sabato 31 ottobre 2015

Arthur

Ieri ho rivisto un vecchio film del 1981: la nostra società, i modelli di questa sono sempre più strutturati, sempre nella stessa direzione e sempre peggio.

Apparentemente è un film comico, semplice, quasi "sciocco".

Si guarda, si ride e poi come ogni immagine, come ogni cosa ed emozione intorno, ti programma, ci programma, fa realtà.

Attraverso l'apparente semplicità, vengono sdoganati e ripetuti sempre gli stessi copioni non funzionali, perdenti.

Arturo è un miliardario (non per merito), uno che non ha mai fatto nulla nella vita, se non spendere i soldi della nonna.
Un uomo mai cresciuto, un "bambino stupido" che dorme con il trenino in camera ed altri suoi giochi.

Così come ogni bambino va contro le regole, non le sa usare a suo vantaggio e tutto il suo essere "fuori se stesso" è sintetizzato in quella schizofrenica risata che, l'accompagna in tutto il film.

Ovviamente, come in ogni favola che si rispetti, non può mancare la donna "anch'essa non evoluta" con il mito del principe azzurro.

Così una cameriera che vive ancora con suo padre, al quale regala cravatte rubate, a lui, del tutto inutili (viveva poltrendo in canottiera a casa), non può che iniziare anch'essa il suo gioco in perdita. 

Nel film, è una donna intelligente e scaltra, eppure, sceglie il copione, il modello del principe salvatore, della "Luna che la segue", come se qualcuno o il mondo s'interessasse a lei.

Due "bambini" s'incontrano si dichiarano l'amore, come se ne fossero in grado, come se sapessero cosa sia.

Il film "passa" questi modelli e vari messaggi, come si potesse accedere a cose e piaceri così alti e superiori in modo gratuito, senza guadagnarli, senza un reale divenire.

I soldi non servono a nulla senza Anima, senza evoluzione e solo allora diventano funzionali, diventano libertà.

Ognuno dei due, nel film, diventa disastro dell'altro: lei si presenta (invitata da un altro frustrato) alla festa di fidanzamento di lui e così facendo, non solo, sminuisce se stessa ma, diventa complice di un gioco di bambini che possono giustificare tutto nel nome di un amore che si espone tutto nella frase: "Mi fai stare bene"... E questo sarebbe l'amore!

L'Amore è un "lusso", è...

Qual'e la morale del film?
La morale è che un alcolizzato, benché ricco non potrà realizzare la sua storia né se stesso e che una donna, seppur scaltra ed intelligente, non potrà realizzare la sua storia né se stessa, fin quando sarà in cerca del suo "principe azzurro".


A me piace credere che un giorno ci saranno Uomini, mi piace credere che un giorno, seppur ancora lontano, ci saranno ancora Uomini liberi, capaci di azione e di Essere.
Uomini vincenti.
So che il seme è stato gettato, so che ci sono Uomini che vivono, in diversi luoghi del mondo, e che in silenzio fanno la storia... 
Quella loro e chissà un giorno... 
Di chi...





martedì 20 ottobre 2015

Respira, balla o sii invidioso... :)


"Un guerriero della luce fa sempre qualcosa fuori dal comune.
Può ballare per la strada mentre si reca al lavoro, guardare negli occhi uno sconosciuto e parlare d’amore al primo incontro, difendere un’idea che può sembrare ridicola.
I guerrieri della luce si permettono simili cose.
Un guerriero della luce non passa i giorni tentando di rappresentare il ruolo che altri hanno scelto per lui."

Paulo Coelho



...L'invidia è un'unità di misura precisa. Evidenzia la distanza tra ciò che avremmo voluto è potuto fare, rispetto a ciò che abbiamo fatto. Tanto maggiore è, per quanto si è distanti da se stessi. Così che essa, se saputa usare, può essere molto utile. 

Qualche giorno fa guardavo delle navi, a Lyttelton; facevo colazione in un locale con delle grandi vetrate attraverso  le quali si potevano toccare le varie sfumature dei blu, dei verdi, di molti altri colori, si potevano toccare i sentimenti, gli animi di quei marinai, in quelle navi.

Già! Ci hanno da sempre fatto credere che si possa toccare solo con le mani, invece, siamo costantemente in contatto, costantemente tocchiamo con tutti i nostri sensi, con tutto il nostro essere.

