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venerdì 9 settembre 2022

settembre del 2022 giorno 8 - Nel mezzo del guado

 

L'uomo così piccolo, pressoché invisibile su questo microscopico granello di sabbia che ha chiamato Terra, in una delle infinite galassie, in qualche remoto angolo di universo, s'impone fiero, volgendo lo sguardo verso l'ignoto, come a dirgli: "eccomi, non ti temo, anzi, ti vengo a cercare" e così si compie l'eterno gioco del rientro.

Soli, affrontiamo sfide apparentemente improbe e nel far questo, a volte, troviamo persino l'Amore, arriviamo a cogliere l'essenza, fino in fondo nell'ultimo di noi stessi... E poi qualche mente illuminata, col proprio esempio, ti aiuta a compiere ciò, che definisco: "Il grande salto".

La mente, anche la più arguta ed allenata non può; per propria natura e concezione, cogliere o davvero comprendere l'Essenza.

Spesso si perde, mi perdo... Spesso...

Il coraggio, sovente, diviene imperizia e probabilmente il coraggio proprio non c'entra.

Almeno con quel tipo di coraggio che ti fa affrontare il mare con scarsi mezzi, che ti porta verso l'ignoto, che ti permette di abbandonare tutto il conosciuto verso l'inesplorato.

Probabilmente è proprio l'indole umana, quella che dalle caverne, lo ha portato sulla luna o quel "viaggio dei viaggi" che particolari pensatori o illuminati, hanno intrapreso all'interno di se stessi.

Dopo tanto tempo, sono tornato qui, su questo piccolo blog, come amo definirlo; qui c'è l'esposto del mio primo cervello, quello della pancia... Ero ferito, sono ferito; pagavo, pago il prezzo dei miei errori e la macchina così potente aveva ripreso il controllo.

Chissà quale mia presunzione mi aveva illuso di poterla "controllare" e così, utilizzando anche questa fallace idea, mi aveva costretto all'angolo, spalle al muro e più cercavo di opporre forza e consapevolezza, più vantaggio questa ne traeva...

Porto nel fisico lividi e concreti dolori di questa inutile battaglia, dagli esiti scontati.

Non è stato sufficiente razionalizzare ed ammettere lo sbaglio,
non è stato sufficiente pagarne il prezzo in dolore e sofferenza,
in termini economici, di tempo e di vita,

come un mostro insaziabile mai pago del proprio appetito.

Così come la nostalgia di momenti fantastici, ormai andati, ti rincorre, nel mentre la vita inevitabilmente va avanti, come siamo è già come eravamo... 

La paura ed il dolore dell'ultimo "gioco" sbagliato mi fanno ancora compagnia... Mi sorprende, quasi impreparato, un potenziale nuovo; inaspettate e rotonde emozioni si sovrappongono, come onde del mare, lavano e coprono via le precedenti.

Nel mezzo del guado, quando è ormai tardi per tornare indietro e andare avanti è ancora troppo difficile.

Del resto di ogni viaggio e di ogni cosa, esiste solo una certezza, un giorno avranno fine...

Ho vissuto così tante esperienze, che una vita sembra poca per contenerle tutte e la frase finale di un vecchio film, riecheggia dentro di me:

"... È dura staccarsene, vero?... Beh, questa è la vita!"


domenica 19 novembre 2017

Quei tempi sono lontani...

C'era un tempo in cui, quando qualcuno decideva di parlare, lo faceva in quanto poteva farlo: per autorevolezza, per intelligenza, per storia e prassi dimostrata.

Si poteva percepire, lo "spessore" il carisma di quell'Uomo, che aveva "autorità", che aveva guadagnato il diritto a "dire".

Quando un Uomo decideva di parlare, diceva sempre, riusciva a fare realtà in qualche attento uditore, che per caso o per merito si fosse trovato lì ad ascoltarlo.

Era il tempo in cui c'erano doveri, responsabilità, sacrificio e determinazione.

Ma quei tempi sono lontani... 

Si parla per parlare, senza dire nulla, se non qualche parola retta da luoghi comuni e facili tentativi di rubare ancora emozioni.

In televisione, sui social, al bar, in ogni luogo, solo vuote parole, frasi che non portano dinamiche vitali, semplice cifrato computer.

Luoghi comuni: i giornalisti in tv si preoccupano solo di quale audience avranno e di quale figura abbiano fatto, sui social quanti like riceveranno per gli "alti" concetti espressi; non c'è nessuna novità, nessuno spazio bianco dove ritrovare casa, dove trovare l'entusiasmo della vita.

Ci s'interroga su quali siano stati i problemi della nazionale di calcio, ad esempio, chi abbia sbagliato, perché e come, poi tutta la solita serie di stereotipi: rifondare il calcio italiano, dimissioni, troppi soldi, ecc.

Qualche tempo fa, ho avuto occasione di andare a vedere una partita di ragazzi 14/15 anni nei nostri tornei provinciali, in un paese chiamato Selci, nella zona dove io vivo.

Mi sarei aspettato di vedere giovani divertirsi con spirito agonistico e che avrei potuto vedere l'Italia del domani; mi sarei aspettato di vedere sacrificio ed ambizione, di vedere genitori orgogliosi di come avevano "educato" i propri figli... 

