Qualcuno cerca la libertà fuori di sé, qualcuno la cerca dentro se stesso, qualcuno ha smesso di cercarla, altri non la cercano proprio. La libertà non è lo scopo è la conseguenza.
sabato 19 novembre 2016
Ambiente
Come influisce su di noi o come influiamo su di lui?
Noi facciamo l'ambiente o l'ambiente fa noi?
Consapevolezza...
Spazio d'azione o sicuro e corroborante rifugio?
Spazio/luogo di salute, casa privilegiata, luogo dove poter Essere.
Senza l'ambiente, senza spazio fisico, l'esistenza non avrebbe senso.
Il nostro spazio: corpo, luogo-casa, campo eterico, spazio protetto e spazio-tempo.
Questo è il nostro ambiente, appena ne veniamo distratti, ogni "sventura" diviene possibile: distonie, sfortune, paure, malattie, insomma tutto il versante dove la macchina ha la sua casa.
Avere salvo l'ambiente, il nostro, vuol dire tenere in salvo il nostro essere!
Noi facciamo l'ambiente, perché per farlo, dobbiamo avere una certa sanità di base, dobbiamo coordinare l'ambiente ai nostri sensi basici, per cui: estetica (luci, colori, fiori o ciò che vitalmente esalta il bello, proporzioni funzionali), profumi, musica e tatto (sia esso visivo che fisico).
Ogni cosa deve fare ordine; non significa ordinato nel comune senso conosciuto.
Questo è sufficiente, già con questi pochi elementi; l'ambiente, poi, fa noi!
Nessuna intelligenza può o riesce a vivere senza un appropriato ambiente, l'ambiente fa anche per lo sprovveduto passante che si ritrova lì, ignaro.
Eppure l'ambiente, seppur a sua insaputa, lo cambia.
Poi esiste uno spazio eterico, esso è casa e base per l'ambiente esteso (spazio-tempo), questo è un luogo a disposizione, utilizzabile come ampliamento del proprio piacere, come finestra di conoscenza del passato o del futuro, inoltre, è possibile utilizzarlo come spazio di protezione.
Possiamo usarlo per persone a noi care, come coperta avvolgente.
Chi decidiamo di portare in questo spazio, può godere di molti benefici; possono essere in senso di ciò che viene definita fortuna, possono essere in termini di salute o di semplice capacità energetica o intellettiva.
Il nostro ambiente è come un orchestra e noi ne siamo il direttore, mille dettagli, armonia perfetta, luoghi privilegiati... Per chi sa leggerli ed anche per chi li ignora, per chi, non solo non sa costruirli/crearli, ma vederli o sentirli.
Proporzioni indovinate a funzione Umana, musica creativa, spazio d'azione, luogo di espansione dello stato di grazia...
Noi abbiamo l'ambiente, il nostro luogo spazio/vita da curare e organizzare; in questo modo facendo il luogo, diamo modo al luogo di fare noi, diamo modo a noi di poter estendere il nostro spazio azione.
Abbiamo la possibilità di dare una direzione al nostro futuro, di interagire con lui, deciderlo, cambiarlo...
Nell'ambiente decidiamo la nostra vita, spazio libero, zona rotonda, franca, dove il potere della vita sembra quasi essere nelle nostre mani, possiamo visionare ogni persona, ogni dinamica a noi afferente; così da poter amare, rifiutare o annullare secondo il nostro piacere, intelletto e intelligenza.
...E' tutto qui?
A questo non posso dare una risposta; come ogni cosa, noi possiamo raccontare fin dove siamo, fin dove vediamo; noi capiamo fin dove siamo divenuti, oltre non è possibile...
Nel nostro luogo, abbiamo la possibilità di muoverci nello spazio/tempo, abbiamo la possibilità di questo gioco, possiamo entrare nella fenomenologia per darle un senso, il fenomeno da senso al noumeno.
Semplice gioco dell'uno, che finge il problema...
In fondo noi, dobbiamo solo risolvere la nostra piccola individualità, nulla per l'Essere, tutto per noi.
... E poi, squilla il telefono, mio padre? Oggi mi è venuto a trovare per pranzo, già mi telefona? È appena andato via, possibile?
..."Pronto! Che succede?"...
"Se apri il cancello vado via!"... :) :)
... "Ah, già, mi ero dimenticato!"
Così una buona risata, mi richiama qui; dove ogni azioni o non azione ha un peso,
dove possiamo viaggiare, senza preoccuparci del tempo ma, avendone cura e Amore...
Apro il cancello, sorrido... Finalmente libero di poter Amare chi scelgo, libero di poter dare ambiente a chi decido...
Ambiente... Dove inizia l'essere invincibili...
Pubblicato da
Fabrizio Rinaldi
mercoledì 16 novembre 2016
Q.B.
"Io"... Quando ci rapportiamo a noi stessi, quando cerchiamo l'ultimo punto di coscienza di noi...
Chi siamo? Chi sono "io"? Cosa vuol dire?
Anche per pensare al "me" più profondo, mi servo di parole, immagini; racconto a me stesso qualcosa, quando cerco l'essenza di me stesso, ho bisogno, comunque, di un pensiero.
Chi sono? Sono il mio braccio, i miei capelli, le mie cellule, i miei pensieri o cosa?
La mia mente?
E se la mia coscienza, il mio auto percepirmi fosse semplicemente uno schema? Una prigione?
