domenica 4 maggio 2014

Gli ottimisti vivono di più.

Gli ottimisti, vivono più a lungo; emerge da un recente studio, secondo il quale, vivono mediamente sette anni in più, rispetto agl'altri.

Ridere fa bene, pensare "positivo" fa bene.

Ma, cosa vuol dire, concretamente?

Quando le cose sembrano andare bene, l'ottimismo, non può che essere la naturale conseguenza.

Un po' più difficile esserlo, quando guardi tuo figlio, appena nato in un letto d'ospedale, non sapendo se vivrà; quando perdi il lavoro, quando le difficoltà della vita sembrano sopravanzarti.

Quando ti senti stanco, privo di energie; quando senti di non avere la forza di combattere ancora, senti vicino, la resa.

Allora l'ottimismo sembra così lontano e il vivere più a lungo, l'ultimo dei problemi.

Il carattere di un Uomo si misura dalla sua capacità di soffrire, da come affronta il dolore e la fatica.

In fondo, poi cos'è la fatica?

Forse il cuore o i polmoni che mai si fermano, faticano?
E' forse fatica, l'enorme sforzo, che compie un fiore per sbocciare?
Quella di un bimbo nel nascere?

Ci dimentichiamo di essere ottimisti, perché i problemi diventano protagonisti, eppure respiriamo, eppure, se alziamo lo sguardo, possiamo guardare l'orizzonte e più in alto, fino al cielo.

Con quelle sue sfumature di celeste e di blu, che spettacolo!

Possiamo sentire il calore del Sole, la pioggia, i profumi e la musica della vita, intorno a noi.

La vita, tanto forte, così immediata e scontata, che rischiamo persino, di non vederla più.

E allora è semplice essere ottimisti: basta ricordarsi dell'effetto rete, dei complessi, della macchina, degli stereotipi, delle morali, delle abitudini, e quasi in modo magico, eccolo lì, l'ottimismo, sembra guardarci, come a dirci: e allora? Ti eri dimenticato fossi qui?


E' così bella la vita, così bello vivere, che non essere ottimisti è quasi impossibile.

Ho fatto il pescatore, il meccanico, il bagnino, l'agente  assicurativo, il promotore finanziario, sono stato in ospedale affianco a mio figlio appena nato, ho perso il lavoro varie volte, spesso, mi sono trovato nel non sapere quale strada prendere né cosa fare. Mi sono sentito perso, smarrito, impaurito, fino a provare quasi terrore. Ho passato notti insonne, perso nel non pensare. A non avere nemmeno i soldi per fare la spesa, sono stato imprenditore, ho avuto birrerie, bar, pizzerie. Ho fatto il cameriere, ho girato il mondo, ho amato molto, sofferto, vissuto.

Continuo a farlo...

Capisco la violenza negli stadi, la religione, le fedi, le morali, la pochezza, la disperazione e la rabbia, do valore al tempo.

Capisco la vita, mentre continuo a percorrerla scalzo.

Affronto le difficoltà, il dolore, mentre mi nutro di piacere...

Ho percorso migliaia di chilometri in moto, se voglio, posso guadare e vedere dentro le persone, fin quasi, a scorgerne l'anima.
Spesso, mi sono trovato nella condizione di volermi arrendere; non l'ho mai fatto.

Ho vissuto per strada e nelle stazioni, insieme a quelli che chiamano vagabondi, ho visto tante persone che amavo, morire in modo stupido.
Ho affrontato processi, ed avevo ragione...
Ho fatto così tante cose, che neanche più rammento.


Spesso abbraccio mio figlio di notte, quando sta con me e mi chiedo, se anche lui si troverà di fronte a ciò che ho affrontato io, ma soprattutto mi chiedo, il come lo affronterà...

Sono in debito con lui, un debito che non posso e non potrò pagare o forse no, forse debbo semplicemente, ancora capire molte cose, di questa strana vita.

Eppure a me interessa poco capirla, forse perché l'ho vissuta, forse perché cerco quel passaggio a nord-ovest, che mi fa anche paura.

Oggi, mi sembra tutto logico, quasi scontato...In questo granello, perso nel cosmo, che noi, chiamiamo Terra, dove l'essere umano, in modo invisibile, ha fatto la sua storia.

Come faccio a non essere ottimista, a non ridere, a non vivere!?

In fondo, quando Oscar Wilde scriveva:  "Non prendere la vita troppo sul serio: comunque vada non ne uscirai vivo", si riferiva a questo, noo? :-)

...E credo, avesse ragione...


domenica 20 aprile 2014

Australia 2014

Un po' di attesa, in questo aeroporto.
Dopo tre ore di volo, sono ancora dalla parte opposta del mondo.