...Provate a percepire: il contatto dei vestiti sul  corpo, la pressione della sedia se siete seduti o quella dei piedi che costantemente ci sorreggono. Provate a sentire la forza gravitazionale che sembra quasi schiacciaci o la pressione del sangue attraverso le vene o l'aria riempire i polmoni.

O quello che succede quando gli occhi toccano; possono toccare qualsiasi cosa: acqua, mare, alberi, panorami e tramonti, persone; sembrano potersi spingere fino all'infinito, fino all'orizzonte, fino alle stelle.



Possiamo toccare con l'udito: musica e suoni, vento e pioggia, ed ovviamente tocchiamo con il gusto.

Toccare significa portare qualcosa o qualcuno dentro di noi, fino a divenirne.
Ad esempio, in modo grossolano, ciò che mangiamo eppure, molto spesso, tocchiamo tutto, mangiamo tutto: cose belle o brutte, buone o cattive.
I nostri sensi, noi, abbiamo la capacità di discernere e facendolo, facciamo più o meno salute, più o meno benessere per noi.

Qualcuno ha anche la capacità, anche perché costantemente attento, di toccare con l'anima.
Questo è un toccare dove i sensi se arrivano, arrivano molto dopo.
In questo tipo di toccare si perdono i confini del proprio corpo, ci si trova altro, non puoi che fare comunione, prendere il rischio delle emozioni, al di là di ogni muro e difesa.

Questo è il toccare più diretto, il più forte è "rischioso". In questo tipo di toccare, puoi decidere anche di amare, puoi essere autore, inteso nel senso del significato che I "Grandi padri" davano alla parola Autore.

Credo che se fossimo costantemente attenti a ciò che tocchiamo, le cose ed il mondo attorno a noi apparirebbe diverso e più ampio da come siamo abituati a vederlo.

Siamo distanti, invece, da ciò che tocchiamo, da noi stessi, allora, come nave senza comandante, come involucri senza anima, cominciamo a nutrirci dei propri scarti, ad autoriciclarci. 

Cominciamo a toccare a nutrirci di emozioni come l'invidia: semplice segnale che segnala la distanza, il ritardo verso se stessi, verso la realizzazione  della propria storia vincente.

Quando ne notiamo la presenza in noi, possiamo usarla per capire, per fare un autoesame e una rimessa a punto.
Oppure usare tutte le giustificazioni ed ogni scusa ma, prendersi in giro da soli porta solo altra frustrazione ed altra invidia. :)

Sei caduto, bene! Ora rialzati...
Respira lentamente, guarda chi sei, cosa vuoi, usa ogni unico giorno, tocca ciò che ti rende di più', ciò che ti piace...

Lascia il "brutto", non toccarlo...
Se puoi, cambia pelle...

... E se vuoi, balla!



martedì 13 ottobre 2015

Immaginando... O forse no.

Ovunque guardi c'e' grazia, ovunque senta,
ovunque intorno a noi c'e' grazia.

C'e grazia nella mente, nello spazio e nelle proporzioni,
attorno a noi.

Grazia nel nostro corpo, nei gesti e nei profumi.

In ogni terra trovi o puoi costruire grazia.

Ci sono terre dove vivono forme di vita particolari, sembrano preferire certe zone, qui ad esempio, in Nuova Zelanda, c'e' un altissima concentrazione di parassiti.

Parassiti, perché vivono nutrendosi della punta dell'energia prodotta dall'uomo, sembrano trovare il loro habitat preferito nella mente dell'uomo.

Fondamentalmente nel "ciclo di Calvin", il ciclo bioenergetico degli esseri viventi avviene la trasformazione degli zuccheri in altri carboidrati con lo scopo di sintetizzare molecole ad altissima concentrazione di energia quali ATP e ADP.

Il nostro cervello trasforma continuamente energia chimica in elettrica e viceversa.

Sono forme di vita diverse da noi, i nostri sensi non riescono a coglierle, sono particolarmente attive durante la notte; sembrano avere due dimensioni e quando entrano a contatto con le sinapsi acquisiscono come una forma di "polipo".

Gli uomini sembrano divenire un ottimo pascolo per questi ospiti, sembrano preferire pascoli tranquilli e gli uomini subiscono "un taglio" della parte migliore, della parte più evoluta.
Esternamente si ha un vistoso calo energetico, subito viene ridotta quella parte di sana ambizione, di vigore.
Sembrano avere sempre sonno e spesso è così...