Può la semplice ed elementare mia coscienza fare il salto, può liberarsi e passare dall'esistere all'Essere?
Credo che la funzione ultima, la prioritaria, dell'intelligenza sia questa,
credo sia quella di compiere o cercare di compiere il percorso...
Cos'è il piacere se non uno stato della mente, ma quale tipo di mente?
Percepiamo, tocchiamo: cose, orizzonti fuori e molto distanti da noi...
Possiamo distendere lo sguardo per chilometri, fino alle stelle,
come se le toccassimo, senza muoverci;
possiamo sentire gli odori, anche psichici;
possiamo vedere cose che debbono ancora avvenire, spingendoci nel futuro;
possiamo interagire con il futuro, sceglierlo e cambiarlo...
Quando "tocchiamo", pensiamo, guardiamo, odoriamo o facciamo contatto, portiamo l'oggetto dentro di noi, noi diventiamo l'oggetto.
Così come l'acqua prende la forma del contenitore, noi prendiamo la forma della nostra "coscienza", (dei nostri pensieri ed emozioni); divenendone, allo stesso tempo, schiavi.
Per lo più, la nostra mente non ci aiuta; siamo talmente stereotipati da non vedere neanche più l'ovvio!
È stato un mese interessante, ho camminato spalla a spalla con la rabbia e l'aggressività peggiore, quella massima possibile, l'ho guardata negli occhi, ho accettato l'idea di poter perdere e che bisogna comunque insistere Q.B.
Qual'è la misura corretta? Quando dire basta?
Ci meritiamo ciò che abbiamo, ciò che cerchiamo, ciò che, in qualche modo, vogliamo.
Spesso capita, che ciò che abbiamo scelto non produca risultati concreti, eppure, continuiamo in una sorta di scelta fideistica.
Seguiamo il gruppo, il branco... Come se il gruppo potesse confortare e dare valore alle nostre scelte, a noi stessi.
A volte abbiamo la fortuna o la bravura d'intercettare qualcuno capace di darci una spinta, capace di farci fare un salto, eppure, quasi sempre non riusciamo ad essere all'altezza del nuovo e più grande "io", così la vecchia struttura ormai rigida e fissa, rimonta, si è impossibilitati ad essere all'altezza del nuovo e più funzionale "io".
Spesso, si arriva a vedere, a vivere quel leader come nemico, ci si rivolta contro di lui: il complesso salvaguardia se stesso.
Il Leader prosegue la sua strada, apporta i correttivi a maggior vantaggio; non ha scelta: quanto è giusto insistere?
Qual'è la misura corretta? Q.B.
Qualche giorno fa, ho scritto queste poche righe perché stavo combattendo una battaglia, che sto ancora combattendo, con la consapevolezza che, comunque vada, probabilmente sarà inutile.
Allora le domande sono: Quanto insistere?
Quanto combattere?
Quanto rimanere fermi senza indietreggiare?
Quanto sottoporre a stress la propria mente, il proprio corpo?
Quanto...?
Ho solo una risposta: q.b.
Quanto basta!
Domani inizia una nuova sfida per me, un ulteriore nuova sfida...
Superato il mezzo secolo, ancora una volta, di nuovo in gioco;
quando parlo e ascolto gli altri, sento frasi e affermazioni tipo: "Ho già dato. No, non sono il tipo. Non fa per me. Non mi piace. Non sono capace. Non mi va."
Non ho mai avuto questa possibilità io, non ho mai potuto fare tali affermazioni ma, ho dovuto insistere, forzare, trovare la strada e se non c'era, costruirla!
Non ho mai chiesto aiuto a nessuno, mai sceso a compromessi, ho pagato ogni centimetro di libertà a caro (e giusto) prezzo.
Non sono scappato, non mi sono nascosto dietro alibi, o facili giustificazioni.
In certe notti restavo insonne, atterrito dalla paura; eppure, quando il sole spuntava o ancor prima, mi alzavo e affrontavo ciò che dovevo.
Ostacoli immensi, ai miei occhi invalicabili, eppure, ero lì ad affrontarli.
Ho messo in gioco tutto molte volte, vincendo spesso, perdendo anche...
Certo che ho vissuto una vita diversa, ma la fortuna non centra nulla e neanche il destino.
Non ho mai calcolato la fatica o l'impegno ma, solo il progetto e l'obiettivo.
Persone così è chiaro che vivano in modo diverso; hanno vite diverse, per il mondo sono "strani" ed è giusto sia così.
Q.B.
Solo q.b., il resto è semplice fuffa...
Quanto basta, con la consapevolezza che, a volte, potrebbe non bastare mai... A volte, non basta mai!
Chi siamo? Chi sono "io"? Cosa vuol dire?
Anche per pensare al "me" più profondo, mi servo di parole, immagini; racconto a me stesso qualcosa, quando cerco l'essenza di me stesso, ho bisogno, comunque, di un pensiero.
Chi sono? Sono il mio braccio, i miei capelli, le mie cellule, i miei pensieri o cosa?
La mia mente?
E se la mia coscienza, il mio auto percepirmi fosse semplicemente uno schema? Una prigione?
Può la semplice ed elementare mia coscienza fare il salto, può liberarsi e passare dall'esistere all'Essere?
Credo che la funzione ultima, la prioritaria, dell'intelligenza sia questa,
credo sia quella di compiere o cercare di compiere il percorso...
