A chi non e' successo che, ripensando a qualcosa, a qualche scelta del passato o addirittura ad un periodo della propria vita, si sia chiesto incredulo, tra sé e sé:" Ma come ho fatto? Ma come ho potuto farlo? Ma che mi ha detto la testa?"
Quasi come se fossi un'altra persona o come se quella scelta, peraltro molto importante, fosse di qualcun altro.
Invece, eravamo proprio noi.
Proprio noi, abbiamo scelto, abbiamo vissuto: momenti, mesi, anni, tutta la vita, o gran parte di essa.
A volte succede che ci si vergogni di qualcosa fatta, di qualche decisione presa o che ci si penta di strade inutilmente percorse.
La vita però, non concede il bis o prove d'appello, ciò che è fatto è fatto ed è per sempre.
In realtà la spiegazione di questo "fenomeno" è semplice.
Noi (erroneamente) ci percepiamo come un unica individualità, come un'unica entità; in realtà, siamo come tanti e diversi "Io", siamo come molteplici "comandanti" che si alternano alle decisioni, al comando e che di volta in volta scelgono e si prendono la responsabilità della rotta.
Noi non ne abbiamo coscienza ma, ci rendiamo conto di questo, solo quando, guardandoci alle spalle, col senno del poi, ci interroghiamo: " Ma come ho fatto? Come ho potuto? Ma che mi ha detto la testa?" Eppure, qualcuno, l'ha fatto!
Qualcuno ha speso vita, vita che non tornerà più!
...E, "quel qualcuno", siamo noi!
Il paradosso è che qualunque sia il "capitano" al comando in quel momento (nel momento della scelta), non potrà, comunque, scegliere bene.
Cosa significa scegliere bene?
Significa operare l'unica scelta possibile ed ottimale di quel momento, operare la scelta vincente, quella funzionale.
Perché il "capitano" di turno non può scegliere in modo funzionale?
Perché non esiste un capitano esatto, senza la nostra esattezza di base, senza il nostro "io" autentico!
Non esistono scelte "sane", funzionali, se prima non si è recuperato il Capitano, il "Capitano Autentico".
Giochiamo e perdiamo la vita solo per questo semplice motivo.
Non mettiamo mai in discussione (prima) il Capitano ma, solo dopo, magari a distanza di anni, poi, continuiamo ad usare capitani del momento che, a distanza di anni, ci faranno esclamare: "Ma come ho fatto? Ma come ho potuto?" Nel frattempo la vita è trascorsa, passata!
Qual'e' il criterio che accredita il Capitano?
Già: è tutto qui!
Ci sono corsi motivazionali, di coaching, di leadership, ecc. ecc. e tali corsi, a volte, hanno dei fondamenti di vero e funzionale, però, quando è così, c'incappano "per caso"e solo in quel caso, funzionano (momentaneamente).
Gli unici corsi che servono, sono quelli che ti aiutano a trovare il "Vero Capitano"...
Quando quel capitano si sarà rivelato e tu l'avrai aiutato a farlo, nessun corso potrà più servirti o aiutarti!
Il Capitano, l'unico vero, avrà finalmente, nelle sue mani il timone, farà solo scelte funzionali, seguirà solo un progetto: "Il tuo!"
A questo punto si pone un problema: chi può erogare questi corsi, chi ne e' davvero in grado?
Già :) Non ci sono scuole tali in grado di fornire diplomi con questa abilitazione, però...
Quando valuti un corso di qualcuno, guarda a questi elementi prima di decidere:
a) Che tipo di vita conduce il formatore?
b) Oltre a fare i corsi, ha dimostrato con fatti concreti la propria riuscita?
c) Vive fuori dai modelli imposti e/o può giocarli?
d) Fare corsi, per lui, e' un "piacere" o una necessità?
e) È in grado di vedere quell'Unico e Vero Capitano che sa dare esatta risposta alla tua
Anima, al tuo originario progetto? (Già, questo non si può copiare! :) )
Prevediamo 3 o 4 corsi durante il 2016,
i corsi avranno durata di 7 giorni e saranno svolti in Italia, Tenerife e Nuova Zelanda:
per informazioni e/o candidarsi, questa e' la mail: formazione@gruppofr.com
Qualcuno cerca la libertà fuori di sé, qualcuno la cerca dentro se stesso, qualcuno ha smesso di cercarla, altri non la cercano proprio. La libertà non è lo scopo è la conseguenza.
venerdì 4 marzo 2016
martedì 23 febbraio 2016
Parigi, 23 Febbraio 2016
Ovunque mi giri, ovunque ascolti: si parla di calcio, si parla di politica e di cosa non va, si parla di cronaca; parole, opinioni contrapposte ma, sempre le stesse, da una o dall'altra parte.
