Gia'...
:)
Il bello per il bello...
Piacere per il piacere...
Musica, semplice musica...
A forza di guardarti dalla spazzatura, ti ritrovi la spazzatura dentro, ti ritrovi spazzatura...
Ho visto un film oggi; semplice, banale...
La storia di un fallito, che si trova ad esser comandante di altri falliti da lui selezionati,
che non riesce a fare una scelta giusta, neanche una, se non quella di "suicidarsi".
Black sea, questo e' il titolo del film.
... "Non c'era motivo di parlare", unica frase di un personaggio "secondario" messo nel film quasi forzosamente; rispetto alla storia del film
L'unico vincente: non si sa niente di lui, ne' si capisce cosa centri...
Lui vince, l'unico, tra tutti.
Eppure, la "spazzatura" in cui ogni giorno sono costretto (scelgo) a passare, mi ha cambiato...
Mi ritrovo a guardare le mie emozioni... Così mi accorgo che, a tratti, sono a "parteggiare" per quel comandante senza valore, che ha sbagliato la sua vita e che da anche "saggi" consigli...
... "Stai accanto a tuo figlio, questa e' l'unica cosa che conta".
Lui che, non solo non e' stato mai accanto a suo figlio, ma che non e' stato capace neanche di riuscita, nella sua vita.
Continua a guardare una vecchia foto, continua a guardare un breve tratto di film nella sua testa; porta alla morte i suoi uomini, quelli che aveva scelto... Tutti, tranne uno...
L'unico vero leader.
Lui, non aveva nessuna foto, nessun film... E vince!
L'unico che parla con l'apparente comandante, l'unico che lo guarda negli occhi e gli dice la verità.
Guardando bene il gioco; il gioco, appare facile...
Le persone annaspano nella spazzatura,
la macchina controlla ogni cosa:
i figli ricattano le madri,
le madri i figli,
gli amanti l'amato,
ognuno qualcun altro,
piuttosto che responsabilizzare se stessi; chiedono, pretendono, "ricattano"...
Piacere, solo piacere; ora, solo musica; tenere pulita la mente...
...
C'è un prezzo da pagare per ogni cosa,
Il prezzo più alto dopo quello del piacere è quello dell'intelligenza.
Le persone più vicine a te, saranno quelle per cui il prezzo da pagare, sarà più alto,
quelle che proveranno maggiormente a "ricattarti" e se sceglierai, comunque, (qualora ne fossi tecnicamente capace) di Amarle; il "conto" sarà salato.
La candela, non consuma se stessa per fare luce; la candela diviene luce, morendo per essere di più...
Una candela è solo cera, ma quando la scintilla del fuoco l'accende, allora, diventa luce, illumina la strada, scalda il cuore, apre una finestra nell'infinito...
Vibra, suona, musica...
La cera diviene viva, vive...
...
L'ossigeno, il carbonio, l' idrogeno, l'azoto, il calcio e il fosforo, diventano anima...
Qualsiasi prezzo, vale la pena essere pagato...
Il mio pensiero non è importante, né la mia coscienza, perché banale fenomenologia...
"La macchina" prova costantemente a farti credere che il "distacco" sia importante, fondamentale... Prova a fartene avere paura e così ti controlla...
Niente di più illusorio è stato mai inventato: il distacco.
Il distacco da un figlio, da un genitore, da un Amore, dall'autocoscienza, dalla vita...
Il distacco è la vita, è la fiamma, così ti rendi conto che quel prezzo che sembrava quasi impossibile, in realtà non esiste... Così, quando la donna che ami, ti dice:" Ma che cuore hai!?", puoi sorriderle, puoi continuare ad Amarla, perché ne sei capace, perché, puoi pagarne il prezzo...
Piacere, solo piacere, musica...
Anche se ancora non capisco, perché si soffra, quando si nasce, quando si muore...
Eppure, quando sono nato, ricordo di non aver sofferto "stress" dall'aria che cominciava a fluire nei polmoni, piuttosto, dall'essere maldestramente trattato dagli uomini: subito pesato, su quella fredda bilancia, le luci forti, quei rumori "assordanti", per me, quel freddo; ora, ero solo...
E cosa, può essere più bello?
Piacere per il piacere...
Musica, semplice musica...
