lunedì 19 dicembre 2011

Passaggio a nord ovest

Questa sera avevo desiderio di scrivere un altro capitolo su quello che ho chiamato "Il sogno...ciò che serve per realizzarlo", ma come ogni volta prima di scrivere, faccio un "breve inventario" di me stesso.
Prendo maggiore coscienza delle sensazioni viscerali, cerco di capire se la testa è in grado di seguirle e, dopo aver scelto una fotografia tra quelle selezionate e titolate senza un vero ragionamento, scrivo di getto ciò che sento.
Saranno in tutto 21 capitoli, oggi sarebbe stata la volta del quattordicesimo, se non sbaglio.


Sarebbe stata, perché le sensazioni viscerali che percepisco sono solo simili a solchi tracciati con affilate lame e la testa è così pesante e intorpidita da credere quasi a se stessa, come se potessi credere che i vestiti che indosso o ciò che vedo nello specchio potessi essere io.


Oggi è il 19 dicembre 2011, sono in quello che gli uomini chiamano ospedale, un piccolo bambino dorme di fronte a me, a fatica vedo i tasti del computer poggiato sul carrellino che serve per mangiare quando si è a letto.


Tutto qui è sigillato, finestre, porte e l'aria che forzosamente viene immessa fa vibrare qualche pannello del controsoffitto senza sosta, attraverso i vetri posso vedere, oltre alla cupola della basilica di San Pietro, molte luci colorate ed intermittenti: mi ricordano che tra pochi giorni sarà Natale.


Non so se troverò mai il mio passaggio a nord-ovest, però è l'unico motivo per cui abbia un senso vivere per me.
Riesco a dare un senso a molte cose che vedo, poi mi domando se il senso che gli do sia vero, se davvero ci sia un motivo. 
A me interessa esclusivamente capire, oltre ogni morale, oltre ogni emozione, mi interessa solo quel passaggio, quello a nord-ovest.


Nella stanza dove sono, ci sono due piccoli letti e due poltrone, che di notte fungono da materasso per il genitore che deve rimanere accanto al proprio figlio.
La scorsa notte il piccolo letto affianco a me era occupato da un bambino di 4 anni, che aveva subito un'operazione al cervello con lo scopo di asportare un tumore ed a causa di questa, era divenuto cieco.
Davide, così si chiama.


Un bambino moto vitale, che sembrava per nulla turbato dal fatto di non vedere, camminava per la stanza, correva, giocava.
La madre gli spiegava di me e di Jonathan, allora lui si è avvicinato a noi per poterlo conoscere, ha infilato la sua piccola mano attraverso la spalliera del letto e delicatamente lo ha toccato, esclamando allo stesso tempo "Com'è piccolo!".  Lui è? 
E' proprio vero che tutto è relativo.


La madre, in attesa di un altro figlio ed ormai oltre l'ottavo mese, mi spiegava che la malattia, così chiamava il tumore al cervello di suo figlio, si era fatta di nuovo viva in un'altra zona dopo due anni di chemioterapia, per questo motivo, suo figlio doveva sottoporsi ad altro e difficilissimo intervento.


Chi ha vissuto queste situazioni, sa che non è come parlare con un amico davanti ad un buon piatto di pasta, qui racconti qualcosa al tuo vicino di letto nel tentativo di rendere meno penoso ciò che stai vivendo e questo avviene mentre cerchi di stare attento a tuo figlio, che non cada dal letto o che non si strappi via qualche ago o qualche strana sonda, e tutto questo, mentre infermieri ed infermiere di ogni tipo passano facendo qualcosa in ogni momento. 


Neurochirurgia pediatrica è un reparto molto particolare, chi passa di qui conosce la vita da un punto di vista non comune e purtroppo lo conosco da molto tempo.


Nel frattempo è arrivato il padre, un simpatico muratore ancora non quarantenne, motivato e fortemente deciso a passare la notte con il figlio, ben conscio che potrebbe essere l'ultima.


Ovviamente io, sono il meno organizzato di tutti, non ho portato quasi nulla con me, ne tanto meno qualche gioco, così ché loro avvedutosi di questo non fanno altro che passarmi qualche giocattolo del figlio, stando attenti a che lui, molto geloso, non se ne accorga:  "Tanto non vede.". 


Mi raccontano che loro si comportano con il figlio come se vedesse, in effetti il figlio non sembra cieco, poi il padre mi domanda di che squadra sono e quasi deluso dalla mia risposta di laconica indifferenza, m'informa che se anche il televisore si vede male, questa sera ci saranno due partite, tra cui la Roma che gioca con il Napoli.


In effetti, poco più tardi, approfitto della sua presenza in stanza, mentre guarda con un certo interesse la partita, per scendere un minuto a respirare un po' d'aria; meglio lo smog che quest'aria forzata d'ospedale. 
Così cerco di ritrovare un po' di lucidità lasciando andare lo sguardo sul panorama che dal Gianicolo si gode. Quante volte ho guardato la città da quassù, la stessa città, ma ogni volta un'orizzonte diverso. 
E' proprio così: ciò che guardiamo, ogni cosa, è solo una scusa, un pretesto, in realtà ciò che vediamo è dentro di noi.


