E' molto interessante osservare ed ascoltare gli amici, le persone che incontro con cui condivido qualche momento o una semplice telefonata.
Da qualche anno ci sono i social sede di "memi" per eccellenza.
E' interessante notare come si "postino" belle frasi, suggerimenti e tutti i modi perfetti su come: agire, reagire, non molare, essere dei vincenti e così via.
Questi "memi" dovrebbero essere rappresentativi di uno stato di quel momento del soggetto che li posta o un desiderata dello stesso.
E' interessante notare come ognuno desideri quel certo tipo di successo o la speranza che, svegliandosi una mattina, tutto o molto sarà diverso.
Però...
Ognuno ha già la soluzione perfetta, già sa come si comporterà per cercare di cambiare qualcosa, per cercare di migliorare la propria situazione; sapete come?
Esattamente come ha sempre fatto, senza rischiare nulla di diverso, senza mettersi in discussione, intanto mese dopo mese, anno dopo anno, voilà, la vita è passata!
In privato; mi arrivano mail dove mi si chiedono consigli o suggerimenti, a volte, vedo qualche amico in forte difficoltà, così, compatibilmente alle possibilità del momento, gli indico quale sarebbe la direzione migliore per loro...
Però...
Si crede che la zona di confort sia invalicabile e lì permangono, è divertente osservare le solite "strategie", le solite frasi; si danno scadenze mensili, ultimatum a tre mesi, ormai da molti anni, decenni...
La soluzione è semplice è li ad un passo, però quel passo è li che attende di essere fatto e attende, magari a fine mese o il prossimo :)
I miei amici, le persone con cui ogni tanto parlo, credono alle coincidenze, al destino, ritengono che il pensare serva, che la mente sia esatta e così via.
Siamo tutti esatti o quasi, eppure, nel mondo esistono atrocità infinite, esiste fame, disperazione, ecc.
Allora, come mai da cotanta intelligenza ed esattezza individuale scaturisce tale abominio?
Chi si pone la seguente domanda: se stessi sbagliando?
Apparentemente e' più semplice essere invidiosi, è più semplice trovare motivazioni a tutto; l'intelligenza che crediamo di avere, elabora pensieri e sintesi di questo tipo: "... ma per lui è facile... e ma lui è fatto così... per lui e' semplice".
Un caxxo è semplice!
Bisogna uscire dalla zona di confort, un passo alla volta; già, ma come? In quale direzione?
Bisogna scegliersi un Consulente, un Allenatore, qualcuno che abbia già dimostrato di saper fare in qualche campo.
I corsi motivazionali, la formazione che vedo in giro di questi tempi o quelle bellissime massime che fanno buona mostra "postate" sui social sono assolutamente e totalmente inutili.
Un "formatore personale" che possa far vedere la via, non in base al suo punto di vista ma, in base a chi ha di fronte.
A volte, le persone arrivano così vicino alla disperazione che, a quel punto, sono disposte a prendere qualsiasi cosa si presenti e se sono intelligenti, la prenderanno da qualcuno "riuscito"...
"La fortuna di una persona è sempre un'altra persona."
Però prima, bisogna decidere!
Non vediamo la luce ma, gli effetti di questa, vediamo gli oggetti che essa tocca o che attraversa, non vediamo l'aria né i suoni che essa conduce.
Non vediamo i pensieri ma, gli effetti e le azioni che essi producono, elaboriamo le idee e pensiamo attraverso parole che non pronunciamo, eppure, le sentiamo o no?! Se la mente di ciascuno è uno strumento funzionale, come mai non ci conduce alla riuscita, ad una vita felice?
Da dove arrivano i nostri pensieri, se sono nostri davvero, la mente ha bisogno di dirseli o spiegarseli? Non dovrebbe già conoscerli?!
Se non conoscessimo alcuna lingua, come faremmo a pensare?
L'universo che percepiamo attraverso i nostri sensi e' limitato, c'è molto di più...
