Ci sono cose, esperienze, emozioni, scelte che riteniamo belle, per le quali ci faremmo persino immolare; è bello, e' così e basta!
Quasi sempre si conduce una vita (l'unica che abbiamo) di merda, eppure, perseguiamo i nostri obiettivi, seguiamo ciò che va fatto, modelli; alla resa dei conti, la vita non funziona e malgrado ciò, continuiamo con la stessa "strategia".
La macchina, i complessi, non danno alternativa, fino all'ultimo giorno, all'ultimo istante della nostra vita, in quel momento, avviene la dannazione eterna, quando si capisce che tutto è stato sbagliato, che tutto è stato sprecato ma, non c'e' più tempo, la vita è finita, per sempre!
È la prima volta che utilizzo la fotografia di una galleria, lo chiamano "percorso meccanizzato", si trova a Spoleto; è bello, colorato, tecnologico, luminoso, se ne viene quasi attratti...
Eppure è un tunnel, percorso obbligato, senza luce del Sole, una galleria sotterranea; la mente, la macchina, "lo ama", l'Anima prova repulsione, paura, tradimento...
La stessa cosa che avviane ogni attimo, ogni giorno, ogni anno, ogni vita...
...Così, in Italia, arriva il periodo estivo, arriva luglio e agosto, arrivano le domande: "Quando vai in ferie? Dove vai in vacanza? Cosa fai quest'anno?" e così via...
Provo tanta tenerezza, nostalgia dell'Umano; ascolto il mio respiro e il sangue che corre nelle vene, poi, un altro respiro... Respiro...
A volte sento le lacrime condensarsi un po' prima di uscire ma, a cosa servirebbe; la macchina è macchina...
...Non vado in ferie, non vado in vacanza, quest'anno vivo, ogni giorno vivo, domani è venerdì 12 agosto, ho preso degli appuntamenti, ho piacere di farli, se fosse il mio ultimo giorno di vita, e' ciò che farei...
È una bella sera d'estate, ascolto musica e i suoni della della natura, solo, meravigliosamente solo, la mente può godere piacerei esclusivi a chi arriva, sempre però indivisa da tempo e spazio; l'Anima, invece, non conosce distanze, non conosce tempo...
Mi sembra tanto semplice, eppure, vedo ogni momento le persone a me "vicine" sbagliare; hanno la "capacità" di arrivare vicino e poi non riescono ad utilizzarmi, continuano in quella galleria, ritengono sia bella, si reputano "intelligenti e continuano a perdere...
Credono di essere "furbi", di essere "forti", potrei essere funzione per loro, solo per il fatto di essere venuti in contatto e non per la consulenza; in effetti, da questo punto di vista, la consulenza individuale e' più efficace...
Oggi ho utilizzato il mio tempo per lavorare un pò la terra, un pò in ufficio, un pò per coordinare le prossime azioni della società di Tenerife e molte altre cose, oltre ovviamente, al solito tempo libero della mente. Oggi tra i molti pensieri, ho dedicato 5/7 minuti a: ipermemoria (in Italia ci sono 8 casi conosciuti), Stefano e a C.
Cosa hanno in comune queste tre cose? Perché hanno catturato il mio interesse, in quei minuti?
Terrò per me le conclusioni circa il fenomeno dell'ipermemoria; Stefano, invece, lo accomuno a C.
C. è un ragazzo rumeno che si "arrangia" con molti lavori: idraulico, elettricista, giardiniere, muratore, ecc.
Stefano e' un pò più grande e fa il "manager" per una banca di consulenti finanziari.
Entrambi, per motivi diversi, avrebbero avuto la possibilità di fare un grande passo avanti, inteso come efficenza di vita.
Gli avevo accennato come poterlo fare, invece, hanno seguito i loro schemi, la loro galleria e così facendo, hanno guadagnato solo qualche denaro, invece, avrebbero potuto guadagnare efficenza, avrebbero potuto guadagnare universo di senso...
Ognuno a suo modo, ognuno per il proprio senso e per il proprio livello...
Continueranno a percorrere quella galleria, bella, luminosa, colorata...
... Dove vado in ferie? :)
?...
... Cosa ho fatto tutto il resto del tempo della giornata di oggi?
Beh, sono affari miei!! :)
Qualcuno cerca la libertà fuori di sé, qualcuno la cerca dentro se stesso, qualcuno ha smesso di cercarla, altri non la cercano proprio. La libertà non è lo scopo è la conseguenza.
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venerdì 28 ottobre 2016
venerdì 24 giugno 2016
Pero'...
E' molto interessante osservare ed ascoltare gli amici, le persone che incontro con cui condivido qualche momento o una semplice telefonata.
Da qualche anno ci sono i social sede di "memi" per eccellenza.
E' interessante notare come si "postino" belle frasi, suggerimenti e tutti i modi perfetti su come: agire, reagire, non molare, essere dei vincenti e così via.
Questi "memi" dovrebbero essere rappresentativi di uno stato di quel momento del soggetto che li posta o un desiderata dello stesso.
E' interessante notare come ognuno desideri quel certo tipo di successo o la speranza che, svegliandosi una mattina, tutto o molto sarà diverso.
Però...
Ognuno ha già la soluzione perfetta, già sa come si comporterà per cercare di cambiare qualcosa, per cercare di migliorare la propria situazione; sapete come?
Esattamente come ha sempre fatto, senza rischiare nulla di diverso, senza mettersi in discussione, intanto mese dopo mese, anno dopo anno, voilà, la vita è passata!
In privato; mi arrivano mail dove mi si chiedono consigli o suggerimenti, a volte, vedo qualche amico in forte difficoltà, così, compatibilmente alle possibilità del momento, gli indico quale sarebbe la direzione migliore per loro...
Però...
Si crede che la zona di confort sia invalicabile e lì permangono, è divertente osservare le solite "strategie", le solite frasi; si danno scadenze mensili, ultimatum a tre mesi, ormai da molti anni, decenni...
La soluzione è semplice è li ad un passo, però quel passo è li che attende di essere fatto e attende, magari a fine mese o il prossimo :)
I miei amici, le persone con cui ogni tanto parlo, credono alle coincidenze, al destino, ritengono che il pensare serva, che la mente sia esatta e così via.
Siamo tutti esatti o quasi, eppure, nel mondo esistono atrocità infinite, esiste fame, disperazione, ecc.
Allora, come mai da cotanta intelligenza ed esattezza individuale scaturisce tale abominio?
Chi si pone la seguente domanda: se stessi sbagliando?
Apparentemente e' più semplice essere invidiosi, è più semplice trovare motivazioni a tutto; l'intelligenza che crediamo di avere, elabora pensieri e sintesi di questo tipo: "... ma per lui è facile... e ma lui è fatto così... per lui e' semplice".
Un caxxo è semplice!
Bisogna uscire dalla zona di confort, un passo alla volta; già, ma come? In quale direzione?
Bisogna scegliersi un Consulente, un Allenatore, qualcuno che abbia già dimostrato di saper fare in qualche campo.
I corsi motivazionali, la formazione che vedo in giro di questi tempi o quelle bellissime massime che fanno buona mostra "postate" sui social sono assolutamente e totalmente inutili.
Un "formatore personale" che possa far vedere la via, non in base al suo punto di vista ma, in base a chi ha di fronte.
A volte, le persone arrivano così vicino alla disperazione che, a quel punto, sono disposte a prendere qualsiasi cosa si presenti e se sono intelligenti, la prenderanno da qualcuno "riuscito"...
"La fortuna di una persona è sempre un'altra persona."
Però prima, bisogna decidere!
Non vediamo la luce ma, gli effetti di questa, vediamo gli oggetti che essa tocca o che attraversa, non vediamo l'aria né i suoni che essa conduce.
Non vediamo i pensieri ma, gli effetti e le azioni che essi producono, elaboriamo le idee e pensiamo attraverso parole che non pronunciamo, eppure, le sentiamo o no?! Se la mente di ciascuno è uno strumento funzionale, come mai non ci conduce alla riuscita, ad una vita felice?
Da dove arrivano i nostri pensieri, se sono nostri davvero, la mente ha bisogno di dirseli o spiegarseli? Non dovrebbe già conoscerli?!
Se non conoscessimo alcuna lingua, come faremmo a pensare?
L'universo che percepiamo attraverso i nostri sensi e' limitato, c'è molto di più...
Ciò che crediamo di essere e' limitato, c'è molto di più in ciascuno di noi...
Però...
Da qualche anno ci sono i social sede di "memi" per eccellenza.
E' interessante notare come si "postino" belle frasi, suggerimenti e tutti i modi perfetti su come: agire, reagire, non molare, essere dei vincenti e così via.
Questi "memi" dovrebbero essere rappresentativi di uno stato di quel momento del soggetto che li posta o un desiderata dello stesso.
E' interessante notare come ognuno desideri quel certo tipo di successo o la speranza che, svegliandosi una mattina, tutto o molto sarà diverso.
Però...
Ognuno ha già la soluzione perfetta, già sa come si comporterà per cercare di cambiare qualcosa, per cercare di migliorare la propria situazione; sapete come?
Esattamente come ha sempre fatto, senza rischiare nulla di diverso, senza mettersi in discussione, intanto mese dopo mese, anno dopo anno, voilà, la vita è passata!
In privato; mi arrivano mail dove mi si chiedono consigli o suggerimenti, a volte, vedo qualche amico in forte difficoltà, così, compatibilmente alle possibilità del momento, gli indico quale sarebbe la direzione migliore per loro...
Però...
Si crede che la zona di confort sia invalicabile e lì permangono, è divertente osservare le solite "strategie", le solite frasi; si danno scadenze mensili, ultimatum a tre mesi, ormai da molti anni, decenni...
La soluzione è semplice è li ad un passo, però quel passo è li che attende di essere fatto e attende, magari a fine mese o il prossimo :)
I miei amici, le persone con cui ogni tanto parlo, credono alle coincidenze, al destino, ritengono che il pensare serva, che la mente sia esatta e così via.
Siamo tutti esatti o quasi, eppure, nel mondo esistono atrocità infinite, esiste fame, disperazione, ecc.
Allora, come mai da cotanta intelligenza ed esattezza individuale scaturisce tale abominio?