Di nuovo in stanza, mi aggiorna del risultato della partita, sorrido dentro di me, mi sdraio come posso nel piccolo letto, abbraccio Jonathan che ogni tanto con quella confusione sussulta un po'.


Nessun pensiero, cerco solo la strada attraverso quelle cupe sensazioni...


Chi ha accompagnato un figlio ancor prima che compisse la sua prima settimana di vita, su un tavolo operatorio e vede il suo sguardo disperato mentre gli premono a forza una mascherina per addormentarlo è una persona a cui non si può più far male, perché anche il dolore più forte ha il senso di una carezza.


Mentre scrivo ogni tanto sento i respiri più profondi di Jonathan, che ormai non  mi crede più quando gli dico di non preoccuparsi, ormai conosce i colori dei camici, però non ha altra scelta che aggrapparsi a me in quell'inutile e disperato tentativo di eluderli, piange, ma appena può, torna a sorridere e a giocare come se niente fosse accaduto.


Sono perfettamente consapevole che l'inferno esiste in terra, l'inferno sono i complessi psicologici umani e ciò che questi generano. 
In un momento tutto è chiaro: zombi attratti da altri zombi. 


Come in un grande circo dove ci sono i clown, gli addestratori, gli acrobati, ecc.; qui ci sono i volontari, le suore, i preti, le donne delle pulizie, gli allievi, ecc.
Ognuno recita un copione, solo per raccogliere briciole di disperazione.


Le persone sono qui, ed anche io, per un preciso motivo, per un preciso errore.
A volte ho la forte percezione di vedere questi errori, di vedere questi esseri, come ombre di un'umanità che non potranno essere e che neanche sospetteranno mai possa esistere.


"Lascia che i morti seppelliscano i propri morti."


Tante cose mi diventano chiare; è un enorme inganno che si paga con sofferenze non descrivibili, ma pur sempre un inganno.


Qualcosa preclude il passaggio a nord-ovest, qualcosa cela la semplice via di ciò che la vita in se tranquillamente prevede; qualcosa di dannatamente forte e che trae forza dalla stessa vita.


Se il gioco, come penso, è perfetto, niente può essere più forte della nostra Anima, ed allora perché spesso questa perde? Alla fine questa non perde mai; esclusivamente noi perdiamo.


Mi torna alla mente l'antica dicotomia tra il bene ed il male; ovviamente il Bene è più forte perché in grado di vita "autonoma", ma spesso vince il male; in quanto, privo di forza in se, trae il suo vigore dal bene stesso.


In quest'ottica la lotta tra il bene ed il male è una falsa dicotomia; personalmente, non credo che esista.
Inizia ad esistere esclusivamente quando il "Bene" comincia a farsi corrompere, quindi, ha già perso; quando la nostra anima permette di farsi condurre da qualche pensiero, quindi, comincia a farsi alterare, a qual punto ha già perso.


E' come se credessimo, guardandoci allo specchio, che noi siamo i nostri vestiti, che noi siamo l'immagine che vediamo riflessa. E' come se credessimo che i nostri pensieri sono noi. E' come se cominciassimo a credere che la nostra Anima possa adeguarsi ai nostri pensieri. 


Eppure molta dell'umanità che conosco è talmente presuntuosa d' immaginare che la propria morale, i propri valori, il proprio credo, possa essere vero ed assoluto, funzionale e magari anche risolutivo.


Io so che nessuna convinzione, nessuna morale, nessun credo è in grado di salvare anche una sola anima; esiste un solo modo, adeguare i pensieri all'Anima e non viceversa,


questo è l'unico modo di trovare quel passaggio a nord-ovest.... 


Sono stanco e mentre qualche bambino ancora piange, un' altra notte all'inferno mi attende, ed io gli andrò incontro nell'unico modo che conosco: a piedi scalzi, da Uomo...


... sono ancora in viaggio.

venerdì 21 ottobre 2011

21 ottobre 2011

2011 ben oltre la data di tutti i film di fantascienza che vedevo, ormai, molti anni fa, eppure eccomi qui.


2011, 21 ottobre


La vita è quello che ti accade mentre sei occupato a fare altri progetti. "John Lennon".


Non sono d'accordo, la vita è ciò che costruisci con la tua ultima e più vera intenzione, anche se non sarai mai in grado di accedervi razionalmente e quindi di esserne cosciente.


Il progetto della vita è semplice, è perfetto.


Un anima, che attraverso un corpo, rende storia l'intenzione, rende storia il progetto; realizzato il progetto, torna  a casa, magari per un altro gioco.


Poi c'e' la piccola mente dell'uomo, così effimera da non poter neanche pensare l'eterno, l'infinito, ma forse a causa di un informazione fallace non più capace di capire che l'unica possibilità che ha di partecipare al gioco è quella di servire la propria anima.


Tutto qui.


Conduciamo vite senza alcun senso, seguiamo convinzioni, copioni, che si trasmettiamo da generazione a generazione, in base alla propria specifica cultura.