Allo stesso tempo c'è chi parla e teorizza sul gioco del calcio e chi sull'universo. Chi dimostra l'esistenza delle onde gravitazionali e chi uccide moglie e figli.
Chi cerca di dimostrare la correttezza della visione dell'universo quadridimensionale di A. Einstein e chi fa la guerra all'Isis.
...Opinioni...
Ogni tanto succede, che qualcuno s'interroghi o mi chieda del perché scriva spesso di guerrieri; il motivo è semplice, come ogni cosa della vita, chi è ancora vivo non ha altra possibilità che combattere.
Chi è ancora vivo, gode la vita, ma per poterlo fare, è sempre vigile, sempre al fronte, in prima linea.
È un fronte invisibile ai più, si trova lì dove ogni opinione non solo non conta ma, è semplicemente inutile.
Chi è ancora vivo non combatte per dimostrare se deve giocare quel calciatore od un altro, se è giusta una teoria politica od un'altra, se una guerra è lecita o no; combatte esclusivamente per l'unico punto che ha un senso: il senso.
Il nostro pianeta ha visto molte civiltà: ha conosciuto altre vite, ha visto i giganti, ha visto guerre e distruzioni è ancora molte ne vedrà.
Il nostro pianeta è un granello nella vastità di ciò che chiamiamo universo,
ci arrabbiamo, facciamo crociate, c'immoliamo, per cause inesistenti; tutto avviene su quel granello, invisibile già a qualche migliaio di anni luce di distanza.
Ci crediamo; così nel mentre di un battito di ciglia, non ci siamo già più.
Un guerriero combatte, si gode la vita!
Una persona felice lo è indipendentemente dal fatto che rida o che abbia problemi, una persona felice è quella persona che ha trovato il bandolo della matassa, che ha capito il gioco è che lo ha vinto!
Un guerriero Ama, perché è in grado di farlo e può permetterselo!
Un guerriero non ha leggi né morali, un guerriero non ha scelta...
"Il vincitore non ha scelta".
Pubblicato da
Fabrizio Rinaldi
sabato 31 ottobre 2015
Arthur
Ieri ho rivisto un vecchio film del 1981: la nostra società, i modelli di questa sono sempre più strutturati, sempre nella stessa direzione e sempre peggio.
Apparentemente è un film comico, semplice, quasi "sciocco".
Si guarda, si ride e poi come ogni immagine, come ogni cosa ed emozione intorno, ti programma, ci programma, fa realtà.
Attraverso l'apparente semplicità, vengono sdoganati e ripetuti sempre gli stessi copioni non funzionali, perdenti.
Arturo è un miliardario (non per merito), uno che non ha mai fatto nulla nella vita, se non spendere i soldi della nonna.
Un uomo mai cresciuto, un "bambino stupido" che dorme con il trenino in camera ed altri suoi giochi.
Così come ogni bambino va contro le regole, non le sa usare a suo vantaggio e tutto il suo essere "fuori se stesso" è sintetizzato in quella schizofrenica risata che, l'accompagna in tutto il film.
Ovviamente, come in ogni favola che si rispetti, non può mancare la donna "anch'essa non evoluta" con il mito del principe azzurro.
Così una cameriera che vive ancora con suo padre, al quale regala cravatte rubate, a lui, del tutto inutili (viveva poltrendo in canottiera a casa), non può che iniziare anch'essa il suo gioco in perdita.
Nel film, è una donna intelligente e scaltra, eppure, sceglie il copione, il modello del principe salvatore, della "Luna che la segue", come se qualcuno o il mondo s'interessasse a lei.
Due "bambini" s'incontrano si dichiarano l'amore, come se ne fossero in grado, come se sapessero cosa sia.