18 Aprile 2015, praticamente ieri.
Qualcuno cerca la libertà fuori di sé, qualcuno la cerca dentro se stesso, qualcuno ha smesso di cercarla, altri non la cercano proprio. La libertà non è lo scopo è la conseguenza.
sabato 18 aprile 2015
venerdì 27 marzo 2015
Materia oscura
... Si comincia a percepire come una sorta di distacco, i rumori divengono meno forti, i colori più tenui, le passioni rare...
Siamo perfetti, semplice fenomenologia, così l'infantile tentativo, con cui ci s'impegna solo con la mente, per afferrare, in qualche modo, un qualcosa che possa andare oltre, suscita tenerezza.
Così gli scienziati sembrano scoprire che nello spazio, c'e' più materia che vuoto, cercano di catturare "la materia Oscura" e tale ricerca della
"prova concreta", regalerà il Nobel a colui o coloro che faranno fare questo ulteriore passo avanti, all'umanità.
Si, perché si ritiene che capire "da dove veniamo" e "dove andiamo" possa regalare un reale avanzamento.
Probabilmente, un giorno, non ci saranno più misteri o la gran parte di loro.
Forse un giorno, l'uomo scoprirà che non veniamo da nessuna parte o che tantomeno, andiamo da alcuna parte.
Scoprirà, che non è fondamentale capire da dove veniamo e che una volta scoperto tutto, avrà ancora la cosa più importante da scoprire e risolvere, se stesso.
Se l'Uomo non giungerà a se stesso, il reale avanzamento, non sarà che una vana chimera, un infantile tentativo, sarà come esplorare il mondo, senza conoscere o sapere dov'è la propria casa.
... Così, i più vitali, fanno tentativi, provano a cambiare qualcosa o tutto nella propria vita: casa, lavoro, amori, amicizie, ecc.
I migliori cercano, senza resa, il proprio "posto nel mondo", motivano, spesso, la vita passata, le esperienze vissute, come errori o karma da scontare.
...Ormai, la loro voce sembra giungermi da lontano; mi chiedo cosa sia un errore o il karma, se non conosco l'obiettivo, se non conosco la mia casa, in base a quale criterio o ragione, giudico un errore o meno?
Dal fatto del mio benessere? Quando ritengo di percepire il corpo in "espansione"? Quando sono in "stato di grazia"? Nella "peak experience"? Quando la vita risponde con fatti concreti? Quando controllo il potere della vita? L'insieme di tutto questo?
Siamo arrivati al punto in cui abbiamo "bisogno" di questi segnali, di questa fenomenologia per sapere se siamo coincidenti a noi stessi, al nostro progetto.
Allora facciamo tentativi, errori o cose giuste, per me, ormai, è la medesima cosa.
Quando parlo con le persone, non per lavoro, la mia testa formalizza immagini/pensieri, a volte anche prima di incontrarle, poi oltre i pensieri, ho sempre una percezione, che visualizzo come una strada e questa e' di due tipi: un tratto di strada, tipo vicolo cieco, chiuso o una strada ancora aperta...
Sono indifferenti le esperienze, molte o poche fatte, gli errori e tutto il resto, le buone intenzioni, i buoni sentimenti, i principi, le sane morali, tutto ciò che riteniamo corretto, ecc. ecc. Totalmente inutil, assolutamente inadeguati.
A volte, in entrambi i casi, provo a percorrerne qualche passo, parlando, con poche frasi, poche parole...
Quasi sempre, senza intenzionare...
La strada chiusa, il più delle volte, mi rimanda indietro, al punto di partenza, le strutture non permettono l'incontro.
Altre volte, può succedere come una danza, si riesce a fare qualche passo in quella via di cui non vedo la fine, arriva piacere, ti sorprende quasi, inatteso, insperato.
Piccole cose si coordinano: un emozione, un respiro, in quel breve istante sembra come aprirsi una finestra, attraverso la quale riesco a vedere.
Come se l'universo si piegasse, annullando le distanze, abolendo il tempo.
Ogni cosa che conosci, lì non serve, non puoi portarla, totalmente inutile.
Si può solo goderne, ci puoi solo camminare scalzo...
... Ogni cosa della vita sembra legarti, e più sono "alte" e nobili e più ti legano.
Più dicono di amarti, maggiori sono le pretese... Ti pretendono secondo i loro schemi; pretendono attenzioni, in esclusiva, come fossero piante parassite.