Chi si pone la seguente domanda: se stessi sbagliando?
Apparentemente e' più semplice essere invidiosi, è più semplice trovare motivazioni a tutto; l'intelligenza che crediamo di avere, elabora pensieri e sintesi di questo tipo: "... ma per lui è facile... e ma lui è fatto così... per lui e' semplice".
Un caxxo è semplice!
Bisogna uscire dalla zona di confort, un passo alla volta; già, ma come? In quale direzione?
Bisogna scegliersi un Consulente, un Allenatore, qualcuno che abbia già dimostrato di saper fare in qualche campo.
I corsi motivazionali, la formazione che vedo in giro di questi tempi o quelle bellissime massime che fanno buona mostra "postate" sui social sono assolutamente e totalmente inutili.
Un "formatore personale" che possa far vedere la via, non in base al suo punto di vista ma, in base a chi ha di fronte.
A volte, le persone arrivano così vicino alla disperazione che, a quel punto, sono disposte a prendere qualsiasi cosa si presenti e se sono intelligenti, la prenderanno da qualcuno "riuscito"...
"La fortuna di una persona è sempre un'altra persona."
Però prima, bisogna decidere!
Non vediamo la luce ma, gli effetti di questa, vediamo gli oggetti che essa tocca o che attraversa, non vediamo l'aria né i suoni che essa conduce.
Non vediamo i pensieri ma, gli effetti e le azioni che essi producono, elaboriamo le idee e pensiamo attraverso parole che non pronunciamo, eppure, le sentiamo o no?! Se la mente di ciascuno è uno strumento funzionale, come mai non ci conduce alla riuscita, ad una vita felice?
Da dove arrivano i nostri pensieri, se sono nostri davvero, la mente ha bisogno di dirseli o spiegarseli? Non dovrebbe già conoscerli?!
Se non conoscessimo alcuna lingua, come faremmo a pensare?
L'universo che percepiamo attraverso i nostri sensi e' limitato, c'è molto di più...
Ciò che crediamo di essere e' limitato, c'è molto di più in ciascuno di noi...
Però...
Pubblicato da
Fabrizio Rinaldi
sabato 31 ottobre 2015
Arthur
Ieri ho rivisto un vecchio film del 1981: la nostra società, i modelli di questa sono sempre più strutturati, sempre nella stessa direzione e sempre peggio.
Apparentemente è un film comico, semplice, quasi "sciocco".
Si guarda, si ride e poi come ogni immagine, come ogni cosa ed emozione intorno, ti programma, ci programma, fa realtà.
Attraverso l'apparente semplicità, vengono sdoganati e ripetuti sempre gli stessi copioni non funzionali, perdenti.
Arturo è un miliardario (non per merito), uno che non ha mai fatto nulla nella vita, se non spendere i soldi della nonna.
Un uomo mai cresciuto, un "bambino stupido" che dorme con il trenino in camera ed altri suoi giochi.
Così come ogni bambino va contro le regole, non le sa usare a suo vantaggio e tutto il suo essere "fuori se stesso" è sintetizzato in quella schizofrenica risata che, l'accompagna in tutto il film.
Ovviamente, come in ogni favola che si rispetti, non può mancare la donna "anch'essa non evoluta" con il mito del principe azzurro.
Così una cameriera che vive ancora con suo padre, al quale regala cravatte rubate, a lui, del tutto inutili (viveva poltrendo in canottiera a casa), non può che iniziare anch'essa il suo gioco in perdita.
Nel film, è una donna intelligente e scaltra, eppure, sceglie il copione, il modello del principe salvatore, della "Luna che la segue", come se qualcuno o il mondo s'interessasse a lei.
Due "bambini" s'incontrano si dichiarano l'amore, come se ne fossero in grado, come se sapessero cosa sia.
Il film "passa" questi modelli e vari messaggi, come si potesse accedere a cose e piaceri così alti e superiori in modo gratuito, senza guadagnarli, senza un reale divenire.
I soldi non servono a nulla senza Anima, senza evoluzione e solo allora diventano funzionali, diventano libertà.
Ognuno dei due, nel film, diventa disastro dell'altro: lei si presenta (invitata da un altro frustrato) alla festa di fidanzamento di lui e così facendo, non solo, sminuisce se stessa ma, diventa complice di un gioco di bambini che possono giustificare tutto nel nome di un amore che si espone tutto nella frase: "Mi fai stare bene"... E questo sarebbe l'amore!
L'Amore è un "lusso", è...
Qual'e la morale del film?
La morale è che un alcolizzato, benché ricco non potrà realizzare la sua storia né se stesso e che una donna, seppur scaltra ed intelligente, non potrà realizzare la sua storia né se stessa, fin quando sarà in cerca del suo "principe azzurro".
A me piace credere che un giorno ci saranno Uomini, mi piace credere che un giorno, seppur ancora lontano, ci saranno ancora Uomini liberi, capaci di azione e di Essere.
Uomini vincenti.
So che il seme è stato gettato, so che ci sono Uomini che vivono, in diversi luoghi del mondo, e che in silenzio fanno la storia...
Quella loro e chissà un giorno...
Di chi...
Apparentemente è un film comico, semplice, quasi "sciocco".
Si guarda, si ride e poi come ogni immagine, come ogni cosa ed emozione intorno, ti programma, ci programma, fa realtà.
Attraverso l'apparente semplicità, vengono sdoganati e ripetuti sempre gli stessi copioni non funzionali, perdenti.
Arturo è un miliardario (non per merito), uno che non ha mai fatto nulla nella vita, se non spendere i soldi della nonna.
Un uomo mai cresciuto, un "bambino stupido" che dorme con il trenino in camera ed altri suoi giochi.
Così come ogni bambino va contro le regole, non le sa usare a suo vantaggio e tutto il suo essere "fuori se stesso" è sintetizzato in quella schizofrenica risata che, l'accompagna in tutto il film.
Ovviamente, come in ogni favola che si rispetti, non può mancare la donna "anch'essa non evoluta" con il mito del principe azzurro.
Così una cameriera che vive ancora con suo padre, al quale regala cravatte rubate, a lui, del tutto inutili (viveva poltrendo in canottiera a casa), non può che iniziare anch'essa il suo gioco in perdita.
Nel film, è una donna intelligente e scaltra, eppure, sceglie il copione, il modello del principe salvatore, della "Luna che la segue", come se qualcuno o il mondo s'interessasse a lei.
Due "bambini" s'incontrano si dichiarano l'amore, come se ne fossero in grado, come se sapessero cosa sia.
Il film "passa" questi modelli e vari messaggi, come si potesse accedere a cose e piaceri così alti e superiori in modo gratuito, senza guadagnarli, senza un reale divenire.
I soldi non servono a nulla senza Anima, senza evoluzione e solo allora diventano funzionali, diventano libertà.
Ognuno dei due, nel film, diventa disastro dell'altro: lei si presenta (invitata da un altro frustrato) alla festa di fidanzamento di lui e così facendo, non solo, sminuisce se stessa ma, diventa complice di un gioco di bambini che possono giustificare tutto nel nome di un amore che si espone tutto nella frase: "Mi fai stare bene"... E questo sarebbe l'amore!
L'Amore è un "lusso", è...
Qual'e la morale del film?
La morale è che un alcolizzato, benché ricco non potrà realizzare la sua storia né se stesso e che una donna, seppur scaltra ed intelligente, non potrà realizzare la sua storia né se stessa, fin quando sarà in cerca del suo "principe azzurro".
A me piace credere che un giorno ci saranno Uomini, mi piace credere che un giorno, seppur ancora lontano, ci saranno ancora Uomini liberi, capaci di azione e di Essere.
Uomini vincenti.
So che il seme è stato gettato, so che ci sono Uomini che vivono, in diversi luoghi del mondo, e che in silenzio fanno la storia...
Quella loro e chissà un giorno...
Di chi...
Pubblicato da
Fabrizio Rinaldi
sabato 25 luglio 2015
Distendendo lo sguardo...
Sono felice, non perché sono stato fortunato o gli eventi casuali mi hanno portato ad esserlo.
Sono felice perché con umiltà, ho voluto davvero capire, fino a quel punto dove divieni tecnicamente capace di fare realtà e di creare il tuo universo simile a te stesso.
Ho tutto, ho conquistato tutto ciò che potevo metabolizzare, con incessante impegno e fatica.
Ho conosciuto... Vissuto... Amato... La fatica, se hai ben fatto, ad un certo punto cessa di esistere, non c'e' più reale sforzo...
Ora la mia Anima, vuole ancora di più, vuole l'arte. Guardando dalla finestra, ho scorto in fondo alla piccola valle che si stende sotto gli occhi, una vigna.
Ognuno dei nostri sensi può essere usato dal nostro "spirito", può essere usato da questo, come noi utilizziamo la nostra mano per prendere qualcosa, un oggetto, ad esempio.
E' così che conosco, che imparo ogni successivo passaggio, ogni successivo traguardo di piacere.

Quotidianamente succede che incontro persone, spesso mi danno consigli, che ascolto sempre.
La cosa stravagante e triste allo stesso tempo è che ad esempio, persone con evidenti malattie in corso, tipo epilessia, tumori più o meno gravi, mi consiglino su cosa mangiare.
Persone con problemi seri, mi danno consigli su come affrontare le cose, su come sia giusto pensare, su come amare, ecc.
Ascolto tutti e non consiglio nulla a loro, ognuno deve trovare la propria via, con profonda e seria umiltà.
Ogni tanto, mi concedo il lusso con qualche amico di dirgli qualcosa, per personale piacere, per la normale e sana generosità umana.
Non per compensare frustrazioni mai risolte.
Sono a casa, accarezzando ciò che la mia Anima vuole ancora, non conosco la strada per averlo; mi godo l'ozio, preparandomi ancora all'azione.
Qualcuno dice che non m'interessa nulla di molte cose: del giudizio degli altri, della morale, che non ho paure ed è proprio così.
C' è una bella luce in questa sera d'estate.
Ho ascoltato tutti i consigli, tute le voci che mi dicevano che era impossibile, che non sarei mai riuscito, che ero pazzo, ecc.
Ho guardato tutti con sorriso benevolo, come continuo a fare tutt'oggi.
