventura; solitario, in silenzio, insegna!

Non vuole e non gli serve nessun aiuto, né si lamenta per le sue sventure o per la sua sfortuna; è nato lì, proprio in bilico sullo strapiombo e ne ha costruito la sua casa, il suo regno, dove altri sono caduti, lui ne ha fatto la sua forza ed ora può godersi la vista, libera davanti a lui. Può guardare più lontano di tutti, dritto verso il mare e percepirne il suo sapore.

Perfetto realizza il suo progetto. 


Gli uomini si premurano di aiutare gli altri senza preoccuparsi prima, di allargare e distendere i propri rami verso il cielo, s'illudono di poter Amare senza avere le giuste radici e fronde sufficientemente robuste, credono che per fare dei figli basti "accoppiarsi".

Ogni cosa intorno a noi ci manda messaggi, sembra che sia tutto perfetto e probabilmente, lo è.  :) 



sabato 18 aprile 2015

18 aprile 2015, praticamente, oggi...

Gia'...
:)


Il bello per il bello...

Piacere per il piacere...

Musica, semplice musica...




A forza di guardarti dalla spazzatura, ti ritrovi la spazzatura dentro, ti ritrovi spazzatura...



Ho visto un film oggi; semplice, banale...


La storia di un fallito, che si trova ad esser comandante di altri falliti da lui selezionati, 

che non riesce a fare una scelta giusta, neanche una, se non quella di "suicidarsi".

Black sea, questo e' il titolo del film.



... "Non c'era motivo di parlare", unica frase di un personaggio "secondario" messo nel film quasi forzosamente; rispetto alla storia del film


L'unico vincente: non si sa niente di lui, ne' si capisce cosa centri...


Lui vince, l'unico, tra tutti.


Eppure, la "spazzatura" in cui ogni giorno sono costretto (scelgo) a passare, mi ha cambiato... 

Mi ritrovo a guardare le mie emozioni... Così mi accorgo che, a tratti, sono a "parteggiare" per quel comandante senza valore, che ha sbagliato la sua vita e che da anche "saggi" consigli...

... "Stai accanto a tuo figlio, questa e' l'unica cosa che conta".



Lui che, non solo non e' stato mai accanto a suo figlio, ma che non e' stato capace neanche di riuscita, nella sua vita.


Continua a guardare una vecchia foto, continua a guardare un breve tratto di film nella sua testa; porta alla morte i suoi uomini, quelli che aveva scelto... Tutti, tranne uno...


L'unico vero leader.


Lui, non aveva nessuna foto, nessun film... E vince!



L'unico che parla con l'apparente comandante, l'unico che lo guarda negli occhi e gli dice la verità.



Guardando bene il gioco; il gioco, appare facile...

Le persone annaspano nella spazzatura,
la macchina controlla ogni cosa:

i figli ricattano le madri,

le madri i figli,

gli amanti l'amato,


ognuno qualcun altro,

piuttosto che responsabilizzare se stessi; chiedono, pretendono, "ricattano"...


Piacere, solo piacere; ora, solo musica; tenere pulita la mente...



...


C'è un prezzo da pagare per ogni cosa, 

Il prezzo più alto dopo quello del piacere è quello dell'intelligenza.

Le persone più vicine a te, saranno quelle per cui il prezzo da pagare, sarà più alto,

quelle che proveranno maggiormente a "ricattarti" e se sceglierai, comunque, (qualora ne fossi tecnicamente capace) di Amarle; il "conto" sarà salato.



La candela, non consuma se stessa per fare luce; la candela diviene luce, morendo per essere di più...

Una candela è solo cera, ma quando la scintilla del fuoco l'accende, allora, diventa luce, illumina la strada, scalda il cuore, apre una finestra nell'infinito...
Vibra, suona, musica...

La cera diviene viva, vive...



...

L'ossigeno, il carbonio, l' idrogeno, l'azoto, il calcio e il fosforo, diventano anima...
Qualsiasi prezzo, vale la pena essere pagato...

Il mio pensiero non è importante, né la mia coscienza, perché banale fenomenologia...


"La macchina" prova costantemente a farti credere che il "distacco" sia importante, fondamentale... Prova a fartene avere paura e così ti controlla...

Niente di più illusorio è stato mai inventato: il distacco.

Il distacco da un figlio, da un genitore, da un Amore, dall'autocoscienza, dalla vita...


Il distacco è la vita, è la fiamma, così ti rendi conto che quel prezzo che sembrava quasi impossibile, in realtà non esiste... Così, quando la donna che ami, ti dice:" Ma che cuore hai!?", puoi sorriderle, puoi continuare ad Amarla, perché ne sei capace, perché, puoi pagarne il prezzo...


Piacere, solo piacere, musica...


Anche se ancora non capisco, perché si soffra, quando si nasce, quando si muore...