Ciò che crediamo di essere e' limitato, c'è molto di più in ciascuno di noi...
Però...
Qualcuno cerca la libertà fuori di sé, qualcuno la cerca dentro se stesso, qualcuno ha smesso di cercarla, altri non la cercano proprio. La libertà non è lo scopo è la conseguenza.
venerdì 24 giugno 2016
domenica 24 aprile 2016
Quando Fb è utile...
La vita è giusta, è perfetta!
Oggi, mentre pubblicavo su Fb le nostre iniziative/opportunità di lavoro che abbiamo in essere, mi sono imbattuto in questo post:
"Cerco lavoro serio ho 38 anni non sono sposato ne figli..... Astenersi lavori a provvigioni e di rappresentanze."
Ne sono stato colpito, quasi offeso ed è strano; mi sono chiesto il motivo: perché un'annuncio così banale aveva catturato la mia emotività?
Così ho cominciato a guardare... Per capire...
Cosa di me era ancora simile alla sconosciuta persona che aveva pubblicato l'annuncio?
Non ho mai svolto lavori che non siano stati a provvigioni, se non in giovanili esperienze...
Mi sentivo forse offeso?
Percepivo le mie proposte di lavoro come offensive o non degne?
Cosa centrava essere sposato e non avere figli?
Perché una persona (io) che nella vita ha accettato ogni genere di sfida si sentiva toccata?
Già!
Quando c'e' il contatto, vuol dire che qualcosa in noi è simile...
Così mi sono messo alla ricerca di quel punto... E le mie riflessioni sono state:
Cerco lavoro serio,
...non sono sposato ne figli..... (né senza accento, cinque puntini di sospensione)
Astenersi lavori a provvigioni e di rappresentanze.
Poi mi sono messo in ascolto e la realtà è arrivata precisa, esatta, come la vita:
in realtà la persona che aveva pubblicato il post non cercava realmente lavoro e quello che emanava era:
rabbia,
riferimento alla madre,
un figlio unico, viziato, come se il mondo stesse attendendo alla sua venuta.
Possibile che a cinquant'anni ancora m'interessi l'Anima delle persone, ancora vorrei vederle felici? Realizzate?
Ma in fondo, che me ne frega?
Se le persone amano, se ambiscono ad essere schiave, ad essere solo merce di scambio, se non interessa il loro personale divenire, perché dovrebbe interessare a me?
Cinque puntini di sospensione, ne figli (ne, senza accento)...
Ho il prato di casa da tagliare, la piscina da pulire, dei lavori di manutenzione in una società immobiliare; magari potrebbe andare bene per farli ma, sarà capace?
Il post era chiaro su cosa non voleva, ma non diceva nulla sulle sue competenze, su cosa sapeva fare.
Già, abbiamo politici parassiti, governo ladro che non da lavoro, l'economia che va male e poi c'e' la crisi...
Ora é nuovamente tutto in calma;
se senti ancora la voce e la forza del guerriero che è in te,
se per te la libertà ha un prezzo mai troppo alto da pagare,
se non cerchi un lavoro ma, un modo di essere,
un luogo " Dove lavorare e' meno noioso che divertirsi",
mandami una mail, con una tua presentazione:
job@gruppofr.net
Oggi, mentre pubblicavo su Fb le nostre iniziative/opportunità di lavoro che abbiamo in essere, mi sono imbattuto in questo post:
"Cerco lavoro serio ho 38 anni non sono sposato ne figli..... Astenersi lavori a provvigioni e di rappresentanze."
Ne sono stato colpito, quasi offeso ed è strano; mi sono chiesto il motivo: perché un'annuncio così banale aveva catturato la mia emotività?
Così ho cominciato a guardare... Per capire...
Cosa di me era ancora simile alla sconosciuta persona che aveva pubblicato l'annuncio?
Non ho mai svolto lavori che non siano stati a provvigioni, se non in giovanili esperienze...
Mi sentivo forse offeso?