Cicerone ricalcando un termine greco coniò la parola morale: (moralis, der. di mos moris «costume»). Le morali sono diverse: per religioni, per culture, per stereotipi e tendono ad essere mantenute. La morale, alla fine, ci controlla ed anche quando facciamo qualcosa che la nostra personale morale non ci permette, sentiamo come un senso di colpa, come se qualcuno fosse li a guardarci o a giudicarci. Così passiamo la vita tra sensi di colpa ed il voler apparire, quasi sempre, come non siamo, alla fine interessa l'apparire, come se il giudizio positivo o negativo, l'ammirazione e l'invidia, la considerazione e la notorietà, fossero poi più importanti del reale vivere ed Essere. Così, come marionette, seguiamo fedeli quei fili invisibili a cui siamo legati, quei fili che esistono solo
nella nostra mente.
Dobbiamo costantemente aggiornare ed evolvere la nostra morale, adeguandola al nostro incessante divenire.
Ho conosciuto persone che avendo fatto azioni che la loro morale non gli permetteva, sono arrivate ad ammalarsi fisicamente: scontavano il senso di colpa.
Evolvendo la morale, ci si rende conto che non ci sono cose buone e cattive, azioni giuste o sbagliate, ci sono solo cose ed azioni.
Così come un bambino ha bisogno di regole prima di diventare adulto e a quel punto potrà gettare quelle regole, un Uomo ha bisogno di morali fin quando potrà farne a meno,
non avrà più bisogno di sapere cos'è giusto o sbagliato, buono o cattivo; lui stesso sarà misura corretta di ogni cosa o azione.
Per Uomini di questo tipo la morale è inutile, si muovono su atri orizzonti, orizzonti dove, non si ha scelta, se non quella di sbagliare...
Mentre ti chiedi: " Chissà a cosa starà pensando", loro stanno semplicemente visualizzando il prossimo passo, il successivo traguardo, quella piccola vigna, quel vino che un giorno produrranno per se e per qualche amico...
... Ma Uomini così sono rari...
Pubblicato da
Fabrizio Rinaldi
venerdì 17 luglio 2015
Venerdì 17
Oggi è venerdì: secondo una tradizione diffusa nei paesi cristiani, è un giorno infausto, in quanto è il giorno della morte di Gesù.
Anche se il nome deriva dal latino "Venĕris dies", giorno di Venere.
Poi il 17 che, sempre secondo la tradizione cristiana, è il giorno in cui cominciò il diluvio universale.
... Oggi è stato un bel giorno: ho imparato molte cose, ho respirato ancora aria, amato, vissuto...
Un giorno speciale, uno come quello che da parecchi anni, vivo tutti i giorni...
Ho imparato tanto anche da facebook oggi: ho imparato che Dio, così come i barbieri è inutile; perché i barbieri tagliano i capelli a chi già li ha corti e solo a chi va da loro...
Così allo stesso modo dio risolve i problemi solo a chi se li risolve da solo e solo se vai da lui.
Poi, ho scoperto che sono tutti felici, pieni di vita, tra un necrologio ed un altro; come fosse una gara a comunicare per la morte di qualcuno, come se fosse una cosa strana, come fossimo eterni.
Ho finalmente capito ciò che il mio maestro diceva: "Lasciate che i morti seppelliscano i propri morti"...
Ho imparato che è più importante il consenso degli altri, siano anch'essi falliti, che il reale "essere".
Ogni tanto, dimentico il mondo dove vivo e tutto mi sembra bello, tutto è bello!
Il mio lavoro consiste nell'offrire opportunità alle persone, opportunità di guadagno, di affari, di più vita... Così ad esempio, m'imbatto, anche se non posso esplicitarglielo, in salutisti (pieni di malattie), che mi spiegano tutte le teorie sui cibi.
(Io mangio e bevo in modo così sregolato, secondo loro, che dovrei essere morto da almeno un decennio :) ); mi imbatto in persone tristi, non realizzate, che mi spiegano tutte le teorie di vita, a volte, anche religiose.
Mi spiegano come educare figli, mentre i loro frequentano gli psicologi e spesso anche loro, in coppie che criticano il mio modo di fare, mentre passano la loro vita a preservare le apparenze.
In malati che mi spiegano come curarmi... In persone tristi che mi spiegano come fare per... , o come dovrei comportarmi o non comportarmi...
Vivo come loro non potranno mai neanche immaginare, eppure mi spiegate...
Ogni tanto, quando posso e soprattutto mi viene permesso, provo ad aiutare realmente qualcuno, senza dirglielo, ovviamente, solo per mio piacere, solo perché gli umani sono fatti così...
Mi piace la musica, il buon cibo, il mare, il sole, il rum, il cognac, l'Amore, l'anima delle cose, il caldo e il freddo, l'odore della legna che brucia, il buon vino, l'aria, la terra, i sigari e molte altre cose ...
Tre giorni fa, ero a Tenerife e durante un incontro di lavoro, una persona di cui mi fido, ha detto una frase, rivolgendosi alla persona che Amo, nel mentre facevamo colazione con un perfetto cappuccino:" A lui mancava un tassello ed è venuto a prenderselo..."
... Non ho detto nulla, ovviamente, ero lì per lavoro, in fondo, eppure quella frase, apparentemente buttata lì, era profondamente ispirata... Vera, reale... Già...
Centimetro dopo centimetro, idea dopo idea, passo dopo passo, giorno dopo giorno, così ho costruito la mia vita, così, sono andato a prendere proprio lei, dall'altra parte del mondo, dopo più di trent'anni.
Oggi non è più la bambina di allora, così come, non lo sono più io, ma io volevo quel buon cognac o rum, quello che ha bisogno di molti e molti anni per essere davvero buono...
Si, mi mancava quel tassello, in fondo, lavoro con quell'amico a Tenerife, perché non solo è il migliore ma, soprattutto perché è lì dove posso incontrarlo... Ogni volta ed ogni volta verifico... :)
Oggi è stata una bella giornata, a volte capita, che qualcuno/a un po' più "sveglio/a" mi chieda: "Ma tu da quanto tempo vivi così?" ... Sorrido... "Da un po' ", rispondo, di solito...
Certo, non è che non abbia faticato o che qualcuno mi abbia mai regalato qualcosa, anzi, ho guadagnato tutto, centimetro dopo centimetro, attimo dopo attimo, giorno dopo giorno...
Così come recitava in un film, un "perfetto" allenatore di football americano: "... Perché, quei centimetri, alla fine, faranno la differenza tra chi vince e chi perde, tra vivere o morire..."
Ogni giorno guadagno quei centimetri, ogni giorno imparo, così come ho imparato oggi...
Ho imparato che tra i proclami: "Oggi è un grande giorno... Oggi è un giorno grandioso, importante... ecc. ecc." e la sostanza di semplicemente essere, c'e' una sottile linea invisibile, c'e' la differenza tra essere ed apparire, almeno per quelli che riescono a distinguerne la differenza :)
Oggi è venerdì 17; è stato un giorno bellissimo, l'unico che potrò vivere nella mia vita e che ho vissuto, così come vivo tutti i giorni da molti anni a questa parte... Come fosse l'ultimo...
In fondo il Potere della vita è molto semplice:
fare quello che si vuole, quando si vuole e facendolo, si rende se stessi e gli altri migliori...
...Un altro giorno in paradiso....
Anche se il nome deriva dal latino "Venĕris dies", giorno di Venere.
Poi il 17 che, sempre secondo la tradizione cristiana, è il giorno in cui cominciò il diluvio universale.
... Oggi è stato un bel giorno: ho imparato molte cose, ho respirato ancora aria, amato, vissuto...
Un giorno speciale, uno come quello che da parecchi anni, vivo tutti i giorni...
Ho imparato tanto anche da facebook oggi: ho imparato che Dio, così come i barbieri è inutile; perché i barbieri tagliano i capelli a chi già li ha corti e solo a chi va da loro...
Così allo stesso modo dio risolve i problemi solo a chi se li risolve da solo e solo se vai da lui.
Poi, ho scoperto che sono tutti felici, pieni di vita, tra un necrologio ed un altro; come fosse una gara a comunicare per la morte di qualcuno, come se fosse una cosa strana, come fossimo eterni.
Ho finalmente capito ciò che il mio maestro diceva: "Lasciate che i morti seppelliscano i propri morti"...
Ho imparato che è più importante il consenso degli altri, siano anch'essi falliti, che il reale "essere".
Ogni tanto, dimentico il mondo dove vivo e tutto mi sembra bello, tutto è bello!
Il mio lavoro consiste nell'offrire opportunità alle persone, opportunità di guadagno, di affari, di più vita... Così ad esempio, m'imbatto, anche se non posso esplicitarglielo, in salutisti (pieni di malattie), che mi spiegano tutte le teorie sui cibi.
(Io mangio e bevo in modo così sregolato, secondo loro, che dovrei essere morto da almeno un decennio :) ); mi imbatto in persone tristi, non realizzate, che mi spiegano tutte le teorie di vita, a volte, anche religiose.
Mi spiegano come educare figli, mentre i loro frequentano gli psicologi e spesso anche loro, in coppie che criticano il mio modo di fare, mentre passano la loro vita a preservare le apparenze.
In malati che mi spiegano come curarmi... In persone tristi che mi spiegano come fare per... , o come dovrei comportarmi o non comportarmi...
Vivo come loro non potranno mai neanche immaginare, eppure mi spiegate...
Ogni tanto, quando posso e soprattutto mi viene permesso, provo ad aiutare realmente qualcuno, senza dirglielo, ovviamente, solo per mio piacere, solo perché gli umani sono fatti così...
Mi piace la musica, il buon cibo, il mare, il sole, il rum, il cognac, l'Amore, l'anima delle cose, il caldo e il freddo, l'odore della legna che brucia, il buon vino, l'aria, la terra, i sigari e molte altre cose ...
Tre giorni fa, ero a Tenerife e durante un incontro di lavoro, una persona di cui mi fido, ha detto una frase, rivolgendosi alla persona che Amo, nel mentre facevamo colazione con un perfetto cappuccino:" A lui mancava un tassello ed è venuto a prenderselo..."
... Non ho detto nulla, ovviamente, ero lì per lavoro, in fondo, eppure quella frase, apparentemente buttata lì, era profondamente ispirata... Vera, reale... Già...