Il film "passa" questi modelli e vari messaggi, come si potesse accedere a cose e piaceri così alti e superiori in modo gratuito, senza guadagnarli, senza un reale divenire.
I soldi non servono a nulla senza Anima, senza evoluzione e solo allora diventano funzionali, diventano libertà.
Ognuno dei due, nel film, diventa disastro dell'altro: lei si presenta (invitata da un altro frustrato) alla festa di fidanzamento di lui e così facendo, non solo, sminuisce se stessa ma, diventa complice di un gioco di bambini che possono giustificare tutto nel nome di un amore che si espone tutto nella frase: "Mi fai stare bene"... E questo sarebbe l'amore!
L'Amore è un "lusso", è...
Qual'e la morale del film?
La morale è che un alcolizzato, benché ricco non potrà realizzare la sua storia né se stesso e che una donna, seppur scaltra ed intelligente, non potrà realizzare la sua storia né se stessa, fin quando sarà in cerca del suo "principe azzurro".
A me piace credere che un giorno ci saranno Uomini, mi piace credere che un giorno, seppur ancora lontano, ci saranno ancora Uomini liberi, capaci di azione e di Essere.
Uomini vincenti.
So che il seme è stato gettato, so che ci sono Uomini che vivono, in diversi luoghi del mondo, e che in silenzio fanno la storia...
Quella loro e chissà un giorno...
Di chi...
Apparentemente è un film comico, semplice, quasi "sciocco".
Si guarda, si ride e poi come ogni immagine, come ogni cosa ed emozione intorno, ti programma, ci programma, fa realtà.
Attraverso l'apparente semplicità, vengono sdoganati e ripetuti sempre gli stessi copioni non funzionali, perdenti.
Arturo è un miliardario (non per merito), uno che non ha mai fatto nulla nella vita, se non spendere i soldi della nonna.
Un uomo mai cresciuto, un "bambino stupido" che dorme con il trenino in camera ed altri suoi giochi.
Così come ogni bambino va contro le regole, non le sa usare a suo vantaggio e tutto il suo essere "fuori se stesso" è sintetizzato in quella schizofrenica risata che, l'accompagna in tutto il film.
Ovviamente, come in ogni favola che si rispetti, non può mancare la donna "anch'essa non evoluta" con il mito del principe azzurro.
Così una cameriera che vive ancora con suo padre, al quale regala cravatte rubate, a lui, del tutto inutili (viveva poltrendo in canottiera a casa), non può che iniziare anch'essa il suo gioco in perdita.
Nel film, è una donna intelligente e scaltra, eppure, sceglie il copione, il modello del principe salvatore, della "Luna che la segue", come se qualcuno o il mondo s'interessasse a lei.
Due "bambini" s'incontrano si dichiarano l'amore, come se ne fossero in grado, come se sapessero cosa sia.
Il film "passa" questi modelli e vari messaggi, come si potesse accedere a cose e piaceri così alti e superiori in modo gratuito, senza guadagnarli, senza un reale divenire.
I soldi non servono a nulla senza Anima, senza evoluzione e solo allora diventano funzionali, diventano libertà.
Ognuno dei due, nel film, diventa disastro dell'altro: lei si presenta (invitata da un altro frustrato) alla festa di fidanzamento di lui e così facendo, non solo, sminuisce se stessa ma, diventa complice di un gioco di bambini che possono giustificare tutto nel nome di un amore che si espone tutto nella frase: "Mi fai stare bene"... E questo sarebbe l'amore!
L'Amore è un "lusso", è...
Qual'e la morale del film?
La morale è che un alcolizzato, benché ricco non potrà realizzare la sua storia né se stesso e che una donna, seppur scaltra ed intelligente, non potrà realizzare la sua storia né se stessa, fin quando sarà in cerca del suo "principe azzurro".
A me piace credere che un giorno ci saranno Uomini, mi piace credere che un giorno, seppur ancora lontano, ci saranno ancora Uomini liberi, capaci di azione e di Essere.
Uomini vincenti.
So che il seme è stato gettato, so che ci sono Uomini che vivono, in diversi luoghi del mondo, e che in silenzio fanno la storia...
