Correre...
A volte assume la chiave metaforica della vita.
Cominci carico, riposato, con grande entusiasmo, ti senti padrone del tuo corpo, pieno di energie.
Parti, negli auricolari la giusta musica.
E' una calda giornata d'estate, di sole.
In breve, solo il ricordo rimane, di tutta quell'energia che avevi.
L'entusiasmo sostituito dal pensiero della strada che manca; ecco le prime crisi, le prime salite e la fatica si fa sentire forte, nel mentre continui a correre...
Così è la vita; trasforma entusiasmo e grandi slanci in ricordi e sostituisce ai sogni, delusioni e cadute.
Continuo a correre, continuo a vivere ed ogni salita è sempre più impegnativa;
così nella vita, problemi e difficoltà ti mettono a dura prova.
Quando corri puoi inciampare, cadere e farti male; allo stesso modo nella vita, puoi addirittura finire a mendicare in qualche stazione, e lo stesso avere la forza ed il coraggio di rialzarti.
...Continuo a correre, perfetta similitudine alla vita, infiniti imprevisti e nel mentre vai, ti lasci tutto alle spalle, solo...Corri...
Ogni sensazione si prova nella corsa: fatica, entusiasmo, a volte ti senti persino sicuro dei tuoi mezzi; un passo dopo l'altro, veloci si susseguono nel tempo che scorre.
Mentre corri, ti rendi conto che è possibile capire, comprendere, fin solo dove sei.
Mi chiedo se davvero il correre possa essere metafore della vita, perché mentre corro ed avvengono fatiche, crisi, imprevisti, soddisfazioni ed emozioni; mi arrivano i colori dei fiori, il profumo dell'aria, la carezza del vento sulla pelle...Come se, ed è proprio così, il paradiso tutt'intorno fosse del tutto indifferente agli umani, irrisori, destini.
Ieri un aereo civile è stato abbattuto da un missile, uomini sono morti, altri sono nati,
siamo appesi ad un invisibile filo, che è nulla per la vita ma, tutto per me.
Così mentre affrontiamo fatiche, spesso impossibili, dolori così grandi da non poter essere sopportati, la vita continua a ridere, dalla sua eterna calma, guarda irredente, senza curarsi.
Qualcuno vedrà i colori dei suoi fiori, i profumi dei suoi elementi, le sensazioni del sole sulla pelle?
Se solo potesse preoccuparsi di ciò, lo spettacolo ne sarebbe già ridotto e il paradiso perduto...Continuo a correre, così nel mentre fatico, posso assaporarne il gusto.
La vita, in fondo a tutta la sceneggiata e scenografia che l'uomo fa, non pone attenzione, né peso.
C'è davvero un motivo alla bellezza o al colore di un fiore, al suo profumo?
Alla perfezione del paradiso, nel quale viviamo?
Ad un missile che colpisce un aereo pieno di persone ignare?
Certo che esiste, ma anche se non ci fosse, cosa cambierebbe?
Forse il fiore o il paradiso sarebbero meno belli?
Le persone uccise, tornerebbero in vita?
La vita non si ferma a pensare, né a chiedersi il perché.
Continua lo spettacolo, senza memoria, senza smentirlo mai...Mai, un solo istante...Avrebbe corrotto se stessa e perso tutto.
Non c'è scopo e se ci fosse, non potremmo fermarci a chiedercelo, perché in quell'attimo esatto, avremmo compromesso l'unico vero motivo per essere qui: divenire ciò che siamo, godendo la vita felici.
Quel sottile ed invisibile filo...
Ogni istinto ha la sua casa,
ogni domanda la sua risposta...
Ogni problema la soluzione.
Allora, la corsa non è metafora della vita,
perché la vita non corre e non fatica,
semplicemente E'...
Vittoria, senza schemi.
Forse la corsa è, a volte, metafora dell'esistenza umana, di quella umanità ormai resa piccola e schiava... Ci sono in corso, importanti battaglie, nel grande gioco della vita, dove le ere, non sono che piccoli istanti e dove, solo gli istanti hanno davvero importanza.
Non abbiamo scelta, possiamo solo essere felici...
Siamo solo liberi di sbagliare :)
Correre, continuo a correre a Vivere...
Fermo nel fare e nel presente...
"18 luglio 2014
Estate, in questa parte di mondo".