Eppure, quando sono nato, ricordo di non aver sofferto "stress" dall'aria che cominciava a fluire nei polmoni, piuttosto, dall'essere maldestramente trattato dagli uomini: subito pesato, su quella fredda bilancia, le luci forti, quei rumori "assordanti", per me, quel freddo; ora, ero solo... 


E cosa, può essere più bello?


Piacere per il piacere...

Musica, semplice musica...

18 Aprile 2015, praticamente ieri.



domenica 22 settembre 2013

Ho conosciuto...

Ho conosciuto un Uomo in grado di fare verità.

Ho conosciuto un Uomo capace di Essere.

Ho conosciuto un Uomo capace di generare, ciò che gli uomini chiamano miracoli.

Ho conosciuto un Uomo, che mi ha insegnato a camminare.

Ho conosciuto un Uomo di cui non ho mai intravisto i confini.

Mi piace credere di averlo conosciuto, ma lui era sempre altrove, li dove solo pochi arrivano...

Ho conosciuto un Uomo, che mi ha insegnato, tutto ciò che conosco e soprattutto,  ciò che diverrró.

Ho conosciuto il Maestro, il mio maestro...Non aveva tempo...Non aveva età...

Ho conosciuto un Uomo...

Ora...Il suo ultimo insegnamento il più difficile, il più duro di tutti...

Non tornerà più...Per aiutarmi a capire, non tornerà più...

Non passa giorno....In cui non cerchi di comprenderlo, in cui il pensiero non vada a lui...

Semplicemente inarrivabile...

Ho conosciuto un Uomo, che mi ha indicato la strada per il paradiso...
Ora sono in quel paradiso; grazie a lui!

Ho conosciuto un Uomo.


martedì 21 maggio 2013

20 Maggio 2013... Un guerriero, un capo, un maestro, un saggio...Un Uomo.

Non so, se davvero esiste una lotta tra bene e male.
Non so, tra quale bene e quale male.

Senza alcuna certezza, né morale... 


Ho conosciuto un Uomo, che combatteva da solo...


...E' un giorno triste, di quella tristezza a cui non si può, né si vuole reagire...


"...Mi piace la fiamma della candela, quando si guarda il quel punto, dove si concentra la massima luminosità, è come una finestra, che si apre, che mette in contatto due mondi. E' come fosse una finestra tra l'Essere e esistere..."


Eri, per me, quella fiamma, quel punto più luminoso, che squarciava ogni buio...


...Quella luce, capace di ridare dignità all'essere Umano, a questa Umanità...
    Persino a me stesso...

Hai combattuto da solo...ed hai vinto...


Il seme è gettato, il gioco è compiuto...


Quella fiamma non può spegnersi, né essere spenta, perché, quella fiamma è ora, nell' anima di molti...E' ora; l'Anima di molti!

martedì 19 giugno 2012

Vincere non è facile e non è nemmeno una scelta...Almeno per qualcuno!

Mi piace guardare il foglio bianco davanti a me, quando, dopo un lungo giorno, posso guadagnare tempo, posso stare solo con me stesso. 
Quante sensazioni, emozioni passano in una sola, semplice giornata. 


Proprio di queste m'interessa scrivere, capire e soprattutto imparare. 
Mantenere la barra del timone, in ogni situazione, non è sufficiente per "vincere". Per vincere, il timone deve essere mantenuto saldo, ma lo sguardo deve essere rivolto sempre alla meta, qualsiasi cosa accada e di "cose" ne accadono tante. 


Oggi un'amica, in modo retorico, chiedeva: " A chi non piace vincere?"


...Se le cose andassero come noi vorremmo, come semplicemente ci piacerebbe, secondo buon senso o una qualsivoglia morale condivisa, il mondo sarebbe prossimo alla "perfezione". 


In realtà le cose non vanno come le pensiamo, come vorremmo o come ci piacerebbe che andassero; le cose vanno secondo la reale intenzione, quella più intima e profonda, quella che quasi sempre rimane celata, non conosciuta.


Quindi, per quanto ci si sforzi o ci s'impegni le cose vanno per come realmente siamo: i buoni sentimenti, il buon senso, la determinazione e la volontà, possono essere e quasi sempre lo sono, totalmente inutili.


Quasi tutte le persone che conosco, sono più o meno perfette! Mi sanno spiegare tutti i motivi delle loro scelte, tutti i motivi per cui le cose non sono andate bene, tutte le cose che avrebbero potuto fare e tutti i perché per cui non l'hanno fatto. 
Conoscono tutti i motivi per cui gli altri non si sono comportati bene, tutti gli errori che hanno fatto, tutti i modi in cui potrebbero o avrebbero potuto far meglio, sempre gli altri,  ovviamente.


Beate loro! Io ho commesso, invece, tutti gli errori " che un uomo di mezza età, possa aver commesso" e ogni giorno fatico fino al massimo di me stesso, per tenere saldo quel timone e lo sguardo dritto.
Ogni giorno, guardo dentro me stesso e cerco di vedere se quel punto in fondo, quell'ultimo punto, dove i pensieri non possono arrivare è ancora vitale, vivo.