Quella loro e chissà un giorno...
Di chi...
Pubblicato da
Fabrizio Rinaldi
martedì 20 ottobre 2015
Respira, balla o sii invidioso... :)
"Un guerriero della luce fa sempre qualcosa fuori dal comune.
Può ballare per la strada mentre si reca al lavoro, guardare negli occhi uno sconosciuto e parlare d’amore al primo incontro, difendere un’idea che può sembrare ridicola.
I guerrieri della luce si permettono simili cose.
Un guerriero della luce non passa i giorni tentando di rappresentare il ruolo che altri hanno scelto per lui."
Paulo Coelho
...L'invidia è un'unità di misura precisa. Evidenzia la distanza tra ciò che avremmo voluto è potuto fare, rispetto a ciò che abbiamo fatto. Tanto maggiore è, per quanto si è distanti da se stessi. Così che essa, se saputa usare, può essere molto utile.
Qualche giorno fa guardavo delle navi, a Lyttelton; facevo colazione in un locale con delle grandi vetrate attraverso le quali si potevano toccare le varie sfumature dei blu, dei verdi, di molti altri colori, si potevano toccare i sentimenti, gli animi di quei marinai, in quelle navi.
Già! Ci hanno da sempre fatto credere che si possa toccare solo con le mani, invece, siamo costantemente in contatto, costantemente tocchiamo con tutti i nostri sensi, con tutto il nostro essere.
...Provate a percepire: il contatto dei vestiti sul corpo, la pressione della sedia se siete seduti o quella dei piedi che costantemente ci sorreggono. Provate a sentire la forza gravitazionale che sembra quasi schiacciaci o la pressione del sangue attraverso le vene o l'aria riempire i polmoni.
O quello che succede quando gli occhi toccano; possono toccare qualsiasi cosa: acqua, mare, alberi, panorami e tramonti, persone; sembrano potersi spingere fino all'infinito, fino all'orizzonte, fino alle stelle.
Possiamo toccare con l'udito: musica e suoni, vento e pioggia, ed ovviamente tocchiamo con il gusto.
Toccare significa portare qualcosa o qualcuno dentro di noi, fino a divenirne.
Ad esempio, in modo grossolano, ciò che mangiamo eppure, molto spesso, tocchiamo tutto, mangiamo tutto: cose belle o brutte, buone o cattive.
I nostri sensi, noi, abbiamo la capacità di discernere e facendolo, facciamo più o meno salute, più o meno benessere per noi.
Qualcuno ha anche la capacità, anche perché costantemente attento, di toccare con l'anima.
Questo è un toccare dove i sensi se arrivano, arrivano molto dopo.
In questo tipo di toccare si perdono i confini del proprio corpo, ci si trova altro, non puoi che fare comunione, prendere il rischio delle emozioni, al di là di ogni muro e difesa.
Questo è il toccare più diretto, il più forte è "rischioso". In questo tipo di toccare, puoi decidere anche di amare, puoi essere autore, inteso nel senso del significato che I "Grandi padri" davano alla parola Autore.
Credo che se fossimo costantemente attenti a ciò che tocchiamo, le cose ed il mondo attorno a noi apparirebbe diverso e più ampio da come siamo abituati a vederlo.
Siamo distanti, invece, da ciò che tocchiamo, da noi stessi, allora, come nave senza comandante, come involucri senza anima, cominciamo a nutrirci dei propri scarti, ad autoriciclarci.
Cominciamo a toccare a nutrirci di emozioni come l'invidia: semplice segnale che segnala la distanza, il ritardo verso se stessi, verso la realizzazione della propria storia vincente.
Quando ne notiamo la presenza in noi, possiamo usarla per capire, per fare un autoesame e una rimessa a punto.
Oppure usare tutte le giustificazioni ed ogni scusa ma, prendersi in giro da soli porta solo altra frustrazione ed altra invidia. :)
Sei caduto, bene! Ora rialzati...
Respira lentamente, guarda chi sei, cosa vuoi, usa ogni unico giorno, tocca ciò che ti rende di più', ciò che ti piace...
Lascia il "brutto", non toccarlo...
Se puoi, cambia pelle...
... E se vuoi, balla!