Centimetro dopo centimetro, idea dopo idea, passo dopo passo, giorno dopo giorno, così ho costruito la mia vita, così, sono andato a prendere proprio lei, dall'altra parte del mondo, dopo più di trent'anni.
Oggi non è più la bambina di allora, così come, non lo sono più io, ma io volevo quel buon cognac o rum, quello che ha bisogno di molti e molti anni per essere davvero buono...
Si, mi mancava quel tassello, in fondo, lavoro con quell'amico a Tenerife, perché non solo è il migliore ma, soprattutto perché è lì dove posso incontrarlo... Ogni volta ed ogni volta verifico... :)
Oggi è stata una bella giornata, a volte capita, che qualcuno/a un po' più "sveglio/a" mi chieda: "Ma tu da quanto tempo vivi così?" ... Sorrido... "Da un po' ", rispondo, di solito...
Certo, non è che non abbia faticato o che qualcuno mi abbia mai regalato qualcosa, anzi, ho guadagnato tutto, centimetro dopo centimetro, attimo dopo attimo, giorno dopo giorno...
Così come recitava in un film, un "perfetto" allenatore di football americano: "... Perché, quei centimetri, alla fine, faranno la differenza tra chi vince e chi perde, tra vivere o morire..."
Ogni giorno guadagno quei centimetri, ogni giorno imparo, così come ho imparato oggi...
Ho imparato che tra i proclami: "Oggi è un grande giorno... Oggi è un giorno grandioso, importante... ecc. ecc." e la sostanza di semplicemente essere, c'e' una sottile linea invisibile, c'e' la differenza tra essere ed apparire, almeno per quelli che riescono a distinguerne la differenza :)
Oggi è venerdì 17; è stato un giorno bellissimo, l'unico che potrò vivere nella mia vita e che ho vissuto, così come vivo tutti i giorni da molti anni a questa parte... Come fosse l'ultimo...
In fondo il Potere della vita è molto semplice:
fare quello che si vuole, quando si vuole e facendolo, si rende se stessi e gli altri migliori...
...Un altro giorno in paradiso....
Pubblicato da
Fabrizio Rinaldi
domenica 4 maggio 2014
Gli ottimisti vivono di più.
Gli ottimisti, vivono più a lungo; emerge da un recente studio, secondo il quale, vivono mediamente sette anni in più, rispetto agl'altri.
Ridere fa bene, pensare "positivo" fa bene.
Ma, cosa vuol dire, concretamente?
Quando le cose sembrano andare bene, l'ottimismo, non può che essere la naturale conseguenza.
Un po' più difficile esserlo, quando guardi tuo figlio, appena nato in un letto d'ospedale, non sapendo se vivrà; quando perdi il lavoro, quando le difficoltà della vita sembrano sopravanzarti.
Quando ti senti stanco, privo di energie; quando senti di non avere la forza di combattere ancora, senti vicino, la resa.
Allora l'ottimismo sembra così lontano e il vivere più a lungo, l'ultimo dei problemi.
Il carattere di un Uomo si misura dalla sua capacità di soffrire, da come affronta il dolore e la fatica.
In fondo, poi cos'è la fatica?
Forse il cuore o i polmoni che mai si fermano, faticano?
E' forse fatica, l'enorme sforzo, che compie un fiore per sbocciare?
Quella di un bimbo nel nascere?
Ci dimentichiamo di essere ottimisti, perché i problemi diventano protagonisti, eppure respiriamo, eppure, se alziamo lo sguardo, possiamo guardare l'orizzonte e più in alto, fino al cielo.
Con quelle sue sfumature di celeste e di blu, che spettacolo!
Possiamo sentire il calore del Sole, la pioggia, i profumi e la musica della vita, intorno a noi.
La vita, tanto forte, così immediata e scontata, che rischiamo persino, di non vederla più.
E allora è semplice essere ottimisti: basta ricordarsi dell'effetto rete, dei complessi, della macchina, degli stereotipi, delle morali, delle abitudini, e quasi in modo magico, eccolo lì, l'ottimismo, sembra guardarci, come a dirci: e allora? Ti eri dimenticato fossi qui?
E' così bella la vita, così bello vivere, che non essere ottimisti è quasi impossibile.
Ho fatto il pescatore, il meccanico, il bagnino, l'agente assicurativo, il promotore finanziario, sono stato in ospedale affianco a mio figlio appena nato, ho perso il lavoro varie volte, spesso, mi sono trovato nel non sapere quale strada prendere né cosa fare. Mi sono sentito perso, smarrito, impaurito, fino a provare quasi terrore. Ho passato notti insonne, perso nel non pensare. A non avere nemmeno i soldi per fare la spesa, sono stato imprenditore, ho avuto birrerie, bar, pizzerie. Ho fatto il cameriere, ho girato il mondo, ho amato molto, sofferto, vissuto.
Continuo a farlo...
Capisco la violenza negli stadi, la religione, le fedi, le morali, la pochezza, la disperazione e la rabbia, do valore al tempo.
Capisco la vita, mentre continuo a percorrerla scalzo.
Affronto le difficoltà, il dolore, mentre mi nutro di piacere...
Ho percorso migliaia di chilometri in moto, se voglio, posso guadare e vedere dentro le persone, fin quasi, a scorgerne l'anima.
Spesso, mi sono trovato nella condizione di volermi arrendere; non l'ho mai fatto.
Ho vissuto per strada e nelle stazioni, insieme a quelli che chiamano vagabondi, ho visto tante persone che amavo, morire in modo stupido.
Ho affrontato processi, ed avevo ragione...
Ho fatto così tante cose, che neanche più rammento.
Spesso abbraccio mio figlio di notte, quando sta con me e mi chiedo, se anche lui si troverà di fronte a ciò che ho affrontato io, ma soprattutto mi chiedo, il come lo affronterà...
Sono in debito con lui, un debito che non posso e non potrò pagare o forse no, forse debbo semplicemente, ancora capire molte cose, di questa strana vita.
Eppure a me interessa poco capirla, forse perché l'ho vissuta, forse perché cerco quel passaggio a nord-ovest, che mi fa anche paura.
Oggi, mi sembra tutto logico, quasi scontato...In questo granello, perso nel cosmo, che noi, chiamiamo Terra, dove l'essere umano, in modo invisibile, ha fatto la sua storia.
Come faccio a non essere ottimista, a non ridere, a non vivere!?
In fondo, quando Oscar Wilde scriveva: "Non prendere la vita troppo sul serio: comunque vada non ne uscirai vivo", si riferiva a questo, noo? :-)
...E credo, avesse ragione...
Ridere fa bene, pensare "positivo" fa bene.
Ma, cosa vuol dire, concretamente?
Quando le cose sembrano andare bene, l'ottimismo, non può che essere la naturale conseguenza.
Un po' più difficile esserlo, quando guardi tuo figlio, appena nato in un letto d'ospedale, non sapendo se vivrà; quando perdi il lavoro, quando le difficoltà della vita sembrano sopravanzarti.
Quando ti senti stanco, privo di energie; quando senti di non avere la forza di combattere ancora, senti vicino, la resa.
Allora l'ottimismo sembra così lontano e il vivere più a lungo, l'ultimo dei problemi.
Il carattere di un Uomo si misura dalla sua capacità di soffrire, da come affronta il dolore e la fatica.
In fondo, poi cos'è la fatica?
Forse il cuore o i polmoni che mai si fermano, faticano?
E' forse fatica, l'enorme sforzo, che compie un fiore per sbocciare?
Quella di un bimbo nel nascere?
Ci dimentichiamo di essere ottimisti, perché i problemi diventano protagonisti, eppure respiriamo, eppure, se alziamo lo sguardo, possiamo guardare l'orizzonte e più in alto, fino al cielo.
Con quelle sue sfumature di celeste e di blu, che spettacolo!
Possiamo sentire il calore del Sole, la pioggia, i profumi e la musica della vita, intorno a noi.
La vita, tanto forte, così immediata e scontata, che rischiamo persino, di non vederla più.
E allora è semplice essere ottimisti: basta ricordarsi dell'effetto rete, dei complessi, della macchina, degli stereotipi, delle morali, delle abitudini, e quasi in modo magico, eccolo lì, l'ottimismo, sembra guardarci, come a dirci: e allora? Ti eri dimenticato fossi qui?
E' così bella la vita, così bello vivere, che non essere ottimisti è quasi impossibile.
Ho fatto il pescatore, il meccanico, il bagnino, l'agente assicurativo, il promotore finanziario, sono stato in ospedale affianco a mio figlio appena nato, ho perso il lavoro varie volte, spesso, mi sono trovato nel non sapere quale strada prendere né cosa fare. Mi sono sentito perso, smarrito, impaurito, fino a provare quasi terrore. Ho passato notti insonne, perso nel non pensare. A non avere nemmeno i soldi per fare la spesa, sono stato imprenditore, ho avuto birrerie, bar, pizzerie. Ho fatto il cameriere, ho girato il mondo, ho amato molto, sofferto, vissuto.
Continuo a farlo...
Capisco la violenza negli stadi, la religione, le fedi, le morali, la pochezza, la disperazione e la rabbia, do valore al tempo.
Capisco la vita, mentre continuo a percorrerla scalzo.
Affronto le difficoltà, il dolore, mentre mi nutro di piacere...
Ho percorso migliaia di chilometri in moto, se voglio, posso guadare e vedere dentro le persone, fin quasi, a scorgerne l'anima.
Spesso, mi sono trovato nella condizione di volermi arrendere; non l'ho mai fatto.
Ho vissuto per strada e nelle stazioni, insieme a quelli che chiamano vagabondi, ho visto tante persone che amavo, morire in modo stupido.
Ho affrontato processi, ed avevo ragione...
Ho fatto così tante cose, che neanche più rammento.
Spesso abbraccio mio figlio di notte, quando sta con me e mi chiedo, se anche lui si troverà di fronte a ciò che ho affrontato io, ma soprattutto mi chiedo, il come lo affronterà...
Sono in debito con lui, un debito che non posso e non potrò pagare o forse no, forse debbo semplicemente, ancora capire molte cose, di questa strana vita.