Beh! A tutti piace vincere, rari però sono coloro che sanno cosa vuole realmente dire.


E' un'attitudine, è una spinta, è una capacità, un'ambizione, un modo di essere, un'anima indomita, una precisa psicologia, una scelta continua e costante è un prezzo da pagare, una modalità che puoi solo aiutare, passione continua, volontà e pazienza infinite, coraggio, determinazione, perseveranza, entusiasmo, energia, intelligenza, somma responsabilità. Tutto qui? Assolutamente no! E' prendersi il calcolato rischio di poter fallire, é alzarsi in piedi, mille volte, dopo che si è caduti, è alzarsi in piedi, quando hai il peso del mondo sulle spalle; quando hai perso il lavoro, quando hai rinunciato ad un amore, quando sei stato vicino a perdere tuo figlio o quando hai vissuto tutte queste cose contemporaneamente. Conosco come la psicologia di un vincente passa attraverso queste esperienze, conosco come la mente si perda attraverso queste situazioni, perché le ho vissute, per questo sono fortunato.


Pochi film descrivono così bene questo tipo di attitudine, come "Rollerball" (quello del 1975).


L'ho visto e rivisto, senza mai riuscire a trovare l'ombra di un errore, nel personaggio principale: "Jonathan", un giovanissimo James Caan.
Apparentemente sembra un film violento, ma chiaramente, ciò che mi piace del film non è la storia fine a se stessa, ma è ciò che il protagonista mostra, come rende storia la sua anima.
A lui piaceva semplicemente giocare, fuori da ogni logica, compresa quella della politica, che non capiva, in cui non aveva interesse.
Lui voleva solo giocare! Amava, semplicemente, giocare; gli piaceva vincere ogni partita.
Quando "il potere", il sistema, si rende conto che questa Persona, era diventata un pericolo, era fuori controllo, cerca di "farlo fuori". Utilizzano ogni strategia, dopo avergli offerto soldi, successo, donne e tutto ciò che un uomo può volere o desiderare; arrivano ad usare il suo "grande amore". L'unica donna che amava; eppure, quando capisce, che anche lei era parte di quel sistema, pur soffrendo profondamente, la manda via. Cancella i filmati di lei, dei loro momenti felici; li cancella, anche, dalla sua testa, perché la sua mente doveva rimanere libera. Sceglie il dolore, perché non aveva alternativa.
Durante una partita perde il suo più caro amico, va in crisi, cerca ogni ogni strada per conoscere, per capire.
Non si fa mai distrarre, non si perde nel successo, perché non gli crede fino in fondo, a lui piaceva ed interessava solo il gioco; fino alla fine, quando da solo, senza mai sbagliare, arriva a mettere in crisi il sistema stesso, arriva a sconfiggerlo. Per usare una forma poetica: arriva a cambiare il mondo.


Lui non aveva una morale comune, non si preoccupava di raggiungere tutti i desideri classici o gli obiettivi universali, desiderati normalmente delle persone, anche di tutte quelle che aveva intorno: lo sposarsi, i figli, il successo, i soldi, il potere, ecc.
Lui era mosso da un solo preciso filo conduttore: coincidere con la sua anima, giocare per il piacere di giocare...e vincere.
Vincere, non solo inteso, come vincere la partita, ma vincere il gioco, vincere la vita! 


La fotografia che ho inserito in questo post è tratta da questo film.


Per un imprescindibile meccanismo di natura, ci emoziona ciò che riconosciamo, ciò che ci è profondamente simile, anche oltre la nostra sfera razionale; sono contento che questo film mi impatti così nel profondo.


                                    ..... ..... ..... ..... ..... ..... 


...Potete incontrare gli occhi di un vincente: lui può non farvi vedere nulla, mentre vi guarda e vi vede;
può sorridervi, essendo altrove,
può parlarvi, senza credere a ciò che dice,
può darvi respiro e spazi bianchi, solo per il fatto di essergli vicino,
può amarvi senza dirvelo, senza che possiate accorgervene,
può passarvi accanto invisibile, 
spesso viene criticato, avversato, odiato, perché la sua semplice presenza, testimonia che un altro modo è possibile.
...Se avrete mai la fortuna d'incontrarne uno, non cercate di capire, non giudicate, se vorrete, rendetevi semplicemente disponibili, siate umili, perché, se incontrando i suoi occhi e se lui vorrà, potreste vedere l'intero universo e molto di più, potreste vedere voi stessi! 


Qualcuno lo chiama leader, qualcuno vincente, qualcuno illuminato; semplicemente io credo che sia un Uomo senza scelta...La libertà non esiste, siamo solo liberi di sbagliare...


Si, lo so, questo già lo scritto...e lo scriverò ancora...