La vita ci chiede semplicemente di realizzare il progetto, il nostro individuale progetto, invece noi cominciamo a pensare e a voler realizzare ad un sacco di cose totalmente inutili: famiglia, figli, lavoro, casa, sicurezze, ecc.


Sicurezze di cosa? Usiamo tutta la nostra vita per comprare cose, per possedere.
"Questo terreno è il mio!"  Quel terreno esiste da molto prima che tu venissi al mondo ed esisterà per molto tempo dopo che tu sarai scomparso.


Dobbiamo fare come il salmone, risalire la corrente, la corrente di tutto quello che pensiamo di sapere, di tutte le nostre più radicate convinzioni e certezze, dobbiamo tornare a casa, se vogliamo guadagnarci il piacere della morte, altrimenti ne conosceremo solo l'estrema, inappellabile disperazione, quella che anche il maggior proprietario di terra o di ricchezza al mondo subirà.


Non sono contro nulla, ho massimo rispetto per tutti, anche per le religioni, mi rendo conto che per una gran parte dell'umanità sono necessarie, inoltre penso siano necessarie per mantenere un certo equilibrio; ma so,  che ci sono uomini a cui la religione non è e non può essere sufficiente.


Mi piace scrivere spesso che la libertà non esiste, ovvero siamo solo liberi di sbagliare;  il senso è questo:
noi abbiamo un progetto da realizzare, non abbiamo scelta, possiamo solo scegliere di non realizzarlo facendo altro, cioè, siamo solo liberi di sbagliare.


La vita è perfetta, non prevede prove d'appello, non prevede scuse, ne scusanti; noi decidiamo e scegliamo la nostra vita sempre e comunque.


Sarebbe poco efficiente che la Vita si preoccupasse di stupide marionette con manie di grandezza, avvalorerebbe, sarebbe complice di un errore e questo non è possibile, la perfezione non prevede l'errore.


Oggi hai 18 mesi, 18 mesi fa hai cominciato il tuo rientro a casa, come il salmone!


Non posso prometterti niente, la vita è un viaggio solitario, si viaggia scalzi, è un viaggio talmente bello che devi solo viverlo ed io non posso insegnarti come e non sarebbe giusto.
Posso solo indicarti la direzione, mi auguro di poter vedere i tuoi passi sul tuo sentiero, mi auguro che  continuerò a camminare sul mio; come il salmone...vinci il tuo gioco!


giovedì 22 settembre 2011

In un volo di gabbiani: San Pietro

Emozioni:
ti sorprendono, ti stupiscono;
certe emozioni, parlano dritte al cuore,
la mente fatica a capire, non capisce,


in un attimo sei a casa, quella da dove sempre abiti,
anche se mai l'avevi conosciuta:


Quella bianca montagna,
che ti riporta ad antiche mitologie,
a civiltà che furono,
vestigia di Atlantide, dove il falco della regina trova il suo nido:
Cala Fico, ti toglie il respiro, ti porta lontano, fuori dal mondo. 


Ma la storia continua, allora, 
riprendi la strada, verso quella gente esule, che ne fece rifugio,
verso il paese: Carloforte.


Ogni anno torno a casa anch'io,
ormai da trent'anni, in quei luoghi, che mi videro ragazzo,
che mi videro lavorare, che mi videro pescare, che mi videro vivere,
in quei luoghi, dove conservo ancora, amori nascosti,
che porto da sempre con me.


In quei luoghi che mi diedero i giorni più forti,
i giorni più belli,
dove la natura prende il sopravvento,
ti mette a nudo, ti dà la forza o ti uccide.


Mare speciale, gente forte, indomita, mai piegata,
albe e tramonti al centro del mediterraneo, al centro del mondo,


in un isola fuori dal tempo,
dove qualcuno fa la propria casa, 
dove io ho trovato la mia.








...Che tu possa sempre sorridere!


Ti ho seguita ben oltre ogni terra da me conosciuta.

Ti ho cercato: vagavi come ombra, 
in un luogo dove non ero mai stato,

avrei voluto portarti indietro; a casa, con me,

ma nessuna voce attraversava quella nebbia,
nessuna luce perforava quello spazio,

senza che tu te ne accorgessi ti ho portato in braccio,
vedevo perderti; mai avrei sfiorato la tua libertà.

Ho conosciuto luoghi dove ogni pensiero moriva prima di nascere; tu non potevi vedermi.

 Ti ho visto piangere, ti ho visto ridere, ti ho visto.

Avrei condiviso la mia anima,
avrei rischiato tutto,
ti avrei amata,

e l'ho fatto.

Non mi hai visto e non mi vedrai,
ti ho lasciato allontanare, lentamente; 

avrei attraversato l'inferno con il sorriso,
ti avrei guardato per ore senza dire nulla,
sarei stato seduto accanto alla tua anima, anche se il tempo della vita non sarebbe bastato,

e l'ho fatto.

Sono tornato a casa; solo, ho ripreso il cammino,
ovunque sarai...

venerdì 2 settembre 2011

Così come scorre.