Qualcuno cerca la libertà fuori di sé, qualcuno la cerca dentro se stesso, qualcuno ha smesso di cercarla, altri non la cercano proprio. La libertà non è lo scopo è la conseguenza.
venerdì 18 luglio 2014
sabato 5 luglio 2014
Il profumo dei Tigli.
"Il brutto e lo sciocco se la passano meglio degli altri in questo mondo; possono rimanere seduti a loro agio e seguire la commedia a bocca aperta. Se nulla sapranno della vittoria, è loro risparmiata almeno l'esperienza della sconfitta."
- O.Wilde -
... Continuo a vedere la riuscita nelle persone che incontro, negli amici, nei colleghi; in molti di loro vedo grandi possibilità e doti...Forse, semplicemente, le immagino.
Non passa giorno che, qualche amico, collega o persona con la quale ho parlato, alla quale abbia dato una possibile strada, si dimostri, invece, scarsamente lungimirante.
Come a voler dimostrare a se stessi, probabilmente in modo inconsapevole, quanto siano "bravi" e scaltri.
Costantemente fuori dalla naturale dinamica, da quell'intenzione, che comunque farà il suo corso.
Ci si riduce a seguire quelle parti non evolute, qualcuno le definisce complessi, zone inconsce.
Li vedo andare a testa basta, convinti, persino fieri, contro un muro che, troveranno di fronte ad aspettarli... Vedo tutto il film, mi dispiace ma, non riesco a fargli vedere.
Si lamentano della loro vita, a volte se la prendono con la società o con il periodo, senza voler cambiare nulla delle loro idee, delle loro strategie, senza chiedersi il perché... O porsi domande.
Ci vuole umiltà per mettersi in discussione, amore per guardarsi, volontà per cambiare, per dare la giusta strada alle proprie intenzioni.
Eseguono un programma senza che questo abbia possibilità di riuscita, senza che questo gli appartenga in alcun modo.
Poi arriva il fallimento, la depressione, la malattia, ma neanche di queste ne capiscono i motivi; si crede di essere intelligenti, nel mentre si continua a dormire, nel mentre la vita passa.
... E d'improvviso, mentre percorro quel lungo viale, arriva prepotente il delicato profumo di Tigli... e già! Fiorisce tra giugno e luglio, quanta forza arriva, dimentico ogni mio pensiero, il sottile dispiacere di vedere gli amici perdersi, è sostituito da quel profumo, che sembra occupare ogni cellula, non permettendo ad altro di occuparne il posto.
Profumo di Tigli, non l'avevo mai percepito così...
Sembra poter lavare i pensieri e rendere la mente di nuovo pronta... Di nuovo agile, di nuovo capace di leggere le intuizioni.
Quel profumo mi riporta, con forza, senza darmi scelta, alla realtà, alla natura, al naturale corso di ogni cosa, quel corso a cui possiamo solo coincidere e adeguarci.
Che bella stagione l'estate; ogni stagione, i suoi successi...
E' come se ogni azione non conforme, rispondesse ad un esatto disegno, come se, in un certo momento, ti trovassi ad un appuntamento preciso, programmato da tempo, anche da anni, al quale non puoi sottrarti.
In qualche modo ne fai parte, ancora collegato, basta un istante, non si può controllare.
Effetto rete, lavora incessantemente, muovendo ogni pedina, non se ne è mai immuni o al di fuori dalla sua azione, costantemente attiva.
...Il lungo e profumato viale è, ormai, alle spalle...
E' stato sufficiente quel tratto di strada; di nuovo coordinato, assaporo il delicato gusto della Vittoria...
Quella Vittoria che, a qualcuno, ancora interessa, che sa pagarne, in modo umile, il grande ed impegnativo prezzo...
Il viaggio continua... Ancora un po'... Ancora un po', godendo la vita... Lasciando andare, quando necessario; amici, amori, parenti, tutto... Tranne te stesso, quello vero, ovviamente, quello da cui andare a scuola, se vorrai incontrarlo o non l'avrai mai conosciuto...
Profumo di Tigli... Ancora un po'... Ancora in viaggio...
Pubblicato da
Fabrizio Rinaldi
lunedì 9 giugno 2014
Ciò che conta è il superfluo: lusso della vita.
Cosa è reale? Casa fa realtà, dentro di noi?
Quale realtà? Cosa vuol dire, realtà? Se esiste, poi, una realtà.