Se ci fosse qualcuno che tenesse a me, invece di domandargli: "Quanto mi ami?", gli chiederei di non amarmi; non amarmi per favore.
A me non serve, né lo chiedo, non lo voglio...
... Il distacco si comincia a sentire, i rumori e le parole faticano ad arrivare.
Ogni giorno entro nel gioco dell'arena a combattere/competere con persone più brave di me, ma in fondo, se pur spietato è pur sempre un gioco, e allora continuo a giocare, continuo ad entrare nell'arena, a battermi, a perdere, a combattere di nuovo...
Ho un unico vantaggio rispetto alla maggioranza: sono solo.
... Ci sono incontri che durano molto, altri poco, altri ancora non li ricordi proprio...
... Pressoché costantemente, si è sempre preoccupati per "qualcosa": per un trasloco, per un mobile rigato, per una scadenza, per un esame, per un lavoro, per qualche problema, per una malattia, per qualche paura...
Costantemente si vive sotto scacco, costantemente la nostra mente c'inganna, si prende gioco di noi, del nostro progetto, di questo nessuno sembra preoccuparsene... Così presi dalle inutili cose.
Presi da progetti che, nella maggior parte dei casi non si realizzeranno, così presi, da trascurare l'unico progetto per cui valga la pena combattere.
La mente ci manda immagini, e queste producono energia o viceversa, che vengono trasformate in chimica, così permettiamo a queste sostanze di giocarci, gli permettiamo di farci sentire bene o male e permettiamo a queste sensazioni di pilotare la nostra vita.
Creiamo il nostro karma, i nostri errori: recitiamo e crediamo nella recita, facciamo famiglia o non la facciamo, ci sentiamo in colpa o meno, come se ci fosse qualcuno costantemente a giudicarci, a preoccuparsi di noi; ancora non ho capito se siamo più stolti o più presuntuosi.
Viviamo una vita che non ci appartiene e ci meravigliamo che le cose non funzionino, che arrivino l'ansia, le fobie, le malattie e poi soprattutto, pretendiamo di essere felici!
Eppure siamo perfetti, siamo giganti mascherati da nani.
... Costantemente in esodo... Fuori scena... Consapevoli che un copione è solo un copione, che mai potrà rendere il reale...
...Catturata la "materia Oscura", resterà da comprendere se stessi, resterà ancora il progetto da capire, forse, alla fine capiremo che non siamo liberi, se non nel conformarci al progetto, noi possiamo scegliere "liberamente" quale strada percorrere, quale quadro dipingere, quale musica suonare, come vivere, forse, un giorno potremo scegliere di cambiare progetto o magari in qualche remota era ci abbiamo provato o l'abbiamo fatto, ma probabilmente qualcosa è andata male.
Abbiamo guadagnato benessere, evoluzione, acqua calda, luoghi di villeggiatura e parchi giochi, abbiamo perso però la nostra casa, il punto di arrivo.
... Solo rumori di sottofondo, solo rumori, sempre più lontani, colori più tenui, c'e' un ordine preciso in questa apparente Babilonia...
Mentre nutriamo i nostri figli di "uomo ragno e superman", ci lamentiamo dei politici, ci ciò che siamo diventati, tra una preoccupazione e l'altra, spesso per scaricarci, ci lamentiamo...
Nel mentre ripercorriamo gli errori dei padri, li perpetuiamo, replica dopo replica, generazione dopo generazione, lo stesso copione...
Eppure quel seme, quel progetto è proprio qui, la lotta è solo apparente, importante esclusivamente per la nostra esistenza, per questo già vinta... Forse, anche un vincente si preoccupa di qualcosa, si preoccupa solo di questo! :)
Siamo perfetti, semplice fenomenologia, così l'infantile tentativo, con cui ci s'impegna solo con la mente, per afferrare, in qualche modo, un qualcosa che possa andare oltre, suscita tenerezza.
Così gli scienziati sembrano scoprire che nello spazio, c'e' più materia che vuoto, cercano di catturare "la materia Oscura" e tale ricerca della
"prova concreta", regalerà il Nobel a colui o coloro che faranno fare questo ulteriore passo avanti, all'umanità.
Si, perché si ritiene che capire "da dove veniamo" e "dove andiamo" possa regalare un reale avanzamento.