Cos'è il piacere se non uno stato della mente, ma quale tipo di mente?
Percepiamo, tocchiamo: cose, orizzonti fuori e molto distanti da noi...
Possiamo distendere lo sguardo per chilometri, fino alle stelle,
come se le toccassimo, senza muoverci;
possiamo sentire gli odori, anche psichici;
possiamo vedere cose che debbono ancora avvenire, spingendoci nel futuro;
possiamo interagire con il futuro, sceglierlo e cambiarlo...
Quando "tocchiamo", pensiamo, guardiamo, odoriamo o facciamo contatto, portiamo l'oggetto dentro di noi, noi diventiamo l'oggetto.
Così come l'acqua prende la forma del contenitore, noi prendiamo la forma della nostra "coscienza", (dei nostri pensieri ed emozioni); divenendone, allo stesso tempo, schiavi.
Per lo più, la nostra mente non ci aiuta; siamo talmente stereotipati da non vedere neanche più l'ovvio!
È stato un mese interessante, ho camminato spalla a spalla con la rabbia e l'aggressività peggiore, quella massima possibile, l'ho guardata negli occhi, ho accettato l'idea di poter perdere e che bisogna comunque insistere Q.B.
Qual'è la misura corretta? Quando dire basta?
Ci meritiamo ciò che abbiamo, ciò che cerchiamo, ciò che, in qualche modo, vogliamo.
Spesso capita, che ciò che abbiamo scelto non produca risultati concreti, eppure, continuiamo in una sorta di scelta fideistica.
Seguiamo il gruppo, il branco... Come se il gruppo potesse confortare e dare valore alle nostre scelte, a noi stessi.
A volte abbiamo la fortuna o la bravura d'intercettare qualcuno capace di darci una spinta, capace di farci fare un salto, eppure, quasi sempre non riusciamo ad essere all'altezza del nuovo e più grande "io", così la vecchia struttura ormai rigida e fissa, rimonta, si è impossibilitati ad essere all'altezza del nuovo e più funzionale "io".
Spesso, si arriva a vedere, a vivere quel leader come nemico, ci si rivolta contro di lui: il complesso salvaguardia se stesso.
Il Leader prosegue la sua strada, apporta i correttivi a maggior vantaggio; non ha scelta: quanto è giusto insistere?
Qual'è la misura corretta? Q.B.
Qualche giorno fa, ho scritto queste poche righe perché stavo combattendo una battaglia, che sto ancora combattendo, con la consapevolezza che, comunque vada, probabilmente sarà inutile.
Allora le domande sono: Quanto insistere?
Quanto combattere?
Quanto rimanere fermi senza indietreggiare?
Quanto sottoporre a stress la propria mente, il proprio corpo?
Quanto...?
Ho solo una risposta: q.b.
Quanto basta!
Domani inizia una nuova sfida per me, un ulteriore nuova sfida...
Superato il mezzo secolo, ancora una volta, di nuovo in gioco;
quando parlo e ascolto gli altri, sento frasi e affermazioni tipo: "Ho già dato. No, non sono il tipo. Non fa per me. Non mi piace. Non sono capace. Non mi va."
Non ho mai avuto questa possibilità io, non ho mai potuto fare tali affermazioni ma, ho dovuto insistere, forzare, trovare la strada e se non c'era, costruirla!
Non ho mai chiesto aiuto a nessuno, mai sceso a compromessi, ho pagato ogni centimetro di libertà a caro (e giusto) prezzo.
Non sono scappato, non mi sono nascosto dietro alibi, o facili giustificazioni.
In certe notti restavo insonne, atterrito dalla paura; eppure, quando il sole spuntava o ancor prima, mi alzavo e affrontavo ciò che dovevo.
Ostacoli immensi, ai miei occhi invalicabili, eppure, ero lì ad affrontarli.
Ho messo in gioco tutto molte volte, vincendo spesso, perdendo anche...
Certo che ho vissuto una vita diversa, ma la fortuna non centra nulla e neanche il destino.
Non ho mai calcolato la fatica o l'impegno ma, solo il progetto e l'obiettivo.
Persone così è chiaro che vivano in modo diverso; hanno vite diverse, per il mondo sono "strani" ed è giusto sia così.
Q.B.
Solo q.b., il resto è semplice fuffa...
Quanto basta, con la consapevolezza che, a volte, potrebbe non bastare mai... A volte, non basta mai!
Pubblicato da
Fabrizio Rinaldi
venerdì 28 ottobre 2016
5/7 minuti
Ci sono cose, esperienze, emozioni, scelte che riteniamo belle, per le quali ci faremmo persino immolare; è bello, e' così e basta!
Quasi sempre si conduce una vita (l'unica che abbiamo) di merda, eppure, perseguiamo i nostri obiettivi, seguiamo ciò che va fatto, modelli; alla resa dei conti, la vita non funziona e malgrado ciò, continuiamo con la stessa "strategia".
La macchina, i complessi, non danno alternativa, fino all'ultimo giorno, all'ultimo istante della nostra vita, in quel momento, avviene la dannazione eterna, quando si capisce che tutto è stato sbagliato, che tutto è stato sprecato ma, non c'e' più tempo, la vita è finita, per sempre!
È la prima volta che utilizzo la fotografia di una galleria, lo chiamano "percorso meccanizzato", si trova a Spoleto; è bello, colorato, tecnologico, luminoso, se ne viene quasi attratti...