Dicono, che l'uomo ha cinque sensi, dicono che attraverso essi può toccare, interagire e conoscere l'ambiente intorno a lui.
...Dicono...
...Dicono tante cose...
Solo parole, parole...
Perché, quasi tutti i grandi o riconosciuti tali, hanno condotto una vita difficile, infelice, malata?
Perché?
Io so, che quando cominci a sfiorare il reale, puoi cambiarlo...
In fondo, è solo un reale, uno degli infiniti possibili...
Il profumo dell'erba, nelle lunghe sere d'estate...
I profumi, i colori, la musica, una carezza, il sapore di poter mangiare il mondo...
Forse questo è reale?
...Noi decidiamo, la vita che vogliamo, ma quasi sempre, non ce ne assumiamo la responsabilità.
Ci lamentiamo per ogni "fesseria", ci lamentiamo con tutti, soprattutto con le persone che abbiamo intorno, con il governo, con la sfortuna, con il destino.
Troviamo ogni motivo per cui ciò che abbiamo intorno, non va bene o è sbagliato.
Ma intorno a noi c'e' solo armonia, c'e' solo poesia, Amore e bellezza.
Ho conosciuto solo persone perfette; sono fortunato, mi hanno sempre spiegato tutto della vita, tutti i motivi per cui le cose non andavano, tutti gli errori delle persone, i miei, eccetto i loro, ovviamente.
Quando ti siedi a parlare con chi è alla fine della vita, trovi solo vuoto,
c'e' disperazione, ed è giusto così...
Hanno fatto tutti i compiti bene, ma la vita, alla fine li boccia.
Ma come?
Com'e' possibile, hanno avuto una perfetta famiglia, hanno festeggiato le nozze d'oro, di platino, di diamante, di califormio 252 o addirittura di antimateria (si, sono le due materie più costose al mondo). I diamanti sono "solo" al terzo posto.
A pensarci, è quasi paradossale, si festeggia per arrivare secondi, terzi o quindicesimi, come nel caso dell'oro, si è la 15° materia in ordine di costo.
Nessuno ci pensa, a me fa sorridere, perché non festeggiare allora, le nozze d'argilla, di rame o di zafferano? (che viene subito dopo l'oro, del resto).
Perché un essere, come l'uomo, concepito così intelligente, si trova ad annaspare nella stupidità...
Perché creiamo macchine e strumenti che possono fare più e meglio di noi, ma poi, non sappiamo vivere?
Abbiamo ogni comodità, ogni bellezza e poi uccidiamo i nostri figli, a volte anche noi stessi.
Abbiamo tutto, tranne l'unica cosa di cui abbiamo bisogno.
Abbiamo tutta la vita a disposizione e poi quando è tempo di morire, ci attacchiamo alla vita.
C'e' un tempo per ogni cosa: un tempo per vivere, uno per morire...
Profumi, musica, sapori, sono i colori della vita...Meravigliosa, spietata vita, che non perdona e non salva...
Perché il cinguettio degli uccelli è diverso, all'alba o al tramonto...
Perché i grilli hanno versi diversi, con la luna calante o crescente...
Che il vero sia comunque tale, indipendentemente da come si pensi?
C'e' tanta rabbia intorno; si, sono un debole, perché la sento e spesso fatico a difendermi...
Se non rispondo ad una mail, sono maleducato, se dico ciò che penso, sono falso, se non lo dico, anche; se vivo come voglio, sbaglio.
Se la persona che amo è all'altra parte del mondo, sono stupido...
Se potessi aiutarli, li aiuterei, a volte ho provato a farlo e non per filantropia, ma per solo piacere, per lusso personale. Così, come lo è questo blog.
La vita è un cammino solitario, un percorso individuale.
......
Percorro, il suo sapore, con le dita,
sfiorandola, la guardo,
così,
mentre la mente è impegnata, distratta,
posso ascoltare la sua anima,
quando arrivi a sapere, che nessun senso di quelli previsti, di quelli possibili,
ne ha davvero, quando non bastano e non servono,
puoi inventarlo, un senso a questa vita,
dargli realtà...La tua...Se ne hai...
...Troppo bella per durare per sempre.
In fondo, siamo qui per caso, statisticamente, le possibilità che arrivassimo qui, erano davvero remote,
ma la nostra coscienza, sarebbe comunque esistita?
Esiste la nostra coscienza?
Quale realtà? Cosa vuol dire, realtà?