Pubblicato da
Fabrizio Rinaldi
martedì 13 ottobre 2015
Immaginando... O forse no.
Ovunque guardi c'e' grazia, ovunque senta,
ovunque intorno a noi c'e' grazia.
C'e grazia nella mente, nello spazio e nelle proporzioni,
attorno a noi.
Grazia nel nostro corpo, nei gesti e nei profumi.
In ogni terra trovi o puoi costruire grazia.
Ci sono terre dove vivono forme di vita particolari, sembrano preferire certe zone, qui ad esempio, in Nuova Zelanda, c'e' un altissima concentrazione di parassiti.
Parassiti, perché vivono nutrendosi della punta dell'energia prodotta dall'uomo, sembrano trovare il loro habitat preferito nella mente dell'uomo.
Fondamentalmente nel "ciclo di Calvin", il ciclo bioenergetico degli esseri viventi avviene la trasformazione degli zuccheri in altri carboidrati con lo scopo di sintetizzare molecole ad altissima concentrazione di energia quali ATP e ADP.
Il nostro cervello trasforma continuamente energia chimica in elettrica e viceversa.
Sono forme di vita diverse da noi, i nostri sensi non riescono a coglierle, sono particolarmente attive durante la notte; sembrano avere due dimensioni e quando entrano a contatto con le sinapsi acquisiscono come una forma di "polipo".
Gli uomini sembrano divenire un ottimo pascolo per questi ospiti, sembrano preferire pascoli tranquilli e gli uomini subiscono "un taglio" della parte migliore, della parte più evoluta.
Esternamente si ha un vistoso calo energetico, subito viene ridotta quella parte di sana ambizione, di vigore.
Sembrano avere sempre sonno e spesso è così...
Gli uomini sembrano entrare in senilità precoce, rassegnati ad una vita "tranquilla", si sentono appagati dal "sistema macchina" ancor prima e ad esso sembrano non solo adattarvisi meglio ma, anche ambirci; in fondo, tutto funziona meglio!
Ho definito parassiti queste forma di vita, in quanto, in un sistema simbiotico ognuno dipende dall'altro, in questo caso, l'uomo non ha, ovviamente, bisogno di questo parassita.
Costantemente, sembrano essere altrove, hanno perso quella classica luminosità negli occhi, cercano sempre di seguire pedissequamente regole e la strada migliore, senza chiedersi, la strada migliore verso cosa?
Incasellati, nel ciclo biologico: nascita, crescita, morte, nel modo più razionale ed organizzato possibile.
Giardini e fiori ben curati, senza sapere come goderli,
apparire senza Essere, forma, senza sostanza.
E' uno strano e forse, anche un bel posto qui, in Nuova Zelanda, è come se la terra non avesse ancora generato una propria anima, un'anima precisa.
Si sente, piuttosto una forte contaminazione di più luoghi, di diverse dimensioni, non solo attinenti a quella umana.
Come fosse un laboratorio abbandonato e dove le diverse provette e sperimentazioni abbiano autonomamente proseguito, come mosse di vita propria, non più controllate, come fossero state scordate o come se (i controllori) fossero di corsa scappati, andati via.
Le persone qui, più che in altri luoghi, sembrano lentamente ed inevitabilmente, come assopirsi; i più vitali finiscono per ammalarsi: fisicamente o psicologicamente ma, non è un grosso problema perché, tutto funziona bene.
Ho imparato che crescendo, andando avanti con glia anni è come se la lotta smettesse, la corsa rallentasse; prioritaria si percepisce grazia...
Ogni cosa ha un suo ordine, ogni nota il suo preciso spazio, per una musica non solo musica;
quando fermi le parole nella testa,
quando permetti alla mente di vedere...
Quante vite può racchiudere una vita, ancora non lo so...
Ognuno ha la propria esclusiva individuale musica da suonare, da vibrare e tale musica entra in risonanza, amplificando...
Così nel mentre perdiamo tempo con l'arrabbiarci, con i politici, con il lavoro, con gli impegni, con lo stress, si diviene sempre più estranei a se stessi, nel frattempo, cose meravigliose accadono...