Percepivo le mie proposte di lavoro come offensive o non degne?
Cosa centrava essere sposato e non avere figli?
Perché una persona (io) che nella vita ha accettato ogni genere di sfida si sentiva toccata?
Già!
Quando c'e' il contatto, vuol dire che qualcosa in noi è simile...
Così mi sono messo alla ricerca di quel punto... E le mie riflessioni sono state:
Cerco lavoro serio,
...non sono sposato ne figli..... (né senza accento, cinque puntini di sospensione)
Astenersi lavori a provvigioni e di rappresentanze.
Poi mi sono messo in ascolto e la realtà è arrivata precisa, esatta, come la vita:
in realtà la persona che aveva pubblicato il post non cercava realmente lavoro e quello che emanava era:
rabbia,
riferimento alla madre,
un figlio unico, viziato, come se il mondo stesse attendendo alla sua venuta.
Possibile che a cinquant'anni ancora m'interessi l'Anima delle persone, ancora vorrei vederle felici? Realizzate?
Ma in fondo, che me ne frega?
Se le persone amano, se ambiscono ad essere schiave, ad essere solo merce di scambio, se non interessa il loro personale divenire, perché dovrebbe interessare a me?
Cinque puntini di sospensione, ne figli (ne, senza accento)...
Ho il prato di casa da tagliare, la piscina da pulire, dei lavori di manutenzione in una società immobiliare; magari potrebbe andare bene per farli ma, sarà capace?
Il post era chiaro su cosa non voleva, ma non diceva nulla sulle sue competenze, su cosa sapeva fare.
Già, abbiamo politici parassiti, governo ladro che non da lavoro, l'economia che va male e poi c'e' la crisi...
Ora é nuovamente tutto in calma;
se senti ancora la voce e la forza del guerriero che è in te,
se per te la libertà ha un prezzo mai troppo alto da pagare,
se non cerchi un lavoro ma, un modo di essere,
un luogo " Dove lavorare e' meno noioso che divertirsi",
mandami una mail, con una tua presentazione:
job@gruppofr.net
Pubblicato da
Fabrizio Rinaldi
giovedì 24 marzo 2016
Scrivendo di questa fotografia (2)
... A cosa servono tutti soldi che puoi desiderare se, non puoi avere la felicità?
... A cosa serve raggiungere ogni obiettivo prefissato se, il tuo "vero", la tua anima è altrove?
... A cosa serve godere la vita se, lo scopo della stessa, rimane celato?
Il piacere senza metabolizzazione?
Abbiamo costruito un mondo che non ci piace, abbiamo dimenticato come è, come dovrebbe essere, l'Essere Umano.
Ci sforziamo di migliorarlo, immaginiamo, vorremmo un mondo migliore e, per far questo, abbiamo in testa sempre "modelli".
Modelli che, se mai raggiunti, non saranno più adeguati e ne vorremo altri ed in questo gioco perverso, in questo gioco vuoto, l'Umanità perde e la macchina vince comunque!
Nessun modello, nessuna società perfetta, potrà mai essere adeguata, soddisfacente auto accretiva.
Ciò che accade in questo nostro piccolo pianeta è del tutto indifferente al fluire, a ciò che i Grandi chiamano l'Essere.
La nostra Terra ha visto civiltà diverse; apparire per poi scomparire e così continuerà ad essere.
Allora dov'è il problema?
Il problema è solo ed esclusivamente del nostro piccolo individuale!
Ogni messaggio intorno a noi ci spinge, ci programma verso consumismo di "modelli morti" di modelli non funzionali ma, nel frattempo sogniamo di fare quel viaggio, di comprare quella moto, quella macchina, quella villa, quel castello, quello yacht, quell'aereo, quell'isola e così via...
Allo stesso modo, molti, desiderano denaro del quale poi non saprebbero che uso farne, o per lasciarlo un giorno ai figli, ai quali lascerebbero anche, lo stesso problema: che farne?