E se Dio, fosse solo schiavo dell'eternità?
Che Dio sarebbe...
Ovvio, un Dio, inventato dagli esseri umani, può solo essere proiezione di tutti i suoi limiti.
Non è Dio che ha creato l'uomo, ma è l'uomo, che ha creato dio.
Nessun Dio, vorrebbe l'eternità.
Un attimo o non aver mai vissuto?
Qual è la differenza, qualora ci fosse.
Per fortuna, non sono Dio, però posso decidere la mia realtà, il mio attimo e in quell'attimo, posso convivere la sua anima, posso volerla,
se il gioco fosse questo o comunque sia...
Comunque sia; che sia...
Perché, l'eternità è troppo lunga, persino per Dio.
Il superfluo è importante nella vita, la vita è un lusso e come tale va vissuta, basta, semplicemente, esserne all'altezza...
Pubblicato da
Fabrizio Rinaldi
domenica 4 maggio 2014
Gli ottimisti vivono di più.
Gli ottimisti, vivono più a lungo; emerge da un recente studio, secondo il quale, vivono mediamente sette anni in più, rispetto agl'altri.
Ridere fa bene, pensare "positivo" fa bene.
Ma, cosa vuol dire, concretamente?
Quando le cose sembrano andare bene, l'ottimismo, non può che essere la naturale conseguenza.
Un po' più difficile esserlo, quando guardi tuo figlio, appena nato in un letto d'ospedale, non sapendo se vivrà; quando perdi il lavoro, quando le difficoltà della vita sembrano sopravanzarti.
Quando ti senti stanco, privo di energie; quando senti di non avere la forza di combattere ancora, senti vicino, la resa.
Allora l'ottimismo sembra così lontano e il vivere più a lungo, l'ultimo dei problemi.
Il carattere di un Uomo si misura dalla sua capacità di soffrire, da come affronta il dolore e la fatica.
In fondo, poi cos'è la fatica?
Forse il cuore o i polmoni che mai si fermano, faticano?
E' forse fatica, l'enorme sforzo, che compie un fiore per sbocciare?
Quella di un bimbo nel nascere?
Ci dimentichiamo di essere ottimisti, perché i problemi diventano protagonisti, eppure respiriamo, eppure, se alziamo lo sguardo, possiamo guardare l'orizzonte e più in alto, fino al cielo.
Con quelle sue sfumature di celeste e di blu, che spettacolo!
Possiamo sentire il calore del Sole, la pioggia, i profumi e la musica della vita, intorno a noi.
La vita, tanto forte, così immediata e scontata, che rischiamo persino, di non vederla più.
E allora è semplice essere ottimisti: basta ricordarsi dell'effetto rete, dei complessi, della macchina, degli stereotipi, delle morali, delle abitudini, e quasi in modo magico, eccolo lì, l'ottimismo, sembra guardarci, come a dirci: e allora? Ti eri dimenticato fossi qui?
E' così bella la vita, così bello vivere, che non essere ottimisti è quasi impossibile.
Ho fatto il pescatore, il meccanico, il bagnino, l'agente assicurativo, il promotore finanziario, sono stato in ospedale affianco a mio figlio appena nato, ho perso il lavoro varie volte, spesso, mi sono trovato nel non sapere quale strada prendere né cosa fare. Mi sono sentito perso, smarrito, impaurito, fino a provare quasi terrore. Ho passato notti insonne, perso nel non pensare. A non avere nemmeno i soldi per fare la spesa, sono stato imprenditore, ho avuto birrerie, bar, pizzerie. Ho fatto il cameriere, ho girato il mondo, ho amato molto, sofferto, vissuto.
Continuo a farlo...
Capisco la violenza negli stadi, la religione, le fedi, le morali, la pochezza, la disperazione e la rabbia, do valore al tempo.
Capisco la vita, mentre continuo a percorrerla scalzo.
Affronto le difficoltà, il dolore, mentre mi nutro di piacere...
Ho percorso migliaia di chilometri in moto, se voglio, posso guadare e vedere dentro le persone, fin quasi, a scorgerne l'anima.
Spesso, mi sono trovato nella condizione di volermi arrendere; non l'ho mai fatto.
Ho vissuto per strada e nelle stazioni, insieme a quelli che chiamano vagabondi, ho visto tante persone che amavo, morire in modo stupido.
Ho affrontato processi, ed avevo ragione...