Eppure è un tunnel, percorso obbligato, senza luce del Sole, una galleria sotterranea; la mente, la macchina, "lo ama", l'Anima prova repulsione, paura, tradimento...
La stessa cosa che avviane ogni attimo, ogni giorno, ogni anno, ogni vita...
...Così, in Italia, arriva il periodo estivo, arriva luglio e agosto, arrivano le domande: "Quando vai in ferie? Dove vai in vacanza? Cosa fai quest'anno?" e così via...
Provo tanta tenerezza, nostalgia dell'Umano; ascolto il mio respiro e il sangue che corre nelle vene, poi, un altro respiro... Respiro...
A volte sento le lacrime condensarsi un po' prima di uscire ma, a cosa servirebbe; la macchina è macchina...
...Non vado in ferie, non vado in vacanza, quest'anno vivo, ogni giorno vivo, domani è venerdì 12 agosto, ho preso degli appuntamenti, ho piacere di farli, se fosse il mio ultimo giorno di vita, e' ciò che farei...
È una bella sera d'estate, ascolto musica e i suoni della della natura, solo, meravigliosamente solo, la mente può godere piacerei esclusivi a chi arriva, sempre però indivisa da tempo e spazio; l'Anima, invece, non conosce distanze, non conosce tempo...
Mi sembra tanto semplice, eppure, vedo ogni momento le persone a me "vicine" sbagliare; hanno la "capacità" di arrivare vicino e poi non riescono ad utilizzarmi, continuano in quella galleria, ritengono sia bella, si reputano "intelligenti e continuano a perdere...
Credono di essere "furbi", di essere "forti", potrei essere funzione per loro, solo per il fatto di essere venuti in contatto e non per la consulenza; in effetti, da questo punto di vista, la consulenza individuale e' più efficace...
Oggi ho utilizzato il mio tempo per lavorare un pò la terra, un pò in ufficio, un pò per coordinare le prossime azioni della società di Tenerife e molte altre cose, oltre ovviamente, al solito tempo libero della mente. Oggi tra i molti pensieri, ho dedicato 5/7 minuti a: ipermemoria (in Italia ci sono 8 casi conosciuti), Stefano e a C.
Cosa hanno in comune queste tre cose? Perché hanno catturato il mio interesse, in quei minuti?
Terrò per me le conclusioni circa il fenomeno dell'ipermemoria; Stefano, invece, lo accomuno a C.
C. è un ragazzo rumeno che si "arrangia" con molti lavori: idraulico, elettricista, giardiniere, muratore, ecc.
Stefano e' un pò più grande e fa il "manager" per una banca di consulenti finanziari.
Entrambi, per motivi diversi, avrebbero avuto la possibilità di fare un grande passo avanti, inteso come efficenza di vita.
Gli avevo accennato come poterlo fare, invece, hanno seguito i loro schemi, la loro galleria e così facendo, hanno guadagnato solo qualche denaro, invece, avrebbero potuto guadagnare efficenza, avrebbero potuto guadagnare universo di senso...
Ognuno a suo modo, ognuno per il proprio senso e per il proprio livello...
Continueranno a percorrere quella galleria, bella, luminosa, colorata...
... Dove vado in ferie? :)
?...
... Cosa ho fatto tutto il resto del tempo della giornata di oggi?
Beh, sono affari miei!! :)
Quasi sempre si conduce una vita (l'unica che abbiamo) di merda, eppure, perseguiamo i nostri obiettivi, seguiamo ciò che va fatto, modelli; alla resa dei conti, la vita non funziona e malgrado ciò, continuiamo con la stessa "strategia".
La macchina, i complessi, non danno alternativa, fino all'ultimo giorno, all'ultimo istante della nostra vita, in quel momento, avviene la dannazione eterna, quando si capisce che tutto è stato sbagliato, che tutto è stato sprecato ma, non c'e' più tempo, la vita è finita, per sempre!
È la prima volta che utilizzo la fotografia di una galleria, lo chiamano "percorso meccanizzato", si trova a Spoleto; è bello, colorato, tecnologico, luminoso, se ne viene quasi attratti...
Eppure è un tunnel, percorso obbligato, senza luce del Sole, una galleria sotterranea; la mente, la macchina, "lo ama", l'Anima prova repulsione, paura, tradimento...
La stessa cosa che avviane ogni attimo, ogni giorno, ogni anno, ogni vita...
...Così, in Italia, arriva il periodo estivo, arriva luglio e agosto, arrivano le domande: "Quando vai in ferie? Dove vai in vacanza? Cosa fai quest'anno?" e così via...
Provo tanta tenerezza, nostalgia dell'Umano; ascolto il mio respiro e il sangue che corre nelle vene, poi, un altro respiro... Respiro...
A volte sento le lacrime condensarsi un po' prima di uscire ma, a cosa servirebbe; la macchina è macchina...
...Non vado in ferie, non vado in vacanza, quest'anno vivo, ogni giorno vivo, domani è venerdì 12 agosto, ho preso degli appuntamenti, ho piacere di farli, se fosse il mio ultimo giorno di vita, e' ciò che farei...
È una bella sera d'estate, ascolto musica e i suoni della della natura, solo, meravigliosamente solo, la mente può godere piacerei esclusivi a chi arriva, sempre però indivisa da tempo e spazio; l'Anima, invece, non conosce distanze, non conosce tempo...