E proprio così, in un certo senso, è stato!

Certo, non come sarebbe stato giusto, Umano, vedere...

Ho visto l'arbitro (una ragazza giovanissima) piangere, perché insultata da genitori facinorosi, ho visto falli cattivi ed inutili, ho visto genitori "incapaci e frustrati" e figli non capaci di "guadagnare" la gloria.

La gloria non è quella che c'insegnano in tv, mi riferisco a quella che ognuno può guadagnare solo con se stesso, con la vita.

Ad un tratto, mi sono trovato a guardare gli spalti invece del campo, tutto è apparso chiaro, semplice.

Ogni risposta era lì: il motivo per cui la nazionale non fosse riuscita ad arrivare ai mondiali, il motivo per cui l'italia, potenzialmente uno dei paesi con le maggiori risorse al mondo, si trovasse invece in uno stato pietoso, il motivo per cui i politici non sapessero che direzione prendere, insomma, ebbi il riscontro a molti degli interrogativi della società in cui vivevo.

Così, mentre mi allontanavo, potevo ancora udire grida cariche d'inutile rabbia, insulti senza alcun senso; percepivo tutto il vuoto del mondo.

Vuoto a vuoto, terra a terra, vite prive di senso!

Continuavo a camminare e allontanandomi dal campo, mi ripulivo di quelle frustrazioni, di quel non senso; ripresi a respirare, percepii nuovamente la dolcezza ed il sapore dell'aria e quella voglia di sano piacere.

Si, avevo voglia di sano piacere, quasi da opporre al vuoto, come si potesse opporre qualcosa al vuoto...

Mi allontanai a riprendere la via, quella via che ogni Uomo ha necessità di percorrere; magari se fossi stato attento e fortunato, avrei potuto scorgere uno di quei cavalieri solitari, che molto di rado può capitare d'incontrare;

in fondo era quasi ora di pranzo, forse avrei potuto vedere quel fumo, avrei potuto assaporare quel buon sapore di sigaro o magari semplicemente percepirne la presenza, il calore; la distanza nello spazio o nel tempo, non sarebbe stato un problema...

Come mi accadde quella volta, in quelli che dovevano essere solo pochi giorni di vacanza a Tarifa, tranquilli giorni in kaysurf che si rivelarono, invece, ben altra cosa, ma questa é un'altra storia: Come gabbiani.

venerdì 31 marzo 2017

I libri sono come dei figli: cominciano ad esistere, prima come una parte di se, poi volano via... Come gabbiani.

Da oggi disponibile!

Come gabbiani. "Piccoli segni lungo la strada" 

 

martedì 19 luglio 2016

Finché c'è leader...



Chi allena gli allenatori?
Dove trovano ispirazione e coraggio i leader?

E' un luogo "magico"!


Mi riferisco ai reali leader, non a quello che c'insegnano o che si scrive a loro riguardo: teoremi, teorie, massime intriganti, regole, cose da fare e molto altro.


Mi riferisco a quelle persone che creano situazioni nuove, lì dove non c'erano e facendo questo, muovono economia, rendono più funzionali le persone che sono coinvolte e partecipi nel progetto.


Danno l'occasione a chi non avrebbe neanche immaginato di averla. Per questo possiamo definirli provvidenziali


I leader vedono in modo diverso, vedono dove gli altri non possono e rendono fruibile a molti ciò che non sarebbe potuto essere per loro.

Per questo motivo, sono funzionali, ovvero, sono funzione per molti.

Pagano un prezzo più alto degli altri ma, la vita attraverso loro, maggiormente si esalta e loro, ne godono di riflesso.


Si e' leader per nascita e poi ci si diventa per continua costante scelta. 


Come lo si riconosce?


Il modo più semplice consiste nel chiudere gli occhi, quando gli si e' sufficientemente vicino, se ne percepisce la forza, arriva come un intenso calore nella zona della pancia e dello stomaco, i pensieri sembrano prendere un loro ordine d'azione, quasi, in modo autonomo. Si è amplificati, potenziati, ma questo è già un punto di arrivo, in caso contrario, 


osservandoli esternamente, si nota che impiegano la maggior parte del loro tempo a "fare", a fare concretamente al contrario dei falsi leader, parlano poco e non sono gratificati dall'avere persone intorno.


Difficilmente li vedrai affannati, eppure, possono gestire una quantità enorme di situazioni, di universi, il loro campo d'azione sembra non essere limitato.



Mentre il mondo viene preso e portato in giro, mentre si cerca d'indurre un clima di terrore, di apparente confusione, dove tutti "vanno dietro", ognuno con la propria ricetta (già scontata, prevista e programmata), i leader sono attenti all'azione, alle persone, perché sanno che ogni cambiamento è possibile soltanto ed esclusivamente passando per l'individualità.


Il cambiamento è possibile solo ed esclusivamente partendo dal singolo: "Se vuoi cambiare il mondo, cambia te stesso." - Gandhi  


Il buffo è che tutti, piuttosto che cambiare se stessi, cercano o vogliono cambiare il mondo: 
guerra o non guerra, clima o non clima, bomba o non bomba, politico o non politico, stato o non stato, immigrati o non immigrati, giornalisti o non giornalisti, matrimoni gay o non matrimoni gay, integrazione o non integrazione; insomma; "la macchina" sembra aver preso il sopravvento sull'Umano.