Probabilmente, un giorno, non ci saranno più misteri o la gran parte di loro.
Forse un giorno, l'uomo scoprirà che non veniamo da nessuna parte o che tantomeno, andiamo da alcuna parte.
Scoprirà, che non è fondamentale capire da dove veniamo e che una volta scoperto tutto, avrà ancora la cosa più importante da scoprire e risolvere, se stesso.
Se l'Uomo non giungerà a se stesso, il reale avanzamento, non sarà che una vana chimera, un infantile tentativo, sarà come esplorare il mondo, senza conoscere o sapere dov'è la propria casa.
... Così, i più vitali, fanno tentativi, provano a cambiare qualcosa o tutto nella propria vita: casa, lavoro, amori, amicizie, ecc.
I migliori cercano, senza resa, il proprio "posto nel mondo", motivano, spesso, la vita passata, le esperienze vissute, come errori o karma da scontare.
...Ormai, la loro voce sembra giungermi da lontano; mi chiedo cosa sia un errore o il karma, se non conosco l'obiettivo, se non conosco la mia casa, in base a quale criterio o ragione, giudico un errore o meno?
Dal fatto del mio benessere? Quando ritengo di percepire il corpo in "espansione"? Quando sono in "stato di grazia"? Nella "peak experience"? Quando la vita risponde con fatti concreti? Quando controllo il potere della vita? L'insieme di tutto questo?
Siamo arrivati al punto in cui abbiamo "bisogno" di questi segnali, di questa fenomenologia per sapere se siamo coincidenti a noi stessi, al nostro progetto.
Allora facciamo tentativi, errori o cose giuste, per me, ormai, è la medesima cosa.
Quando parlo con le persone, non per lavoro, la mia testa formalizza immagini/pensieri, a volte anche prima di incontrarle, poi oltre i pensieri, ho sempre una percezione, che visualizzo come una strada e questa e' di due tipi: un tratto di strada, tipo vicolo cieco, chiuso o una strada ancora aperta...
Sono indifferenti le esperienze, molte o poche fatte, gli errori e tutto il resto, le buone intenzioni, i buoni sentimenti, i principi, le sane morali, tutto ciò che riteniamo corretto, ecc. ecc. Totalmente inutil, assolutamente inadeguati.
A volte, in entrambi i casi, provo a percorrerne qualche passo, parlando, con poche frasi, poche parole...
Quasi sempre, senza intenzionare...
La strada chiusa, il più delle volte, mi rimanda indietro, al punto di partenza, le strutture non permettono l'incontro.
Altre volte, può succedere come una danza, si riesce a fare qualche passo in quella via di cui non vedo la fine, arriva piacere, ti sorprende quasi, inatteso, insperato.
Piccole cose si coordinano: un emozione, un respiro, in quel breve istante sembra come aprirsi una finestra, attraverso la quale riesco a vedere.
Come se l'universo si piegasse, annullando le distanze, abolendo il tempo.
Ogni cosa che conosci, lì non serve, non puoi portarla, totalmente inutile.
Si può solo goderne, ci puoi solo camminare scalzo...
... Ogni cosa della vita sembra legarti, e più sono "alte" e nobili e più ti legano.
Più dicono di amarti, maggiori sono le pretese... Ti pretendono secondo i loro schemi; pretendono attenzioni, in esclusiva, come fossero piante parassite.
Se ci fosse qualcuno che tenesse a me, invece di domandargli: "Quanto mi ami?", gli chiederei di non amarmi; non amarmi per favore.
A me non serve, né lo chiedo, non lo voglio...
... Il distacco si comincia a sentire, i rumori e le parole faticano ad arrivare.
Ogni giorno entro nel gioco dell'arena a combattere/competere con persone più brave di me, ma in fondo, se pur spietato è pur sempre un gioco, e allora continuo a giocare, continuo ad entrare nell'arena, a battermi, a perdere, a combattere di nuovo...
Ho un unico vantaggio rispetto alla maggioranza: sono solo.
... Ci sono incontri che durano molto, altri poco, altri ancora non li ricordi proprio...
... Pressoché costantemente, si è sempre preoccupati per "qualcosa": per un trasloco, per un mobile rigato, per una scadenza, per un esame, per un lavoro, per qualche problema, per una malattia, per qualche paura...