Tutti si preoccupano di tutto: di ciò che succede nel mondo, dell'ultima moda, del locale dove andare, della meta esclusiva, della famiglia, e così via.
Ogni mezzo rinforza questo: social, tv, amici, opinioni, mode, paure, ignoranza.
Ciò che era "il grande Uomo" si ritrova ed essere semplicemente un contenitore di inutile spazzatura: non sa bene dove andare, cosa vuole, può persino avere tutto ma, i conti non tornano...
L'Uomo ha un intelligenza sorgiva costantemente autorigenerantesi che sembra però, aver smarrito.
Ogni sforzo, ogni desiderio, qualsiasi obiettivo raggiunto o status, senza questa, è inutile e sprecato.
Così dell'unica conoscenza, davvero indispensabile, nessuno sembra occuparsene, nessuno sembra prendersene cura: marionette senza anima in costante stress da raggiungimento, condite di paura e alienazione.
Mi guardo intorno e vedo ben poco, oltre a ciò..
Ogni formazione, ogni corso, se non ha questo fondamento, rientra automaticamente, nei modelli evidenziati...
Ci preoccupiamo di lasciare un futuro, dei beni ai nostri figli e non ci preoccupiamo di insegnarli l'arte di vivere!
Ci preoccupiamo delle nostre e loro apparenti sicurezze e non conosciamo il progetto, il nostro progetto, né come attuarlo!
... ... ...
Ho cominciato a pensare alla formazione perché ci sono persone sensibili, ancora vive, che, da qualche parte, ancora sentono questo "richiamo", questo "essere appellate" altrove e che vogliono conoscere, sapere...
Persone ambiziose che non si sono arrese e che continuano a cercare...
A cosa serve avere tutto se, non puoi essere felice? :)
Per informazioni: formazione@gruppofr.com
... A cosa serve raggiungere ogni obiettivo prefissato se, il tuo "vero", la tua anima è altrove?
... A cosa serve godere la vita se, lo scopo della stessa, rimane celato?
Il piacere senza metabolizzazione?
Abbiamo costruito un mondo che non ci piace, abbiamo dimenticato come è, come dovrebbe essere, l'Essere Umano.
Ci sforziamo di migliorarlo, immaginiamo, vorremmo un mondo migliore e, per far questo, abbiamo in testa sempre "modelli".
Modelli che, se mai raggiunti, non saranno più adeguati e ne vorremo altri ed in questo gioco perverso, in questo gioco vuoto, l'Umanità perde e la macchina vince comunque!
Nessun modello, nessuna società perfetta, potrà mai essere adeguata, soddisfacente auto accretiva.
Ciò che accade in questo nostro piccolo pianeta è del tutto indifferente al fluire, a ciò che i Grandi chiamano l'Essere.
La nostra Terra ha visto civiltà diverse; apparire per poi scomparire e così continuerà ad essere.
Allora dov'è il problema?
Il problema è solo ed esclusivamente del nostro piccolo individuale!
Ogni messaggio intorno a noi ci spinge, ci programma verso consumismo di "modelli morti" di modelli non funzionali ma, nel frattempo sogniamo di fare quel viaggio, di comprare quella moto, quella macchina, quella villa, quel castello, quello yacht, quell'aereo, quell'isola e così via...
Allo stesso modo, molti, desiderano denaro del quale poi non saprebbero che uso farne, o per lasciarlo un giorno ai figli, ai quali lascerebbero anche, lo stesso problema: che farne?
Tutti si preoccupano di tutto: di ciò che succede nel mondo, dell'ultima moda, del locale dove andare, della meta esclusiva, della famiglia, e così via.
Ogni mezzo rinforza questo: social, tv, amici, opinioni, mode, paure, ignoranza.
Ciò che era "il grande Uomo" si ritrova ed essere semplicemente un contenitore di inutile spazzatura: non sa bene dove andare, cosa vuole, può persino avere tutto ma, i conti non tornano...
L'Uomo ha un intelligenza sorgiva costantemente autorigenerantesi che sembra però, aver smarrito.