"Non sempre si può capire tutto,
non sempre si può rimanere negli schemi,

questa sera, voglio viaggiare senza riferimenti".




Comincia il viaggio...

Ultima sera, prima del rientro!

Sento il mare, la sua calma musica, il suo profumo, 
la sua forza,
la sua indifferenza,
la sua assenza, la sua presenza,

il suo spirito, 

ascolto e percepisco, molti sono con me,
mi arrivano le immagini,
molte, le sensazioni, 
ricordo ciò che credevo:

la lotta tra il bene ed il male.
tra morale ed immorale,
tra giusto e sbagliato,
tra sentimento e ragione,
tra verità e bugia,
tra falso e corretto,
tra vero e...

sento il dolore di tutto questo,
è un dolore fisico,
è un dolore dell'anima,

ma ora vedo che tutto ciò non esiste,
frutto solo della decadenza della nostra Umanità.

Ora viaggio nel tempo,
incontro Uomini che sono da  sempre,

viaggiatori anch'essi,
ma ormai senza possibilità di storicizzarsi,
possibilità che ora ho io, 
e che passerà, come è passata per loro.

Amici, senza tempo, 
la mia realtà scorre altrove,

scorre dove non c'e' lotta,
dove il suono del mare diventa musica,
dove a volte vorrei lasciare questa storia, dove la mente annebbiata ritrova se stessa,

se potessi, uscirei dal gioco ora!

Forse vorrei,
e credo potrei,

ma molte cose mi tengono qui: 
delle cose ancora da fare,
qualche amore,
un grande errore,
qualche miracolo ancora da compiersi,
degli amici,
un po' di pazzia,
del sano egoismo.

E intanto la musica,
il mare;
perso, cerco la strada,

ma se puoi fotografarne lo spirito,
vuol dire che sei ancora capace,

di quello che gli altri chiamano miracolo.

Lacrime di cui non capisci il senso,
ma che meriti,

per arrivare dove da sempre sei,
non mi basterà l'intelligenza o la ragione,

cerco ancora il passaggio a nord-ovest,
sono in viaggio....

è il senso della vita, della mia, 


tutto il resto è nulla,

sono in viaggio...






martedì 30 agosto 2011

Un giorno di un tempo molto lontano.

C'era un tempo di cui nessuno ormai ha più memoria,
un tempo di cui anche il più labile segno si perde nella notte del dove il sempre scorre.
In quel tempo molto lontano, esisteva un umanità diversa da quella che noi conosciamo e di cui siamo parte.
Era un' umanità vincente, che padroneggiava con piena consapevolezza, ciò che per noi oggi neanche esiste, ciò che oggi è solo capacità di rari saggi.


Gli uomini e comunque una gran parte, controllava la propria vita e allo stesso tempo era parte del tutto, dipingeva la propria storia con senso panico.


Non usava praticamente il linguaggio, in quanto considerato, non solo di basso livello, ma pressoché inutile.
Aveva piena coscienza di se, di essere un semplice punto, dove si condensava; crocevia di energie.


Conosceva e controllava, anzi giocava, con ogni immagine che in qualche modo lo intercettava, veloce capiva, si muoveva sempre in sincrono tra esistenza ed essere; uno come gioco dell' altro.
Gioco che aveva vinto.


Aveva piena cognizione di sentimenti di cui ormai seguiamo solo le ombre: sapeva amare, sapeva dire addio, non aveva pretese, sapeva vivere e godere, conosceva costante "lo stato di grazia", sapeva morire.


Poteva sentire le persone care, quelle che decideva, senza usare il telefono, sapeva respirare, sapeva guardare e capire; aveva tempo per il mare e per il Sole.


Ma ciò che veramente mi affascina è che si muoveva attraverso lo spazio e soprattutto attraverso il tempo.
Il tempo della sua vita, cioè poteva scegliere di trovarsi in un episodio, in un giorno della sua vita già vissuto, poteva cambiare "scena" sostanzialmente, in modo illimitato, magari aprendo una porta od uscendo di casa.
Una vaga idea di questo è rimasto in ciò che noi definiamo ricordi, quando magari usiamo, intercambiamo, qualche immagine del passato.


Poi arrivò un giorno in cui sbagliò, non so ancora come avvenne di preciso, o forse semplicemente venne "sopraffatta" da una civiltà tecnologicamente più avanzata.


Oggi noi siamo il frutto decadente di questa Umanità che fu, portiamo dentro di noi il segno concreto dell'errore di cui non solo non abbiamo conoscenza e consapevolezza, ma neanche ipotizziamo  la sua esistenza.


Oggi, però,siamo questo ed è tutto ciò che abbiamo; possiamo, ripartire da questo, lo dobbiamo all'Umanità che fummo e soprattutto a noi stessi.


Noi possiamo lasciare il seme, affinché un giorno di un tempo molto lontano, i futuri uomini, quando di noi neanche la più vaga traccia sarà rimasta, saranno di nuovo Grandi. Loro sapranno comunque di noi, perché viaggeranno nuovamente nel tempo e nello spazio e per loro saremo coloro che  cambiarono il mondo, in un giorno di un tempo molto lontano


Come diceva Einstein: "Solo chi è talmente folle da pensare di cambiare il mondo, lo cambierà veramente".