Ho fatto così tante cose, che neanche più rammento.
Spesso abbraccio mio figlio di notte, quando sta con me e mi chiedo, se anche lui si troverà di fronte a ciò che ho affrontato io, ma soprattutto mi chiedo, il come lo affronterà...
Sono in debito con lui, un debito che non posso e non potrò pagare o forse no, forse debbo semplicemente, ancora capire molte cose, di questa strana vita.
Eppure a me interessa poco capirla, forse perché l'ho vissuta, forse perché cerco quel passaggio a nord-ovest, che mi fa anche paura.
Oggi, mi sembra tutto logico, quasi scontato...In questo granello, perso nel cosmo, che noi, chiamiamo Terra, dove l'essere umano, in modo invisibile, ha fatto la sua storia.
Come faccio a non essere ottimista, a non ridere, a non vivere!?
In fondo, quando Oscar Wilde scriveva: "Non prendere la vita troppo sul serio: comunque vada non ne uscirai vivo", si riferiva a questo, noo? :-)
...E credo, avesse ragione...
Ridere fa bene, pensare "positivo" fa bene.
Ma, cosa vuol dire, concretamente?
Quando le cose sembrano andare bene, l'ottimismo, non può che essere la naturale conseguenza.
Un po' più difficile esserlo, quando guardi tuo figlio, appena nato in un letto d'ospedale, non sapendo se vivrà; quando perdi il lavoro, quando le difficoltà della vita sembrano sopravanzarti.
Quando ti senti stanco, privo di energie; quando senti di non avere la forza di combattere ancora, senti vicino, la resa.
Allora l'ottimismo sembra così lontano e il vivere più a lungo, l'ultimo dei problemi.
Il carattere di un Uomo si misura dalla sua capacità di soffrire, da come affronta il dolore e la fatica.
In fondo, poi cos'è la fatica?
Forse il cuore o i polmoni che mai si fermano, faticano?
E' forse fatica, l'enorme sforzo, che compie un fiore per sbocciare?
Quella di un bimbo nel nascere?
Ci dimentichiamo di essere ottimisti, perché i problemi diventano protagonisti, eppure respiriamo, eppure, se alziamo lo sguardo, possiamo guardare l'orizzonte e più in alto, fino al cielo.
Con quelle sue sfumature di celeste e di blu, che spettacolo!
Possiamo sentire il calore del Sole, la pioggia, i profumi e la musica della vita, intorno a noi.
La vita, tanto forte, così immediata e scontata, che rischiamo persino, di non vederla più.
E allora è semplice essere ottimisti: basta ricordarsi dell'effetto rete, dei complessi, della macchina, degli stereotipi, delle morali, delle abitudini, e quasi in modo magico, eccolo lì, l'ottimismo, sembra guardarci, come a dirci: e allora? Ti eri dimenticato fossi qui?
E' così bella la vita, così bello vivere, che non essere ottimisti è quasi impossibile.
Ho fatto il pescatore, il meccanico, il bagnino, l'agente assicurativo, il promotore finanziario, sono stato in ospedale affianco a mio figlio appena nato, ho perso il lavoro varie volte, spesso, mi sono trovato nel non sapere quale strada prendere né cosa fare. Mi sono sentito perso, smarrito, impaurito, fino a provare quasi terrore. Ho passato notti insonne, perso nel non pensare. A non avere nemmeno i soldi per fare la spesa, sono stato imprenditore, ho avuto birrerie, bar, pizzerie. Ho fatto il cameriere, ho girato il mondo, ho amato molto, sofferto, vissuto.
Continuo a farlo...
Capisco la violenza negli stadi, la religione, le fedi, le morali, la pochezza, la disperazione e la rabbia, do valore al tempo.
Capisco la vita, mentre continuo a percorrerla scalzo.
Affronto le difficoltà, il dolore, mentre mi nutro di piacere...
Ho percorso migliaia di chilometri in moto, se voglio, posso guadare e vedere dentro le persone, fin quasi, a scorgerne l'anima.
Spesso, mi sono trovato nella condizione di volermi arrendere; non l'ho mai fatto.
Ho vissuto per strada e nelle stazioni, insieme a quelli che chiamano vagabondi, ho visto tante persone che amavo, morire in modo stupido.
Ho affrontato processi, ed avevo ragione...
Ho fatto così tante cose, che neanche più rammento.