Ogni sforzo, ogni desiderio, qualsiasi obiettivo raggiunto o status, senza questa, è inutile e sprecato.
Così dell'unica conoscenza, davvero indispensabile, nessuno sembra occuparsene, nessuno sembra prendersene cura: marionette senza anima in costante stress da raggiungimento, condite di paura e alienazione.
Mi guardo intorno e vedo ben poco, oltre a ciò..
Ogni formazione, ogni corso, se non ha questo fondamento, rientra automaticamente, nei modelli evidenziati...
Ci preoccupiamo di lasciare un futuro, dei beni ai nostri figli e non ci preoccupiamo di insegnarli l'arte di vivere!
Ci preoccupiamo delle nostre e loro apparenti sicurezze e non conosciamo il progetto, il nostro progetto, né come attuarlo!
... ... ...
Ho cominciato a pensare alla formazione perché ci sono persone sensibili, ancora vive, che, da qualche parte, ancora sentono questo "richiamo", questo "essere appellate" altrove e che vogliono conoscere, sapere...
Persone ambiziose che non si sono arrese e che continuano a cercare...
A cosa serve avere tutto se, non puoi essere felice? :)
Per informazioni: formazione@gruppofr.com
Pubblicato da
Fabrizio Rinaldi
mercoledì 9 marzo 2016
Scrivendo di questa fotografia (1)
Per quanto si possa spingere la mente a vedere, essa non basta, non è sufficiente.
Non è sufficiente neanche resettarla e ridarle la nativa funzionalità.
Abbiamo strumenti eccellenti: i cinque sensi conosciuti, la Mente ma, soprattutto, siamo dotati d'intuizione, preveggenza e forza psichica.
Ogni nostro senso è solo semplice strumento della nostra "Anima": possiamo vedere, sentire e percepire molto di più di ciò che crediamo.
Quando i nostri sensi diventano strumento esatto del nostro nucleo fondante, si aprono altri universi, vediamo in modo diverso; è come se i sensi servissero solo a confermare quello che si è già percepito, già visto, metabolizzato.
I sensi agiscono e funzionano ad una velocità ridotta, come fosse una moviola e spesso non possono che cogliere in quel limitato spettro d' interazione per il quale sono stati costruiti (che siano onde elettromagnetiche, sonore e comunque, nelle dimensioni di spazio e tempo).
Il nostro fondante (Anima), invece, si muove, è reale anche altrove... Fuori dalle logiche della fisica, dalle dimensioni di spazio e tempo.
Siamo energia, siamo coscienza; l'energia non ha coscienza né memoria, non ha percezione di se; ogni cosa è energia, ogni cosa è materia, noi siamo un gioco, noi possiamo giocare, abbiamo la possibilità di poter dare "coscienza" all'energia.
...
Pubblicato da
Fabrizio Rinaldi
domenica 6 marzo 2016
Zona di confort
Questa mattina, nel fare colazione, ho lasciato andare lo sguardo; la posizione privilegiata del luogo permette di vedere, di guardare, fino all'orizzonte ed oltre.
Da Stimigliano chiamata anche "la porta della Sabina", si può vedere serpeggiare il Tevere, questo borgo medievale sembra come ergersi a sentinella; guardiano senza tempo, ha visto genti e avvenimenti di pace e di guerra.
Fuori dalla zona di confort |
Uno scorcio, un immagine d'improvviso ha attratto la mia attenzione, come volesse insegnarmi qualcosa e non ho potuto far altro che provare a catturarla.
Ogni elemento sembrava risuonare preciso: balaustra, lampione, vaso con fiori, orizzonte a perdita d'occhio e nuvole.
Uno dei nostri comandanti, quello che reputiamo prioritario (il nostro io cosciente) pone quella balaustra e ritiene che, semplicemente illuminandola o abbellendola con fiori, morali, concetti ed altro, si possa avere una vita appagante, felice, realizzata.