Eppure a me interessa poco capirla, forse perché l'ho vissuta, forse perché cerco quel passaggio a nord-ovest, che mi fa anche paura.
Oggi, mi sembra tutto logico, quasi scontato...In questo granello, perso nel cosmo, che noi, chiamiamo Terra, dove l'essere umano, in modo invisibile, ha fatto la sua storia.
Come faccio a non essere ottimista, a non ridere, a non vivere!?
In fondo, quando Oscar Wilde scriveva: "Non prendere la vita troppo sul serio: comunque vada non ne uscirai vivo", si riferiva a questo, noo? :-)
...E credo, avesse ragione...
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Fabrizio Rinaldi
domenica 20 aprile 2014
Australia 2014
Un po' di attesa, in questo aeroporto.
Dopo tre ore di volo, sono ancora dalla parte opposta del mondo.
Sono luoghi così particolari gli aeroporti, un crocevia dove incontri: giovani, vecchi, persone in vacanza, persone al lavoro, persone tristi, disperate, felici; incontri persone con il giubbotto e in canottiera, con scarpe eleganti ed in ciabatte.
Incontri persone vestite con tuniche strane e turbanti, chi è da solo, chi con moglie, chi con più mogli.
Incontri bambini, che scoprono il mondo.
Poveri e ricchi, di ogni razza e credo, di ogni religione.
A volte sembra una convivenza stretta, altre volte, sembra, che abbiano un destino da condividere.
Chi ha paura, chi è eccitato, chi torna a casa e chi, la lascia per sempre.
Intanto, si susseguono gli annunci, in diverse lingue, per fortuna, non ne capisco nessuna.
Chi legge, chi scrive, chi guarda i monitor, parla o sta in silenzio.
Chi mangia o sta in fila in qualche beauty free od improbabile negozio di souvenirs.
Non ho mai visto, così tante persone diverse, senza nulla in comune, stare insieme, in uno stesso luogo, come in un aeroporto.
Eppure, anche qui, ognuno recita il proprio ruolo il proprio personaggio, sempre più incasellati, sempre più organizzati, simili a scimmiette ammaestrate.
Simili a come noi teniamo i polli in batteria: orari da rispettare, file da seguire, sempre meno sorrisi, sempre meno umanità.
...Certo, vivere fuori da quella gabbietta è difficile, fa paura.
Chi vive fuori da quella gabbietta, paga un prezzo, un prezzo, che ogni giorno decide ed è disposto a pagare.
Il prezzo di vivere, di essere liberi...
Collana di perle e ciabatte; ombrello e pantaloncini corti, qui è possibile vederli abbinati, sulla stessa persona.
Che luoghi particolari sono, gli aeroporti.
Abbiamo codificato tutto in modo preciso; essere, in modo semplice, liberi, è sempre più difficile.
Abbiamo codificato, anche, ciò che fa bene o male, mangiare;
abbiamo perso ogni criterio soggettivo, come macchine; abbiamo codificato anche le emozioni: paura, amore, gioia, ansia, felicità, angoscia.
Abbiamo codificato: come fare un programma televisivo, una pubblicità, un telegiornale.
Già dall'asilo, cominciamo ad insegnare, ed anche prima, come uniformarci, come essere tutti uguali.
Ci piace pensare di essere unici ed ovviamente, piace a tutti.
Anche in questo: tutti uguali.
Qualche modello, pochi schemi da seguire ed il gioco è fatto.
...E poi, cos'è giusto?
Chi crede in qualche religione e chi no, chi cerca il successo, il consenso e chi no; ma alla fine cosa cambia? C'è forse differenza? Un modello diverso, una camicia invece di una maglietta; un vestito diverso, su uomini, che non hanno più casa.
A volte, si corre il rischio di sentirsi soli... Poi, chiamano il tuo volo e... Riprendi la strada; respiri, sorridi e continui ad ascoltare, senza usare l'udito...
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Fabrizio Rinaldi
mercoledì 27 febbraio 2013
Semplicemente...Un copione!
Crediamo di pensare, di riflettere;
siamo convinti di avere idee proprie, a volte, persino riteniamo, di essere liberi.
Eppure, semplicemente guardando, con l'intero, che siamo;
si vede che tutto è codificato.
Passiamo molto tempo a scegliere: vestiti, scarpe, tutto ciò che compriamo e quando, poi, si osserva attorno, tutto, in realtà, è già stabilito, predefinito e predeterminato.
...Vari "tipi" di camminata, anch'essi abbinati al modello che quel giorno s'indossa, quel modo di guardare o di non guardare, quelle frasi da usare al telefono o quelle parole da utilizzare in caso servissero; il tutto senza esserci.
Un copione che in modo automatico si ripete, ognuno ha il suo od almeno crede di averlo.
Quei "quattro" pensieri, che ci ripetiamo ogni giorno, facendo finta di non accorgersi, che sono sempre gli stessi. Anche i soliti, campionati problemi, sono sempre uguali, immutabili. Quando si prova, se ci si prova, a riferirsi a se stessi, si è costretti a ricorrere a pensieri, anch'essi campionati. Quei pochi che si chiedono ancora: "Io chi sono?". Hanno bisogno di schemi, parole da dirsi. Si definisce anche l'anima, come se fosse altro da se stessi. Eppure, mi chiedo, chi davvero la senta; la sia.
Ed intanto la Vita scorre.
La cosa che intenerisce e fa sorridere, è che poi si abbia la presunzione di credere, di avere un'individualità, s'immagina di poter essere creativi, si sia convinti, addirittura, di vivere. Semplicemente si esiste, senza mai Essere.
Mi guardo intorno, anche ora, e vedo solo codici.
Le emozioni, la vita, sembrano scorrere, senza interagire, senza intercettare gli uomini, sembrano essere altro.
...C'è chi fuma, chi no; chi grida, chi no;
il manager impegnato; il senza tetto all'angolo della stazione; l'avvocato ed il prete; la donna che cammina sui tacchi, quella che la guarda, pensando al suo turno; il poliziotto ed il ladro. Ogni cosa, ogni ruolo è già previsto, in nessuno scorre vita, nessun sorriso, nessuna vera emozione, nessun reale progress.
Ombre insicure, che cercano gli sguardi di altre ombre: ombre che cercano conferme, in altre ombre.
Pensieri, poggiati sul nulla, che vorrebbero improbabili sicurezze. Sicurezze del niente.
Le sicurezze, le certezze, non esistono; sono anch'esse parte e frutto di quel mondo immaginifico che si ritiene reale e per il quale, ci si immola e si resta nel vuoto.
Ogni tanto, viene la tentazione di sentirsi soli, anche se ciò, non è possibile.
Ti godi quel calore della pancia, sai che tutto ciò che ti serve è già con te.
L'unica libertà che abbiamo, è esclusivamente quella di poter sbagliare la propria vita.
Amo quel calore, il vibrare in risonanza di quelle cellule, che mi legano al mondo reale, di cui sento, spesso, nostalgia.
A volte, si ha l'impressione, che la vita invii dei Saggi, dei veri leader; sembrano Esseri invincibili, eppure sono quelli disposti a pagare, e lo fanno, il prezzo più alto. Sono la vera provvidenza, stimolatori infiniti di Vita.
Vivono esclusivamente nella creatività, il copione, la macchina, non trovano nulla da poter "aggredire", non possono intercettarli; il loro sorriso sornione, sottolinea che la vita, che l'Essere è invincibile, perché ha già vinto, è già fuori dal gioco.
Qualcuno ha il desiderio di volerli cercare, di poterli incontrare, proprio in quel tratto di storia, che si ha il privilegio di poter condividere.
Sembrano non avere un passato, il loro sguardo è già nell'eterno, il seme che pongono, genera risultati, che vanno oltre le generazioni, la loro azione cambia il mondo.
Ho avuto la fortuna d'incontrare uno di questi Uomini; però, non è importante, che si sia tutti geni, scienziati od altro; l'unica cosa che davvero conta, è quella di realizzare il proprio pieno, il proprio progetto originario ed unico: piccolo o grande che sia, fuori da ogni copione, ovviamente!
siamo convinti di avere idee proprie, a volte, persino riteniamo, di essere liberi.
Eppure, semplicemente guardando, con l'intero, che siamo;
si vede che tutto è codificato.
Passiamo molto tempo a scegliere: vestiti, scarpe, tutto ciò che compriamo e quando, poi, si osserva attorno, tutto, in realtà, è già stabilito, predefinito e predeterminato.
...Vari "tipi" di camminata, anch'essi abbinati al modello che quel giorno s'indossa, quel modo di guardare o di non guardare, quelle frasi da usare al telefono o quelle parole da utilizzare in caso servissero; il tutto senza esserci.
Un copione che in modo automatico si ripete, ognuno ha il suo od almeno crede di averlo.
Quei "quattro" pensieri, che ci ripetiamo ogni giorno, facendo finta di non accorgersi, che sono sempre gli stessi. Anche i soliti, campionati problemi, sono sempre uguali, immutabili. Quando si prova, se ci si prova, a riferirsi a se stessi, si è costretti a ricorrere a pensieri, anch'essi campionati. Quei pochi che si chiedono ancora: "Io chi sono?". Hanno bisogno di schemi, parole da dirsi. Si definisce anche l'anima, come se fosse altro da se stessi. Eppure, mi chiedo, chi davvero la senta; la sia.
Ed intanto la Vita scorre.
La cosa che intenerisce e fa sorridere, è che poi si abbia la presunzione di credere, di avere un'individualità, s'immagina di poter essere creativi, si sia convinti, addirittura, di vivere. Semplicemente si esiste, senza mai Essere.
Mi guardo intorno, anche ora, e vedo solo codici.
Le emozioni, la vita, sembrano scorrere, senza interagire, senza intercettare gli uomini, sembrano essere altro.
...C'è chi fuma, chi no; chi grida, chi no;
il manager impegnato; il senza tetto all'angolo della stazione; l'avvocato ed il prete; la donna che cammina sui tacchi, quella che la guarda, pensando al suo turno; il poliziotto ed il ladro. Ogni cosa, ogni ruolo è già previsto, in nessuno scorre vita, nessun sorriso, nessuna vera emozione, nessun reale progress.