Anche se l'unico modo di cambiare il mondo è cambiare se stessi.


Oggi...Un giorno di un tempo molto lontano...

venerdì 26 agosto 2011

Ed io ti vedo...

Giocano con il vento,
il caldo scirocco, amante complice,
li accarezza come spirito,
anime sul mare. Dalla finestra, vedo, guardo, sento, una lacrima mi riporta al terreno,
sono con loro, sono con te!
Solo piacere, puro piacere; quello che, solo chi non ha perso l'anima può metabolizzare,
può godere:
gabbiani.

Sole.
Mare.
Natura perfetta.
Dove il mondo e' esatto.
Lo scirocco accarezza anche me,
erotismo bianco della vita.
Poi la musica...
e il sapore del tabacco,
pieno di sole, di terre lontane, il gusto della terra, il sapore del Sole,
di mani esperte, di storie ormai dimenticate.

Un uomo, dall'altra parte del mondo, ne gode al massimo di ciò che può.
Oltre ai normali sensi, in modo viscerale.

Con me un pensiero:
con me, ancora te, amico.

Quando in spazi senza tempo,
in cieli dove volavo solo,

ho sentito, nel silenzio assoluto:
"Io ci sono",
eppure,
nessun suono, li giunge,
nessun uomo.

Io ti vedo,
ti guardo,

e ancora i gabbiani, mai paghi di piacere,
mi rimandano l'erotico gusto del volo;
mentre faccio compagnia alla mia commozione,
mentre la vita passa, mentre la vivo.

Ti aspettavo,
ora ci sei,
a volte, persino mi spingi,

finalmente!

Ora posso nuovamente accelerare,
perche' tu ci sei,
ma io ti porterò dove non sei mai stato,

dove, solo chi ha il "sempre" come casa,
può entrare,

toccherò la tua anima,

come il vento, le ali dei gabbiani,

senza il quale, nessuna evoluzione sarebbe.

La vita e' la vita,
per chi sa godersela, per chi ne e' capace,

quando avrai lasciato dietro ogni pensiero conosciuto,
avrai cominciato il viaggio,

il viaggio e' appena iniziato,
al prossimo incontro, guerriero indomito,
anzi, indomito guerriero.

Ed io ti vedo!

domenica 7 agosto 2011

Addio!

Oggi è una giornata di Sole!


Oggi ho dato l'addio a qualcosa di importante per me e allora come mi piace fare, ho cercato di capire.
Capire cosa? L'unica cosa che per ognuno di noi ha un senso capire, noi stessi; me stesso!


In questo viaggio, ho ripercorso molti ricordi, molte sensazioni, anche dolorose.
E proprio lì, ho cominciato a seguire il sentiero; senza paura, lo guardato e percorso.


Ci sono molti tipi di addio e di emozioni ad essi legati: posso dire addio ad un amore, ad una persona scomparsa, a qualcuno che parte e che non tornerà più, ad un amico, ad un vecchio lavoro.


Qualcuno parla di complesso di separazione, altri di ancestrali paure; per quanto mi riguarda, c'e' un unico tipo di addio: quello in cui decidi dentro te stesso (forse il termine è un po' forte, ma è esattamente ciò che intendo) di uccidere, tagliare quel cordone ombelicale, quell'ultima immagine che ti lega. Ti lega ad un ricordo, ad un'aspettativa irrealizzata, ad un amore strappato a metà, ad una persona cara; in generale qualcosa che ti lega.


Questo è l'unico addio possibile, a volte si sente il bisogno, magari in un amore, di voler comunicare all'altra persona qualcosa, a volte si continua a pensare a tutte le ipotesi in cui sarebbe potuta andare quella situazione, altre volte si continua a pensare a qualcuno che non c'e' più, altre volte ancora si porta dentro l'immagine di qualcuno mitizzandola.


Poi arriva il giorno in cui devi dire addio, perché la vita ha un senso e la devi percorrere tutta, libero.


Ho percorso tutto il sentiero, la sofferenza così forte da togliere il respiro, ma senza paura, lo percorso a piedi scalzi, fino in fondo, in ogni aspetto, fino all'ultima immagine e ho visto che la vita, non prevede la sofferenza o almeno non così come la riscontriamo noi. Conosciamo la sofferenza perché ci indica, ci evidenzia l'errore, ecco, non dobbiamo stare attenti a non soffrire, ma a non commettere errori, perché come mi piace spesso scrivere: la libertà non esiste, ovvero siamo solo liberi di sbagliare.


Addio! 


Oggi è una giornata di Sole!
  

mercoledì 20 luglio 2011

La gioventù è la ricchezza più grande... Se gli sopravvivi.

Tante frasi, tanti pensieri profondi, poi un commento buttato lì, come fosse a caso, in mezzo a tutta quella confusione, mi cattura.


Provo a seguire questo pensiero, un amico di gioventù, appunto e mi chiedo il perché questa considerazione mi coglie nell'emozione.