I leader, sono unico ed ultimo baluardo, senza combattere il sistema, ne inventano costantemente uno nuovo, dando casa a chi come loro, ne sente il bisogno, a chi come loro agisce, fa...


Non è importante essere un piccolo o grande leader, non è importante essere riconosciuti o acclamati dagli altri; ciò che è importante è realizzare, assumendosene la responsabilità, il proprio individuale originario ed originale progetto.


Non si può pretendere un mondo migliore, si può semplicemente costruirlo.


I Leader sono provvidenza per quelle persone intelligenti che sanno riconoscerli, sceglierli e guadagnarli. 

Sono funzione per molti e per la stessa vita; se ne assumono la responsabilità pagandone il prezzo. 


Finché c'è leader c'è speranza... NO, NO.


Finché c'è leader c'e' possibilità!




venerdì 24 giugno 2016

Pero'...

E' molto interessante osservare ed ascoltare gli amici, le persone che incontro con cui condivido qualche momento o una semplice telefonata.

Da qualche anno ci sono i social sede di "memi" per eccellenza.

E' interessante notare come si "postino" belle frasi, suggerimenti e tutti i modi perfetti su come: agire, reagire, non molare, essere dei vincenti e così via.

Questi "memi" dovrebbero essere rappresentativi di uno stato di quel momento del soggetto che li posta o un desiderata dello stesso.

E' interessante notare come ognuno desideri quel certo tipo di successo o la speranza che, svegliandosi una mattina, tutto o molto sarà diverso.

Però...

Ognuno ha già la soluzione perfetta, già sa come si comporterà per cercare di cambiare qualcosa, per cercare di migliorare la propria situazione; sapete come?

Esattamente come ha sempre fatto, senza rischiare nulla di diverso, senza mettersi in discussione, intanto mese dopo mese, anno dopo anno, voilà, la vita è passata!

In privato; mi arrivano mail dove mi si chiedono consigli o suggerimenti, a volte, vedo qualche amico in forte difficoltà, così, compatibilmente alle possibilità del momento, gli indico quale sarebbe la direzione migliore per loro...

Però...

Si crede che la zona di confort sia invalicabile e lì permangono, è divertente osservare le solite "strategie", le solite frasi; si danno scadenze mensili, ultimatum a tre mesi, ormai da molti anni, decenni...

La soluzione è semplice è li ad un passo, però quel passo è li che attende di essere fatto e attende, magari a fine mese o il prossimo :)


I miei amici, le persone con cui ogni tanto parlo, credono alle coincidenze, al destino, ritengono che il pensare serva, che la mente sia esatta e così via.

Siamo tutti esatti o quasi, eppure, nel mondo esistono atrocità infinite, esiste fame, disperazione, ecc.
Allora, come mai da cotanta intelligenza ed esattezza individuale scaturisce tale abominio? 

Chi si pone la seguente domanda: se stessi sbagliando?

Apparentemente e' più semplice essere invidiosi, è più semplice trovare motivazioni a tutto; l'intelligenza che crediamo di avere, elabora pensieri e sintesi di questo tipo: "... ma per lui è facile... e ma lui è fatto così... per lui e' semplice". 

Un caxxo è semplice! 

Bisogna uscire dalla zona di confort, un passo alla volta; già, ma come? In quale direzione?

Bisogna scegliersi un Consulente, un Allenatore, qualcuno che abbia già dimostrato di saper fare in qualche campo.

I corsi motivazionali, la formazione che vedo in giro di questi tempi o quelle bellissime massime che fanno buona mostra "postate" sui social sono assolutamente e totalmente inutili.

Un "formatore personale" che possa far vedere la via, non in base al suo punto di vista ma, in base a chi ha di fronte.

A volte, le persone arrivano così vicino alla disperazione che, a quel punto, sono disposte a prendere qualsiasi cosa si presenti e se sono intelligenti, la prenderanno da qualcuno "riuscito"...

"La fortuna di una persona è sempre un'altra persona."

Però prima, bisogna decidere!

Non vediamo la luce ma, gli effetti di questa, vediamo gli oggetti che essa tocca o che attraversa, non vediamo l'aria né i suoni che essa conduce.

Non vediamo i pensieri ma, gli effetti e le azioni che essi producono, elaboriamo le idee e pensiamo attraverso parole che non pronunciamo, eppure, le sentiamo o no?! Se la mente di ciascuno è uno strumento funzionale, come mai non ci conduce alla riuscita, ad una vita felice?
Da dove arrivano i nostri pensieri, se sono nostri davvero, la mente ha bisogno di dirseli o spiegarseli? Non dovrebbe già conoscerli?!
Se non conoscessimo alcuna lingua, come faremmo a pensare?

L'universo che percepiamo attraverso i nostri sensi e' limitato, c'è molto di più...

Ciò che crediamo di essere e' limitato, c'è molto di più in ciascuno di noi...