Mi sembra tanto semplice, eppure, vedo ogni momento le persone a me "vicine" sbagliare; hanno la "capacità" di arrivare vicino e poi non riescono ad utilizzarmi, continuano in quella galleria, ritengono sia bella, si reputano "intelligenti e continuano a perdere...
Credono di essere "furbi", di essere "forti", potrei essere funzione per loro, solo per il fatto di essere venuti in contatto e non per la consulenza; in effetti, da questo punto di vista, la consulenza individuale e' più efficace...
Oggi ho utilizzato il mio tempo per lavorare un pò la terra, un pò in ufficio, un pò per coordinare le prossime azioni della società di Tenerife e molte altre cose, oltre ovviamente, al solito tempo libero della mente. Oggi tra i molti pensieri, ho dedicato 5/7 minuti a: ipermemoria (in Italia ci sono 8 casi conosciuti), Stefano e a C.
Cosa hanno in comune queste tre cose? Perché hanno catturato il mio interesse, in quei minuti?
Terrò per me le conclusioni circa il fenomeno dell'ipermemoria; Stefano, invece, lo accomuno a C.
C. è un ragazzo rumeno che si "arrangia" con molti lavori: idraulico, elettricista, giardiniere, muratore, ecc.
Stefano e' un pò più grande e fa il "manager" per una banca di consulenti finanziari.
Entrambi, per motivi diversi, avrebbero avuto la possibilità di fare un grande passo avanti, inteso come efficenza di vita.
Gli avevo accennato come poterlo fare, invece, hanno seguito i loro schemi, la loro galleria e così facendo, hanno guadagnato solo qualche denaro, invece, avrebbero potuto guadagnare efficenza, avrebbero potuto guadagnare universo di senso...
Ognuno a suo modo, ognuno per il proprio senso e per il proprio livello...
Continueranno a percorrere quella galleria, bella, luminosa, colorata...
... Dove vado in ferie? :)
?...
... Cosa ho fatto tutto il resto del tempo della giornata di oggi?
Beh, sono affari miei!! :)
Pubblicato da
Fabrizio Rinaldi
lunedì 24 ottobre 2016
Aggressività: per ciò che vedo, per ciò che sono.
C'è una terra a nord, nella regione della Normandia;
terra bellissima per natura e nell'indifferenza di questa, ha visto guerre e conquiste.
Lì, nel distretto di Calvados, per la prima volta, Gilles de Gouberville nel 1554 distillò il sidro di mele.
È un distillato ricco nei sapori e negli aromi e più invecchia e più assume connotazioni simili ad un brandy, il suo colore diviene via via, più scuro e corposo, mentre i sentori del legno, delle piccole botti nelle quali è posto a riposare, divengono più pregnanti e maturi.
Oggi con la nomenclatura "fine" si trovano Calvados a partire da due anni d'invecchiamento, personalmente, continuo a preferire quelli intorno ai venti anni.
Chi mi conosce abbastanza, sa che mi rende felice quando trasforma un pensiero per me, in un cognac, in rum, in un vino rosso, in un sigaro, in un calvados o in un ottimo whiskey (magari irlandese).
C'è un'antica e profonda arte, in un distillato o nella capacità di piegare e arrotolare a mano delle perfette foglie di tabacco maturate al sole, in quelle terre dove la natura è ancora sana.
Già, il Sole è l'elemento comune, un Uomo riesce a percepire l'essenza: il sapore del mare, del sole, della terra e delle mani esperte; si concentrano, come fosse possibile mangiarli, metabolizzarli, mentre, al contempo, si gode la capacità del fare riuscito.
Il Calvados mi rimanda ad una potenzialità possibile, chi gode nel mentre ancora è impegnato nell'azione, mi da energia, voglia di fare, ancora di più.
Già, ma l'aggressività cosa centra?
Centra perché è un elemento buono, positivo ma come i distillati o il tabacco, deve essere piacere, deve essere "mezzo funzionale".
C'è, invece, un uso dell'aggressività come riscatto (impossibile) dalle frustrazioni, come falsa rivincita di una vita non goduta, quasi mancata.
Questo spesso vedo e soprattutto, lo noto in certe donne.
Donne che avrebbero potuto avere tutto dalla vita, per natura e per potenziale, invece, non hanno saputo avere quello scatto.
Donne, quasi sempre, anche molto belle, ma che hanno finito per scegliere uomini mediocri, che hanno finito per scegliere quel copione di vita imposto: da famiglia, da società; alibi non sufficiente a metterle in salvo.
Hanno scelto uomini, hanno scelto vite "di comodo"; avrebbero potuto avere ogni cosa e soprattutto l'intelligenza, invece...
Ogni cosa vibra, pulsa, in quell'eterno movimento dove tutto è fermo, dove tutto non ha bisogno di nulla per già essere.
Quando si "cade" nell'aggressività (da adulti), in qualche modo, qualche "inferiore", qualche frustrato di turno, ha fatto breccia, ha avuto il suo "momento di gloria".
Ho notato che, a questo livello, le persone scatenanti aggressività, vivono (comunque) male, sia abbiano la loro casa sporca e angusta (questa è la casistica principale), sia siano apparentemente realizzati (realizzati socialmente) e quindi con migliore apparente oggettualità.
