domenica 6 marzo 2016

Zona di confort

Questa mattina, nel fare colazione, ho lasciato andare lo sguardo; la posizione privilegiata del luogo permette di vedere, di guardare, fino all'orizzonte ed oltre.

Da Stimigliano chiamata anche "la porta della Sabina", si può vedere serpeggiare il Tevere, questo borgo medievale sembra come ergersi a sentinella; guardiano senza tempo, ha visto genti e avvenimenti di pace e di guerra.


Fuori dalla zona di confort
Uno scorcio, un immagine d'improvviso ha attratto la mia attenzione, come volesse insegnarmi qualcosa e non ho potuto far altro che provare a catturarla.

Ogni elemento sembrava risuonare preciso: balaustra, lampione, vaso con fiori, orizzonte a perdita d'occhio e nuvole.

Uno dei nostri comandanti, quello che reputiamo prioritario (il nostro io cosciente) pone quella balaustra e ritiene che, semplicemente illuminandola o abbellendola con fiori, morali, concetti ed altro, si possa avere una vita appagante, felice, realizzata.

Eppure ci sono le nuvole, i dubbi e almeno per qualcuno, grandi orizzonti e potenzialità aperte, persino creatività.

E tutto ciò è appena fuori da ciò che viene definito zona di confort...

Così ci pieghiamo sulle abitudini, sulla quotidianità; routine noiosa, ripetizione di ruoli, semplici programmi di macchina.

Il nostro originario ed individuale progetto, in realtà non prevede nessuna zona di confort perché, si muove su novità continua, di traguardo in traguardo, di azione  in azione, senza fine...


Ieri ero a pranzo con qualche amico; uno di loro, ad un tratto, mi chiede: "Hai visto il film Lo chiamavano Jeeg Robot?" 

... Un film talmente rispondente agli stereotipi che risulta molto difficile non venirne coinvolti.

Così ci si ritrova in una storia che a guardarla bene non presenta nessun vincente, una storia dove tutti i personaggi perdono e il motivo, in tutti, è lo stesso.

Il protagonista, che poi si scopre supereroe, sembra avere quella strana qualità per la quale, chiunque si avvicini a lui, alla fine muore.

Vive senza nessuna ambizione, in un ambiente sporco e trascurato.
Poi c'e' la donna, quella che sarebbe dovuta essere il grande amore, la donna-bambina alla costante ricerca del principe azzurro che la salverà ed ovviamente, finisce per selezionare un rinforzo al suo schema di vita: bambina, bambola, esca, principessa.

E' facile trovarvisi coinvolti perché vi si ritrovano tutti i modelli infantili, tutti quelli che, volenti o nolenti, siamo stati costretti ad accettare e a fare nostri.

A guardare tutti i personaggi, ci si rende conto che sono tutti bambini racchiusi in corpi di adulti, bambini mai evoluti... In fondo, chi non ha mai desiderato, almeno una volta, nella vita, essere un super eroe, essere una principessa o diventare famoso?

Alla fine del film, nessuno vince, nessuno realizza nulla è come se si rimanesse sempre nelle premesse che, un giorno, le cose cambieranno, ma non e' così; le cose non cambiano.

In sostanza, si vive tutta l'esistenza nell'area di confort, a qualcuno spiegano cosa sia l'area di confort (in qualche corso od altro )e magari per un po' ne esce anche, il problema e', che pur sentendosi provvisoriamente meglio fuori dalla propria area di comfort, porta sempre il se stesso identico, porta il proprio "comandante errato".

Non credo che per uscire dall'area di confort bisogna sforzarsi, così come non credo che uscirne produca giovamenti reali e duraturi, al massimo, si amplia la zona di comfort: il problema quindi, non si risolve, semplicemente, si amplifica.

Ritengo che l'unica strada possibile sia quella di rintracciare il proprio originario progetto, quello scritto nella nostra essenza, cosicché quello che pensiamo essere il nostro comandante (il nostro io cosciente), possa andare a scuola, possa imparare, possa diventare servitore fedele, al nostro progetto, alla nostra Anima!

Il fedele servo, seguendo il Maestro, diviene egli stesso maestro... E nel breve attimo della vita, riuscendo ad avere il contatto con ciò che nel nostro sistema definiamo tempo, definiamo eterno, esce dal gioco e lo vince.

Allora la vita e' solo creatività aperta e la zona di confort solo un remoto e labile ricordo...

L'universo che noi conosciamo ha 4 dimensioni ma, fuori di qui, spazio e tempo, non hanno più valore, non esistono.

In fondo il film sembra porre una questione: i supereroi, magari si trovano pure ma, gli Uomini, dove sono?

Ogni tanto la vita autonomamente genera qualche Saggio e questi sono in grado di risvegliare molti uomini, Leader capaci di produrre risultati e generare vita per molti anni dopo di loro; nell'indifferenza dell'eterno, tutto avviene: il gioco e' solo gioco; per noi, invece, e' l'unica possibilità!


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