sabato 26 novembre 2016

Il fermo non è previsto... Si accarezza il cuore, lungo la corsa. Poi il cuore sostiene la corsa...

...
Quando ero ragazzo, immaginavo, credevo che ogni cosa sarebbe andata...

Pensavo che qualcuno si sarebbe sempre preoccupato e occupato di me...

La mia educazione così mi aveva insegnato e con questa ero cresciuto.

Potevo perpetrare il sommo inganno, giustificato, perché così, in fondo mi avevano insegnato.

Ora, da poter essere "ricattato", potevo ricattare... Chii?

Beh! Mia madre, mio padre e poi volendo, tutto il mondo, così almeno credevo; di questo avevo assoluta consapevolezza.

Oggi, guardo il mondo, guardo i giovani, guardo le madri, i padri, il mondo e vedo ancora questo; negli altri, nei giovani, nelle madri, nei padri... Ripetizione infinita.

Però, ho avuto un grande padre, da qualche parte, in qualche modo, capì...

Sentiva che in qualche luogo c'era la via, c'era una strada diversa da quella che tutti avevano percorso, diversa da quella che anche lui era stato costretto a percorrere.

Così si era piegato ad una vita che non gli era mai appartenuta ma, gli avevano insegnato così...

Aveva un'anima così forte, persino da mettere in discussione una mente tanto razionale...

Da qualche parte, in qualche luogo, sapeva; il problema era solo quello di trovare quel luogo, quel tempo...

Ma lui era razionale, aveva sconfinato amore per qui figli; troppo presto avuti, arrivati così per ripetere l'eterno copione ma, lui scelse di rompere la catena e la ruppe...

... Ogni tanto, passano per il nostro mondo, cavalieri solitari, invincibili eterne anime,
chi li sa riconoscere, li chiama Saggi... Ogni tanto, passano...

...

C'e' uno strano "meme" nell'uomo; quello che ti fa sentire responsabile per i figli e più questi non sono stati il frutto della naturale e personale evoluzione, più "il senso di colpa" sembra aumentare.

Ero totalmente impreparato, totalmente asservito al complesso e alla macchina, stupido, destinato, predestinato al nulla, pieno d'inutile ego... Ma avevo un padre leone nello spirito, sempre vissuto negli schemi ma, mai domato realmente...

Questa fu la mia fortuna, questo fu il mio destino...

Lui, da qualche parte sapeva, da qualche parte...

Era chiaro, ovvio che non avrei potuto stravolgere ciò che ormai ero ma, l'importante sarebbe stato, avere una possibilità, una, una sola e lui me la diede...

Questo, in fondo, è il più alto piacere di un padre...

Nessun padre sarebbe potuto essere migliore di lui per me...

Lui aveva avuto l'intelligenza di riconoscere uno di quei Saggi che ogni tanto passano, aveva avuto la capacità di... 

Io non l'avevo, eppure, mio padre me la diede... Fu uno dei miei giorni più brutti e difficili e così fu pure per mio lui.

Mentre tornavamo verso casa... Ma lui era un leone.

Si può uccidere un leone, eppure, un leone rimane leone... Sempre!

...

Ogni tanto, è come se l'esistenza generasse, in modo provvidenziale, un leader, un "genio". Un Saggio depositario del potere, il potere del seme.

Abbiamo infiniti tranelli, infiniti falsi miti in cui non cadere; nessuno c'insegna come fare; ogni generazione insegna alla successiva ciò che aveva inizialmente avversato, combattuto, ogni giovane conosce questo... 

Poi ci sono i leoni, io sono figlio di uno di questi...


"Luna e mare" 
Ero convinto di vedere il mondo, quasi di "comandarlo", invece, il mondo iniziava dietro quell'invisibile vetro...

Nessuno avrebbe potuto aprire quella finestra, oltre me...

... Era un leone perché non nascondeva le sue debolezza, non temeva di mostrare le sue paure; perché non nascondeva i suoi limiti...

Era un uomo senza paura delle sue paure, consapevolmente le guardava, a volte fuggiva, altre volte no...

Rari sono i figli ad avere una tale fortuna; la fortuna di avere padri di tale coraggio, quel coraggio di mostrarsi per come e per ciò che si è.

Ero lì, dall'altra parte di quel vetro...

Lui, consapevole di non poter aprire quella porta, si prese il rischio, l'onere e l'onore, di provare a farla aprire a chi di quella porta, non interessava nulla.

Eppure, in qualche modo, lo toccò, ne venne toccato e quella porta fu aperta...

Quel vetro invisibile separava ogni cosa conosciuta, ogni cosa reale da ogni cosa vera...

Il velo di maya era caduto...

Era un leone, ancora lo è... Un leone è per sempre...

Ci sono i leoni, ci sono i Saggi, ci sono i vincenti, ci sono i perdenti e c'e' chi parla dei perdenti...

Non ho mai visto un leone arrendersi, né un Saggio perdere...