Come può una Donna intelligente, magari con qualche rimpianto o un Uomo, stare sempre fuori questo tipo di aggressività?
1) L'aggressività non si combatte, ovviamente,
2) Fare con la terra, ad esempio, si possono raccogliere le olive (questo è periodo),
3) Fare ciò che è ancora possibile fare...
Qualche giorno fa, ero in una di quelle inutili riunioni di genitori, quelle dove emerge con maggior forza ed evidenza "la macchina".
Non ho la più pallida idea di cosa si sia detto, invece, ho ancora chiara quella profonda tristezza, quel sentimento d'impotenza nel guardare i disegni dei bambini di prima elementare, appesi alla parete; tutti uguali, tutti raffiguranti colorate e "belle" ragnatele.
Un Uomo, per sua natura, non può, non riesce ad arrendersi, eppure, qualche lacrima mi è scappata, non ho potuto trattenerla, del resto, in quella classe c'è anche mio figlio.
Ero lì seduto, proprio dove lui deve andare a scuola, proprio dove non avrei voluto che fosse stato mai seduto.
Aggressività!
Madri frustrate, maestre non maestre, uomini non felici e così generazione dopo generazione.
Però, certi Uomini, sanno, Certi Uomini Possono, Certi Uomini guardano ogni cosa e imparano, imparano fino a quel giorno in cui tutto diviene chiaro, quel giorno in cui ogni cosa è piacere, dove l'aggressività e semplice stimolo a divenire ancora più ricchi (mi riferisco al denaro), dove la vita è solo e semplice piacere.
Dove la vita è solo semplice libertà, dove si è liberi solo di sbagliare...
Ma, ogni giorno, il miracolo si rinnova, ogni giorno tutto ciò che si è sbagliato può smettere di contare, ogni giorno, ogni giorno...
Nessuno può battere un Uomo che controlla e conosce l'aggressività, nessuno può battere un Uomo che ama calvados, sigari e rum...
E poi oggi è una fantastica giornata di sole, nessuna migliore per raccogliere olive.
L'odore dell'olio nuovo nell'aria, misto a quello dei piccoli/grandi falò accesi per bruciare rami e foglie, il sapore della libertà, quella che pochi hanno la capacità ed il coraggio di pagare, non ha eguali, appena lì, in quello spazio, in quel luogo, dove l'aggressività semplicemente non può entrare, dove, semplicemente, non è prevista! :)
terra bellissima per natura e nell'indifferenza di questa, ha visto guerre e conquiste.
Lì, nel distretto di Calvados, per la prima volta, Gilles de Gouberville nel 1554 distillò il sidro di mele.
È un distillato ricco nei sapori e negli aromi e più invecchia e più assume connotazioni simili ad un brandy, il suo colore diviene via via, più scuro e corposo, mentre i sentori del legno, delle piccole botti nelle quali è posto a riposare, divengono più pregnanti e maturi.
Oggi con la nomenclatura "fine" si trovano Calvados a partire da due anni d'invecchiamento, personalmente, continuo a preferire quelli intorno ai venti anni.
Chi mi conosce abbastanza, sa che mi rende felice quando trasforma un pensiero per me, in un cognac, in rum, in un vino rosso, in un sigaro, in un calvados o in un ottimo whiskey (magari irlandese).
C'è un'antica e profonda arte, in un distillato o nella capacità di piegare e arrotolare a mano delle perfette foglie di tabacco maturate al sole, in quelle terre dove la natura è ancora sana.
Già, il Sole è l'elemento comune, un Uomo riesce a percepire l'essenza: il sapore del mare, del sole, della terra e delle mani esperte; si concentrano, come fosse possibile mangiarli, metabolizzarli, mentre, al contempo, si gode la capacità del fare riuscito.
Il Calvados mi rimanda ad una potenzialità possibile, chi gode nel mentre ancora è impegnato nell'azione, mi da energia, voglia di fare, ancora di più.
Già, ma l'aggressività cosa centra?
Centra perché è un elemento buono, positivo ma come i distillati o il tabacco, deve essere piacere, deve essere "mezzo funzionale".
C'è, invece, un uso dell'aggressività come riscatto (impossibile) dalle frustrazioni, come falsa rivincita di una vita non goduta, quasi mancata.
Questo spesso vedo e soprattutto, lo noto in certe donne.
Donne che avrebbero potuto avere tutto dalla vita, per natura e per potenziale, invece, non hanno saputo avere quello scatto.
Donne, quasi sempre, anche molto belle, ma che hanno finito per scegliere uomini mediocri, che hanno finito per scegliere quel copione di vita imposto: da famiglia, da società; alibi non sufficiente a metterle in salvo.
Hanno scelto uomini, hanno scelto vite "di comodo"; avrebbero potuto avere ogni cosa e soprattutto l'intelligenza, invece...
Ogni cosa vibra, pulsa, in quell'eterno movimento dove tutto è fermo, dove tutto non ha bisogno di nulla per già essere.
Quando si "cade" nell'aggressività (da adulti), in qualche modo, qualche "inferiore", qualche frustrato di turno, ha fatto breccia, ha avuto il suo "momento di gloria".
Ho notato che, a questo livello, le persone scatenanti aggressività, vivono (comunque) male, sia abbiano la loro casa sporca e angusta (questa è la casistica principale), sia siano apparentemente realizzati (realizzati socialmente) e quindi con migliore apparente oggettualità.