Nel mentre la vita trascorre e passa, ne siamo assenti spettatori, così presuntuosi da pensare e credere, addirittura, di viverla... Eppure è solo una...
ovunque intorno a noi c'e' grazia.
C'e grazia nella mente, nello spazio e nelle proporzioni,
attorno a noi.
Grazia nel nostro corpo, nei gesti e nei profumi.
In ogni terra trovi o puoi costruire grazia.
Ci sono terre dove vivono forme di vita particolari, sembrano preferire certe zone, qui ad esempio, in Nuova Zelanda, c'e' un altissima concentrazione di parassiti.
Parassiti, perché vivono nutrendosi della punta dell'energia prodotta dall'uomo, sembrano trovare il loro habitat preferito nella mente dell'uomo.
Fondamentalmente nel "ciclo di Calvin", il ciclo bioenergetico degli esseri viventi avviene la trasformazione degli zuccheri in altri carboidrati con lo scopo di sintetizzare molecole ad altissima concentrazione di energia quali ATP e ADP.
Il nostro cervello trasforma continuamente energia chimica in elettrica e viceversa.
Sono forme di vita diverse da noi, i nostri sensi non riescono a coglierle, sono particolarmente attive durante la notte; sembrano avere due dimensioni e quando entrano a contatto con le sinapsi acquisiscono come una forma di "polipo".
Gli uomini sembrano divenire un ottimo pascolo per questi ospiti, sembrano preferire pascoli tranquilli e gli uomini subiscono "un taglio" della parte migliore, della parte più evoluta.
Esternamente si ha un vistoso calo energetico, subito viene ridotta quella parte di sana ambizione, di vigore.
Sembrano avere sempre sonno e spesso è così...
Gli uomini sembrano entrare in senilità precoce, rassegnati ad una vita "tranquilla", si sentono appagati dal "sistema macchina" ancor prima e ad esso sembrano non solo adattarvisi meglio ma, anche ambirci; in fondo, tutto funziona meglio!
Ho definito parassiti queste forma di vita, in quanto, in un sistema simbiotico ognuno dipende dall'altro, in questo caso, l'uomo non ha, ovviamente, bisogno di questo parassita.
Costantemente, sembrano essere altrove, hanno perso quella classica luminosità negli occhi, cercano sempre di seguire pedissequamente regole e la strada migliore, senza chiedersi, la strada migliore verso cosa?
Incasellati, nel ciclo biologico: nascita, crescita, morte, nel modo più razionale ed organizzato possibile.
Giardini e fiori ben curati, senza sapere come goderli,
apparire senza Essere, forma, senza sostanza.
E' uno strano e forse, anche un bel posto qui, in Nuova Zelanda, è come se la terra non avesse ancora generato una propria anima, un'anima precisa.
Si sente, piuttosto una forte contaminazione di più luoghi, di diverse dimensioni, non solo attinenti a quella umana.
Come fosse un laboratorio abbandonato e dove le diverse provette e sperimentazioni abbiano autonomamente proseguito, come mosse di vita propria, non più controllate, come fossero state scordate o come se (i controllori) fossero di corsa scappati, andati via.
Le persone qui, più che in altri luoghi, sembrano lentamente ed inevitabilmente, come assopirsi; i più vitali finiscono per ammalarsi: fisicamente o psicologicamente ma, non è un grosso problema perché, tutto funziona bene.
Ho imparato che crescendo, andando avanti con glia anni è come se la lotta smettesse, la corsa rallentasse; prioritaria si percepisce grazia...
Ogni cosa ha un suo ordine, ogni nota il suo preciso spazio, per una musica non solo musica;
quando fermi le parole nella testa,
quando permetti alla mente di vedere...
Quante vite può racchiudere una vita, ancora non lo so...
Ognuno ha la propria esclusiva individuale musica da suonare, da vibrare e tale musica entra in risonanza, amplificando...
Così nel mentre perdiamo tempo con l'arrabbiarci, con i politici, con il lavoro, con gli impegni, con lo stress, si diviene sempre più estranei a se stessi, nel frattempo, cose meravigliose accadono...
Nel mentre la vita trascorre e passa, ne siamo assenti spettatori, così presuntuosi da pensare e credere, addirittura, di viverla... Eppure è solo una...
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Fabrizio Rinaldi
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