Sono luoghi così particolari gli aeroporti, un crocevia dove incontri: giovani, vecchi, persone in vacanza, persone al lavoro, persone tristi, disperate, felici; incontri persone con il giubbotto e in canottiera, con scarpe eleganti ed in ciabatte.
Incontri persone vestite con tuniche strane e turbanti, chi è da solo, chi con moglie, chi con più mogli.

Incontri bambini, che scoprono il mondo.
Poveri e ricchi, di ogni razza e credo, di ogni religione.

A volte sembra una convivenza stretta, altre volte, sembra, che abbiano un destino da condividere.

Chi ha paura, chi è eccitato, chi torna a casa e chi, la lascia per sempre.

Intanto, si susseguono gli annunci, in diverse lingue, per fortuna, non ne capisco nessuna.

Chi legge, chi scrive, chi guarda i monitor,  parla o sta in silenzio.

Chi mangia o sta in fila in qualche beauty free od improbabile negozio di souvenirs.

Non ho mai visto, così tante persone diverse, senza nulla in comune, stare insieme, in uno stesso luogo, come in un aeroporto.


Eppure, anche qui, ognuno recita il proprio ruolo il proprio personaggio, sempre più incasellati, sempre più organizzati, simili a scimmiette ammaestrate.

Simili a come noi teniamo i polli in batteria: orari da rispettare, file da seguire, sempre meno sorrisi, sempre meno umanità.

...Certo, vivere fuori da quella gabbietta è difficile, fa paura.
 
Chi vive fuori da quella gabbietta, paga un prezzo, un prezzo, che ogni giorno decide ed è disposto a pagare.

Il prezzo di vivere, di essere liberi...

Collana di perle e ciabatte; ombrello e pantaloncini corti, qui è possibile vederli abbinati, sulla stessa persona.

Che luoghi particolari sono, gli aeroporti.

Abbiamo codificato tutto in modo preciso; essere, in modo semplice, liberi, è sempre più difficile.

Abbiamo codificato, anche, ciò che fa bene o male, mangiare;
abbiamo perso ogni criterio soggettivo, come macchine; abbiamo codificato anche le emozioni: paura, amore, gioia, ansia, felicità, angoscia.

Abbiamo codificato: come fare un programma televisivo, una pubblicità, un telegiornale.

Già dall'asilo, cominciamo ad insegnare, ed anche prima, come uniformarci, come essere tutti uguali.
Ci piace pensare di essere unici ed ovviamente, piace a tutti.

Anche in questo: tutti uguali.
 
Qualche modello, pochi schemi da seguire ed il gioco è fatto.

...E poi, cos'è giusto? 

Chi crede in qualche religione e chi no, chi cerca il successo, il consenso e chi no; ma alla fine cosa cambia? C'è forse differenza? Un modello diverso, una camicia invece di una maglietta; un vestito diverso, su uomini, che non hanno più casa.

A volte, si corre il rischio di sentirsi soli... Poi, chiamano il tuo volo e... Riprendi la strada; respiri, sorridi e continui ad ascoltare, senza usare l'udito...

giovedì 17 aprile 2014

Il mio viaggio...Nella vita...

18.000 km ad ovest - Nuova Zelanda
(Queste righe sono per chi ha reso possibile il mio viaggio: i miei genitori.)

Succede sempre cosi:
quando sei lontano da casa,
la mente si attiva attraverso
quei meccanismi,
sempre uguali.

Mentre stai bene,

"arrivano segnali da lontano";
così, ho imparato ad usare anche la macchina e la lascio fare.

Così, nel mentre, mi godo ciò che vedo.


Come foto nella foto...In chi la fa...In chi avrebbe voluta farla...

Quando sei lontano da casa...


Però, ho solo un piccolo problema: qual' è la casa di chi non ha casa, di chi, è sempre a casa.

Già :-) ... C'è solo questo piccolo problema.

Spesso penso al mondo, al nostro, alla Terra, ma questa è casa mia; mi chiedo.

Il nostro universo, è casa mia, mi domando.

Spingo i pensieri e le immagini, fin dove voglio e poi mi chiedo, ma fin dove posso arrivare; è casa mia?

Sono fuori casa, fin da quando sono nato.

Certo, qualcuno potrebbe pensare, che non ero atteso, ma chi, in fondo, lo è stato davvero?