Si, quando si è giovani sembra di possedere tutte le potenzialità del mondo, ci si sente invincibili, immortali e solo quando cresci capisci che, come ogni periodo, come ogni cosa, passa.


Con il tempo le possibilità che avevi si riducono, la spinta della vita diventa minore, gli sbagli fatti pesano e condizionano il presente, probabilmente faresti molte cose in modo diverso, potendo tornare indietro.


Si, ma vorrei provare a seguire le sensazioni, lasciando la testa a pensare ciò che vuole, quasi distratta, all'ombra di questa guardare.


... Sento amarezza, come se un quadro immaginato non si fosse mai compiuto.
Come se ci fossero solo dei pezzi di quel quadro, che non si possono mettere insieme a formare un unico disegno.


... Sento timore, come se qualcosa che si voleva realizzare sia rimasta incompiuta.


... Sento amore, come se fosse rimasto in attesa di qualcosa mai arrivata.


Quando si è giovani ci si chiede, non tutti, quale sia il nostro scopo, lo scopo della nostra vita; poi con il tempo,
qualcuno si dimentica, qualcuno smette di chiederselo, qualcuno risolve con una od altra religione, qualcuno comincia a cercare la risposta dentro di se.


Caro amico,
da sempre ci insegnano che esiste un periodo che si chiama giovinezza, poi la maturità e per i cosiddetti fortunati, la vecchiaia. 
Si questo è ciò che conosciamo, perché ci siamo arresi, ma in realtà la vita non prevede queste "fasi", la vita prevede un progress continuo senza fine.
Conosciamo la vecchiaia perché fermiamo la corsa, semplicemente cominciamo ad esistere senza più vivere.


La vita diventa sempre più bella, se ne seguiamo il suo progetto.


Certo, a causa dei molti errori accumulati, possiamo trovarci indietro rispetto a questo progetto e questo ritardo lo accusiamo, magari non ne siamo consapevoli razionalmente, ma da qualche parte lo registriamo: come amarezza, timore, amore inespresso.


Non si smette di essere giovani, perché passano gli anni, si smette di essere giovani perché smettiamo di esserlo.


La gioventù non è una stagione della vita, è uno stato mentale.  Mateo Alemán
Si, in questo senso la gioventù è la ricchezza più grande, anche se a me piace pensare, piace  assaporare, che la ricchezza più grande è ogni giorno che viviamo,


almeno fino a quando saremo giovani! 

giovedì 14 luglio 2011

C'era una volta

C'era una volta un gruppo di amici,
uno di loro chiese:


"Se oggi fosse stato l'ultimo giorno della tua vita, cosa avresti fatto?"
Un altro rispose:
"Volare".


Così comincia questa storia....

Gita in barca e cena con gli amici, è questo il mio limite.


Forse esiste un luogo dove i pensieri generano realtà, forse esiste un luogo dove in base ai nostri pensieri viviamo e costruiamo il nostro destino.


Ancorati alle nostre idee, come se quelle idee fossero inamovibili ed anche se ci sforziamo di discuterle, da qualche parte sappiamo che non vogliamo abbandonarle.
Siamo aggrappati a quelle idee con le unghie e con i denti, come se non potesse esistere altro modo, come se quelle idee fossero davvero nostre, come se noi fossimo quelle idee.
Spaventati ed impauriti, ne diventiamo schiavi inconsapevoli.


Quel luogo esiste, quel luogo è il mondo dove viviamo.


Nessuna idea, non essere legati a nessuna idea, nella corrente, senza paura, mi lancio e allora scopro che so nuotare, nella corrente mi diverto, senza idee, le posso usare tutte, perché non sono nessuna di quelle idee.


Gioco con quelle idee, come gioco con gli amici.
Ma cos'e' un amico?
Ogni definizione che possa trovare è comunque un idea.... e allora?


Un amico... cos'è? Non lo so!


Però so chi vorrei avere al mio fianco e che non si tirerà indietro,
so che un amico ti vorrà aiutare, senza nemmeno farsene accorgere,
so che un amico condivide una risata, una cena, che ti da calore,
so che un amico percorre un tratto di strada di vita con te e poi magari non lo vedrai più,
so che puoi guardare negli occhi un amico e non dirgli nulla,
so che puoi giocarci insieme, e che sarà pronto a tenderti la mano.
So che un amicizia si costruisce, 
so cosa provo quando incontro un amico,
so che è bello stare insieme agli amici.


Come andrà a finire questa storia?


Mi sembra quasi ovvio che, se questi amici,
ognuno per se saprà abbandonare quelle idee, si proprio quelle a cui sono più profondamente legati,
se sapranno immaginare, 
se sapranno guardarsi allo specchio,
se sapranno nuotare nel fiume e nella corrente,
se sapranno vedere chi sono, ed aumentare la capacità del piacere,
e se soprattutto sapranno esserne all'altezza,


non potranno che divertirsi insieme e costruire il mondo, l'universo come lo immaginano....


non potrà che essere una bella storia,


un centimetro alla volta!




Bella giornata!!



sabato 2 luglio 2011

Ricordi

Ricordi, 
come vecchie foto, inutili cimeli di vita passata.