Gli uomini sembrano entrare in senilità precoce, rassegnati ad una vita "tranquilla", si sentono appagati dal "sistema macchina" ancor prima e ad esso sembrano non solo adattarvisi meglio ma, anche ambirci; in fondo, tutto funziona meglio!

Ho definito parassiti queste forma di vita, in quanto, in un sistema simbiotico ognuno dipende dall'altro, in questo caso, l'uomo non ha, ovviamente, bisogno di questo parassita.

Costantemente, sembrano essere altrove, hanno perso quella classica luminosità negli occhi, cercano sempre di seguire pedissequamente regole e la strada migliore, senza chiedersi, la strada migliore verso cosa?

Incasellati, nel ciclo biologico: nascita, crescita, morte, nel modo più razionale ed organizzato possibile.

Giardini e fiori ben curati, senza sapere come goderli,
apparire senza Essere, forma, senza sostanza.

E' uno strano e forse, anche un bel posto qui, in Nuova Zelanda, è come se la terra non avesse ancora generato una propria anima, un'anima precisa.
Si sente, piuttosto una forte contaminazione di più luoghi, di diverse dimensioni, non solo attinenti a quella umana.


Come fosse un laboratorio abbandonato e dove le diverse provette e sperimentazioni abbiano autonomamente proseguito, come mosse di vita propria, non più controllate, come fossero state scordate o come se (i controllori) fossero di corsa scappati, andati via.

Le persone qui, più che in altri luoghi, sembrano lentamente ed inevitabilmente, come assopirsi; i più vitali finiscono per ammalarsi: fisicamente o psicologicamente ma, non è un grosso problema perché, tutto funziona bene.


Ho imparato che crescendo, andando avanti con glia anni è come se la lotta smettesse, la corsa rallentasse; prioritaria si percepisce grazia...

Ogni cosa ha un suo ordine, ogni nota il suo preciso spazio, per una musica non solo musica;

quando fermi le parole nella testa,
quando permetti alla mente di vedere...

Quante vite può racchiudere una vita, ancora non lo so...

Ognuno ha la propria esclusiva individuale musica da suonare, da vibrare e tale musica entra in risonanza, amplificando... 


Così nel mentre perdiamo tempo con l'arrabbiarci, con i politici, con il lavoro, con gli impegni, con lo stress, si diviene sempre più estranei a se stessi, nel frattempo, cose meravigliose accadono...

Nel mentre la vita trascorre e passa, ne siamo assenti spettatori, così presuntuosi da pensare e credere, addirittura, di viverla... Eppure è solo una...


martedì 22 settembre 2015

Essere adolescenti: nessuno può obbligarti a divenire un vincente!

Una delle molte cose belle della vita è la continua palestra a cui ci appella.
La costante "sfida" a cui siamo chiamati per costruire noi stessi, in modo sempre più funzionale.

Noi abbiamo un unico dovere e non è con i nostri genitori, con la nostra famiglia o con qualche legge o morale esterna ma, è solo verso noi stessi.

Ci hanno da sempre abituato a vedere a vivere con stress i problemi, in realtà, senza problemi non potremmo giocare, non potremmo vincere.

Quando guardo i giovani intorno ai 15-16 anni,
vedo grandi conflitti e frustrazioni; si trovano a dover passare nelle "Forche Caudine" degli adulti, senza che nessuno gli abbia mai insegnato o spiegato il "trucco" di come passarci "indenni" .

Gli vengono imposte regole (studio, leggi, morali, comportamenti, religioni, sport, ecc.) senza che nessuno sappia il reale motivo, semplicemente perché, a loro volta, i genitori hanno insegnato così.

Allora bisogna andare bene a scuola per ricevere un premio, non fumare o bere, perché fa male, non frequentare "cattive compagnie" (non ho mai capito cosa significhi); gli si insegna un sacco di regole inutili. 
Inutili, nel senso che nessuno gli spiega il reale motivo e la strada di come trarne pragmatico, reale vantaggio.

Fin da piccoli, passati nel "sistema": grembiule per l'asilo, divisa per la scuola, ecc.ecc.

Più un giovane è vitale e più sentirà una reale "ribellione" interna ed esterna, si troverà in questo modo, ad andare "contro" ad essere comunque in contrapposizione, come a voler evidenziare la propria individualità, il proprio giusto desiderio di protagonismo.