Il fermo non è previsto... Si accarezza il cuore, lungo la corsa. Poi il cuore sostiene la corsa...

sabato 19 novembre 2016

Ambiente


Cos'è l'ambiente?


Come influisce su di noi o come influiamo su di lui?

Noi facciamo l'ambiente o l'ambiente fa noi?

Consapevolezza...

Spazio d'azione o sicuro e corroborante rifugio?

Spazio/luogo di salute, casa privilegiata, luogo dove poter Essere.

Senza l'ambiente, senza spazio fisico, l'esistenza non avrebbe senso.

Il nostro spazio: corpo, luogo-casa, campo eterico, spazio protetto e spazio-tempo.

Questo è il nostro ambiente, appena ne veniamo distratti, ogni "sventura" diviene possibile: distonie, sfortune, paure, malattie, insomma tutto il versante dove la macchina ha la sua casa.

Avere salvo l'ambiente, il nostro, vuol dire tenere in salvo il nostro essere!

Noi facciamo l'ambiente, perché per farlo, dobbiamo avere una certa sanità di base, dobbiamo coordinare l'ambiente ai nostri sensi basici, per cui: estetica (luci, colori, fiori o ciò che vitalmente esalta il bello, proporzioni funzionali), profumi, musica e tatto (sia esso visivo che fisico).

Ogni cosa deve fare ordine; non significa ordinato nel comune senso conosciuto.

Questo è sufficiente, già con questi pochi elementi; l'ambiente, poi, fa noi!

Nessuna intelligenza può o riesce a vivere senza un appropriato ambiente, l'ambiente fa anche per lo sprovveduto passante che si ritrova lì, ignaro.

Eppure l'ambiente, seppur a sua insaputa, lo cambia.

Poi esiste uno spazio eterico, esso è casa e base per l'ambiente esteso (spazio-tempo), questo è un luogo a disposizione, utilizzabile come ampliamento del proprio piacere, come finestra di conoscenza del passato o del futuro, inoltre, è possibile utilizzarlo come spazio di protezione.

Possiamo usarlo per persone a noi care, come coperta avvolgente.

Chi decidiamo di portare in questo spazio, può godere di molti benefici; possono essere in senso di ciò che viene definita fortuna, possono essere in termini di salute o di semplice capacità energetica o intellettiva.

Il nostro ambiente è come un orchestra e noi ne siamo il direttore, mille dettagli, armonia perfetta, luoghi privilegiati... Per chi sa leggerli ed anche per chi li ignora, per chi, non solo non sa costruirli/crearli, ma vederli o sentirli.

Proporzioni indovinate a funzione Umana, musica creativa, spazio d'azione, luogo di espansione dello stato di grazia...

Noi abbiamo l'ambiente, il nostro luogo spazio/vita da curare e organizzare; in questo modo facendo il luogo, diamo modo al luogo di fare noi, diamo modo a noi di poter estendere il nostro spazio azione.



Abbiamo la possibilità di dare una direzione al nostro futuro, di interagire con lui, deciderlo, cambiarlo...

Nell'ambiente decidiamo la nostra vita, spazio libero, zona rotonda, franca, dove il potere della vita sembra quasi essere nelle nostre mani, possiamo visionare ogni persona, ogni dinamica a noi afferente; così da poter amare, rifiutare o annullare secondo il nostro piacere, intelletto e intelligenza. 

...E' tutto qui?

A questo non posso dare una risposta; come ogni cosa, noi possiamo raccontare fin dove siamo, fin dove vediamo; noi capiamo fin dove siamo divenuti, oltre non è possibile...

Nel nostro luogo, abbiamo la possibilità di muoverci nello spazio/tempo, abbiamo la possibilità di questo gioco, possiamo entrare nella fenomenologia per darle un senso, il fenomeno da senso al noumeno.

Semplice gioco dell'uno, che finge il problema...

In fondo noi, dobbiamo solo risolvere la nostra piccola individualità, nulla per l'Essere, tutto per noi.


... E poi, squilla il telefono, mio padre? Oggi mi è venuto a trovare per pranzo, già mi telefona? È appena andato via, possibile?

..."Pronto! Che succede?"... 
"Se apri il cancello vado via!"... :) :) 
... "Ah, già, mi ero dimenticato!"

Così una buona risata, mi richiama qui; dove ogni azioni o non azione ha un peso,
dove possiamo viaggiare, senza preoccuparci del tempo ma, avendone cura e Amore...

Apro il cancello, sorrido... Finalmente libero di poter Amare chi scelgo, libero di poter dare ambiente a chi decido...

Ambiente... Dove inizia l'essere invincibili...

mercoledì 16 novembre 2016

Q.B.

"Io"... Quando ci rapportiamo a noi stessi, quando cerchiamo l'ultimo punto di coscienza di noi...

Chi siamo? Chi sono "io"? Cosa vuol dire?


Anche per pensare al "me" più profondo, mi servo di parole, immagini; racconto a me stesso qualcosa, quando cerco l'essenza di me stesso, ho bisogno, comunque, di un pensiero.