Come può una Donna intelligente, magari con qualche rimpianto o un Uomo, stare sempre fuori questo tipo di aggressività?
1) L'aggressività non si combatte, ovviamente,
2) Fare con la terra, ad esempio, si possono raccogliere le olive (questo è periodo),
3) Fare ciò che è ancora possibile fare...
Qualche giorno fa, ero in una di quelle inutili riunioni di genitori, quelle dove emerge con maggior forza ed evidenza "la macchina".
Non ho la più pallida idea di cosa si sia detto, invece, ho ancora chiara quella profonda tristezza, quel sentimento d'impotenza nel guardare i disegni dei bambini di prima elementare, appesi alla parete; tutti uguali, tutti raffiguranti colorate e "belle" ragnatele.
Un Uomo, per sua natura, non può, non riesce ad arrendersi, eppure, qualche lacrima mi è scappata, non ho potuto trattenerla, del resto, in quella classe c'è anche mio figlio.
Ero lì seduto, proprio dove lui deve andare a scuola, proprio dove non avrei voluto che fosse stato mai seduto.
Aggressività!
Madri frustrate, maestre non maestre, uomini non felici e così generazione dopo generazione.
Però, certi Uomini, sanno, Certi Uomini Possono, Certi Uomini guardano ogni cosa e imparano, imparano fino a quel giorno in cui tutto diviene chiaro, quel giorno in cui ogni cosa è piacere, dove l'aggressività e semplice stimolo a divenire ancora più ricchi (mi riferisco al denaro), dove la vita è solo e semplice piacere.
Dove la vita è solo semplice libertà, dove si è liberi solo di sbagliare...
Ma, ogni giorno, il miracolo si rinnova, ogni giorno tutto ciò che si è sbagliato può smettere di contare, ogni giorno, ogni giorno...
Nessuno può battere un Uomo che controlla e conosce l'aggressività, nessuno può battere un Uomo che ama calvados, sigari e rum...
E poi oggi è una fantastica giornata di sole, nessuna migliore per raccogliere olive.
L'odore dell'olio nuovo nell'aria, misto a quello dei piccoli/grandi falò accesi per bruciare rami e foglie, il sapore della libertà, quella che pochi hanno la capacità ed il coraggio di pagare, non ha eguali, appena lì, in quello spazio, in quel luogo, dove l'aggressività semplicemente non può entrare, dove, semplicemente, non è prevista! :)
Pubblicato da
Fabrizio Rinaldi
domenica 16 ottobre 2016
Certe notti... Musica!
Ci sono notti in cui cerco un motivo, un motivo per ancora continuare a vivere.
Abbiamo vite così lunghe che rischiamo di annoiarci.
Ogni piacere ha un suo tempo, ogni tempo ha una sua naturale fine.
Quand'ero giovane, avrei voluto cambiare il mondo, oggi, ho capito che il mondo è bello e giusto così. Ho fatto molto, combattuto, vinto, perso, amato...
Ogni cosa abbia desiderato, raggiunta, perché allora, continuare a combattere, a battersi?
Ogni mattina mi sveglio, mi alzo ed ogni cosa è cambiata, mi godo l'attimo: un abbraccio di mio figlio, ascolto le voci di chi scelgo ogni giorno di amare e ancor prima di svegliarmi, abbraccio il mio amore di sempre...
Lei è l'unica cosa che vorrei portare con me, eppure, credo che non sarà possibile...
Ogni giorno ci sono persone che pubblicizzano la morte di questa o quella persona, su Fb, sui giornali, alla radio; insomma, con ogni mezzo disponibile.
Persone che per lo più hanno vissuto troppo, personaggi più o meno famosi che molti si affrettano a salutare con dispiacere, come li avessero davvero conosciuti.
... Come pensassero: "Se muoiono loro è normale muoia anch'io". :)
La morte è un attimo che dura per sempre, come la vita, nell'eterna pulsazione, dove persino lo scopo, non ha senso.
Viviamo, esistiamo in questi tempi...
Ogni cosa, ogni stimolo ci porta fuori noi stessi, così trascorre la vita, poi un giorno, improvvisamente vecchi e senza più "altre occasioni" guardiamo con malinconia ai tempi andati, guardiamo i giovani invidiandoli, invidiando il loro tempo...
Vuoto a vuoto.
... Cosa mi tiene ancora qui?
Cosa mi piacerebbe ancora fare?
Mio figlio ormai ha quasi sette anni e comincia a capire la relatività della famiglia, ho avuto la possibilità di chiudere il cerchio della mia vita, non credo di aver lasciato niente d'incompiuto e sto incominciando a ripetere cose già fatte...
Così qualche notte, il desiderio di uscire dal gioco è forte...
Forse mi piacerebbe produrre del buon vino, in una terra vicino al mare,
forse mi piacerebbe giocare ancora con qualche amico o camminare a piedi scalzi in riva al mare.
Guardare un'altra alba e sentirne il suo odore, mi piacerebbe l'emozione della prima volta...
La mia vita non è stata certo semplice o facile, ma quale vita lo è?
Di certo non siamo liberi, gli esseri umani non lo sono, abbiamo un progetto, abbiamo uno scopo ed il fatto di non conoscerlo o di non esserne coscienti, non cambia ciò che è.
Guardo il mondo, ora che capisco o meglio come mi diceva il "Maestro" ...di ciò che ti sembra di capire.