Costantemente si vive sotto scacco, costantemente la nostra mente c'inganna, si prende gioco di noi, del nostro progetto, di questo nessuno sembra preoccuparsene... Così presi dalle inutili cose.
Presi da progetti che, nella maggior parte dei casi non si realizzeranno, così presi, da trascurare l'unico progetto per cui valga la pena combattere.
La mente ci manda immagini, e queste producono energia o viceversa, che vengono trasformate in chimica, così permettiamo a queste sostanze di giocarci, gli permettiamo di farci sentire bene o male e permettiamo a queste sensazioni di pilotare la nostra vita.
Creiamo il nostro karma, i nostri errori: recitiamo e crediamo nella recita, facciamo famiglia o non la facciamo, ci sentiamo in colpa o meno, come se ci fosse qualcuno costantemente a giudicarci, a preoccuparsi di noi; ancora non ho capito se siamo più stolti o più presuntuosi.
Viviamo una vita che non ci appartiene e ci meravigliamo che le cose non funzionino, che arrivino l'ansia, le fobie, le malattie e poi soprattutto, pretendiamo di essere felici!
Eppure siamo perfetti, siamo giganti mascherati da nani.
... Costantemente in esodo... Fuori scena... Consapevoli che un copione è solo un copione, che mai potrà rendere il reale...
...Catturata la "materia Oscura", resterà da comprendere se stessi, resterà ancora il progetto da capire, forse, alla fine capiremo che non siamo liberi, se non nel conformarci al progetto, noi possiamo scegliere "liberamente" quale strada percorrere, quale quadro dipingere, quale musica suonare, come vivere, forse, un giorno potremo scegliere di cambiare progetto o magari in qualche remota era ci abbiamo provato o l'abbiamo fatto, ma probabilmente qualcosa è andata male.
Abbiamo guadagnato benessere, evoluzione, acqua calda, luoghi di villeggiatura e parchi giochi, abbiamo perso però la nostra casa, il punto di arrivo.
... Solo rumori di sottofondo, solo rumori, sempre più lontani, colori più tenui, c'e' un ordine preciso in questa apparente Babilonia...
Mentre nutriamo i nostri figli di "uomo ragno e superman", ci lamentiamo dei politici, ci ciò che siamo diventati, tra una preoccupazione e l'altra, spesso per scaricarci, ci lamentiamo...
Nel mentre ripercorriamo gli errori dei padri, li perpetuiamo, replica dopo replica, generazione dopo generazione, lo stesso copione...
Eppure quel seme, quel progetto è proprio qui, la lotta è solo apparente, importante esclusivamente per la nostra esistenza, per questo già vinta... Forse, anche un vincente si preoccupa di qualcosa, si preoccupa solo di questo! :)
Pubblicato da
Fabrizio Rinaldi
domenica 15 marzo 2015
Preparandosi alla primavera
La mente può arrivare a capire semplicemente ed esclusivamente fino ai suoi limiti e per quanto possano questi essere espansi, avranno sempre limiti.
Ci sono uomini che hanno più sete, però...
Ci sono Persone a cui i commoventi filmati giapponesi, le religioni, la buona morale o i sani valori, non sono sufficienti,
non sono sufficienti a placare quella sete,
quella sete sembra essere smisurata, quasi senza fine...
Sono Uomini solitari, con compito difficile, innato...
Le esperienze in cui s'imbattono e che scelgono, belle o brutte, alla fine li lasciano indenni,
interessati costantemente ad altro, nel mentre godono la vita.
Le difficoltà, quando incontrano loro, sembrano aver paura, preoccuparsi quasi, di questi "Invincibili", sembrano,
a volte, poter quasi piegare il tempo e ogni tanto, lo fanno.
Costretti, per un po', in un corpo ed una mente che gli impogono i loro limiti... Per un po'...
C'e' musica intorno a noi, musica dentro di noi... Mi piace immaginare che tutto ciò che vediamo e soprattutto, ciò che non vediamo, sia il frutto di un grande e geniale concerto, nel quale la musica suona sempre, siamo figli della musica, tutto si muove e vibra, si espande e poi ritorna...
Mentre la musica non smette mai...
I colori sono vibrazioni, sono musica; così come il caldo o il freddo, il cielo e il mare...