Ricordi, eppure quelle emozioni sono ancora vive.
Ogni anno nuovi ricordi, e più sono lontani nel tempo e più sembrano belli.
Ricordi che faccio fatica a mettere insieme.


Ricordi,
mentre ricordo fermo la vita,
la mia,


tanti ricordi,
di ogni tipo:
belli, tristi, unici, irripetibili,


ma in nessun ricordo scorre più alcun respiro,


nello scaffale dei ricordi,
mi accorgo di cercare sempre ciò che mi ha dato le emozioni più forti; belle o brutte che siano,


mi accorgo che tanti ricordi a cui tenevo sono sbiaditi,
qualcuno addirittura scomparso,
malgrado ci tenessi e lo ritenessi indelebile,
eppure solo una vaga traccia è rimasta.


Ma io cosa sono?
Sono i miei ricordi? O ciò che questi mi hanno reso?


Non esisto più nei miei ricordi,
quanti!


Così mi illudo che tante persone che amavo, ci siano ancora,
ma non ci sono più,


tutto cambia, tutto scorre,
posso solo rimanere aggrappato alla corrente, 
continuare a vivere, come non avessi ricordi,
perché ciò che ho vissuto mi ha reso ciò che sono,


tutto diventa un ricordo,
io stesso diverrò un ricordo;


fino a che puoi lascia ogni ricordo su quello scaffale,
prendi solo ciò che ti serve,


vivi come non avessi nessun ricordo,
perché nessun ricordo, neanche il più bello,
ha in sé la possibilità del momento,
ora, che stai vivendo!



venerdì 10 giugno 2011

Ancora insieme...Io c'ero

Come uno spazio bianco: si può disegnare, dipingere, scrivere, immaginare e persino sporcare. 

Uno spazio bianco è l'infinito di possibilità, spazio  creativo, lui è li che ti guarda e come specchio ti rimanda ciò che sei: a volte sembra sorriderti, sfidarti; sembra arrabbiato, giocoso, quasi irriverente, in realtà è solo uno spazio bianco.

Se riuscissimo ad essere come uno spazio bianco...
ogni incontro....un nuovo incontro; invece la nostra memoria ci anticipa, ci costringe, ci lega, rende l'incontro già vecchio, magari scontato. La nostra mente cerca conferme, cerca riferimenti per la memoria.

Questo "meccanismo" va parzialmente in crisi quando si rincontrano delle persone, degli amici, che magari non vedevi da 30 o più anni, allora avendo perso l'immediatezza del contatto con noi stessi, non avendo punti di riferimento nella memoria; si è emozionati, quasi spaesati.

Le emozioni prevalgono sul controllo, come se si dovessero sempre controllare, quasi temendole, ma senza emozioni cosa saremmo?

Eppure ognuno sembra preoccuparsi di fare "bella figura", quasi a dimostrare qualcosa....ma che cosa? 
Più si è carenti di autorealizzazione e più si ha il bisogno di dimostrare fuori, a volte ho l'impressione che anziché crescere e progredire si regredisca. Intanto sono passati 30 anni.

E' bello vedere ognuno dei vecchi amici, è come fare un viaggio, un salto nel tempo, in un secondo sono 30 anni dopo. E' affascinante, un salto temporale che la mente inizialmente fatica a cogliere: in un attimo vedere la storia di tanto tempo, di ciascuno di noi.

Certo ci vuole anche coraggio, non è per tutti, però, malgrado gli "acciacchi", i tanti colpi presi, qualcuno ha la voglia e la forza di poter dire "io c'ero".

Anche questa è una vittoria! Un pensiero va agli ex compagni che "non ce l'hanno fatta", ma la vita è una corsa senza soste e allora guardo gli amici sorridenti che ho vicino: il mio compagno di banco, gli altri; che bello!

Ormai uomini e donne grandi! Ho voglia di affrontare quel foglio bianco, che mi guarda, adesso con amore e benevolenza.

Ci incontriamo, ci sorridiamo, ancora una volta con quella modalità di ragazzi, niente esiste intorno: nessuno si accorge come le persone nei paraggi ci guardano, qualcuno ride, quasi giudicando, in realtà geloso di quelle emozioni che saltano la testa ancora confusa e arrivano dritte al cuore.

Si coglie l'anima, di ognuno che si espone, come avesse ritrovato una parte di se che credeva persa, dimenticata. Ancora insieme, quei ragazzi sono ancora insieme.

Forse nessuno ha fatto nella propria vita ciò che avrebbe voluto, non so se ora qualcuno è davvero felice, certo lo vorrei, mi piacerebbe poter dire a me stesso, ce l'hanno fatta! 

Mentre accarezzo questo spazio bianco, guardo la fotografia e più la guardo più vedo i "soliti ragazzi", e i sorrisi non sono semplici sorrisi da fotografia, ma vengono da dentro, rompono tutto; sorrisi che scaldano i cuori.


Piano piano, senza quasi accorgersene, la tensione lascia il posto al desiderio di colmare qualcosa lasciata in sospeso, ed in qualche modo si colmano gli spazi e molte cose vanno in calma. 