Però...

giovedì 24 marzo 2016

Scrivendo di questa fotografia (2)

... A cosa servono tutti soldi che puoi desiderare se, non puoi avere la felicità?

... A cosa serve raggiungere ogni obiettivo prefissato se, il tuo "vero", la tua anima è altrove?

... A cosa serve godere la vita se, lo scopo della stessa, rimane celato?

Il piacere senza metabolizzazione?


Abbiamo costruito un mondo che non ci piace, abbiamo dimenticato come è, come dovrebbe essere, l'Essere Umano.

Ci sforziamo di migliorarlo, immaginiamo, vorremmo un mondo migliore e, per far questo, abbiamo in testa sempre "modelli".

Modelli che, se mai raggiunti, non saranno più adeguati e ne vorremo altri ed in questo gioco perverso, in questo gioco vuoto, l'Umanità perde e la macchina vince comunque!

Nessun modello, nessuna società perfetta, potrà mai essere adeguata, soddisfacente auto accretiva.

Ciò che accade in questo nostro piccolo pianeta è del tutto indifferente al fluire, a ciò che i Grandi chiamano l'Essere.
La nostra Terra ha visto civiltà diverse; apparire per poi scomparire e così continuerà ad essere.

Allora dov'è il problema?

Il problema è solo ed esclusivamente del nostro piccolo individuale!

Ogni messaggio intorno a noi ci spinge, ci programma verso consumismo di "modelli morti" di modelli non funzionali ma, nel frattempo sogniamo di fare quel viaggio, di comprare quella moto, quella macchina, quella villa, quel castello, quello yacht, quell'aereo, quell'isola e così via...

Allo stesso modo, molti, desiderano denaro del quale poi non saprebbero che uso farne, o per lasciarlo un giorno ai figli, ai quali lascerebbero anche, lo stesso problema: che farne?

Tutti si preoccupano di tutto: di ciò che succede nel mondo, dell'ultima moda, del locale dove andare, della meta esclusiva, della famiglia, e così via.
Ogni mezzo rinforza questo: social, tv, amici, opinioni, mode, paure, ignoranza.

Ciò che era "il grande Uomo" si ritrova ed essere semplicemente un contenitore di inutile spazzatura: non sa bene dove andare, cosa vuole, può persino avere tutto ma, i conti non tornano...

L'Uomo ha un intelligenza sorgiva costantemente autorigenerantesi che sembra però, aver smarrito.

Ogni sforzo, ogni desiderio, qualsiasi obiettivo raggiunto o status, senza questa, è inutile e sprecato.
Così dell'unica conoscenza, davvero indispensabile, nessuno sembra occuparsene, nessuno sembra prendersene cura: marionette senza anima in costante stress da raggiungimento, condite di paura e alienazione.

Mi guardo intorno e vedo ben poco, oltre a ciò..

Ogni formazione, ogni corso, se non ha questo fondamento, rientra automaticamente, nei modelli evidenziati...

Ci preoccupiamo di lasciare un futuro, dei beni ai nostri figli e non ci preoccupiamo di insegnarli l'arte di vivere!
Ci preoccupiamo delle nostre e loro apparenti sicurezze e non conosciamo il progetto, il nostro progetto, né come attuarlo!

                              ... ... ... 

Ho cominciato a pensare alla formazione perché ci sono persone sensibili, ancora vive, che, da qualche parte, ancora sentono questo "richiamo", questo "essere appellate" altrove e che vogliono conoscere, sapere...

Persone ambiziose che non si sono arrese e che continuano a cercare...

A cosa serve avere tutto se, non puoi essere felice? :) 


Per informazioni:  formazione@gruppofr.com  



sabato 31 ottobre 2015

Arthur

Ieri ho rivisto un vecchio film del 1981: la nostra società, i modelli di questa sono sempre più strutturati, sempre nella stessa direzione e sempre peggio.

Apparentemente è un film comico, semplice, quasi "sciocco".

Si guarda, si ride e poi come ogni immagine, come ogni cosa ed emozione intorno, ti programma, ci programma, fa realtà.

Attraverso l'apparente semplicità, vengono sdoganati e ripetuti sempre gli stessi copioni non funzionali, perdenti.

Arturo è un miliardario (non per merito), uno che non ha mai fatto nulla nella vita, se non spendere i soldi della nonna.
Un uomo mai cresciuto, un "bambino stupido" che dorme con il trenino in camera ed altri suoi giochi.

Così come ogni bambino va contro le regole, non le sa usare a suo vantaggio e tutto il suo essere "fuori se stesso" è sintetizzato in quella schizofrenica risata che, l'accompagna in tutto il film.

Ovviamente, come in ogni favola che si rispetti, non può mancare la donna "anch'essa non evoluta" con il mito del principe azzurro.

Così una cameriera che vive ancora con suo padre, al quale regala cravatte rubate, a lui, del tutto inutili (viveva poltrendo in canottiera a casa), non può che iniziare anch'essa il suo gioco in perdita. 

Nel film, è una donna intelligente e scaltra, eppure, sceglie il copione, il modello del principe salvatore, della "Luna che la segue", come se qualcuno o il mondo s'interessasse a lei.