Mi piace pensare che qualcuno o qualcosa abbia suonato quel concerto, che ogni cellula vibri e che si possa ascoltare... Alla fine è solo piacere, solo puro piacere...
L'unico piccolo particolare è che per ascoltare una tale musica, non è sufficiente il "normale" udito,
ci vuole quello di quegli Uomini, quelli con grande sete...
Allora sedendoti, accanto a loro, potrai cominciarla ad udirla a sentirla...
La nostra piccola mente, fatta di miti, assomiglia a quella di un bambino, solo che ha in più l'arroganza di chi Crede e di chi crede di capire...
Forse, non è semplice abbandonare le certezze, ciò che noi definiamo autocoscenza o ciò che crediamo di percepire, quando ci rapportiamo a noi stessi,
lasciare ciò che pensiamo ci strutturi, le nostre belle idee, ciò che definiamo nostalgia, eppure, sono solo fenomeni, così come anche noi, semplice fenomenologia... Fin dove la mente arriva...
Per questo, ad un certo punto, bisogna lasciarla, non e' più sufficiente, così come tutti gli inutili "miti"...
Beh... Almeno per chi conosce quella seta di cui parlo... :)
Così, in questa domenica, mentre pigramente un po di pioggia conduce il ritmo,
si comincia a sentire in lontanaza musica, musica di primavera...
Ci sono uomini che hanno più sete, però...
Ci sono Persone a cui i commoventi filmati giapponesi, le religioni, la buona morale o i sani valori, non sono sufficienti,
non sono sufficienti a placare quella sete,
quella sete sembra essere smisurata, quasi senza fine...
Sono Uomini solitari, con compito difficile, innato...
Le esperienze in cui s'imbattono e che scelgono, belle o brutte, alla fine li lasciano indenni,
interessati costantemente ad altro, nel mentre godono la vita.
Le difficoltà, quando incontrano loro, sembrano aver paura, preoccuparsi quasi, di questi "Invincibili", sembrano,
a volte, poter quasi piegare il tempo e ogni tanto, lo fanno.
Costretti, per un po', in un corpo ed una mente che gli impogono i loro limiti... Per un po'...
C'e' musica intorno a noi, musica dentro di noi... Mi piace immaginare che tutto ciò che vediamo e soprattutto, ciò che non vediamo, sia il frutto di un grande e geniale concerto, nel quale la musica suona sempre, siamo figli della musica, tutto si muove e vibra, si espande e poi ritorna...
Mentre la musica non smette mai...
I colori sono vibrazioni, sono musica; così come il caldo o il freddo, il cielo e il mare...
Mi piace pensare che qualcuno o qualcosa abbia suonato quel concerto, che ogni cellula vibri e che si possa ascoltare... Alla fine è solo piacere, solo puro piacere...
L'unico piccolo particolare è che per ascoltare una tale musica, non è sufficiente il "normale" udito,
ci vuole quello di quegli Uomini, quelli con grande sete...
Allora sedendoti, accanto a loro, potrai cominciarla ad udirla a sentirla...
La nostra piccola mente, fatta di miti, assomiglia a quella di un bambino, solo che ha in più l'arroganza di chi Crede e di chi crede di capire...
Forse, non è semplice abbandonare le certezze, ciò che noi definiamo autocoscenza o ciò che crediamo di percepire, quando ci rapportiamo a noi stessi,
lasciare ciò che pensiamo ci strutturi, le nostre belle idee, ciò che definiamo nostalgia, eppure, sono solo fenomeni, così come anche noi, semplice fenomenologia... Fin dove la mente arriva...
Per questo, ad un certo punto, bisogna lasciarla, non e' più sufficiente, così come tutti gli inutili "miti"...
Beh... Almeno per chi conosce quella seta di cui parlo... :)
Così, in questa domenica, mentre pigramente un po di pioggia conduce il ritmo,
si comincia a sentire in lontanaza musica, musica di primavera...
Pubblicato da
Fabrizio Rinaldi
giovedì 26 febbraio 2015
Ora...

Perché, chiunque incontri, tiene a ribadire che e' soddisfatto, che ha vissuto bene, che se l'e' goduta, ecc. ecc.
Perché vogliamo sempre adattare la relata' a noi e non viceversa.
Vedo robot che vogliono apparire, vogliono sembrare ad ad altri robot e forse, anche a se stessi.