Penso ai miei genitori, penso a loro, come può un figlio "parteggiare" per uno o per l'altro?

Come?

Come può un Uomo (essere umano), non amare il proprio figlio; eppure, succede spesso.

E poi si torna, al solito, annoso problema: cosa vuol dire Amare? Chi ne è "capace", tecnicamente, intendo.

In fondo; chi è capace di Amore, conosce il paradiso in questa vita e questo non è spiegabile; eppure, anche il paradiso è fenomenologia.

...Non sono a casa, ancora no.

Ho tutto ciò che un Uomo, possa desiderare, avere o quasi...

Faccio ciò che voglio, quando voglio...

Ma anche questa, è fenomenologia.


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Penso a mio padre, sono fiero di lui: lo vedo, fin dove non immagina...

Penso a mia madre, la vedo e lei lo sa, sono fiero, di lei...

A volte sono incazzato, e mi chiedo: ma non potevate andare al cinema quel giorno? :-)
Cazzo! Magari, ora, sarei ancora a casa.
Quella casa, dove niente comincia, dove l'essere è, ma già questa è fenomenologia...Perché penso...


Vale la pena, provare tutto ciò che provo e sperimento?
La verità è, che non lo so.

Se voi, avreste voluto tutto per me; sappiate che c'è l'ho.
La mia vita è piena e felice.

Dovrei dirvi: grazie? :-)

Invece, sono incazzato!

Voi eravate già qua, e se le fregature si danno agli amici; allora, grazie!

Del resto, ora ho un figlio, anche io, come posso biasimarvi?

Sento l'Amore, che ho per lui e capisco, quello che voi avete per me.

Allora, sappiate; che capire, non è come divenire e solo dopo, si capisce.

Beh! Si, sono incazzato, molto incazzato, ma a cosa serve :-) Ora, grazie a voi, sono qui e sappiate, che venderò "cara la pelle".

...Se avessi una casa, potrei almeno dire, che ne sono distante...se avessi, una casa.

...La mia casa è qui, ora...o forse, no.

Posso avere una casa nel fenomeno? Perché no? Perché?...

Tutto sarebbe più facile, ma tutto è facile...Facile...

...

Ho quasi 50 anni, il potere della vita è pieno...Mi avete messo di fronte ad una bella sfida, io l'ho accettata, semplicemente questo!

...
Rispetto i vigliacchi, mai nati, a volte, persino li invidio...
A volte...

Voi, invece, mi avete insegnato il coraggio, la dignità e, non è poco; poi mi avete insegnato tante altre cose, ma soprattutto, mi avete insegnato, ciò che pochi insegnano: ad essere felice.

La vita è fatta così, che vogliamo farci? :-)
...

Voi, mi avete accompagnato, in questa vita; io, non ho potuto farlo.

Ho, solo, potuto sentire il vostro Amore...E, se la vita è questo, va bene così, cazzo!
 
...
E, siccome, nessuno, è mai venuto a raccontarmi, cosa succede dopo...Io dico, semplicemente, vaffanculo...
 
Ho quasi 50 anni, sono a casa in ogni luogo, eppure, cerco ancora la mia casa, pur sapendo che non c'è...
...
 
Affrontare la macchina, non si può...E chi l'affronta, sa il perché...E' una questione tecnica...
...
 
Non sopporto, chi chiede grazie o che chiede scusa...
 
...
 
So che capirete, perché siete intelligenti, perché io sono vostro figlio e ne sono fiero!
...
 
Casa, forse è la felicità?
Allora, sono a casa...
 
 
Ma a me non basta :-)
 
...Angolo di paradiso?...
 
Eccolo, questo è un angolo di paradiso...
 
E, il paradiso non ha angoli.
 
...
 
La vita è così, è una fregatura, l'unica che sia possibile avere... :-)
 
...Ai miei Genitori...a mio figlio...A me...
 
Perché, credo, che alla fine, non importi come e perché si sia arrivati qui, né, tantomeno di lasciare un segno, perché qualsiasi segno è effimero. Un giorno, abiteremo altri pianeti, tra qualche generazione, tutto sarà cambiato, diverso.
 
Eppure, ovunque saranno, i figli dei nostri figli, qualcuno continuerà a cercare quel passaggio, qualcuno in qualche remota spazio, continuerà, magari con tre pezzi di legno, a costruire una panca su un torrente, a creare il suo angolo di paradiso, dove sedersi a rifare se stesso o a contemplare la bellezza, senza mai smettere di stupirsi, di godere...Come l'acqua che scorre...Tutto qui :-)

lunedì 14 aprile 2014

Colori invisibili...Forse...