Due "bambini" s'incontrano si dichiarano l'amore, come se ne fossero in grado, come se sapessero cosa sia.

Il film "passa" questi modelli e vari messaggi, come si potesse accedere a cose e piaceri così alti e superiori in modo gratuito, senza guadagnarli, senza un reale divenire.

I soldi non servono a nulla senza Anima, senza evoluzione e solo allora diventano funzionali, diventano libertà.

Ognuno dei due, nel film, diventa disastro dell'altro: lei si presenta (invitata da un altro frustrato) alla festa di fidanzamento di lui e così facendo, non solo, sminuisce se stessa ma, diventa complice di un gioco di bambini che possono giustificare tutto nel nome di un amore che si espone tutto nella frase: "Mi fai stare bene"... E questo sarebbe l'amore!

L'Amore è un "lusso", è...

Qual'e la morale del film?
La morale è che un alcolizzato, benché ricco non potrà realizzare la sua storia né se stesso e che una donna, seppur scaltra ed intelligente, non potrà realizzare la sua storia né se stessa, fin quando sarà in cerca del suo "principe azzurro".


A me piace credere che un giorno ci saranno Uomini, mi piace credere che un giorno, seppur ancora lontano, ci saranno ancora Uomini liberi, capaci di azione e di Essere.
Uomini vincenti.
So che il seme è stato gettato, so che ci sono Uomini che vivono, in diversi luoghi del mondo, e che in silenzio fanno la storia... 
Quella loro e chissà un giorno... 
Di chi...





martedì 22 settembre 2015

Essere adolescenti: nessuno può obbligarti a divenire un vincente!

Una delle molte cose belle della vita è la continua palestra a cui ci appella.
La costante "sfida" a cui siamo chiamati per costruire noi stessi, in modo sempre più funzionale.

Noi abbiamo un unico dovere e non è con i nostri genitori, con la nostra famiglia o con qualche legge o morale esterna ma, è solo verso noi stessi.

Ci hanno da sempre abituato a vedere a vivere con stress i problemi, in realtà, senza problemi non potremmo giocare, non potremmo vincere.

Quando guardo i giovani intorno ai 15-16 anni,
vedo grandi conflitti e frustrazioni; si trovano a dover passare nelle "Forche Caudine" degli adulti, senza che nessuno gli abbia mai insegnato o spiegato il "trucco" di come passarci "indenni" .

Gli vengono imposte regole (studio, leggi, morali, comportamenti, religioni, sport, ecc.) senza che nessuno sappia il reale motivo, semplicemente perché, a loro volta, i genitori hanno insegnato così.

Allora bisogna andare bene a scuola per ricevere un premio, non fumare o bere, perché fa male, non frequentare "cattive compagnie" (non ho mai capito cosa significhi); gli si insegna un sacco di regole inutili. 
Inutili, nel senso che nessuno gli spiega il reale motivo e la strada di come trarne pragmatico, reale vantaggio.

Fin da piccoli, passati nel "sistema": grembiule per l'asilo, divisa per la scuola, ecc.ecc.

Più un giovane è vitale e più sentirà una reale "ribellione" interna ed esterna, si troverà in questo modo, ad andare "contro" ad essere comunque in contrapposizione, come a voler evidenziare la propria individualità, il proprio giusto desiderio di protagonismo.

Il paradosso è che così facendo, proprio quei giovani (i migliori), i più ribelli e vitali, si vengono a trovare ancora più incasellati ed irregimentati, perché quel ruolo (quello del ribelle) è ugualmente previsto dal sistema ed è quello che alla fine da un "imprinting" ancora più forte.

Ogni giovane, prende comunque a riferimento un adulto e non è detto che coincida necessariamente con un genitore; quell'adulto può decidere o no, di Amare quel giovane ma, se decide di Amarlo deve essere inflessibile e non corruttibile.

Il problema è che non deve essere inflessibile secondo la "comune morale" ma, deve ammiccare, "indicare" la strada verso l'individuale progetto, è come giocare a nascondino, quell'adulto può usare ogni strategia e continuandolo ad Amare da dentro, dovrà indicare sempre la direzione, come fa una bussola con il nord.

Non si può educare una ghianda a divenire un pioppo od un pino, le si può solo e semplicemente dare il giusto terreno.
Il giovane deve avere sempre, la responsabilità di decidere il terreno e bisogna educarlo solo a questo.

Nella ghianda il progetto è insito, è previsto, così come in ognuno di noi.

"Il mondo cambia con il tuo esempio, non con la tua opinione." - P. Coelho


La bellezza della vita è che alla fine abbiamo la responsabilità della nostra riuscita; quando un adulto maturo decide un figlio è per ampliare il proprio raggio è un atto di puro Amore e proprio per questo, che ad un certo punto, deve tagliare quel "cordone ombelicale", deve lasciare la libertà della responsabilità individuale, deve lasciare la possibilità di scrivere la storia, l'individuale storia, comunque essa sia...


"Il mondo si cambia facendo." 

Se un giorno, ti vedrò danzare sotto la pioggia,
se potrò vederti vincitore, malgrado ogni difficoltà,
se potrò ancora Amarti,
se potrò Vederti,

saprò, che la quercia avrà avuto il giusto terreno,
saprò, che in quel cielo c'e' un altro Uomo libero,
saprò che...

