mercoledì 16 novembre 2016

Q.B.

"Io"... Quando ci rapportiamo a noi stessi, quando cerchiamo l'ultimo punto di coscienza di noi...

Chi siamo? Chi sono "io"? Cosa vuol dire?


Anche per pensare al "me" più profondo, mi servo di parole, immagini; racconto a me stesso qualcosa, quando cerco l'essenza di me stesso, ho bisogno, comunque, di un pensiero.


Chi sono? Sono il mio braccio, i miei capelli, le mie cellule, i miei pensieri o cosa?


La mia mente?


E se la mia coscienza, il mio auto percepirmi fosse semplicemente uno schema? Una prigione?


Può la semplice ed elementare mia coscienza fare il salto, può liberarsi e passare dall'esistere all'Essere?


Credo che la funzione ultima, la prioritaria, dell'intelligenza sia questa,

credo sia quella di compiere o cercare di compiere il percorso... 

Cos'è il piacere se non uno stato della mente, ma quale tipo di mente?


Percepiamo, tocchiamo: cose, orizzonti fuori e molto distanti da noi...

Possiamo distendere lo sguardo per chilometri, fino alle stelle,
come se le toccassimo, senza muoverci;

possiamo sentire gli odori, anche psichici;


possiamo vedere cose che debbono ancora avvenire, spingendoci nel futuro;


possiamo interagire con il futuro, sceglierlo e cambiarlo...


Quando "tocchiamo", pensiamo, guardiamo, odoriamo o facciamo contatto, portiamo l'oggetto dentro di noi, noi diventiamo l'oggetto.


Così come l'acqua prende la forma del contenitore, noi prendiamo la forma della nostra "coscienza", (dei nostri pensieri ed emozioni); divenendone, allo stesso tempo, schiavi.


Per lo più, la nostra mente non ci aiuta; siamo talmente stereotipati da non vedere neanche più l'ovvio!



È stato un mese interessante, ho camminato spalla a spalla con la rabbia e l'aggressività peggiore, quella massima possibile, l'ho guardata negli occhi, ho accettato l'idea di poter perdere e che bisogna comunque insistere Q.B.

Qual'è la misura corretta? Quando dire basta?


Ci meritiamo ciò che abbiamo, ciò che cerchiamo, ciò che, in qualche modo, vogliamo.

Spesso capita, che ciò che abbiamo scelto non produca risultati concreti, eppure, continuiamo in una sorta di scelta fideistica.
Seguiamo il gruppo, il branco... Come se il gruppo potesse confortare e dare valore alle nostre scelte, a noi stessi.

A volte abbiamo la fortuna o la bravura d'intercettare qualcuno capace di darci una spinta, capace di farci fare un salto, eppure, quasi sempre non riusciamo ad essere all'altezza del nuovo e più grande "io", così la vecchia struttura ormai rigida e fissa, rimonta, si è impossibilitati ad essere all'altezza del nuovo e più funzionale "io".

Spesso, si arriva a vedere, a vivere quel leader come nemico, ci si rivolta contro di lui: il complesso salvaguardia se stesso.


Il Leader prosegue la sua strada, apporta i correttivi a maggior vantaggio; non ha scelta: quanto è giusto insistere?


Qual'è la misura corretta? Q.B.


Qualche giorno fa, ho scritto queste poche righe perché stavo combattendo una battaglia, che sto ancora combattendo, con la consapevolezza che, comunque vada, probabilmente sarà inutile. 


Allora le domande sono: Quanto insistere?

Quanto combattere?
Quanto rimanere fermi senza indietreggiare?
Quanto sottoporre a stress la propria mente, il proprio corpo?

Quanto...?


Ho solo una risposta: q.b.


Quanto basta!


Domani inizia una nuova sfida per me, un ulteriore nuova sfida... 


Superato il mezzo secolo, ancora una volta, di nuovo in gioco; 

quando parlo e ascolto gli altri, sento frasi e affermazioni tipo: "Ho già dato. No, non sono il tipo. Non fa per me. Non mi piace. Non sono capace. Non mi va."

Non ho mai avuto questa possibilità io, non ho mai potuto fare tali affermazioni ma, ho dovuto insistere, forzare, trovare la strada e se non c'era, costruirla!


Non ho mai chiesto aiuto a nessuno, mai sceso a compromessi, ho pagato ogni centimetro di libertà a caro (e giusto) prezzo.


Non sono scappato, non mi sono nascosto dietro alibi, o facili giustificazioni.


In certe notti restavo insonne, atterrito dalla paura; eppure, quando il sole spuntava o ancor prima, mi alzavo e affrontavo ciò che dovevo.


Ostacoli immensi, ai miei occhi invalicabili, eppure, ero lì ad affrontarli.


Ho messo in gioco tutto molte volte, vincendo spesso, perdendo anche...


Certo che ho vissuto una vita diversa, ma la fortuna non centra nulla e neanche il destino.


Non ho mai calcolato la fatica o l'impegno ma, solo il progetto e l'obiettivo.


Persone così è chiaro che vivano in modo diverso; hanno vite diverse, per il mondo sono "strani" ed è giusto sia così.


Q.B.


Solo q.b., il resto è semplice fuffa...


Quanto basta, con la consapevolezza che, a volte, potrebbe non bastare mai... A volte, non basta mai!


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