Il paradosso è che così facendo, proprio quei giovani (i migliori), i più ribelli e vitali, si vengono a trovare ancora più incasellati ed irregimentati, perché quel ruolo (quello del ribelle) è ugualmente previsto dal sistema ed è quello che alla fine da un "imprinting" ancora più forte.

Ogni giovane, prende comunque a riferimento un adulto e non è detto che coincida necessariamente con un genitore; quell'adulto può decidere o no, di Amare quel giovane ma, se decide di Amarlo deve essere inflessibile e non corruttibile.

Il problema è che non deve essere inflessibile secondo la "comune morale" ma, deve ammiccare, "indicare" la strada verso l'individuale progetto, è come giocare a nascondino, quell'adulto può usare ogni strategia e continuandolo ad Amare da dentro, dovrà indicare sempre la direzione, come fa una bussola con il nord.

Non si può educare una ghianda a divenire un pioppo od un pino, le si può solo e semplicemente dare il giusto terreno.
Il giovane deve avere sempre, la responsabilità di decidere il terreno e bisogna educarlo solo a questo.

Nella ghianda il progetto è insito, è previsto, così come in ognuno di noi.

"Il mondo cambia con il tuo esempio, non con la tua opinione." - P. Coelho


La bellezza della vita è che alla fine abbiamo la responsabilità della nostra riuscita; quando un adulto maturo decide un figlio è per ampliare il proprio raggio è un atto di puro Amore e proprio per questo, che ad un certo punto, deve tagliare quel "cordone ombelicale", deve lasciare la libertà della responsabilità individuale, deve lasciare la possibilità di scrivere la storia, l'individuale storia, comunque essa sia...


"Il mondo si cambia facendo." 

Se un giorno, ti vedrò danzare sotto la pioggia,
se potrò vederti vincitore, malgrado ogni difficoltà,
se potrò ancora Amarti,
se potrò Vederti,

saprò, che la quercia avrà avuto il giusto terreno,
saprò, che in quel cielo c'e' un altro Uomo libero,
saprò che...

Il mondo sarà un pò cambiato e tu avrai contribuito a farlo,

... figlio mio.


domenica 20 settembre 2015

Camminando

Oggi mentre camminavo, d'improvviso sono stato colpito da questi alberi... Proprio sul precipizio...

Allora guardando bene...

Uno dei due era praticamente caduto e solo un provvidenziale e forse fortuito ramo di un albero vicino, aveva evitato il suo precipitare giù nel burrone.

Le restanti radici non completamente sradicate, erano state comunque sufficienti alla sua sopravvivenza.

L'albero che lo tratteneva aveva irrobustito proprio quel ramo che tratteneva l'altro caduto e le sue radici, messe a dura prova, anche dall'inatteso carico aggiuntivo, sembravano essere divenute più forti.

Le meravigliose leggi universali della natura:

solo i migliori, i più forti possono realmente e concretamente aiutare e la generosità ed il piacere nel farlo, rende migliori, materialmente anche loro stessi.

Ci sono sempre "alberi forti" e leader che possono aiutare e aiutando, aiutano se stessi, aiutano la vita.

Quel forte e grande albero, di certo, non si aspetta gratitudine né tantomeno apprezzamenti da qualcuno.

Senza pretese, libero, sembra come sfidare il mare e il cielo, come a volergli dire: "Eccomi, sono qui e nessuna tempesta potrà buttarmi giù"
Mentre il mare ed il cielo sembrano, a loro volta, guardarlo con orgoglio e rispetto, riconoscendo in lui, la stessa forza.

Così lui compie la sua vita, la sua quasi invisibile, avventura; solitario, in silenzio, insegna!

Non vuole e non gli serve nessun aiuto, né si lamenta per le sue sventure o per la sua sfortuna; è nato lì, proprio in bilico sullo strapiombo e ne ha costruito la sua casa, il suo regno, dove altri sono caduti, lui ne ha fatto la sua forza ed ora può godersi la vista, libera davanti a lui. Può guardare più lontano di tutti, dritto verso il mare e percepirne il suo sapore.

Perfetto realizza il suo progetto. 


Gli uomini si premurano di aiutare gli altri senza preoccuparsi prima, di allargare e distendere i propri rami verso il cielo, s'illudono di poter Amare senza avere le giuste radici e fronde sufficientemente robuste, credono che per fare dei figli basti "accoppiarsi".

Ogni cosa intorno a noi ci manda messaggi, sembra che sia tutto perfetto e probabilmente, lo è.  :)