Il mondo sarà un pò cambiato e tu avrai contribuito a farlo,

... figlio mio.


mercoledì 22 ottobre 2014

"Il mestiere di: Leader"...

Le parole senza fatti, sono come i desideri di un bimbo; quando senza mezzi, ritiene di poter far tutto

Così, si sente parlare, si ascoltano grandi oratori, si tengono corsi avanzati...Parole, parole vuote, parole vere, prive però di ogni significato reale.

A volte, sono pericolose, perché ci toccano, perché sembrano intercettarci nei "sentimenti", persino arrivare al cuore...

Così, ci rendono ancora più oggetti...

In realtà non toccano noi, toccano gli stereotipi amplificandoli...Ancora più oggetti...Ancora più soli, già :) anche questo è uno stereotipo...

Soli? Certo che siamo soli, e allora?

La vita è stata progettata così e chi l'ha fatto, di certo, non era sprovveduto.

Le varie "razze" su questo pianeta provengono (proveniamo) da diverse origini:
da "laboratorio" ad esempio.

Ma questo, non è importante, perché l'unica cosa importante è che ora siamo qui, e in qualche modo siamo chiamati a dare una risposta, siamo chiamati alla riuscita, alla vittoria.

I valori, proprio quelli che reputiamo "i più alti" c'inchiodano, ci danno la scusa per restare inferiori, per restare bambini.
Ma la vita è esatta, è perfetta e allora, malgrado tutti i buoni propositi, oltre tutti i nostri più "evoluti" pensieri, ci ritroviamo "malati".

Ci si ritrova a soffrire: frustrazioni, crisi di panico, ansie, paure, fobie, insicurezze, noia, malattie, e poi, tutto il resto, che conosciamo.

Ma siamo così stupidi, che proprio come bambini, insistiamo, sempre più convinti: proclami, ideali, valori, stereotipi, facebook, belle frasi, buoni propositi, ecc.

Ma stiamo male, profondamente male; malgrado corsi, belle frasi, belle intenzioni e tutto ciò che la società mette a disposizione, pur avendo la disponibilità economica.

Nella migliore delle ipotesi, riusciamo a "vomitare" addosso a qualcun altro, un po' di spazzatura, come se quelle sciocche ed inutili pretese potessero renderci migliori, potessero darci valore, potessero renderci "di più".

Nella modesta tranquillità, in un piccolo paese o in qualche parte del mondo, qualcuno, vive la propria vita felice.
Da qualche parte del mondo, altri, ancora non si sono arresi; l'Umano è ancora vivo,
cavalieri invincibili, sono ancora tra noi.

Che qualcuno sia qui, perché risultato di qualche esperimento o perché qualche civiltà, in tempi che si perdono, abbia voluto "colonizzare" questo pianeta, poco importa.

Ho imparato, che con il passare degli anni, le convinzioni, ciò in cui credevi, tendono a diventare più flessibili, i confini a farsi più laschi; ho imparato che il tempo è l'unica cosa davvero preziosa, eppure non esiste...

Ho imparato, che quando non hai più tempo, manca l'aria e tutto ciò che vorresti fare o che avresti voluto fare, non è Più...Possibile.

Contiamo il tempo in stagioni, in anni, in progetti, in giorni, in cose da fare...

Quei cavalieri invincibili non badano al tempo, ascoltano e godono ogni respiro...
Ogni unico irrepetibile respiro, che si trovano ad assaporare, passando in questa esistenza, in questo pianeta...

Ostacoli, problemi; sono solo palestra, ma la vita si svolge fuori dalla palestra,
la vita è solo fare, è solo: fare riuscito.

...La vita....Già! La vita... :)


Ogni cosa ha un suo ciclo, ogni cosa...Questo blog, per ora, ha esaurito il suo...

So che qualcuno vuole davvero capire; fuori dai corsi e dai grandi oratori, fuori dalle scuole e da tutto ciò che è stato già detto e scritto...



Dal 5 all'11 gennaio 2015 si terrà il percorso conoscitivo: "il mestiere di Leader".
Il percorso/incontro avrà luogo in Nuova Zelanda, per info: "il mestiere di Leader".




lifestyleedintorni@gmail.com

domenica 22 settembre 2013

Ho conosciuto...

Ho conosciuto un Uomo in grado di fare verità.

Ho conosciuto un Uomo capace di Essere.

Ho conosciuto un Uomo capace di generare, ciò che gli uomini chiamano miracoli.

Ho conosciuto un Uomo, che mi ha insegnato a camminare.

Ho conosciuto un Uomo di cui non ho mai intravisto i confini.

Mi piace credere di averlo conosciuto, ma lui era sempre altrove, li dove solo pochi arrivano...

Ho conosciuto un Uomo, che mi ha insegnato, tutto ciò che conosco e soprattutto,  ciò che diverrró.

Ho conosciuto il Maestro, il mio maestro...Non aveva tempo...Non aveva età...

Ho conosciuto un Uomo...

Ora...Il suo ultimo insegnamento il più difficile, il più duro di tutti...

Non tornerà più...Per aiutarmi a capire, non tornerà più...