Ombre insicure, che cercano gli sguardi di altre ombre: ombre che cercano conferme, in altre ombre.
Pensieri, poggiati sul nulla, che vorrebbero improbabili sicurezze. Sicurezze del niente.
Le sicurezze, le certezze, non esistono; sono anch'esse parte e frutto di quel mondo immaginifico che si ritiene reale e per il quale, ci si immola e si resta nel vuoto.
Ogni tanto, viene la tentazione di sentirsi soli, anche se ciò, non è possibile.
Ti godi quel calore della pancia, sai che tutto ciò che ti serve è già con te.
L'unica libertà che abbiamo, è esclusivamente quella di poter sbagliare la propria vita.
Amo quel calore, il vibrare in risonanza di quelle cellule, che mi legano al mondo reale, di cui sento, spesso, nostalgia.
A volte, si ha l'impressione, che la vita invii dei Saggi, dei veri leader; sembrano Esseri invincibili, eppure sono quelli disposti a pagare, e lo fanno, il prezzo più alto. Sono la vera provvidenza, stimolatori infiniti di Vita.
Vivono esclusivamente nella creatività, il copione, la macchina, non trovano nulla da poter "aggredire", non possono intercettarli; il loro sorriso sornione, sottolinea che la vita, che l'Essere è invincibile, perché ha già vinto, è già fuori dal gioco.
Qualcuno ha il desiderio di volerli cercare, di poterli incontrare, proprio in quel tratto di storia, che si ha il privilegio di poter condividere.
Sembrano non avere un passato, il loro sguardo è già nell'eterno, il seme che pongono, genera risultati, che vanno oltre le generazioni, la loro azione cambia il mondo.
Ho avuto la fortuna d'incontrare uno di questi Uomini; però, non è importante, che si sia tutti geni, scienziati od altro; l'unica cosa che davvero conta, è quella di realizzare il proprio pieno, il proprio progetto originario ed unico: piccolo o grande che sia, fuori da ogni copione, ovviamente!
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Fabrizio Rinaldi
venerdì 29 giugno 2012
Un' amica, una semplice fotografia.

Posso indossarne una od un'altra, cambio immagini nella testa, come diapositive proiettate sullo schermo.
Ognuna di queste profonde emozioni, mi toccano, mi variano; eppure posso giocarci, eppure posso fermarle, semplicemente.
Possibile che sia tutto qui?
Corriamo dietro ad una vita fatta d'immagini, corriamo dietro ad un mondo che esiste solo nella nostra testa.
Seguiamo concetti, ideali, come la libertà, l'amore, semplicemente rincorrendo pensieri, idee, che la nostra testa proietta come fossero diapositive.
Ci atteniamo per tutta la vita ad un film, di cui già conosciamo lo svolgimento e la fine.
Possibile che sia tutto qui?
Perché tra tutti i possibili film, scegliamo proprio quello, ne scegliamo proprio uno.
Ogni persona che incontro sa spiegarmi tutto, cos'e' giusto, cosa non lo è, sanno darmi ogni consiglio, perché allora non sono felici?
Perché ognuno si lamenta, recrimina, persino accusa (a volte), ma non cambia nulla delle proprie scelte.
Perché quando fermo ogni immagine, non sento nessuna emozione e se in questa esistenza, le emozioni debbono passare attraverso immagini, come posso fidarmi di queste?
"...Intendevo che non hai la più pallida idea di nulla in realtà di quello che veramente sono..."
Siamo così distanti da noi stessi, così sovrastrutturati; che anche quando nel nostro più profondo intimo, cerchiamo di autodefinirci, o vorremmo raccoglierci nella nostra stessa essenza; non solo tutto ciò si riduce a qualche concetto, a qualche idea, ma siamo persino necessitati a farlo attraverso pensieri ridotti in parole. Obbligati a ricorrere a pensieri espressi tramite il linguaggio, che abbiamo imparato, metabolizzato. Non siamo più in grado di percepire semplicemente la nostra essenza, oltre ogni pensiero, oltre ogni idea; semplicemente essere.
Cosa veramente sei?
Tutte le nostre esperienze, tutte le emozioni che abbiamo vissuto, hanno contribuito; insieme al nostro potenziale, alle nostre scelte a divenire ciò che siamo ora, però non siamo la somma delle nostre esperienze, del nostro vissuto.
Sei ciò che tua madre non ha vissuto, ma che avrebbe voluto...
Sei ogni scelta che hai fatto...
Sei tutto lo spazio che senti mancarti, perché quello spazio è dove tu esisti...
Sei le paure che hai quando ti fermi a pensare...
Sei il tempo che passa, la vita che vivi e che non sempre ti appartiene...
Sei l'alba che guardi, mentre corri lontano...
Sei le tigri che fuggi, sei l'anima che cerca il contatto...
Sei la direzione che scegli quando credi di capire...
Sei lava incandescente, subito sotto quel velo di cenere...
Sei l'orgoglio che quasi mai abbandoni...
Sei i doveri che credevi di avere, che ti hanno legata, così nel profondo che nessuna distanza potrà separartene...
Sei la bambina che si bagna le scarpe quando va sulla spiaggia...
Sei la donna scaltra che mai piega lo sguardo...
Sei ciò che senti e che provi quando, sulla sabbia, cammini scalza...
Sei quegl'intimi pensieri a cui ancora sorridi...
Sei la gioia che provi, la forza che senti e che hai...
Sei l'anima che ancora cerca la strada...
Si è vero; non so nulla di ciò che veramente sei, ma serve saperlo?
Credo di no.
Quando incontri quel punto,
non c'e' tempo, non c'e' spazio,
se lo sapessi dovrei scordarlo,
se avessi pensieri dovrei fermarli.
Dove non c'è: migliore, né bianco, né buono,
perché ogni punto di riferimento è solo semplice presunzione.
Il mondo non è poi così grande.
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Fabrizio Rinaldi
martedì 28 febbraio 2012
Quattro mesi.
"Oggi scrivo per me...e per pochi amici"
ORA
Questa notte...
Fino a che punto ci si può spingere, fino a che punto... Cerco di mettere in discussione me stesso ogni giorno, metto in discussione anche il fatto che davvero mi metta in discussione. Ho deciso, ormai da oltre un anno, di sposare un progetto, di realizzare un sogno.
...Così approfittando di una grossa difficoltà, ho deciso di mettermi da parte, ho lasciato il timone, perché ciò che metto maggiormente in discussione è il Capitano e questa volta il capitano ero io.
Ho lasciato il timone...mi sono messo a guardare, ciò che i miei amici, i miei compagni avrebbero fatto, avrei voluto contribuire ai loro progressi da un altro punto di vista; questa volta.
Avrei voluto godermi l'avvicinamento, il piacere di vederli procedere, ed io con loro, veloci con un leader migliore di me.
Finalmente; avrei avuto solo le responsabilità mie, finalmente avrei lasciato l'enorme responsabilità della nave e come equipaggio mi sarei goduto maggiormente il mare.
Il piacere più grande, quello sommo, per un leader è quello di far diventare leader gli altri. Credo che sia uno dei Piaceri della vita, per i Signori della vita!
...Sono passati due mesi dei sei della prova d'appello, mancano quattro mesi alla data inderogabile, ho remato con loro come equipaggio; ho visto venir fuori i loro aspetti migliori, gli ho visti futuri leader e sono stato bene; ho riso e giocato, di nuovo il mio essere giocoso è emerso...
Questa notte...
Ma ogni leader conosce la notte!
E questa notte; ho ripreso il timone, quattro mesi sono pochi e dopo aver avuto oltre un anno a disposizione, la responsabilità della vittoria deve essere la mia; non posso gravare i miei amici, i miei compagni di questo.
Sono sicuro che sarebbero arrivati a meta, ma quattro mesi sono pochi...
Ogni gruppo ha le sue dinamiche, crea le sue dinamiche...quattro mesi...questa notte.
Basta giocare, entrerò nelle dinamiche e le cambierò o queste vinceranno!
Basta far finta di non vedere...di non capire...di giocare.
Ora voglio vincere, ora voglio vincere con loro.
Questa notte, di nuovo mi godo le responsabilità, non ho scelta, non sono libero.
Non posso non vincere, se perdo io, perdiamo noi...se perdiamo noi, perdo io.
Di nuovo al timone...mi godo il viaggio...mi godo il mare...
Quattro mesi.
ORA
Questa notte...
Fino a che punto ci si può spingere, fino a che punto... Cerco di mettere in discussione me stesso ogni giorno, metto in discussione anche il fatto che davvero mi metta in discussione. Ho deciso, ormai da oltre un anno, di sposare un progetto, di realizzare un sogno.
...Così approfittando di una grossa difficoltà, ho deciso di mettermi da parte, ho lasciato il timone, perché ciò che metto maggiormente in discussione è il Capitano e questa volta il capitano ero io.
Ho lasciato il timone...mi sono messo a guardare, ciò che i miei amici, i miei compagni avrebbero fatto, avrei voluto contribuire ai loro progressi da un altro punto di vista; questa volta.
Avrei voluto godermi l'avvicinamento, il piacere di vederli procedere, ed io con loro, veloci con un leader migliore di me.
Finalmente; avrei avuto solo le responsabilità mie, finalmente avrei lasciato l'enorme responsabilità della nave e come equipaggio mi sarei goduto maggiormente il mare.
Il piacere più grande, quello sommo, per un leader è quello di far diventare leader gli altri. Credo che sia uno dei Piaceri della vita, per i Signori della vita!
...Sono passati due mesi dei sei della prova d'appello, mancano quattro mesi alla data inderogabile, ho remato con loro come equipaggio; ho visto venir fuori i loro aspetti migliori, gli ho visti futuri leader e sono stato bene; ho riso e giocato, di nuovo il mio essere giocoso è emerso...
Questa notte...
Ma ogni leader conosce la notte!
E questa notte; ho ripreso il timone, quattro mesi sono pochi e dopo aver avuto oltre un anno a disposizione, la responsabilità della vittoria deve essere la mia; non posso gravare i miei amici, i miei compagni di questo.
Sono sicuro che sarebbero arrivati a meta, ma quattro mesi sono pochi...
Ogni gruppo ha le sue dinamiche, crea le sue dinamiche...quattro mesi...questa notte.