Chi sono? Sono il mio braccio, i miei capelli, le mie cellule, i miei pensieri o cosa?


La mia mente?


E se la mia coscienza, il mio auto percepirmi fosse semplicemente uno schema? Una prigione?


Può la semplice ed elementare mia coscienza fare il salto, può liberarsi e passare dall'esistere all'Essere?


Credo che la funzione ultima, la prioritaria, dell'intelligenza sia questa,

credo sia quella di compiere o cercare di compiere il percorso... 

Cos'è il piacere se non uno stato della mente, ma quale tipo di mente?


Percepiamo, tocchiamo: cose, orizzonti fuori e molto distanti da noi...

Possiamo distendere lo sguardo per chilometri, fino alle stelle,
come se le toccassimo, senza muoverci;

possiamo sentire gli odori, anche psichici;


possiamo vedere cose che debbono ancora avvenire, spingendoci nel futuro;


possiamo interagire con il futuro, sceglierlo e cambiarlo...


Quando "tocchiamo", pensiamo, guardiamo, odoriamo o facciamo contatto, portiamo l'oggetto dentro di noi, noi diventiamo l'oggetto.


Così come l'acqua prende la forma del contenitore, noi prendiamo la forma della nostra "coscienza", (dei nostri pensieri ed emozioni); divenendone, allo stesso tempo, schiavi.


Per lo più, la nostra mente non ci aiuta; siamo talmente stereotipati da non vedere neanche più l'ovvio!



È stato un mese interessante, ho camminato spalla a spalla con la rabbia e l'aggressività peggiore, quella massima possibile, l'ho guardata negli occhi, ho accettato l'idea di poter perdere e che bisogna comunque insistere Q.B.

Qual'è la misura corretta? Quando dire basta?


Ci meritiamo ciò che abbiamo, ciò che cerchiamo, ciò che, in qualche modo, vogliamo.

Spesso capita, che ciò che abbiamo scelto non produca risultati concreti, eppure, continuiamo in una sorta di scelta fideistica.
Seguiamo il gruppo, il branco... Come se il gruppo potesse confortare e dare valore alle nostre scelte, a noi stessi.

A volte abbiamo la fortuna o la bravura d'intercettare qualcuno capace di darci una spinta, capace di farci fare un salto, eppure, quasi sempre non riusciamo ad essere all'altezza del nuovo e più grande "io", così la vecchia struttura ormai rigida e fissa, rimonta, si è impossibilitati ad essere all'altezza del nuovo e più funzionale "io".

Spesso, si arriva a vedere, a vivere quel leader come nemico, ci si rivolta contro di lui: il complesso salvaguardia se stesso.


Il Leader prosegue la sua strada, apporta i correttivi a maggior vantaggio; non ha scelta: quanto è giusto insistere?


Qual'è la misura corretta? Q.B.


Qualche giorno fa, ho scritto queste poche righe perché stavo combattendo una battaglia, che sto ancora combattendo, con la consapevolezza che, comunque vada, probabilmente sarà inutile. 


Allora le domande sono: Quanto insistere?

Quanto combattere?
Quanto rimanere fermi senza indietreggiare?
Quanto sottoporre a stress la propria mente, il proprio corpo?

Quanto...?


Ho solo una risposta: q.b.


Quanto basta!


Domani inizia una nuova sfida per me, un ulteriore nuova sfida... 


Superato il mezzo secolo, ancora una volta, di nuovo in gioco; 

quando parlo e ascolto gli altri, sento frasi e affermazioni tipo: "Ho già dato. No, non sono il tipo. Non fa per me. Non mi piace. Non sono capace. Non mi va."

Non ho mai avuto questa possibilità io, non ho mai potuto fare tali affermazioni ma, ho dovuto insistere, forzare, trovare la strada e se non c'era, costruirla!


Non ho mai chiesto aiuto a nessuno, mai sceso a compromessi, ho pagato ogni centimetro di libertà a caro (e giusto) prezzo.


Non sono scappato, non mi sono nascosto dietro alibi, o facili giustificazioni.


In certe notti restavo insonne, atterrito dalla paura; eppure, quando il sole spuntava o ancor prima, mi alzavo e affrontavo ciò che dovevo.


Ostacoli immensi, ai miei occhi invalicabili, eppure, ero lì ad affrontarli.


Ho messo in gioco tutto molte volte, vincendo spesso, perdendo anche...


Certo che ho vissuto una vita diversa, ma la fortuna non centra nulla e neanche il destino.


Non ho mai calcolato la fatica o l'impegno ma, solo il progetto e l'obiettivo.


Persone così è chiaro che vivano in modo diverso; hanno vite diverse, per il mondo sono "strani" ed è giusto sia così.


Q.B.


Solo q.b., il resto è semplice fuffa...


Quanto basta, con la consapevolezza che, a volte, potrebbe non bastare mai... A volte, non basta mai!