Non passa giorno....In cui non cerchi di comprenderlo, in cui il pensiero non vada a lui...

Semplicemente inarrivabile...

Ho conosciuto un Uomo, che mi ha indicato la strada per il paradiso...
Ora sono in quel paradiso; grazie a lui!

Ho conosciuto un Uomo.


domenica 20 gennaio 2013

Poi d'improvviso, scaraventato, mi trovai ad esistere...

C'e' un luogo, non luogo, dove il tempo non scorre...

              Dove non esiste il buio, perché la luce non serve...

              Dove non esiste silenzio, perché nessun suono può attraversarlo...

              Dove lo spazio è inutile, perché l'infinito non basta a contenerlo...

Poi d'improvviso, scaraventato, mi trovai ad esistere...
a dover imparare, a dover vedere, ascoltare, e tra gli infiniti percorsi possibili, cercare, l'unico vero...

Ora conoscevo il tempo, lo spazio e prigioniero ne avevo paura, perché?

Forse l'Essere aveva bisogno di me, per esistere? Almeno quanto io di lui, per Essere?

Un gioco? 

Dove si scambia l'esistere con l'Essere, dove l'unico che può perdere sono io.

Io dono il tempo all'Essere, perché il tempo... Rende prezioso esistere, rende irripetibile ogni momento, da vita alle emozioni.

Poi d'improvviso, il tempo smette di esistere, ogni pensiero, ogni ricordo, qualsiasi emozione, semplicemente non è mai stata.

Ogni persona che hai incontrato, che hai amato... Ogni cosa che hai reputato importante, fondamentale, allo stesso modo di come ha avuto un inizio, d'un tratto si conclude, finisce.

In quel luogo senza spazio, dove il tempo non trascorre, perché non esiste,
non puoi portare nulla, all'infuori di quel piccolo tratto, di cui l'Essere ha bisogno per esistere, quell'unico punto è tutto ciò che hai...

È semplicemente in prestito, è dato per il tempo della vita, ed in quel tempo, solo in quel tempo, si può guardare oltre la porta... Solo in quel tempo si può dare storia a quel punto, unico vero, reale...

Costantemente fuori dalla storia, ride di questo tempo che non è, di questo luogo costruito per esistere dove non può entrare appieno, non posso prescindere dallo spazio, dall'aria e dallo scorrere.

E' nella possibilità esistere più volte, in modi, mondi ed universi, 
diversi, dove la memoria non ci segue; la memoria non esiste, 

siamo materia ed energia, la materia non esiste...

Un giorno dovrò lasciare ogni cosa, dovrò lasciare lo scorrere del tempo, 
non avrò uno spazio dove respirare, nessuna memoria, né emozioni,
di ogni amore non potrò portare niente: 

non sarò mai esistito o sarò riuscito nel gioco di partecipare per un istante all'Essere,
ma lì, il tempo non scorre e allora quell'istante è eterno, un attimo o l'eterno: nessuna differenza...

Guardo oltre quella porta, la testa non basta, completamente fuori gioco, inutile fardello...

Così com'è inutile credere in un problema, Credere...

Costantemente verificare e mettere ordine, in ciò che i pensieri portano a ciò che la mente vorrebbe farti credere...

Un unico, celato, reale sentiero... Da percorrere a piedi scalzi...

Poi d'improvviso, scaraventato, mi ritrovai ad esistere...


martedì 19 giugno 2012

Vincere non è facile e non è nemmeno una scelta...Almeno per qualcuno!

Mi piace guardare il foglio bianco davanti a me, quando, dopo un lungo giorno, posso guadagnare tempo, posso stare solo con me stesso. 
Quante sensazioni, emozioni passano in una sola, semplice giornata. 


Proprio di queste m'interessa scrivere, capire e soprattutto imparare. 
Mantenere la barra del timone, in ogni situazione, non è sufficiente per "vincere". Per vincere, il timone deve essere mantenuto saldo, ma lo sguardo deve essere rivolto sempre alla meta, qualsiasi cosa accada e di "cose" ne accadono tante. 


Oggi un'amica, in modo retorico, chiedeva: " A chi non piace vincere?"


...Se le cose andassero come noi vorremmo, come semplicemente ci piacerebbe, secondo buon senso o una qualsivoglia morale condivisa, il mondo sarebbe prossimo alla "perfezione". 


In realtà le cose non vanno come le pensiamo, come vorremmo o come ci piacerebbe che andassero; le cose vanno secondo la reale intenzione, quella più intima e profonda, quella che quasi sempre rimane celata, non conosciuta.


Quindi, per quanto ci si sforzi o ci s'impegni le cose vanno per come realmente siamo: i buoni sentimenti, il buon senso, la determinazione e la volontà, possono essere e quasi sempre lo sono, totalmente inutili.


Quasi tutte le persone che conosco, sono più o meno perfette! Mi sanno spiegare tutti i motivi delle loro scelte, tutti i motivi per cui le cose non sono andate bene, tutte le cose che avrebbero potuto fare e tutti i perché per cui non l'hanno fatto. 
Conoscono tutti i motivi per cui gli altri non si sono comportati bene, tutti gli errori che hanno fatto, tutti i modi in cui potrebbero o avrebbero potuto far meglio, sempre gli altri,  ovviamente.