Una volta ci si curava attraverso il campo eterico. 

Era come strumento musicale, nelle sagge mani, di quegli Uomini che ne avevano conoscenza, che lo percepivano, che lo vedevano.
C'erano persone, che oggi definiremmo medici, che semplicemente sfioravano i corpi, intenzionando... Guarivano.

Una volta gli uomini traevano energia dal Sole, dal mare, dall'aria e dalla terra.
C'erano persone che, amplificavano vita; intorno a loro, creavano l'universo: un universo, a loro, simile.

Una volta gli uomini avevano uno scopo, uno solo: trovare Il passaggio a nord ovest: unico scopo...

La via, quel passaggio tra fenomenologia ed il senso dell'essere, 
il salto, dove la mente, non solo non basta, ma semplicemente, rimane superflua, inutile.

Una volta gli uomini padroneggiavano il fenomeno, senza credergli; avevano coscienza di quanto fosse effimera. Costantemente, riuscivano ad essere; ad Essere prima e dopo; ad Essere...

Una volta, c'erano Uomini così,
una volta c'erano Uomini...

domenica 6 aprile 2014

...Ascoltando il vento...

Erano trascorsi più di trent'anni, ma il tempo, sembrava averlo appena sfiorato, come se avesse usato rispetto, fosse stato, in un certo qual modo, clemente con lui.
 
Toccava con gli occhi, fin dove poteva spingere lo sguardo, l'aria, mossa dal vento, a volte lieve come brezza, a volte robusta, come a richiamare la sua attenzione, portava echi lontani: di gesta antiche, di uomini ormai passati. 
 
Le sue cellule li percepivano.
 
Così come gli odori aggressivi, così, che spesso, decideva di non sentirne, mentre ascoltava la musica della natura, intorno.
 
Come maestro d'orchestra, cercava la massima coordinazione possibile, centrato, bloccava ogni pensiero; ogni senso si fondeva, a divenirne uno, fino a vedere, dentro di se, ogni cosa, ogni colore, ogni profumo; voci lontane.
 
Era li, ormai... Aveva spinto il suo essere, fino a quel punto, dove è più importante ciò che sei, rispetto a ciò che hai.
 
Ora era difficile per lui, senza più rabbia, senza riferimenti, senza bene né male, senza morali.
 
Di famiglie non ne aveva mai avute o forse, ne aveva avute diverse, anche se ne era sempre, costantemente fuori.
 
Respirava ogni respiro...
 
Aveva cominciato a vedere il progetto, di come i creatori, ponderarono ogni dettaglio, usando le loro più evolute conoscenze.
 
Ci diedero carta bianca ed un disegno.
 
Scelsero un pianeta, laboratorio di vita; lo resero un paradiso.
 
Ci fu un tempo, in cui l'uomo era felice, poi avvenne qualcosa, ci ritrovammo come bambini, senza controllo e la strada di casa smarrita.
 
I creatori, avevano previsto un livello base, di naturale e naturalistico benessere, un ciclo esistenziale, di bella armonia, disponibile a tutti.
 
Poi, qualcuno sembrò non accontentarsi, del semplice star bene, del solo esistere...
 
Così, i creatori, posero una scintilla, un possibile passaggio a nord-ovest, potenzialmente aperto a tutti, ma di fatto, solo i più capaci, i più coerenti al progetto, potevano diventarne parte; scopo ultimo della vita.
 
Cominciò così, il lungo periodo del buio; con quell' evento, che tutto cambiò.
 
I creatori furono costretti a lasciare la Terra, e l'uomo divenne pascolo di altre tipologie di esistenze, massa, destinato solo a concimare la terra.

Conobbe l'angoscia, la malattia, la deviazione.
Perdendo il dono del tempo, in attività inutili e futili: lavoro, doveri, religioni varie, fedi, morali, ruoli sociali e cose di questi tipo; le barattò con la Grazia, il piacere, la felicità.

"Perse Dio è guadagno il diavolo."
 
Ma, il progetto era sempre li, dentro di lui.

L'uomo cominciò a vivere nell'errore e a pagarne il prezzo, così, come continua a fare tutt'oggi.
 
Il paradiso, però, è ancora qui, così come la stessa base naturalistica di benessere e la potenzialità dell'Essere.

....
 
... Così, vedeva...Così il vento gli raccontava, con la memoria che si perdeva, nella notte dei tempi...
 
...Aprì gli occhi, riprese a costeggiare il ruscello, verso casa, in quei luoghi lontani...