Arriva un giorno in cui si è pronti, in cui si è fatto tutto ciò che si poteva, in cui il progetto è compiuto (modesto o importante che sia)...
Si vive di piccoli/grandi miracoli, ogni cosa comunemente considerata straordinaria, diventa norma, ogni cosa diventa piacere, puro e semplice godimento.
Spesso debbo ricordare alla mia mente ogni cosa; essa tende ad assopirsi, la macchina cancella ed annulla la punta vergine, lo spazio libero...
Non esiste lotta tra bene e male, non esiste lotta; ciò che percepisco è solo vibrazione, pulsazione; musica, semplice musica, niente più.
I giovani sono solo campo per vecchi che non hanno mai vissuto.
I giovani non hanno bisogno di parole o insegnamenti ma, solo di esempi: di riuscita (non in senso sociale), di vincita, di senso della vita.
I giovani hanno ancora quella forza vergine refrattaria alle parole...
Piacere di vedere, di capire, di Essere...
Ricordo ogni giorno alla mia mente, nel mentre godo il piacere, certe notti cerco ancora un motivo per restare,
certe notti...
Sono passato in questo mondo e mi è piaciuto...
Ma solo da un certo punto in poi... Lì dove ho iniziato a sentire, ad ascoltare Musica!
Abbiamo vite così lunghe che rischiamo di annoiarci.
Ogni piacere ha un suo tempo, ogni tempo ha una sua naturale fine.
Quand'ero giovane, avrei voluto cambiare il mondo, oggi, ho capito che il mondo è bello e giusto così. Ho fatto molto, combattuto, vinto, perso, amato...
Ogni cosa abbia desiderato, raggiunta, perché allora, continuare a combattere, a battersi?
Ogni mattina mi sveglio, mi alzo ed ogni cosa è cambiata, mi godo l'attimo: un abbraccio di mio figlio, ascolto le voci di chi scelgo ogni giorno di amare e ancor prima di svegliarmi, abbraccio il mio amore di sempre...
Lei è l'unica cosa che vorrei portare con me, eppure, credo che non sarà possibile...
Ogni giorno ci sono persone che pubblicizzano la morte di questa o quella persona, su Fb, sui giornali, alla radio; insomma, con ogni mezzo disponibile.
Persone che per lo più hanno vissuto troppo, personaggi più o meno famosi che molti si affrettano a salutare con dispiacere, come li avessero davvero conosciuti.
... Come pensassero: "Se muoiono loro è normale muoia anch'io". :)
La morte è un attimo che dura per sempre, come la vita, nell'eterna pulsazione, dove persino lo scopo, non ha senso.
Viviamo, esistiamo in questi tempi...
Ogni cosa, ogni stimolo ci porta fuori noi stessi, così trascorre la vita, poi un giorno, improvvisamente vecchi e senza più "altre occasioni" guardiamo con malinconia ai tempi andati, guardiamo i giovani invidiandoli, invidiando il loro tempo...
Vuoto a vuoto.
... Cosa mi tiene ancora qui?
Cosa mi piacerebbe ancora fare?
Mio figlio ormai ha quasi sette anni e comincia a capire la relatività della famiglia, ho avuto la possibilità di chiudere il cerchio della mia vita, non credo di aver lasciato niente d'incompiuto e sto incominciando a ripetere cose già fatte...
Così qualche notte, il desiderio di uscire dal gioco è forte...
Forse mi piacerebbe produrre del buon vino, in una terra vicino al mare,
forse mi piacerebbe giocare ancora con qualche amico o camminare a piedi scalzi in riva al mare.
Guardare un'altra alba e sentirne il suo odore, mi piacerebbe l'emozione della prima volta...
La mia vita non è stata certo semplice o facile, ma quale vita lo è?
Di certo non siamo liberi, gli esseri umani non lo sono, abbiamo un progetto, abbiamo uno scopo ed il fatto di non conoscerlo o di non esserne coscienti, non cambia ciò che è.
Guardo il mondo, ora che capisco o meglio come mi diceva il "Maestro" ...di ciò che ti sembra di capire.
Arriva un giorno in cui si è pronti, in cui si è fatto tutto ciò che si poteva, in cui il progetto è compiuto (modesto o importante che sia)...
Si vive di piccoli/grandi miracoli, ogni cosa comunemente considerata straordinaria, diventa norma, ogni cosa diventa piacere, puro e semplice godimento.
Spesso debbo ricordare alla mia mente ogni cosa; essa tende ad assopirsi, la macchina cancella ed annulla la punta vergine, lo spazio libero...
Non esiste lotta tra bene e male, non esiste lotta; ciò che percepisco è solo vibrazione, pulsazione; musica, semplice musica, niente più.
I giovani sono solo campo per vecchi che non hanno mai vissuto.
I giovani non hanno bisogno di parole o insegnamenti ma, solo di esempi: di riuscita (non in senso sociale), di vincita, di senso della vita.
I giovani hanno ancora quella forza vergine refrattaria alle parole...
Piacere di vedere, di capire, di Essere...
Ricordo ogni giorno alla mia mente, nel mentre godo il piacere, certe notti cerco ancora un motivo per restare,
certe notti...
Sono passato in questo mondo e mi è piaciuto...
Ma solo da un certo punto in poi... Lì dove ho iniziato a sentire, ad ascoltare Musica!
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Fabrizio Rinaldi
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