Eppure ci sono le nuvole, i dubbi e almeno per qualcuno, grandi orizzonti e potenzialità aperte, persino creatività.
E tutto ciò è appena fuori da ciò che viene definito zona di confort...
Così ci pieghiamo sulle abitudini, sulla quotidianità; routine noiosa, ripetizione di ruoli, semplici programmi di macchina.
Il nostro originario ed individuale progetto, in realtà non prevede nessuna zona di confort perché, si muove su novità continua, di traguardo in traguardo, di azione in azione, senza fine...
Ieri ero a pranzo con qualche amico; uno di loro, ad un tratto, mi chiede: "Hai visto il film Lo chiamavano Jeeg Robot?"
... Un film talmente rispondente agli stereotipi che risulta molto difficile non venirne coinvolti.
Così ci si ritrova in una storia che a guardarla bene non presenta nessun vincente, una storia dove tutti i personaggi perdono e il motivo, in tutti, è lo stesso.
Il protagonista, che poi si scopre supereroe, sembra avere quella strana qualità per la quale, chiunque si avvicini a lui, alla fine muore.
Vive senza nessuna ambizione, in un ambiente sporco e trascurato.
Poi c'e' la donna, quella che sarebbe dovuta essere il grande amore, la donna-bambina alla costante ricerca del principe azzurro che la salverà ed ovviamente, finisce per selezionare un rinforzo al suo schema di vita: bambina, bambola, esca, principessa.
E' facile trovarvisi coinvolti perché vi si ritrovano tutti i modelli infantili, tutti quelli che, volenti o nolenti, siamo stati costretti ad accettare e a fare nostri.
A guardare tutti i personaggi, ci si rende conto che sono tutti bambini racchiusi in corpi di adulti, bambini mai evoluti... In fondo, chi non ha mai desiderato, almeno una volta, nella vita, essere un super eroe, essere una principessa o diventare famoso?
Alla fine del film, nessuno vince, nessuno realizza nulla è come se si rimanesse sempre nelle premesse che, un giorno, le cose cambieranno, ma non e' così; le cose non cambiano.
In sostanza, si vive tutta l'esistenza nell'area di confort, a qualcuno spiegano cosa sia l'area di confort (in qualche corso od altro )e magari per un po' ne esce anche, il problema e', che pur sentendosi provvisoriamente meglio fuori dalla propria area di comfort, porta sempre il se stesso identico, porta il proprio "comandante errato".
Non credo che per uscire dall'area di confort bisogna sforzarsi, così come non credo che uscirne produca giovamenti reali e duraturi, al massimo, si amplia la zona di comfort: il problema quindi, non si risolve, semplicemente, si amplifica.
Ritengo che l'unica strada possibile sia quella di rintracciare il proprio originario progetto, quello scritto nella nostra essenza, cosicché quello che pensiamo essere il nostro comandante (il nostro io cosciente), possa andare a scuola, possa imparare, possa diventare servitore fedele, al nostro progetto, alla nostra Anima!
Il fedele servo, seguendo il Maestro, diviene egli stesso maestro... E nel breve attimo della vita, riuscendo ad avere il contatto con ciò che nel nostro sistema definiamo tempo, definiamo eterno, esce dal gioco e lo vince.
Allora la vita e' solo creatività aperta e la zona di confort solo un remoto e labile ricordo...
L'universo che noi conosciamo ha 4 dimensioni ma, fuori di qui, spazio e tempo, non hanno più valore, non esistono.
In fondo il film sembra porre una questione: i supereroi, magari si trovano pure ma, gli Uomini, dove sono?
Ogni tanto la vita autonomamente genera qualche Saggio e questi sono in grado di risvegliare molti uomini, Leader capaci di produrre risultati e generare vita per molti anni dopo di loro; nell'indifferenza dell'eterno, tutto avviene: il gioco e' solo gioco; per noi, invece, e' l'unica possibilità!
Pubblicato da
Fabrizio Rinaldi
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