Beate loro! Io ho commesso, invece, tutti gli errori " che un uomo di mezza età, possa aver commesso" e ogni giorno fatico fino al massimo di me stesso, per tenere saldo quel timone e lo sguardo dritto.
Ogni giorno, guardo dentro me stesso e cerco di vedere se quel punto in fondo, quell'ultimo punto, dove i pensieri non possono arrivare è ancora vitale, vivo.


Beh! A tutti piace vincere, rari però sono coloro che sanno cosa vuole realmente dire.


E' un'attitudine, è una spinta, è una capacità, un'ambizione, un modo di essere, un'anima indomita, una precisa psicologia, una scelta continua e costante è un prezzo da pagare, una modalità che puoi solo aiutare, passione continua, volontà e pazienza infinite, coraggio, determinazione, perseveranza, entusiasmo, energia, intelligenza, somma responsabilità. Tutto qui? Assolutamente no! E' prendersi il calcolato rischio di poter fallire, é alzarsi in piedi, mille volte, dopo che si è caduti, è alzarsi in piedi, quando hai il peso del mondo sulle spalle; quando hai perso il lavoro, quando hai rinunciato ad un amore, quando sei stato vicino a perdere tuo figlio o quando hai vissuto tutte queste cose contemporaneamente. Conosco come la psicologia di un vincente passa attraverso queste esperienze, conosco come la mente si perda attraverso queste situazioni, perché le ho vissute, per questo sono fortunato.


Pochi film descrivono così bene questo tipo di attitudine, come "Rollerball" (quello del 1975).


L'ho visto e rivisto, senza mai riuscire a trovare l'ombra di un errore, nel personaggio principale: "Jonathan", un giovanissimo James Caan.
Apparentemente sembra un film violento, ma chiaramente, ciò che mi piace del film non è la storia fine a se stessa, ma è ciò che il protagonista mostra, come rende storia la sua anima.
A lui piaceva semplicemente giocare, fuori da ogni logica, compresa quella della politica, che non capiva, in cui non aveva interesse.
Lui voleva solo giocare! Amava, semplicemente, giocare; gli piaceva vincere ogni partita.
Quando "il potere", il sistema, si rende conto che questa Persona, era diventata un pericolo, era fuori controllo, cerca di "farlo fuori". Utilizzano ogni strategia, dopo avergli offerto soldi, successo, donne e tutto ciò che un uomo può volere o desiderare; arrivano ad usare il suo "grande amore". L'unica donna che amava; eppure, quando capisce, che anche lei era parte di quel sistema, pur soffrendo profondamente, la manda via. Cancella i filmati di lei, dei loro momenti felici; li cancella, anche, dalla sua testa, perché la sua mente doveva rimanere libera. Sceglie il dolore, perché non aveva alternativa.
Durante una partita perde il suo più caro amico, va in crisi, cerca ogni ogni strada per conoscere, per capire.
Non si fa mai distrarre, non si perde nel successo, perché non gli crede fino in fondo, a lui piaceva ed interessava solo il gioco; fino alla fine, quando da solo, senza mai sbagliare, arriva a mettere in crisi il sistema stesso, arriva a sconfiggerlo. Per usare una forma poetica: arriva a cambiare il mondo.


Lui non aveva una morale comune, non si preoccupava di raggiungere tutti i desideri classici o gli obiettivi universali, desiderati normalmente delle persone, anche di tutte quelle che aveva intorno: lo sposarsi, i figli, il successo, i soldi, il potere, ecc.
Lui era mosso da un solo preciso filo conduttore: coincidere con la sua anima, giocare per il piacere di giocare...e vincere.
Vincere, non solo inteso, come vincere la partita, ma vincere il gioco, vincere la vita! 


La fotografia che ho inserito in questo post è tratta da questo film.


Per un imprescindibile meccanismo di natura, ci emoziona ciò che riconosciamo, ciò che ci è profondamente simile, anche oltre la nostra sfera razionale; sono contento che questo film mi impatti così nel profondo.


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...Potete incontrare gli occhi di un vincente: lui può non farvi vedere nulla, mentre vi guarda e vi vede;
può sorridervi, essendo altrove,
può parlarvi, senza credere a ciò che dice,
può darvi respiro e spazi bianchi, solo per il fatto di essergli vicino,
può amarvi senza dirvelo, senza che possiate accorgervene,
può passarvi accanto invisibile, 
spesso viene criticato, avversato, odiato, perché la sua semplice presenza, testimonia che un altro modo è possibile.
...Se avrete mai la fortuna d'incontrarne uno, non cercate di capire, non giudicate, se vorrete, rendetevi semplicemente disponibili, siate umili, perché, se incontrando i suoi occhi e se lui vorrà, potreste vedere l'intero universo e molto di più, potreste vedere voi stessi! 


Qualcuno lo chiama leader, qualcuno vincente, qualcuno illuminato; semplicemente io credo che sia un Uomo senza scelta...La libertà non esiste, siamo solo liberi di sbagliare...


Si, lo so, questo già lo scritto...e lo scriverò ancora...