Certo ognuno ha grandi problemi, ma sono i problemi che ci danno la possibilità di crescere e di evolverci; anzi è il modo in cui si affrontano e si metabolizzano che dà questa possibilità.  

E alla fine arriva Polly,
faccio fatica a ricordarla, eppure quando i professori facevano l'appello il suo cognome precedeva subito il mio.
Lei più di tutti si muove su due livelli, lei più di tutti deve colmare uno spazio, deve rimettere pace dentro se.
E' come se si sentisse sempre di troppo, è persino assente nelle vecchie fotografie, si è un caso; per chi ci crede. Se la conoscessi, direi che sembra muoversi su un apparente tranquillità, una tranquillità che ha voluto a forza e a fatica costruirsi, poi c'e' come un cuscino d'aria e sotto ancora, tante cose da rimettere in calma;  come lava in cerca di un passaggio.
Sempre attenta, delicata, come si sentisse sempre fuori posto, con quella sensibilità che solo persone che hanno molto sofferto sviluppano; ma non la conosco.

Nessuno vorrebbe che la sera finisse, eppure il tempo, come la vita non conosce soste,
il locale ormai vuoto, è molto tardi, anche se nessuno guarda l'orologio,
è ora che ognuno rientri nella storia, in quella che si è costruito.

Ma la vita è piena di possibilità e ogni giorno si rinnova, non permettete a nessun giorno di passare in modo indifferente sotto i vostri occhi, non permettete alla vostra vita di passare indifferente.

Certo ormai il ventaglio infinito di possibilità che avevamo alla nascita, si è ridotto notevolmente,
non potremo più fare gli astronauti, gli scienziati o chissà quali altre cose avremmo voluto; però possiamo ancora essere felici, realizzare ancora molte cose, tra cui la nostra vita.

Grazie per la bella serata, per le belle emozioni,
per aver reso amico il tempo.

Al prossimo incontro...

domenica 29 maggio 2011

Il sogno: ciò che serve per realizzarlo...Quando sei stanco: non arrenderti, riposati. III

I pensieri sono fermi, la tua anima ti sta insegnando che hai sbagliato.


Ci sono due tipi di stanchezza: quando hai fatto bene e con sano egoismo quello che dovevi e volevi fare e quando hai dato e fatto "a vuoto".


Quando la stanchezza è sana, è molto bella, si può godere del riposo e quando le cose sono state fatte in modo eccellente puoi meritare ciò che i latini definivano ozio; un'uscita momentanea dalla storia, dal correre quotidiano, per ritrovare casa.
Uscire da ogni storia, ogni problema, ogni ruolo o dovere, esclusivamente te stesso in contemplazione del fluire, fuori dal tempo.


L'ozio è piacere esclusivo di persone capaci. L'ozio è per quei capitani che non si accontentano di "un porto sicuro", ma che dopo aver navigato e condotto la nave in porto, abbiano poi il loro segreto rifugio.

Magari all'ombra di albero di olivo, in cima ad una collina dalla quale possano distendere e riposare lo sguardo, accarezzando il tiepido morbido abbraccio dell'assenza di ogni pensiero o dedicarsi al proprio personale piacere del semplice fare per il bello.


Questa è la stanchezza positiva, è la sana stanchezza dei vincenti.


Poi c'è l'altro tipo di stanchezza: quando hai sbagliato, hai dato troppo e non era necessario e soprattutto non era utile, né strategicamente né tatticamente.
E' una stanchezza vuota, dalla quale è molto difficile riposarsi. E' difficile perché non è soltanto una "questione" di fatica fisica, ma si è ridotto il proprio livello energetico. In questo caso bisogna pagare, con umiltà, il prezzo dell'errore.


In questo tipo di stanchezza non c'é ozio, non c'é metabolizzazione di ciò che si è fatto, né ovviamente autoaccrescimento. Quando i pensieri sono fermi, tutto sembra lontano; i tuoi obiettivi, i tuoi sogni; tutto sembra difficile anzi quasi impossibile.


Oggi la mia anima mi sta dicendo che ho sbagliato; è inutile pensare a qualsiasi cosa: obiettivi, problemi, azioni, perché la prima cosa è rimettere ordine.
Assorbire il colpo, con pazienza e soprattutto umiltà. Capire l'errore, riconoscerlo, senza fretta.


E' una stanchezza che arriva fino all'anima, perché la ferisce. Vorresti arrenderti, perché non vedi soluzioni, nessuna via d'uscita.

L'anima sembra piegarsi alla storicità, ma l'anima è invincibile, unica vera realtà.

Fermati, ascoltati, annulla ogni pensiero, lasciati accarezzare dalla vita; con il suo continuo fluire, riposati.

Piano piano, lentamente, sentirai di nuovo la forza scorrere, prepotente, inarrestabile;
goditi un amore,

Riposati:
non stare fermo... riposati,
non su un divano... riposati,
non pensare... riposati,

stai con gli amici... riposati,
con amore... riposati;
nell'azione

Quando sei stanco: non arrenderti, riposati!