...
Sono in viaggio con mio padre, un privilegio che a questa età, la vita riserva a pochi.
Sono figlio e padre, sono uomo e ragazzo...
Ora che comincio a vedere le cose, ancora devo capire come servirmene...
Sono a casa, guardo l'oceano, sono, ora...
Capisco le malattie di mio padre, che immaginavo invincibile, come mio figlio immagina me, e ... non posso aiutarlo...
Mio padre, conosco tutto di lui, tutto ciò che lui mi ha detto, tutto ciò che mia madre mi ha detto di lui; lo conosco nella paura e nel coraggio, in ciò che sono e soprattutto in ciò che sarei potuto essere, poi lo conosco come Anima, fuori dal fatto che sia mio padre...
Sono stato fortunato ad averlo come padre, lui mi ha dato la possibilità di una strada oltre se stesso.
Vorrei fosse eterno, ma non lo è, così come non lo sono io...
Forse, è l'ultimo viaggio che farò con lui, ma anche la scorsa volta che viaggiammo insieme 27 anni fa, pensai sarebbe stata l'ultima volta, invece...
Fa quasi freddo, quel freddo piacevole, guardando l'oceano...
Si, avrei tanti motivi per on essere d'accordo con lui, ma alla fine, non riesco ad interessarmene, perché e' un vecchio guerriero,
e i guerrieri meritano rispetto incondizionato, comunque siano...
Ora,
posso plasmare ancora me stesso,
...
L'oceano:
in tempesta sembra andare in confusione,
infrangersi sugli scogli,
perdersi in onde infinite,
distendersi sulla battigia,
eppure la sua integrità non viene mai neanche scalfita,
l'oceano è sempre Oceano.
Di nuovo tranquillo,
ora...
Pubblicato da
Fabrizio Rinaldi
domenica 22 febbraio 2015
Quanto meno puoi.
E' un po' di tempo, che non mi sveglio più con la voglia di prendere la moto ed andare a fare un giro.
Magari verso sud o forse verso nord.
Da un po' di tempo ormai...
Ci si abitua, si smette di vedere, si smette di guardare.
Come i quadri, o gli oggetti della tua casa, dopo un po' smetti di vederli, lo sguardo si è abituato a loro e non ci fai più caso.
Così passo vicino a quella vecchia moto, quasi sepolta dai molti inutili oggetti e ogni tanto, quando la vedo, fingo di quasi di non farci caso.
Quanta strada insieme, e si che di cose e di avventure ne abbiamo condivise, fedeli compagni di viaggio, eppure...
A volte ho l'impressione che sia lei a non vedermi più, quasi sepolto dalle "cose da fare", chissà poi perchè...
A volte succede anche con gli amici, con le persone più care: ci si abitua, scordando che "fraammmmmmm", un giorno "d'improvviso" non ci saranno più o io...
Ci si abitua a dormire con il proprio figlio, come dovesse durare per sempre, nel mentre lui è diventato un uomo.
La vita è così bella e così "ingannatrice" da porti davanti trabocchetti come l'abitudine,
si tende ogni secondo ad abituarsi...
L'abitudine è un nemico sempre in guardia, sempre pronto a sorprenderti, a farti assopire... Fino a quell'inevitabile "fraammmmmmm", unica certezza...
Ho imparato la bellezza della vita, guidando costantemente la mente sulle uniche certezze che abbiamo: le insicurezze e il divenire...
Così ora, ogni notte in cui posso dormire con mio figlio la vivo come fosse l'ultima, ogni volta che posso stare con un amico lo godo come se non dovesse più succedere, ogni mattina guardo il cielo come fosse la prima ed unica volta, guardo la macchina volante costruita da mio figlio come la più grande ed ultima invenzione che vedrò... Perchè?
Perchè un giorno lo sarà!
Un giorno passerò accanto alla mia moto sapendo che non viaggeremo più insieme...
Poi un giorno non passerò più...
"Fraammmmmm"
Posso abituarmi al mio respiro?
Al cuore che incesssantemente batte?
All'aria?
Oggi è una bellissima giornata, il cielo è blu.
Mi piace pensare che viaggeremo ancora insieme,
che dormirò ancora con mio figlio,
che rivedrò il mio amore,
poi debbo riprendere la mente e portarla fuori da quel pantano inesistente,
esiste solo "ora"...