Basta giocare, entrerò nelle dinamiche e le cambierò o queste vinceranno!
Basta far finta di non vedere...di non capire...di giocare.
Ora voglio vincere, ora voglio vincere con loro.
Questa notte, di nuovo mi godo le responsabilità, non ho scelta, non sono libero.
Non posso non vincere, se perdo io, perdiamo noi...se perdiamo noi, perdo io.
Di nuovo al timone...mi godo il viaggio...mi godo il mare...
Quattro mesi.
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Fabrizio Rinaldi
giovedì 5 maggio 2011
Buona giornata!
Facciamo di tutto per rendere brutto ciò che in realtà è meraviglioso, forse, senza rendercene conto ci impegniamo a rovinare un disegno perfetto; la nostra vita!
Abbiamo la possibilità di godere ogni respiro, di traguardare emozioni ed orizzonti infiniti, eppure sprechiamo la nostra unica esistenza.
E' come se avessimo uno di quei cannocchiali con cui si giocava da bambini, nei quali si vedevano sempre gli stessi finti panorami.
Siamo settati sul negativo; con i colleghi, con gli amici, con i familiari, con il nostro amore, con tutti, ma soprattutto con chi ci sta più vicino; siamo preorientati, sempre pronti a notare e criticare tutti gli aspetti negativi.
Errori, atteggiamenti, frasi, e più in generale tutto ciò che ci colpisce in negativo. Eppure sono sicuro che quelle stesse persone hanno tanti aspetti positivi, belli, probabilmente questi in misura superiore delle cose che notiamo.
Magari sono persone generose, a volte ci sono state accanto quando non lo meritavamo, forse ci hanno accettato come nessun altro avrebbe fatto, ci hanno teso la mano quando ne avevamo bisogno; eppure tutto ciò non lo notiamo, non lo apprezziamo.
Trasformiamo ciò che potrebbe essere il paradiso, in un inferno.
Siamo tutti professori su ciò che va fatto e su come farlo; la teoria, le idee sono ottime, addirittura eccezionali eppure la nostra vita non funziona. Funziona nel senso concreto e pragmatico del termine. Invece malgrado tutti gli insuccessi che si sono collezionati , insistiamo a guardare nello stesso cannocchiale.
E' interessante ascoltare tutte le giustificazioni che si è in grado di produrre, l'importante è salvare il cannocchiale pur di non mettere in discussione se stessi, i propri modelli.
Ho incontrato persone che conoscono tutta la teoria della felicità, della famiglia, della vita, di ciò che a loro farebbe star bene, eppure queste persone non solo non avevano una vita realizzata, magari con uno o più matrimoni falliti alle spalle, ma non avevano neanche la propria orgogliosa forza.
Persone carenti di propria intrinseca sicurezza, che pretendono infantilmente di trovarla fuori di se dedicando tempo e risorse a questo, magari cercandola, per non dire pretenderla, dal proprio compagno/a. Dimenticando o per meglio dire non sapendo cosa sia l'amore, quanta bellezza ci sia in una giornata riuscita, in una vita riuscita.
Eppure testardamente continuano a guardare il mondo attraverso quel cannocchiale ed ogni tentativo di comunicargli la possibilità che esiste un altro mondo, se solo togliessero quel giocattolo da davanti agli occhi è del tutto vano, quasi incomunicabile.
E' meglio giustificare con i ragionamenti più arditi tutti gli errori fatti, che provare a mettersi sul serio in discussione, eppure la vita sarebbe davvero meravigliosa, se solo si smettesse di seguire un modello non funzionale e che comunque difendiamo.
Bisognerebbe essere semplici e cominciare ad imparare da noi stessi guardando in modo obiettivo e reale le cose, avere il coraggio di farlo; di guardarsi allo specchio e chiedersi: come mai ho costruito così la mia vita fino ad oggi?
Invece è sempre colpa della sorte, dei problemi, degli altri, di tutte le cose che non vanno bene delle persone che ci sono vicine, e quindi chiediamo a loro di cambiare. Che tristezza! Siccome il nostro modello mentale di fatto, non funziona, lo vogliamo trasmettere in chi diciamo di amare; e poi ci lamentiamo che non siamo felici, ma io mi chiedo come potremmo esserlo.
La felicità si costruisce con intelligenza, dopo aver trovato il modo funzionale di se stessi.
C'e' un ordine di natura perfetto, non ci sono altri modelli, e se non ci sincronizziamo ad esso non avremo mai l'armonia e la serenità che cerchiamo; eppure con presunzione infantile ci ostiniamo a voler seguire i nostri schemi, ciò che pensiamo ci renderà felici.
Senza quell'umiltà che sarebbe necessaria per vedere che i nostri schemi, le nostre convinzioni, ci hanno portato solo errori e vita mediocre.
Ci ostiniamo a voler adattare l'universo al nostro modo di vedere e conosciamo per questo paura e disperazione; la pace, la felicità sono tranquillamente previste nell'ordine di natura, ma noi preferiamo pedissequamente seguire le nostre idee sbagliate e per queste scegliamo di esistere senza vivere.
Ci ostiniamo a cercare la felicità dove non la troveremo mai, ci ostiniamo a volere delle cose che non ci daranno mai la profonda pace, semplicemente perché l'ordine della natura non le prevede.
La vita, la natura è semplice; e dovremmo avere l'umiltà e l'intelligenza di revisionare la nostra razionalità verificando ogni nostro pensiero, ogni nostra convinzione; in sostanza dobbiamo ritrovare noi stessi.
Tutti parlano, teorizzano, spiegano, raccontano eppure la loro stessa vita non funziona, vuoto a vuoto, senza fine.
Abbiamo un unico punto che conta, un unico possibile punto di aggancio al reale, un unica possibilità; noi stessi, ma è l'ultima cosa che ci preoccupiamo di verificare, se mai lo faremo.
Certo la natura, l'universo continua la sua eterna tranquilla semovenza, in armonia, con se stessa, di certo non si preoccupa per noi, che tra un secondo o meno saremo scomparsi.
Per noi che vorremmo adattare l'eterno gioco perfetto, alla nostra temporanea e provvisoria infantile presunzione.
Ho scritto queste poche righe sapendo già che quando saranno lette sarà facile la critica, che tutti i punti negativi saranno esaltati, ho scritto queste poche righe pensando ad una persona che vorrei vedere felice, e che quando le leggerà avrà molte e più importanti argomentazioni per continuare a guardare in quel cannocchiale di plastica, ma io posso fare solo una cosa per lei: continuare ad essere felice a cercare di essere coincidente con quell'ordine di natura che già esiste, non posso che continuare a realizzare me stesso e magari un giorno in quel cielo vedrò volare qualcun altro.
Buona giornata!
Abbiamo la possibilità di godere ogni respiro, di traguardare emozioni ed orizzonti infiniti, eppure sprechiamo la nostra unica esistenza.
E' come se avessimo uno di quei cannocchiali con cui si giocava da bambini, nei quali si vedevano sempre gli stessi finti panorami.
Siamo settati sul negativo; con i colleghi, con gli amici, con i familiari, con il nostro amore, con tutti, ma soprattutto con chi ci sta più vicino; siamo preorientati, sempre pronti a notare e criticare tutti gli aspetti negativi.
Errori, atteggiamenti, frasi, e più in generale tutto ciò che ci colpisce in negativo. Eppure sono sicuro che quelle stesse persone hanno tanti aspetti positivi, belli, probabilmente questi in misura superiore delle cose che notiamo.
Magari sono persone generose, a volte ci sono state accanto quando non lo meritavamo, forse ci hanno accettato come nessun altro avrebbe fatto, ci hanno teso la mano quando ne avevamo bisogno; eppure tutto ciò non lo notiamo, non lo apprezziamo.
Trasformiamo ciò che potrebbe essere il paradiso, in un inferno.
Siamo tutti professori su ciò che va fatto e su come farlo; la teoria, le idee sono ottime, addirittura eccezionali eppure la nostra vita non funziona. Funziona nel senso concreto e pragmatico del termine. Invece malgrado tutti gli insuccessi che si sono collezionati , insistiamo a guardare nello stesso cannocchiale.
E' interessante ascoltare tutte le giustificazioni che si è in grado di produrre, l'importante è salvare il cannocchiale pur di non mettere in discussione se stessi, i propri modelli.
Ho incontrato persone che conoscono tutta la teoria della felicità, della famiglia, della vita, di ciò che a loro farebbe star bene, eppure queste persone non solo non avevano una vita realizzata, magari con uno o più matrimoni falliti alle spalle, ma non avevano neanche la propria orgogliosa forza.
Persone carenti di propria intrinseca sicurezza, che pretendono infantilmente di trovarla fuori di se dedicando tempo e risorse a questo, magari cercandola, per non dire pretenderla, dal proprio compagno/a. Dimenticando o per meglio dire non sapendo cosa sia l'amore, quanta bellezza ci sia in una giornata riuscita, in una vita riuscita.
Eppure testardamente continuano a guardare il mondo attraverso quel cannocchiale ed ogni tentativo di comunicargli la possibilità che esiste un altro mondo, se solo togliessero quel giocattolo da davanti agli occhi è del tutto vano, quasi incomunicabile.
E' meglio giustificare con i ragionamenti più arditi tutti gli errori fatti, che provare a mettersi sul serio in discussione, eppure la vita sarebbe davvero meravigliosa, se solo si smettesse di seguire un modello non funzionale e che comunque difendiamo.
Bisognerebbe essere semplici e cominciare ad imparare da noi stessi guardando in modo obiettivo e reale le cose, avere il coraggio di farlo; di guardarsi allo specchio e chiedersi: come mai ho costruito così la mia vita fino ad oggi?
Invece è sempre colpa della sorte, dei problemi, degli altri, di tutte le cose che non vanno bene delle persone che ci sono vicine, e quindi chiediamo a loro di cambiare. Che tristezza! Siccome il nostro modello mentale di fatto, non funziona, lo vogliamo trasmettere in chi diciamo di amare; e poi ci lamentiamo che non siamo felici, ma io mi chiedo come potremmo esserlo.
La felicità si costruisce con intelligenza, dopo aver trovato il modo funzionale di se stessi.