Spesso abbraccio mio figlio di notte, quando sta con me e mi chiedo, se anche lui si troverà di fronte a ciò che ho affrontato io, ma soprattutto mi chiedo, il come lo affronterà...
Sono in debito con lui, un debito che non posso e non potrò pagare o forse no, forse debbo semplicemente, ancora capire molte cose, di questa strana vita.
Eppure a me interessa poco capirla, forse perché l'ho vissuta, forse perché cerco quel passaggio a nord-ovest, che mi fa anche paura.
Oggi, mi sembra tutto logico, quasi scontato...In questo granello, perso nel cosmo, che noi, chiamiamo Terra, dove l'essere umano, in modo invisibile, ha fatto la sua storia.
Come faccio a non essere ottimista, a non ridere, a non vivere!?
In fondo, quando Oscar Wilde scriveva: "Non prendere la vita troppo sul serio: comunque vada non ne uscirai vivo", si riferiva a questo, noo? :-)
...E credo, avesse ragione...
Pubblicato da
Fabrizio Rinaldi
domenica 20 aprile 2014
Australia 2014
Un po' di attesa, in questo aeroporto.
Dopo tre ore di volo, sono ancora dalla parte opposta del mondo.
Sono luoghi così particolari gli aeroporti, un crocevia dove incontri: giovani, vecchi, persone in vacanza, persone al lavoro, persone tristi, disperate, felici; incontri persone con il giubbotto e in canottiera, con scarpe eleganti ed in ciabatte.
Incontri persone vestite con tuniche strane e turbanti, chi è da solo, chi con moglie, chi con più mogli.
Incontri bambini, che scoprono il mondo.
Poveri e ricchi, di ogni razza e credo, di ogni religione.
A volte sembra una convivenza stretta, altre volte, sembra, che abbiano un destino da condividere.
Chi ha paura, chi è eccitato, chi torna a casa e chi, la lascia per sempre.
Intanto, si susseguono gli annunci, in diverse lingue, per fortuna, non ne capisco nessuna.
Chi legge, chi scrive, chi guarda i monitor, parla o sta in silenzio.
Chi mangia o sta in fila in qualche beauty free od improbabile negozio di souvenirs.
Non ho mai visto, così tante persone diverse, senza nulla in comune, stare insieme, in uno stesso luogo, come in un aeroporto.
Eppure, anche qui, ognuno recita il proprio ruolo il proprio personaggio, sempre più incasellati, sempre più organizzati, simili a scimmiette ammaestrate.
Simili a come noi teniamo i polli in batteria: orari da rispettare, file da seguire, sempre meno sorrisi, sempre meno umanità.
...Certo, vivere fuori da quella gabbietta è difficile, fa paura.
Chi vive fuori da quella gabbietta, paga un prezzo, un prezzo, che ogni giorno decide ed è disposto a pagare.
Il prezzo di vivere, di essere liberi...
Collana di perle e ciabatte; ombrello e pantaloncini corti, qui è possibile vederli abbinati, sulla stessa persona.
Che luoghi particolari sono, gli aeroporti.
Abbiamo codificato tutto in modo preciso; essere, in modo semplice, liberi, è sempre più difficile.
Abbiamo codificato, anche, ciò che fa bene o male, mangiare;
abbiamo perso ogni criterio soggettivo, come macchine; abbiamo codificato anche le emozioni: paura, amore, gioia, ansia, felicità, angoscia.
Abbiamo codificato: come fare un programma televisivo, una pubblicità, un telegiornale.
Già dall'asilo, cominciamo ad insegnare, ed anche prima, come uniformarci, come essere tutti uguali.
Ci piace pensare di essere unici ed ovviamente, piace a tutti.
Anche in questo: tutti uguali.
Qualche modello, pochi schemi da seguire ed il gioco è fatto.
...E poi, cos'è giusto?
Chi crede in qualche religione e chi no, chi cerca il successo, il consenso e chi no; ma alla fine cosa cambia? C'è forse differenza? Un modello diverso, una camicia invece di una maglietta; un vestito diverso, su uomini, che non hanno più casa.
A volte, si corre il rischio di sentirsi soli... Poi, chiamano il tuo volo e... Riprendi la strada; respiri, sorridi e continui ad ascoltare, senza usare l'udito...
Pubblicato da
Fabrizio Rinaldi
Iscriviti a:
Commenti (Atom)