...Come i grandi Padri, hanno provato a d insegnarci:
Carpe diem
Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi
finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios
temptaris numeros. Vt melius, quidquid erit, pati,
seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,
quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare
Tyrrhenum! Sapias, uina liques et spatio breui
spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit inuida
aetas. Carpe diem, quam minimum credula postero.
Orazio
Afferra l’attimo
Non chiedere, o Leuconoe, (non è lecito saperlo) qual fine
abbiano a te e a me assegnato gli dèi,
e non tentare calcoli babilonesi. Quant’è meglio accettare
quel che sarà! Ti abbia assegnato Giove molti inverni,
oppure ultimo quello che ora affatica il mare Tirreno
contro gli scogli, sii saggio, filtra vini, tronca
lunghe speranze per la vita breve. Parliamo, e intanto fugge l’astioso
tempo. Afferra l’attimo, credi al domani quanto meno puoi.
Magari verso sud o forse verso nord.
Da un po' di tempo ormai...
Ci si abitua, si smette di vedere, si smette di guardare.
Come i quadri, o gli oggetti della tua casa, dopo un po' smetti di vederli, lo sguardo si è abituato a loro e non ci fai più caso.
Così passo vicino a quella vecchia moto, quasi sepolta dai molti inutili oggetti e ogni tanto, quando la vedo, fingo di quasi di non farci caso.
Quanta strada insieme, e si che di cose e di avventure ne abbiamo condivise, fedeli compagni di viaggio, eppure...
A volte ho l'impressione che sia lei a non vedermi più, quasi sepolto dalle "cose da fare", chissà poi perchè...
A volte succede anche con gli amici, con le persone più care: ci si abitua, scordando che "fraammmmmmm", un giorno "d'improvviso" non ci saranno più o io...
Ci si abitua a dormire con il proprio figlio, come dovesse durare per sempre, nel mentre lui è diventato un uomo.
La vita è così bella e così "ingannatrice" da porti davanti trabocchetti come l'abitudine,
si tende ogni secondo ad abituarsi...
L'abitudine è un nemico sempre in guardia, sempre pronto a sorprenderti, a farti assopire... Fino a quell'inevitabile "fraammmmmmm", unica certezza...
Ho imparato la bellezza della vita, guidando costantemente la mente sulle uniche certezze che abbiamo: le insicurezze e il divenire...
Così ora, ogni notte in cui posso dormire con mio figlio la vivo come fosse l'ultima, ogni volta che posso stare con un amico lo godo come se non dovesse più succedere, ogni mattina guardo il cielo come fosse la prima ed unica volta, guardo la macchina volante costruita da mio figlio come la più grande ed ultima invenzione che vedrò... Perchè?
Perchè un giorno lo sarà!
Un giorno passerò accanto alla mia moto sapendo che non viaggeremo più insieme...
Poi un giorno non passerò più...
"Fraammmmmm"
Posso abituarmi al mio respiro?
Al cuore che incesssantemente batte?
All'aria?
Oggi è una bellissima giornata, il cielo è blu.
Mi piace pensare che viaggeremo ancora insieme,
che dormirò ancora con mio figlio,
che rivedrò il mio amore,
poi debbo riprendere la mente e portarla fuori da quel pantano inesistente,
esiste solo "ora"...
...Come i grandi Padri, hanno provato a d insegnarci:
Carpe diem
Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi
finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios
temptaris numeros. Vt melius, quidquid erit, pati,
seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,
quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare
Tyrrhenum! Sapias, uina liques et spatio breui
spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit inuida
aetas. Carpe diem, quam minimum credula postero.
Orazio
Afferra l’attimo
Non chiedere, o Leuconoe, (non è lecito saperlo) qual fine
abbiano a te e a me assegnato gli dèi,
e non tentare calcoli babilonesi. Quant’è meglio accettare
quel che sarà! Ti abbia assegnato Giove molti inverni,
oppure ultimo quello che ora affatica il mare Tirreno
contro gli scogli, sii saggio, filtra vini, tronca
lunghe speranze per la vita breve. Parliamo, e intanto fugge l’astioso
tempo. Afferra l’attimo, credi al domani quanto meno puoi.
Pubblicato da
Fabrizio Rinaldi
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