C'e' un ordine di natura perfetto, non ci sono altri modelli, e se non ci sincronizziamo ad esso non avremo mai l'armonia e la serenità che cerchiamo; eppure con presunzione infantile ci ostiniamo a voler seguire i nostri schemi, ciò che pensiamo ci renderà felici.
Senza quell'umiltà che sarebbe necessaria per vedere che i nostri schemi, le nostre convinzioni, ci hanno portato solo errori e vita mediocre.
Ci ostiniamo a voler adattare l'universo al nostro modo di vedere e conosciamo per questo paura e disperazione; la pace, la felicità sono tranquillamente previste nell'ordine di natura, ma noi preferiamo pedissequamente seguire le nostre idee sbagliate e per queste scegliamo di esistere senza vivere.
Ci ostiniamo a cercare la felicità dove non la troveremo mai, ci ostiniamo a volere delle cose che non ci daranno mai la profonda pace, semplicemente perché l'ordine della natura non le prevede.
La vita, la natura è semplice; e dovremmo avere l'umiltà e l'intelligenza di revisionare la nostra razionalità verificando ogni nostro pensiero, ogni nostra convinzione; in sostanza dobbiamo ritrovare noi stessi.
Tutti parlano, teorizzano, spiegano, raccontano eppure la loro stessa vita non funziona, vuoto a vuoto, senza fine.
Abbiamo un unico punto che conta, un unico possibile punto di aggancio al reale, un unica possibilità; noi stessi, ma è l'ultima cosa che ci preoccupiamo di verificare, se mai lo faremo.
Certo la natura, l'universo continua la sua eterna tranquilla semovenza, in armonia, con se stessa, di certo non si preoccupa per noi, che tra un secondo o meno saremo scomparsi.
Per noi che vorremmo adattare l'eterno gioco perfetto, alla nostra temporanea e provvisoria infantile presunzione.
Ho scritto queste poche righe sapendo già che quando saranno lette sarà facile la critica, che tutti i punti negativi saranno esaltati, ho scritto queste poche righe pensando ad una persona che vorrei vedere felice, e che quando le leggerà avrà molte e più importanti argomentazioni per continuare a guardare in quel cannocchiale di plastica, ma io posso fare solo una cosa per lei: continuare ad essere felice a cercare di essere coincidente con quell'ordine di natura che già esiste, non posso che continuare a realizzare me stesso e magari un giorno in quel cielo vedrò volare qualcun altro.
Buona giornata!
Pubblicato da
Fabrizio Rinaldi
lunedì 25 aprile 2011
Il momento della verità
Ad un certo punto ti accorgi che la vita è passata, una mattina ti svegli e ti chiedi se davvero ne sei stato degno, ti domandi se hai davvero realizzato il tuo potenziale.
Tutta la nostra libertà consiste in questo: realizzare il nostro potenziale oppure no.
Non ci sono altre libertà possibili in questo pianeta, in questo tempo, in questo gioco. Certo ho molta tenerezza di me stesso, quando molto giovane, credevo che essere liberi consisteva nel poter fare ciò che volevi, quando volevi; magari anche in modo trasgressivo. Ma ogni tempo ha le sue regole, i suoi costumi, le sue morali, le sue trasgressioni.
Quanta tenerezza nel capire che non serve rompere o trasgredire, perché anche questo è un comportamento previsto; l'unico sistema è quello di rispettarle tutte, ma renderle relative ed ininfluenti per noi, dentro di noi.
Ma questo non risponde alla domanda. La risposta è semplice: certo che no.
C'e' un momento, per tutti, nella vita o meglio, alla fine della vita, che mi piace definire "Il momento della verità".
Prima o poi lo affronteremo tutti.
Alla fine del gioco quando avrai speso, dissipato tutte le infinite possibilità che hai avuto e non puoi averne più neanche una, cosa dirai a te stesso?
Domani è un altro giorno? No i giorni sono finiti, caro amico.
Quando pochi respiri ti separano da quel momento, forse, vorrai tornare indietro e chissà forse saresti una persona diversa; forse non saresti capace di odio, forse sorrideresti a tutti, forse apprezzeresti ogni respiro, ogni giornata di sole o di pioggia; ma indietro non puoi tornare e non puoi andare neanche avanti.
Sei solo, è il tuo momento della verità. Solo con te stesso, avrai la consapevolezza di aver vinto o sprecato questa vita o anche solo qualche giorno di essa.
Da diverso tempo non sono più capace di provare rancore, odio per nessuno; neanche di chi si approfitta di me e mi rendo conto che non è difficile.
Ho cominciato a far fatica a capire come possa nelle persone esistere cattiveria o senso di vendetta, comincio a non ricordare più il tempo in cui anche in me albergavano queste emozioni.
Ricordo un saggio, che quando parlava di quel momento lo descriveva con una similitudine:
"E' come quando arrivi all'orgasmo dopo aver fatto l'amore."
Il punto è che se non hai realizzato il tuo potenziale, quel momento è dannazione eterna.
Tutto qui!
L'unica libertà che abbiamo è questa.
Non pensarci, far finta di essere immortali, non ci farà evitare il nostro momento della verità.
Come ci arriveremo dipenderà da ciò che avremo fatto ogni giorno, da come avremo vissuto, se saremo stati capaci di realizzare il nostro potenziale, di riempire il nostro bicchiere.
Certo non mi riferisco a tutti, ma solo a quelle persone che non demandano la propria intelligenza, la propria responsabilità fuori di se; a quelle persone a cui cose come la speranza , la fede, la provvidenza, non solo non bastano, ma fanno sorridere.
Mi rendo conto che sono strumenti necessari, ma non per tutti.
Sarebbe bello che ci fosse sempre qualcuno che pensa a noi, ma si cresce. Il bambino non ha più bisogno dei genitori e grazie a questo comincia a scrivere la propria storia.
Arrivare al nostro momento della verità con il desiderio di due amanti, con la consapevolezza di aver dato storia ad ogni possibile proprio potenziale, di aver reso la propria vita un capolavoro è impegno costante.
E' poter rispondere a questa domanda: "Se oggi fosse stato il tuo ultimo mese, il tuo ultimo giorno di vita, cosa avresti fatto?"
In questo modo: "Quello che ho fatto!"
Ogni giorno.
Alla fine di ogni alibi, alla fine di ogni possibile, alla fine di ogni scusa: saprai chi davvero sei stato, chi davvero Sei!
Il momento della verità, ci aspetta, ci vuole: paradiso o inferno; è nelle nostre mani.
Tutta la nostra libertà consiste in questo: realizzare il nostro potenziale oppure no.
Non ci sono altre libertà possibili in questo pianeta, in questo tempo, in questo gioco. Certo ho molta tenerezza di me stesso, quando molto giovane, credevo che essere liberi consisteva nel poter fare ciò che volevi, quando volevi; magari anche in modo trasgressivo. Ma ogni tempo ha le sue regole, i suoi costumi, le sue morali, le sue trasgressioni.
Quanta tenerezza nel capire che non serve rompere o trasgredire, perché anche questo è un comportamento previsto; l'unico sistema è quello di rispettarle tutte, ma renderle relative ed ininfluenti per noi, dentro di noi.
Ma questo non risponde alla domanda. La risposta è semplice: certo che no.
C'e' un momento, per tutti, nella vita o meglio, alla fine della vita, che mi piace definire "Il momento della verità".
Prima o poi lo affronteremo tutti.
Alla fine del gioco quando avrai speso, dissipato tutte le infinite possibilità che hai avuto e non puoi averne più neanche una, cosa dirai a te stesso?
Domani è un altro giorno? No i giorni sono finiti, caro amico.
Quando pochi respiri ti separano da quel momento, forse, vorrai tornare indietro e chissà forse saresti una persona diversa; forse non saresti capace di odio, forse sorrideresti a tutti, forse apprezzeresti ogni respiro, ogni giornata di sole o di pioggia; ma indietro non puoi tornare e non puoi andare neanche avanti.
Sei solo, è il tuo momento della verità. Solo con te stesso, avrai la consapevolezza di aver vinto o sprecato questa vita o anche solo qualche giorno di essa.
Da diverso tempo non sono più capace di provare rancore, odio per nessuno; neanche di chi si approfitta di me e mi rendo conto che non è difficile.
Ho cominciato a far fatica a capire come possa nelle persone esistere cattiveria o senso di vendetta, comincio a non ricordare più il tempo in cui anche in me albergavano queste emozioni.
Ricordo un saggio, che quando parlava di quel momento lo descriveva con una similitudine:
"E' come quando arrivi all'orgasmo dopo aver fatto l'amore."
Il punto è che se non hai realizzato il tuo potenziale, quel momento è dannazione eterna.
Tutto qui!
L'unica libertà che abbiamo è questa.
Non pensarci, far finta di essere immortali, non ci farà evitare il nostro momento della verità.
Come ci arriveremo dipenderà da ciò che avremo fatto ogni giorno, da come avremo vissuto, se saremo stati capaci di realizzare il nostro potenziale, di riempire il nostro bicchiere.
Certo non mi riferisco a tutti, ma solo a quelle persone che non demandano la propria intelligenza, la propria responsabilità fuori di se; a quelle persone a cui cose come la speranza , la fede, la provvidenza, non solo non bastano, ma fanno sorridere.
Mi rendo conto che sono strumenti necessari, ma non per tutti.
Sarebbe bello che ci fosse sempre qualcuno che pensa a noi, ma si cresce. Il bambino non ha più bisogno dei genitori e grazie a questo comincia a scrivere la propria storia.
Arrivare al nostro momento della verità con il desiderio di due amanti, con la consapevolezza di aver dato storia ad ogni possibile proprio potenziale, di aver reso la propria vita un capolavoro è impegno costante.
E' poter rispondere a questa domanda: "Se oggi fosse stato il tuo ultimo mese, il tuo ultimo giorno di vita, cosa avresti fatto?"
In questo modo: "Quello che ho fatto!"
Ogni giorno.
Alla fine di ogni alibi, alla fine di ogni possibile, alla fine di ogni scusa: saprai chi davvero sei stato, chi davvero Sei!
Il momento della verità, ci aspetta, ci vuole: paradiso o inferno; è nelle nostre mani.
Pubblicato da
Fabrizio Rinaldi
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